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Autore: NewKekka    07/07/2006    2 recensioni
L’acqua scorreva limpida e scura sotto il ponte di pietra, mentre intorno si levavano i ruomori più particolari: grilli e cicali si univano in un coro monotono ma non fastidioso. Anzi, chiunque ascoltava quella gracchiante melodia, si sentiva immediatamente parte integrante di quell’ambiente bellissimo e sereno. Chiunque tranne Harry Potter. Il ragazzo era seduto sul ponte, il buio tutt’intorno lo opprimeva, schiacciandolo come un’enrome pressa, mentre dentro aveva il caos più completo. Fece scivolare le braccia più in basso, allentando leggermente la presa che lo legava al parapetto che gli impediva di sprofondare 5 metri più in basso, turbando la tranquillità di quelle acque silenziose.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Against the evil

 

CAPITOLO 1

Notte Tranquilla

 

L’acqua scorreva limpida e scura sotto il ponte di pietra, mentre intorno si levavano i ruomori più particolari: grilli e cicali si univano in un coro monotono ma non fastidioso. Anzi, chiunque ascoltava quella gracchiante melodia, si sentiva immediatamente parte integrante di quell’ambiente bellissimo e sereno. Chiunque tranne Harry Potter. Il ragazzo era seduto sul ponte, il buio tutt’intorno lo opprimeva, schiacciandolo come un’enrome pressa, mentre dentro aveva il caos più completo. Fece scivolare le braccia più in basso, allentando leggermente la presa che lo legava al parapetto che gli impediva di sprofondare 5 metri più in basso, turbando la tranquillità di quelle acque silenziose.

Harry decise che ne aveva abbastanza. Si alzò lentamente, scuotendo via la polvere dai jeans rattoppati e portandosi indietro il ciuffo ribelle che fino a quel momento aveva tormentato la fronte aggrottata. Nel gesto di scostarsi i capelli dal viso, il ragazzo non potè fare a meno di indugiare, per un attimo, sulla cicatrice che gli aveva sfregiato il volto e distrutto la vita. Sospirò raccogliendo lo zaino da terra, e cominciò ad incamminarsi mentre se lo gettava in spalla.

Il posto non doveva essere lontano. Diede la centesima occhiata alla cartina prima di ricordarsi che nessuno lo aspettava prima di 3 ore circa. Ma era stato così impaziente di lasciare la casa dei suoi zii, che era partito in anticipo, raggiante, con la consapevolezza che non avrebbe mai più rivisto Privet Drive numero 4, e i suoi odiati parenti. La felicità era però sfumata presto. La malinconia che l’aveva tormentato per tutta l’estate si era ripresentata mentre camminava per le buie strade solitarie di Little Whinging. I ricordi dei momenti più felici vissuti ad Hogwarts, invece di infondergli serenità e rassicurarlo, lo rendevano consapevole che quei tempi erano finiti, e che non sarebbe mai più tornato ad Hogwarts. Rimpianse amaramente di non essersi goduto maggiormente gli ultimi anni di scuola, e si apostrofò in ogni maniera per aver desiderato, qualche volta, di scappare via da Hogwarts, per idiozie come i troppi compiti o un insegnante non proprio simpatico.

Harry sprofondò nuovamentein questi pensieri, mentre la strada sotto di lui diventava sempre più distrutta e incolta, diventava semplicemente terreno battuto che non lo avrebbe portato da nessuna parte, se non si fosse deciso ad alzare lo sguardo e a guardare dove stava andando.

Harry inspirò a fondo. Si stava lasciando andare. Stava diventando troppo sentimentale e sensibile, forse, ma quella strada, quel percorso che aveva appena compiuto, gli ricordava terribilmente la sua vita. Come un condannato a morte che avanza sul patibolo, Harry vedeva scorrere davanti agli occhi i ricordi più belli.

“Tieniti queste idiozie per quando dovrai affrontare Voldemort” borbottò una cinica vocina nella sua testa.

“E tu stai zitto!” rispose lui, di rimando.

Harry alzò lo sguardo, finalmente. I suoi occhi verdi scrutavano attentamente il boschetto, ma il buio era troppo fitto. D’altronde erano le 5 del mattino...Il ragazzo sfilò dalla tasca dei jeans qualcosa...qualcosa di lungo e legnoso, che sprizzo verdi scintille mentre lui mormorava:

-Lumos.

La strada ora illuminata. Harry cercò di svuotare la mente. Ma questo gli ricordò ancora più dolorosamente Piton. Ancora più triste, si avviò verso il buio.

 

Quando riaprì gli occhi, il sole era sorto da un ora. Erano le 7, e aveva dormito solo un’ora e mezza. Si massaggio la testa dolorante, che aveva poggiato contro un albero nella speranza di “riposare gli occhi”. Aveva così finito per addormentarsi. Strizzò gli occhi e si riaddrizzò gli occhiali, guardandosi intorno. Mancavano 30 minuti al suo incontro con Ron e la sua famiglia. Ma mancavano anche 3 chilometri. Di malavoglia, Harry si incamminò, scavalcando le radici dei pini che crescevano da anni e anni, saggi e maestosi. Proprio come Silente. Harry soffiò via quel pensiero più volte, proprio come un bambino che non riesce a spegnere l’ultima candelina che potrebbe avverare il suo desiderio...

E ora lui desiderava soltanto finirla, uccidere chi aveva provocato tutto questo, e continuare la sua vita tranquillamente.

Senza rendersene conto, Harry era arrivato.

Si guardò intorno, sperando che i Weasley non tardassero.

E almeno questo desiderio fu accontentato.

 

Il signor Weasley e Ron si erano appena materializzati davanti ai suoi occhi.

-Harry!- esordirono entrambi.

-Ciao Ron! – sorrise Harry. – Signor Weasley…

-Come va Harry? – chiese Ron in un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

-Bene – mentì Harry.

-Harry...-sussurrò il signor Weasley. –E… la tua…scorta?

-Scorta? Quale scorta?

-Harry dovevi presentarti qui con i due Auror che l’Ordine ti ha mandato a casa! – disse il padre di Ron alzando un po’ la voce.

-Davvero? Io non ne avevo idea! – mentì nuovamente Harry. Questa volta però fu davvero poco convincente.

-Harry mi dispiace cominciare a rimproverarti prima ancora di averti incontrato, ma così non va bene! Siamo in costante pericolo, non puoi aggirarti nel cuore della notte, da solo, lo capisci, vero?

Harry ebbe una fugace visione dei due auror che bussavano dai Dursley, e della loro reazione quando avrebbero visto nuovamente maghi, dopo aver sperato di aver deto addio per sempre al mondo della magia. Accennò a un sorriso, ma poi, guardando il volto arrabbiato e preoccupato del signor Weasley, il sorriso svanì rapidamente, e non riuscì a fare altro che a mormorare un “mi dispiace” sommesso e imbarazzato.

-Harry...molta gente è morta per proteggerti. Non fare che il loro sacrificio sia vano.

Harry arrancò sotto il peso di quella affermazione. Il signor Weasley aveva ragione. Era uno stupido.

-Beh, ma suppongo che, dato che sei ancora vivo...

-Oh, si, avevo il mantello dell’invisibilità. – mentì nuovamente Harry. Questa volta però fu convinto di essere riuscito nel suo intento, dato che sul volto stanco del Signor Weasley comparva un sorriso. Appena accennato, ma sempre un sorriso.

-Vieni, Harry. Andiamo alla Tana.

L’uomo porse ad Harry il suo braccio. Il ragazzo lo afferrò saldamente, subito imitato da Ron. E subito una mano invisibile afferrò lui, per poi ficcarlo dentro un tubo invisibile ma incredibilmente stretto che lo rendeva claustrofobio, gli impediva di respirare, lo strozzava...

Harry aprì gli occhi, convinto che qualcosa era andato storto...insomma, che era morto o giù di li. Invece il suo corpo era intero, nella gola che stringeva con entrambe le mani circolava ancora dell’aria, e i suoi polmoni tornavano a riempirsi.

Harry sorrise, si tolse le mani dalla gola e concentrò ogni singola fibra del suo corpo allo spettacolo che aveva davanti. La Tana.

  
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