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Autore: Jessica90    08/11/2011    1 recensioni
Salve a tutti!! Questo è il primo racconto che propongo, è stato scritto molto tempo fa e non vedol'ora di scrivere altro per vedere se le mie abilità di scrittura sono migliorate! Questo racconto tratta del mio OC di ONE PIECE (Jessica) e di Rolonoa Zoro. Il loro incontro prende una nota misteriosa : è davvero il primo? Zoro riuscirà a portare a termine il suo compito? Beh, spero che un giorno riesca a portare avanti quello che qui è solo accennato! Spero vi piaccia e vi auguro buona lettura ^^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio la faceva da padrone a bordo della Going Merry.
Rufy e i suoi amici, erano approdati presso una piccola città, dove avrebbero ricavato utili informazioni circa la meta successiva.
Tutti erano scesi dalla nave… Eccetto Zoro.
L’abile spadaccino era rimasto sotto coperta a riposare, com’era solito fare.
In vero, era stato incaricato di vegliare sulla nave, ma lui aveva preferito di gran lunga schiacciare un pisolino.
Si era appoggiato al muro, seduto, con le gambe divaricate e le braccia dietro la nuca.
Accanto a sé, vi erano le sue famose tre spade. Non le abbandonava mai.
Il respiro era regolare, il suo ventre si alzava e abbassava ad un buon ritmo, il suo sonno era tranquillo, forse sognava una nuova vittoria.
In viso, però, era sempre serio. Anche mentre dormiva.
Un topolino passò accanto a uno dei suoi piedi, ma il ragazzo era troppo preso dalla tranquillità che aleggiava in quella stanza per badarci.
Era nel dormi veglia, chiunque si sarebbe addentrato sulla nave sarebbe stato scoperto… Forse…
Da molto ormai riposava, era il momento di destarsi.
Lentamente, Zoro aprì gli occhi. Erano profondi, neri, e parecchio assonnati.
Spostò le braccia in avanti, fino ad appoggiarle sulle ginocchia.
Sbadigliò e tra l’altro non in modo molto silenzioso, lui era abituato così.
Volse lo sguardo verso la sua destra, vide uno dei suoi grandi pesi, forse un po’ di sano esercizio lo avrebbe aiutato a svegliarsi del tutto.
Allontanò le mani dalle ginocchia, per poi spostarle a terra dove fece pressione per aiutarsi ad alzarsi.
Si guardò in giro un po’ stordito mentre si grattava la testa quasi in modo infantile.
Raggiunse il peso visto in precedenza e lo raccolse con noncuranza, si voltò nuovamente e, individuata la porta, si avviò verso il corridoio. Ovviamente aveva portato con sé anche le insostituibili spade.
I passi si potevano udire distintamente grazie ai suoi scarponcini.
Il corridoio, in legno, non era molto ampio ma abbastanza lungo da attraversare.
Raggiunse la luce del sole e si portò la mano sinistra sul viso, per proteggersi dai raggi.
Il paesaggio non era dei migliori, solo scogli e una via che portava direttamente alla città dove in quel momento si trovava il resto della ciurma.
Tutto il resto taceva,  solo le onde che si infrangevano sugli scogli si potevano udire.
Lo spadaccino non ci fece molto caso ed iniziò i suoi esercizi quotidiani.
Un leggero venticello, che profumava di salsedine, gli scompigliò i capelli color verde-acqua, la giornata era splendida, avrebbero tutti navigato in assoluta tranquillità.
Zoro sospirò, in vero si stava annoiando, e di cercare gli altri non ne aveva voglia.
Inoltre, se lo avesse sorpreso dormire, Nami gli avrebbe fatto un gran predica e lui non aveva voglia di udire le sue grida. Perciò abbandonò l’idea di tornare sotto coperta.
Un’altra folata di vento.
Questa volta però, il profumo che portava con sé era differente.
Il ragazzo spostò lo sguardo alle sue spalle, verso prua.
E là, in testa alla Going Merry, dove di solito si appostava Rufy, la vide.
Era una ragazza snella e alta, dai bellissimi capelli lunghi e rossi.
In principio, Zoro restò a guardarla da quella distanza, come immobilizzato a quella visione.
Non si mosse, respirava appena.
Solo dopo qualche istante, capì che doveva fare qualcosa. Era un’intrusa, e come tale poteva essere una potenziale nemica.
Si abbassò per posare a terra il peso, cercando di non provocare alcun rumore.
Successivamente, afferrò una delle sue spade, e si avvicinò con cautela alla ragazza.
Anche se era una donna, non era da prendere alla leggera. Poteva essere chiunque.
Lei però sembrò non aver notato lo spadaccino avvicinarsi.
Egli, una volta avvicinatosi abbastanza, iniziò a parlarle.
“Ehi tu! Si può sapere chi sei?”
A quelle parole, la giovane spostò lentamente il viso, fino ad incontrare gli occhi di Zoro, il quale notò che il colore di quelli di lei erano di un bel verde smeraldo.
L’espressione era puramente ingenua e un poco triste.
Il ragazzo allentò la presa della sua spada, come poteva una ragazza con quello sguardo rappresentare una minaccia?
Non aveva risposto alla sua domanda, lo guardava e basta.
Abbozzò un dolce sorriso, come per tranquillizzarlo e intimargli di posare l’arma.
Lo spadaccino percepì le intenzioni pacifiche della donna, perciò ripose la sua spada nel fodero generando il classico rumore.
Voleva una risposta, quindi cercò di intimarla.
“Non mi rispondi? Perché sei salita su questa nave?”
Appena la seconda domanda fu posta, la giovane spiccò un salto, raggiungendo Zoro. La distanza era meno di un passo.
Egli non si intimorì, restò fermo dov’era, attendendo una mossa qualsiasi da parte di chi gli era davanti.
Lei si scostò i capelli dal viso, i suoi occhi luccicarono alla luce del sole, lo spadaccino sentì un brivido percorrergli la schiena.
“Il mio nome…E’ Jessica.” La voce era calma e di una dolcezza infinita.
In un primo momento, il ragazzo si sentì spiazzato da quella voce, non era certo abituato a sentirsi rispondere in quel modo.
“E… Se mi chiedi perché sono su questa nave… Ti posso dire che lo scoprirai da te…”
Per la seconda volta si sentì spiazzato… Lo avrebbe scoperto da solo… Cosa poteva significare tutto ciò? Cosa c’entrava lui? Forse quella ragazza lo stava davvero cercando?
“Non capisco…”
La voce lo stava tradendo, era debole, appena percettibile. Ma lo sguardo ancora non cedeva, era piuttosto severo e sospettoso.
Possibile che stesse cedendo dinanzi ad una ragazza appena “conosciuta”? Forse l’aveva già incontrata… Ma dove? Non riusciva a ricordare.
Jessica allungò una mano bianca ed esile, cercando di toccare quella grande e forte dell’altro.
Uno sfioro, solo quello ottenne, perché Zoro prontamente fece un passo indietro, come se percepisse nella fanciulla una minaccia… Ma non la solita, quella che ti infonde un nemico solo con lo sguardo… Era una minaccia differente.
Lei lo guardò un po’ triste, non si aspettava un allontanamento da parte sua.
Lo spadaccino la guardò con ancora più serietà, doveva andarsene, non era il posto giusto per lei.
Inoltre, non comprendeva le sue parole, e la cosa lo rendeva un po’ nervoso.
“Uno spadaccino sognò una ragazza… Ma lui non comprendeva quale fosse la sua razza… Era umana? Era davvero strana… Cosa devo fare? Forse la dovrei scacciare… Ma un’altra soluzione c’è… E se la stringessi forte a me?... Le hai già sentite queste parole, Zoro?”
Come un fulmine a ciel sereno, quelle parole toccarono il cuore del ragazzo.
Le aveva già sentite, eccome… Più precisamente rispecchiavano un suo sogno ricorrente, ma che non ricordava mai, se non a tratti insignificanti.
Come faceva, quella ragazza, ad esserne al corrente? Era tutto confuso per Zoro.
Istintivamente, si portò una mano sul capo socchiudendo gli occhi, come preso dal mal di testa.
La giovane, allora, ci riprovò.
Alzò il braccio destro, ma questa volta portò la mano sulla gota leggermente arrossata dello spadaccino, il quale non si spostò, limitandosi ad osservare con sguardo apparentemente stanco la ragazza.
A quel punto, Jesica si protese in avanti, dando un casto bacio sulle labbra morbide dell’altro, che si limitò a chiudere gli occhi, come a voler imprimere nella sua mente quel momento.
Si stupì quasi di sé stesso, non avrebbe mai reagito così… Ora perché lo stava facendo?
Quando la ragazza si allontanò dal suo viso lo guardò intensamente, prendendogli le mani nelle sue e donandogli un oggetto…
Tutti questi gesti, ogni azione, erano accompagnati da un’inimitabile sorriso, dolcissimo.
“Ti prego… Non lasciare che lo portino via…”
Egli guardò appena l’oggetto, per poi riporlo nella sua panciera. Ora doveva sapere altro.
“…Io lo posso fare…Ma… Tu chi sei davvero? Voglio delle risposte!!!”
“Non sei un tipo paziente, questo lo so…Ma lui lo sa chi sono…”
Queste ultime parole, Jessica le accompagnò appoggiando la mano sul petto dello spadaccino, nel punto dove si trovava il cuore…
Quello lo sapeva davvero chi era lei…
“Non riesco a capire!!! Perché tutto questo!?”
“Ora devi andare, c’è qualcuno che ti sta chiamando…”
“Cosa?! Ehi aspetta!!!”


“ZORO!!! ZORO!!! EHI STO PARLANDO CON TE, RAZZA DI SFATICATO! SVEGLIA!!!”
“Uhm?…”
“IO TI CHIEDO DI SORVEGLIARE LA NAVE, E TI RITROVO A POLTRIRE!!! LA PROSSIMA VOLTA TI PRENDO PER LE ORECCHIE!!!”
“Nami, amoruccio, vuoi che ti prepari un tè?”
“CHE ME NE FACCIO DEL TUO THE’! IDIOTA!!!”
“Oh, Nami, sei così cariiiiina!!!”
“VAI AL DIAVOLO!!!”
La ciurma era ritornata alla nave, ma Nami non sembrava affatto di buon umore trovando Zoro a dormire… Inoltre le avance di Sanji, non la aiutavano di certo a calmarsi.
Sbattendo la porta, la ragazza, più furiosa che mai, uscì dalla stanza lasciando il cuoco e lo spadaccino soli.
Zoro aveva un’espressione totalmente assonnata e sconsolata, non capiva la situazione. Lui si era svegliato da tempo!
Sanji notò lo stupore dell’altro, dunque, si accese l’amata sigaretta per poi proferire parola.
“Ehi…Come mai così sorpreso? Ormai dovresti essere abituato a un certo trattamento da parte sua.”
“Non è per questo… Quella può urlare quanto vuole…”
“Allora che ti prende?”
Non rispose e, colto come da un flash, si toccò le guancia…Era ancora calda.
Poi, con il dito indice, si sfiorò le labbra…Anche quelle, erano calde.
Il cuoco inclinò leggermente di lato la testa, era incuriosito da tutti quei gesti.
“Di un po’… Che razza di sogno hai fatto? Hai un’espressione!”
“Mpf..Non sono affari tuoi!”
“E' una donna, vero?”
Lo spadaccino si alzò, restando appoggiato al muro ligneo.
“Può darsi…”
“Racconta!!! Era carina???”
Una voce interruppe improvvisamente la conversazione :
“SANJI!!! HO FAAAAAAAAMEEEEEE!!! MI PREPARI UN ARROSTO GIGANTE???”
“Rufy ha fame…”
“Quando mai non ne ha!”
“Vado a preparare il pranzo, tu prepara il discorso invece!!!”
“Non ci sperare…”
Non ebbe tempo di terminare la frase, che già il cuoco era corso fuori dalla stanza raggiungendo il resto del gruppo che attendeva con impazienza il pranzo.
Zoro abbassò lo sguardo, che ricadde sulla sua panciera. Sapeva cosa doveva fare… Se davvero avesse trovato ciò che pensava…
Frugò all’interno dell’indumento, per poi estrarre l’oggetto che gli aveva donato Jessica.
Sorrise lievemente per poi rimetterlo al suo posto.
“Certo che ci rivedremo…”
Aveva capito, quella ragazza l’aveva incontrata molte volte… Nei suoi sogni.
Era sicuro che l’avrebbe ritrovata, da qualche parte, nella realtà.
Così avrebbe potuto scoprire chi era davvero… Forse sarebbe stato destino…
Continuò a pensarci anche mentre raggiungeva i compagni per pranzare, dovunque sarebbe stata, lui l’avrebbe trovata…
  
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