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Autore: Douglas    08/11/2011    2 recensioni
Un piccolo stralcio della toccante storia degli scavezzacollo più abili dell'intera Hogwarts... per non dimenticare che, all'interno di qualsiasi guerra, ci può sempre spazio per l'amicizia
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Un malandrino per amico…

 

- Caspita che notte!- gorgogliò Ramoso ancora disteso sul pavimento polveroso della Stamberga Strillante. Aveva cinque costole rotte, il naso zampillante da cui fuoriusciva sangue a volontà e lunghi graffi sottili gli percorrevano tutta la schiena; eppure il suo tono non smetteva, neppure in quelle occasioni, di essere praticamente euforico.

Sirius frenò l’impulso di dargli un bel calcio su quelle cinque famose costole e tentò, invece, di respirare provocandosi lancinanti fitte all’addome. Era impossibile che quel ragazzo potesse mantenere un tono tanto allegro e spensierato anche dopo che la sera prima aveva rischiato di farsi sbranare da un lupo mannaro in carne ed ossa nonché uno dei suoi migliori amici.

- Ramoso ti rendi conto che questa frase potrebbe essere interpretata in un modo sbagliato se usi quel tono tanto soddisfatto.- esclamò il giovane rampollo dei Black disteso anche esso a qualche metro di distanza dal suo compare di sventure.

- Solo perché tu hai una mente malata, caro il mio Felpato!- esclamò ridacchiando sotto i baffi insieme all’amico… per entrambi, dopo qualche secondo, le risatine si sostituirono ad insistenti colpi di tosse.

- A proposito di menti malate. Dove si è andato a cacciare quel codardo di Peter?- domandò voltando lo sguardo in cerca di una figura grassottella arenata insieme a loro sul pavimento lurido e ondeggiante della Stramberga.

Più in là, rannicchiato scompostamente su se stessa, c’era invece una figura magrolina e ossuta di un ragazzino biondiccio che sembrava dormire pacificamente dopo una notte a dir poco catastrofica.

Era proprio nelle mattine successive alle trasformazioni di Lunastorta che il senso di colpa per i tagli e i morsi, che gli aveva inferto per evitare che potesse uscire dal suo rifugio e fare strage di persone innocenti, prendeva il sopravvento: non era poi così difficile colpire una bestia assetata di sangue umano ma era assai più frustante osservare i tagli e i lividi inferti ad un amico.

- Peter è un topo, quindi ha fatto ciò che è nella sua natura, cioè scappare a gambe levate- concluse James distogliendolo dai suoi pensieri: ogni tanto anche uno scavezzacollo come Sirius poteva avere dei pensieri profondi ma c’era sempre Ramoso al suo fianco a riportarlo sulla “retta” via.

- Secondo te quanto dovremo aspettare prima che abbia il coraggio di ritornare qui a riprenderci? Perché onestamente io non riesco a muovere nemmeno un muscolo- domandò rivolgendo il suo sguardo all’amico che tentava di far smettere di sanguinare il naso stringendo le narici: il risultato fu solo una buffa espressione.

- Se conosco bene Codaliscia, ci vorrà tanto prima che trovi il coraggio per tornare qui… per non parlare del tempo che ci metterà per immobilizzare il Platano Picchiatore e dubito fortemente che ci riuscirà- esclamò rinunciando all’idea delle narici.

- Che possiamo fare nel frattempo?- domandò il rampollo cominciandosi a stufare di contare i lividi sulle gambe e sulle braccia come se fosse un passatempo.

- Che ne dici di parlare di me e Lily?- propose illuminandosi improvvisamente come se il fantasma della ragazza fosse comparso all’improvviso e gli avesse fatto una dolce proposta d’amore.

- Che ne dici se risveglio Lunastorta e gli chiedo di sbranarmi così soffro di meno?- domandò imitando la vocetta stridula con cui James parlava della sua adorata Lily.

- Ne sarei felice- disse una voce flebile quanto un sussurro e quando entrambi si accorsero che il loro amico si era voltato nella loro direzione, si sentirono sollevati.

Le mattine seguenti alle trasformazione, Remus non si svegliava mai prima di sera poiché, dopo aver fatto il diavolo (o meglio il lupo) a quattro tutta la notte, il povero ragazzino si ritrovava ricoperto dalla testa ai piedi di lividi ed ematomi oltre a morsi ed incornate varie ed occorreva un intera bottiglia di osso fast per far ricrescere alla svelta tutte le sue ossa rotte; senza contare i continui sensi di colpa che lo affliggevano per intere settimane.

- Ehi Remus, Vecchio lupaccio che non sei altro! Hai una pellaccia veramente dura, pensa che Sir e Io abbiamo dovuto faticare per tenerti a bada…- esclamò il ragazzino quattrocchi dai capelli perennemente scompigliati che ora sembravano attirare tutta la polvere e la sporcizia del pavimento.

Ci volle qualche attimo prima che Lunastorta riuscisse a formulare una domanda concreta senza che le sue ossa si contorcessero su se stesse: - Come state?- domandò con lo sguardo che trasudava preoccupazione.

-Siamo due ritratti della salute! Davvero Rem, non devi preoccuparti per noi, ce ne vorrà di tempo prima che Hogwarts perda due validi elementi come noi. E poi Lily Evans deve ancora rifiutare per la millesima volta l’invito di James!- esclamò Sirius cercando di far ridere l’amico malridotto e quando gli angoli della bocca fine dell’amico si piegarono all’insù entrambi scoppiarono in una risata dolorante.

Ovviamente James non si fece sfuggire l’occasione per esaltare al meglio le qualità fisiche e intellettuali che avrebbero fatto cadere ai suoi piedi la suddetta ragazza e anche Sirius e Remus in quei momenti, anche se si fingevano contrariati, sapevano che prima o poi anche lei avrebbe ceduto.

Nessuno poteva resistere ad uno spirito libero come James: era un ragazzo che sapeva risollevarti il morale nei periodi più bui ma che, se lo si conosceva più profondamente, sapeva anche ascoltare e capire meglio di altri ciò che una persona provava veramente.

Sirius invece, anche si atteggiava a rampollo di una casata in rovina e ad appassionato Casanova, era l’ amico che tutti desideravano: era leale, fedele, giusto, imparziale e si trasformava sempre nel difensori degli oppressi difendendo qualsiasi studente dalle prepotenze di gran parte della sua stessa famiglia. Era un ribelle dal cuore tenero che non sapeva rinunciare a nemmeno ad un secondo della compagnia dei suoi migliori amici.

Anche se non riusciva a spiccare nemmeno una parola, dentro di sé Lunastorta sentiva sempre un immensa gratitudine verso i suoi tre amici. Si perché anche Codaliscia, seppur molto timido e piuttosto codardo, sapeva essere un amico fidato e una spalla su cui piangere. Basta pensare che, pur non avendo grandi doti intellettive, tentava in tutti i modi di aiutare Remus in Pozioni che era l’unica materia in cui non primeggiava.

- Grazie…- esclamò piano Lunastorta interrompendo improvvisamente uno sciocco battibecco su chi fra i due avesse più ammiratrici nella scuola che si era evoluto successivamente in vero scontro verbale – grazie di tutto… e per la cronoca i fan club di James sono di più… rassegnati Sir- disse esaurendo l’ultima manciata d’aria che si fosse intrappolata nei suoi polmoni.

Il battibecco andò avanti diversi minuti ma entrambi si stufarono ben presto e decisero di riprendere fiato per ricominciare di nuovo da capo in attesa che Peter si ricordasse di essere assegnato alla culla dei coraggiosi.

- Conosco un detto babbano che descrive il nostro Lunastorta a pennello… ossia Remus parla poco, ma quando parla sono tutte perle- esclamò Sirius sorprendendo tutti i presenti.

- Da quando conosci i detti babbani, Felpato? Sei cresciuto in una casa di Purosangue che li vorrebbero tutti morti.- lo interruppe Ramoso rompendo l’atmosfera altamente culturale che si era creata in quegli istanti.

- Sono una persona che si informa, io.- concluse seccamente l’ex cagnolone grattandosi l’orecchio sinistro come il più comune dei pastori maremmani e questo fece scoppiare Remus in una fragorosa risata: sapeva bene quanto Felpato si lamentasse delle pulci che non gli davano tregua.

Anche se Remus Lupin era uno degli studenti più brillanti non solo del loro anno ma dell’intera scuola, si era meritato a pieno titolo l’incarico di Malandrino onorario sin dal suo primo anno.

Pur avendo un passato non proprio idilliaco, non avevano mai conosciuto una persona tanto educata e discreta come Lunastorta ma neanche una tanto tormentata e pessimista. Pensava costantemente, in ogni istante della sua travagliata vita, che le persone lo avrebbero giudicato sempre prima per il suo “piccolo problema peloso”, come adorava chiamarlo Sirius, che per il suo carattere amabile e fedele e per questo preferiva chiudersi in se stesso e rifugiarsi in quei libri che tanto adorava.

Non si doveva far abbindolare dalla sua aria da rigido saputello perché il lupacchiotto aveva una geniale vena malandrina che lo portava a volte ad essere il più sfrontato e astuto fra i quattro: basti pensare che l’ideazione della mappa dei Malandrini, adatta per occasionali fughe nelle cucine alla ricerca di qualche baretta al cioccolato, gli era stata completamente attribuita mentre James e Sirius avevano semplicemente aiutato ad aggiungere altri elementi che completassero in pieno la loro meravigliosa opera.

Mentre James si accingeva a rispondere con una battuta alquanto sarcastica al suo caro compare, venne interrotto da un Peter tutto trafelato e vagamente malridotto: la divisa scolastica, oltre ad essere sporca di fango, era completamente stracciata mentre sul viso apparivano evidenti i tagli inferti dal Platano Picchiatore.

-James, Sirius, Remus! State tutti bene?- squittì Peter tutto impaurito mentre tentava di sollevare da terra il suo unico e inimitabile mito Sirius Black – tutto apposto Coda, anche se avremmo preferito che tu fossi stato più sbrigativo- osservò il ragazzo mentre l’altro si faceva piccolo piccolo e borbottava parole indistinte come: Signora Grassa, Platano, radice, topo.

Ovviamente nessuno dei tre era arrabbiato con lui perché sapevano che, il giorno dello Smistamento, il capello parlante aveva fatto il madornale errore di mettere Peter fra i coraggiosi studenti di Grifondoro.

Dopo aver versato qualche goccia di essenza di Dittamo sulle ferite più profonde, Peter aiutò James, il meno malridotto fra i tre, a risollevarsi e insieme fecero levitare i corpi di Sirius e Remus.

James, seppur molto zoppicante, riuscì a bloccare definitivamente il Platano Picchiatore con un Pietrificus Totalis ben assestato completando ciò che l’indeciso e poco agile Peter Minus non era riuscito a compiere.

La scuola, in quei momenti, non era parsa a loro mai così bella. Circondata da nuvole filanti quanto lo zucchero e tinta vagamente dal rosso del primo mattino, Hogwarts svettava imponente tra le alte fronde delle foreste che la circondavano circondata dal blu della sera si assottigliava sempre più assumendo tinte sempre più chiare e fino a sparire in vicinanza all’orizzonte.

-  Sapete, da quando conosco Lunastorta, non ho mai visto così tante volte l’alba… e devo dire che non mi dispiace affatto- esclamò James soffermando lo sguardo sull’orizzonte e i tre, rimando seri qualche secondo, non poterono fare a meno di scoppiare a ridere provocando nel ragazzo un ulteriore senso di smarrimento.

- Ramoso sei veramente incredibile… una volta che dici frase intelligente, la Evans non è nei paraggi. Continua così e credo che arriverai presto al millesimo rifiuto- esclamò Felpato ridacchiando fra se.

- Davvero divertente! Credo che da domani comincerò a frequentare di più Nick-quasi-senza-testa. Almeno ha più tatto di voi tre citrulli!!!- urlò infuriato con il tipico fare da prima donna che lo contraddistingueva e, allontanandosi da Peter e Remus che ridevano ancora a crepapelle, non si ricordò di avere uno svolazzante Sirius Black alle spalle legato alla sua bacchetta come un palloncino ripieno di elio.

Chi non avrebbe voluto avere un Malandrino per amico?

In quel momento solo James Potter…

  
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