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Autore: _camus_    08/11/2011    17 recensioni
Ho tentato di spiegarti, io che non sono bravo con le parole, che non sono bravo con i gesti – che non sono bravo con i sentimenti.
Mi hai dato del pazzo.
Hai maledetto me e tutte le mie stelle con un unico sibilo, rumoroso come lo scroscio di mille cascate
«Tu non sai amare».
Da parte mia, solo sussurri stanchi.

A volte recidere un legame è l'atto di amore più grande che si possa compiere.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dimentica

 

 

 

 

 

 

Luoghi inviolabili della memoria,

soltanto gli orli un po'sfocati,

ma così... indissolubili

e così... troppo intensi da dirsi

 

 

 

La crepa sottile e profonda che con un pugno hai lasciato su questa colonna è simile a quella invisibile che le tue parole hanno inciso nel mio petto: è come un solco nel ghiaccio.

Io, che lo governo, so per esperienza quanto questo, una volta sfregiato, divenga fragile – non potrà che spaccarsi a metà, alla fine.

Ascolta: già scricchiola.

Sono dunque condannato?

Non lo so, non mi importa; è solo al tuo bene che sto pensando, adesso.

Sto cercando di salvarti, prima che sia troppo tardi… se solo tu ti sforzassi di comprendere.

Ho tentato di spiegarti, io che non sono bravo con le parole, che non sono bravo coi gesti – che non sono bravo con i sentimenti.

Mi hai dato del pazzo.

Hai maledetto me e tutte le mie stelle con un unico sibilo, rumoroso come lo scroscio di mille cascate.

«Tu non sai amare».

Da parte mia, solo sussurri stanchi.

Bravo, Milo, sfogati; lascia che l'odio offuschi la mia figura, ma non insultarti da solo.

Sei stato tu a insegnarmi come si ama, e quello che sto facendo – benché mi dilani – è la prova ultima che ho ben appreso la tua lezione.

Cancella tutto ciò che di bello conservi di noi, seppelliscilo in un angolo remoto del tuo cuore, o ti ferirà.

Fallo, sei ancora in tempo: io non ne sono capace, un pittore crudele me l'ha dipinto addosso – e già scricchiola.

 

 

Dimentica quello che è stato,

comunque non ritornerà

dimentica le mie parole, se puoi perdonaci

non sempre c'è un lieto fine;

dimentica l'amore e forse anche il dolore passerà,

dimentica le cose belle

e tutto il male sai di colpo sparirà

 

 

Perdonaci, mon copain – perdona entrambi.

Perdona te stesso, perché ti ostini a non voler lasciarmi andare; perdona anche me, per averti permesso di varcare la soglia di un luogo che avevo giurato sarebbe stato chiuso e sigillato a chiunque.

Scusami, se non ho resistito; se non ho respinto il soffio caldo che ha svegliato i miei sensi e dato vita all'anima mia, così giovane e ora tornata all'improvviso così vuota. Non ne sono stato in grado.

Mi sono aggrappato alla colorata illusione di un futuro felice, illuminato da te, addolcito da te. Con te.

Ma ora non è più tempo di sognare: ho aperto gli occhi – quegli occhi coi quali tanto spesso ho rimirato di nascosto la tua sagoma perfetta, timoroso e speranzoso insieme di vederti ricambiare lo sguardo.

Gli stessi occhi con cui dopo solevo perdermi nei tuoi, che sanno di mare e di vento.

Ci siamo sbagliati, Milo: il fato ci ha precluso tutto questo sin dalla nascita.

L'universo dove abitiamo è fatto di costellazioni, di forza, di armature, di sangue – di morte.

Il mondo parallelo che abbiamo costruito giorno dopo giorno, parola dopo parola, non può coesistere con la guerra: è un castello fatto di speranze destinate a crollare.

Perciò ti chiedo di dimenticare: scordati di Milo e Camus, da adesso in poi dovremo essere solo Scorpio e Aquarius.

É a questo che il destino ci ha votato.

Per anni tu sei stato la mia forza – tu, che dall'esterno sembri così insicuro e mutevole.

Per anni io ho rappresentato l'unica tua debolezza – io, che appaio indistruttibile come il ghiaccio.

Liberati di me, finché puoi, il ghiaccio è più delicato di quanto non sembri.

Già scricchiola.

 

 

Ovunque io sarò,

comunque mi resterà

qualcosa di te,

forse attimi, ma eterni

 

 

Li senti? Sono vicini – troppo vicini.

Arrivano da lontano, con un baluardo fittizio di verità e giustizia.

Uno di loro è stato mio allievo: Hyoga di Cignus è cresciuto e si è fatto uomo sotto il mio sguardo vigile.

Io gli ho mostrato come infiammare le proprie stelle; io gli ho svelato i misteri di cui sono Signore.

Avrebbe dovuto percorrere la strada del coraggio e della dedizione verso la Dea seguendo i miei passi, ma le orme che riusciva a distinguere anche sotto la neve della Siberia le ha smarrite proprio a Tokyo – dove la neve non c'è.

Cosa li spinge a ribellarsi? Cosa li anima?

Che stiano solo venendo a prendersi un potere che non gli appartiene? O c'è dell'altro?

Che cosa vedono, loro, che noi non scorgiamo?

La battaglia è prossima, rende l'aria più elettrica: a breve saremo chiamati a combattere.

Uccidere sarà il prezzo della vittoria, soccombere il premio di consolazione per la sconfitta.

Come potremmo batterci degnamente, pensando l'uno all'altro?

Non esiterai a colpire il mio discepolo per troppo amore verso di me, non ti arrischierai ad alzare gli occhi fino all'Undicesimo Tempio se sentirai la mia aura fredda languire, divenendo così preda di attacchi nemici: non lo farai, se io ti allontano.

Odiami, Milo.

Odiami, perché non posso permettere che tu rischi la vita temendo per la mia sorte.

Non ti permetterò di farti trascinare nel baratro in cui io sto per cadere.

Vattene, ti prego: già scricchiola.

 

 

Dimentica tutti quei giorni, e anche l'amore fisico;

gli addio e i ritorni, era una storia che viveva in bilico.

Un sentimento così forte che spesso passa il limite,

non vuoi lasciarlo andare perché in fondo sai

che non ti lascerà

 

 

Sarà diverso per me: senza la mia immagine a perseguitarti, non dovrò temere nulla.

Avrò la certezza che lo Scarlett Needle cadrà implacabile su coloro che tanto hanno osato.

Il tuo cosmo scarlatto incoraggerà il gelido colpo delle mie braccia intrecciate, in un Aurora Execution reso più vigoroso dal saperti incolume.

Capisci ora, perché devi dimenticare?

Dimenticati di noi, dei tiepidi tramonti infiniti sulla spiaggia.

Delle liti, e delle ombre poi fugate dallo scoppiettare del focolare in un camino.

Scorda il mio corpo, le mie labbra, le mie mani sottili.

Spegni quella luce che si accende nei tuoi occhi nel ripensare ai fruscii fra candide lenzuola di seta, al tenue ansimare che accompagnava le lunghe notti piene di blu e di astri.

Che svanisca nella tua mente il brillare fulgido delle nostre passate emozioni.

Ma non temere, quei momenti non andranno perduti: io li conserverò anche per te, in uno scrigno più prezioso di quello contenente le sacre vestigia dell'Acquario – ancora più dorato e splendente.

Li eleverò al di sopra di ogni cosa, che sia superstite fra le macerie o esanime nella tomba.

Consentirò loro di allietare i giorni tristi dopo l'addio, e di distruggermi piano: tanto il mio ghiaccio è comunque spacciato.

Già scricchiola.

 

 

Dimentica il dolore,

forse l'amore ti ripagherà,

dimentica tu fallo per me

che ancora non so

dimenticare te

 

 

Vorrei piangere, se solo potessi; vorrei dedicare a te le prime lacrime della mia vita, perché tu solo le vali.

Perdendo te, io perdo l'intero mio significato.

Ma non mi pento della mia decisione: è l'unico modo che possiedo per non farti del male.

L'unico gesto non egoistico che io abbia mai compiuto, la più grande testimonianza dell'amore che porto dentro con un ardore tale da bruciare tutto il resto.

Devi essere forte, Milo, solo così sarai salvo.

Soffri adesso, mon ami, di una sofferenza che ti parrà esigua paragonata a quella che ti logorerà dopo, se non mi darai ascolto.

Ti ho donato la mia essenza, la mia anima, le mie ossa: gettale via, fra i resti di quello che hai di me.

Giuro che, se ti avessi incontrato in un altro tempo, in un altro mondo, in un'altra esistenza, ti sarei rimasto accanto per sempre.

Lo giuro su Atena, mai avrei voluto arrivare a questo: è lo scotto da pagare per chi discende da una stella d'oro come noi.

«Tu non sai amare».

Dei, quanto preferirei che fosse davvero così.

E proprio perché ti amo, ti aiuterò io stesso a distruggermi.

Dicevi che i miei capelli erano la cosa più bella fra cielo e terra che avessi mai visto; ebbene, ora che non ci sarai più tu ad ammirarli essi non hanno ulteriore ragione d'esistere.

Osservo il mio volto riflesso allo specchio; guardo le forbici sopra il ripiano.

Le afferro – lo scricchiolio del ghiaccio è quasi assordante.

Un taglio netto.

La prima ciocca, rossa sul pavimento bianco, pare che sanguini.

 

 

Dimentica perché

io ancora non so dimenticare,

dimenticare.

 


 

 .




Note dell’autore


Ciao! 

Questo è un effimero componimento scritto in occasione del compleanno di Milo – anche se non ha nulla di festoso o gioioso.

Lo so, sto diventando ripetitiva, ma io adoro Milo e Camus, è più forte di me!

Forse vi risulterà confuso, forse – spero – vi piacerà: fatemi sapere!

La canzone è di Raf e si intitola "Dimentica".

 

 

   
 
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