Dimentica
Luoghi
inviolabili
della memoria,
soltanto
gli orli
un po'sfocati,
ma
così...
indissolubili
e
così... troppo
intensi da dirsi
La
crepa sottile e
profonda che con un pugno hai lasciato su questa colonna è simile a
quella
invisibile che le tue parole hanno inciso nel mio petto: è come un
solco nel ghiaccio.
Io,
che lo governo, so
per esperienza quanto questo, una volta sfregiato, divenga fragile –
non potrà
che spaccarsi a metà, alla fine.
Ascolta:
già scricchiola.
Sono
dunque condannato?
Non
lo so, non mi
importa; è solo al tuo bene che sto pensando, adesso.
Sto
cercando di salvarti,
prima che sia troppo tardi… se solo tu ti sforzassi di comprendere.
Ho
tentato di spiegarti,
io che non sono bravo con le parole, che non sono bravo coi gesti –
che non
sono bravo con i sentimenti.
Mi
hai dato del pazzo.
Hai
maledetto me e tutte
le mie stelle con un unico sibilo, rumoroso come lo scroscio di mille
cascate.
«Tu
non sai amare».
Da
parte mia, solo
sussurri stanchi.
Bravo,
Milo, sfogati;
lascia che l'odio offuschi la mia figura, ma non insultarti da solo.
Sei
stato tu a insegnarmi
come si ama, e quello che sto facendo – benché mi dilani – è la prova
ultima
che ho ben appreso la tua lezione.
Cancella
tutto ciò che di
bello conservi di noi, seppelliscilo in un angolo remoto del tuo
cuore, o ti
ferirà.
Fallo,
sei ancora in
tempo: io non ne sono capace, un pittore crudele me l'ha dipinto
addosso – e
già scricchiola.
Dimentica
quello
che è stato,
comunque
non
ritornerà
dimentica
le mie
parole, se puoi perdonaci
non
sempre c'è un
lieto fine;
dimentica
l'amore
e forse anche il dolore passerà,
dimentica
le cose
belle
e
tutto il male
sai di colpo sparirà
Perdonaci,
mon
copain – perdona entrambi.
Perdona
te
stesso, perché ti ostini a non voler lasciarmi andare; perdona anche
me, per
averti permesso di varcare la soglia di un luogo che avevo giurato
sarebbe
stato chiuso e sigillato a chiunque.
Scusami,
se
non ho resistito; se non ho respinto il soffio caldo che ha svegliato
i miei
sensi e dato vita all'anima mia, così giovane e ora tornata
all'improvviso così
vuota. Non ne sono stato in grado.
Mi
sono
aggrappato alla colorata illusione di un futuro felice, illuminato da
te,
addolcito da te. Con te.
Ma
ora
non è più tempo di sognare: ho aperto gli occhi – quegli occhi coi
quali
tanto spesso ho rimirato di nascosto la tua sagoma perfetta, timoroso
e
speranzoso insieme di vederti ricambiare lo sguardo.
Gli
stessi
occhi con cui dopo solevo perdermi nei tuoi, che sanno di mare e di
vento.
Ci
siamo
sbagliati, Milo: il fato ci ha precluso tutto questo sin dalla
nascita.
L'universo
dove
abitiamo è fatto di costellazioni, di forza, di armature, di sangue –
di morte.
Il
mondo
parallelo che abbiamo costruito giorno dopo giorno, parola dopo
parola,
non può coesistere con la guerra: è un castello fatto di speranze
destinate a
crollare.
Perciò
ti
chiedo di dimenticare: scordati di Milo e Camus, da adesso in poi
dovremo
essere solo Scorpio e Aquarius.
É
a questo che il destino ci ha votato.
Per
anni
tu sei stato la mia forza – tu, che dall'esterno sembri così insicuro
e
mutevole.
Per
anni
io ho rappresentato l'unica tua debolezza – io, che appaio
indistruttibile
come il ghiaccio.
Liberati
di
me, finché puoi, il ghiaccio è più delicato di quanto non sembri.
Già
scricchiola.
Ovunque
io sarò,
comunque
mi
resterà
qualcosa
di te,
forse
attimi, ma
eterni
Li
senti?
Sono vicini – troppo vicini.
Arrivano
da
lontano, con un baluardo fittizio di verità e giustizia.
Uno
di
loro è stato mio allievo: Hyoga di Cignus è cresciuto e si è fatto
uomo
sotto il mio sguardo vigile.
Io
gli
ho mostrato come infiammare le proprie stelle; io gli ho svelato i
misteri
di cui sono Signore.
Avrebbe
dovuto
percorrere la strada del coraggio e della dedizione verso la Dea
seguendo i miei passi, ma le orme che riusciva a distinguere anche
sotto la
neve della Siberia le ha smarrite proprio a Tokyo – dove la neve non
c'è.
Cosa
li
spinge a ribellarsi? Cosa li anima?
Che
stiano
solo venendo a prendersi un potere che non gli appartiene? O c'è
dell'altro?
Che
cosa
vedono, loro, che noi non scorgiamo?
La
battaglia
è prossima, rende l'aria più elettrica: a breve saremo chiamati a
combattere.
Uccidere
sarà
il prezzo della vittoria, soccombere il premio di consolazione per la
sconfitta.
Come
potremmo
batterci degnamente, pensando l'uno all'altro?
Non
esiterai
a colpire il mio discepolo per troppo amore verso di me, non ti
arrischierai ad alzare gli occhi fino all'Undicesimo Tempio se
sentirai la mia
aura fredda languire, divenendo così preda di attacchi nemici: non lo
farai, se
io ti allontano.
Odiami,
Milo.
Odiami,
perché
non posso permettere che tu rischi la vita temendo per la mia sorte.
Non
ti
permetterò di farti trascinare nel baratro in cui io sto per cadere.
Vattene,
ti
prego: già scricchiola.
Dimentica
tutti
quei giorni, e anche l'amore fisico;
gli
addio e i
ritorni, era una storia che viveva in bilico.
Un
sentimento così
forte che spesso passa il limite,
non
vuoi lasciarlo
andare perché in fondo sai
che
non ti lascerà
Sarà
diverso
per me: senza la mia immagine a perseguitarti, non dovrò temere nulla.
Avrò
la
certezza che lo Scarlett Needle cadrà implacabile su coloro che tanto
hanno
osato.
Il
tuo
cosmo scarlatto incoraggerà il gelido colpo delle mie braccia
intrecciate,
in un Aurora Execution reso più vigoroso dal saperti incolume.
Capisci
ora,
perché devi dimenticare?
Dimenticati
di
noi, dei tiepidi tramonti infiniti sulla spiaggia.
Delle
liti,
e delle ombre poi fugate dallo scoppiettare del focolare in un camino.
Scorda
il
mio corpo, le mie labbra, le mie mani sottili.
Spegni
quella
luce che si accende nei tuoi occhi nel ripensare ai fruscii fra
candide
lenzuola di seta, al tenue ansimare che accompagnava le lunghe notti
piene di
blu e di astri.
Che
svanisca
nella tua mente il brillare fulgido delle nostre passate emozioni.
Ma
non
temere, quei momenti non andranno perduti: io li conserverò anche per
te,
in uno scrigno più prezioso di quello contenente le sacre vestigia
dell'Acquario – ancora più dorato e splendente.
Li
eleverò
al di sopra di ogni cosa, che sia superstite fra le macerie o esanime
nella tomba.
Consentirò
loro
di allietare i giorni tristi dopo l'addio, e di distruggermi piano:
tanto
il mio ghiaccio è comunque spacciato.
Già
scricchiola.
Dimentica
il
dolore,
forse
l'amore ti
ripagherà,
dimentica
tu fallo
per me
che
ancora non so
dimenticare
te
Vorrei
piangere,
se solo potessi; vorrei dedicare a te le prime lacrime della mia
vita, perché tu solo le vali.
Perdendo
te,
io perdo l'intero mio significato.
Ma
non
mi pento della mia decisione: è l'unico modo che possiedo per non
farti del
male.
L'unico
gesto
non egoistico che io abbia mai compiuto, la più grande testimonianza
dell'amore che porto dentro con un ardore tale da bruciare tutto il
resto.
Devi
essere
forte, Milo, solo così sarai salvo.
Soffri
adesso,
mon ami, di una sofferenza che ti parrà esigua paragonata a quella che
ti logorerà dopo, se non mi darai ascolto.
Ti
ho
donato la mia essenza, la mia anima, le mie ossa: gettale via, fra i
resti
di quello che hai di me.
Giuro
che,
se ti avessi incontrato in un altro tempo, in un altro mondo, in
un'altra
esistenza, ti sarei rimasto accanto per sempre.
Lo
giuro
su Atena, mai avrei voluto arrivare a questo: è lo scotto da pagare
per
chi discende da una stella d'oro come noi.
«Tu
non
sai amare».
Dei,
quanto
preferirei che fosse davvero così.
E
proprio perché ti amo, ti aiuterò io stesso a distruggermi.
Dicevi
che
i miei capelli erano la cosa più bella fra cielo e terra che avessi
mai
visto; ebbene, ora che non ci sarai più tu ad ammirarli essi non hanno
ulteriore
ragione d'esistere.
Osservo
il
mio volto riflesso allo specchio; guardo le forbici sopra il ripiano.
Le
afferro
– lo scricchiolio del ghiaccio è quasi assordante.
Un
taglio
netto.
La
prima
ciocca, rossa sul pavimento bianco, pare che sanguini.
Dimentica
perché
io
ancora non so
dimenticare,
dimenticare.
Questo
è un effimero componimento scritto
in occasione del compleanno di Milo – anche se non ha nulla di festoso o
gioioso.
Lo
so, sto diventando ripetitiva, ma io
adoro Milo e Camus, è più forte di me!
Forse
vi risulterà confuso, forse – spero –
vi piacerà: fatemi sapere!
La
canzone è di Raf e si intitola
"Dimentica".