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Autore: NCH    08/11/2011    0 recensioni
Questa fanfic racconta gli eventi successi prima di Rendez-vous.
Due fratelli vampiri in lotta fra loro, la Scooby Gang presa in questa lotta, Willow alle prese con un'inaspettata gravidanza... nuovi nemici, nuovi amici e lo stravolgimento di una dinamica fratricida che noi tutti conosciamo... Vi prego di recensire se la storia vi piacerà e vi SCONGIURO di recensire se la storia non vi piacerà! Grazie a tutti in anticipo per la lettura! NCH
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO SECONDO: NOSTALGIA

 

 

 

I lavori in quella che era diventata casa Summers Rosemberg erano finiti appena tre giorni prima e ora la villa sembrava nuova dentro e fuori. Xander aveva lavorato come un matto a quel progetto di ristrutturazione e si era fatto aiutare da tutte le persone che conosceva lì a San Francisco e che ne capivano qualcosa di elettricità, muratura e idraulica. Tutta la parte riguardante la falegnameria l’aveva fatta lui stesso, segando assi di legno, scartavetrando, inchiodando e verniciando tutti i giorni in ogni minimo momento libero che aveva avuto. Non era stata una cosa semplice, ma alla fine la casa risultò bellissima. Al pianterreno, tutti i pavimenti eccettuati quelli del bagnetto e della cucina, erano stati fatti in parquet di faggio, mentre le pareti erano state verniciate tutte di bianco in modo da far sembrare le stanze più luminose e spaziose. La cucina l’avevano fatta moderna ed era spaziosa quanto lo era stata quella di casa Summers, a Sunnydail. Al piano superiore, invece, Buffy e Dawn avevano scelto di arredare indipendentemente le loro stanze, a loro piacimento, senza seguire lo stile del resto della casa. Lo stesso avevano fatto Kennedy e Willow, solo che per loro la scelta era risultata più complessa perché avevano dovuto accordarsi per accontentare tanto i gusti della rossa, a cui piaceva il rosa in tutte le sue sfumature più scure, quanto i gusti della Cacciatrice, abituata a colori meno classici.

Certo, Kennedy non pretendeva di appendere poster di celebrità e rock star ovunque, ma l’idea di avere le tendine rosa stile “casa delle Barbie” la disgustava. Il compromesso era stato: letto a due piazze abbondanti con montatura in ferro battuto, armadio a muro con le ante bianche grande quanto tutta una parete, carta da parati colorata con la tecnica della spugnettatura col rosa antico che tanto piaceva a Will e tende bianche che prendevano tutta l’enorme finestra. Niente moquette, come avrebbe voluto la strega, ma anche lì parquet chiaro: era elegante e, soprattutto, sotto i piedi scalzi non sarebbe risultato ghiacciato come il marmo. I bagni erano stati fatti tutti nella stessa maniera: con piastrelle e sanitari bianchi e le rifiniture in acciaio lucido. Era stato più economico e più rapido in questo modo. Solo il bagno di Buffy aveva la vasca, l’aveva chiesta lei. Negli altri c’era la cabina doccia con piatto extra large.

La stanza degli ospiti e il lucernario, per il momento, era stato deciso di comune accordo di lasciarle indietro, di sistemarle con comodo, un po’ alla volta, per non affrontare ulteriori spese non necessarie; per questo, chiunque fosse entrato in quelle due stanze in quei giorni, avrebbe potuto pensare con facilità ad un’invasione barbarica.

Era domenica.

Le feste di Natale erano arrivate e passate, così anche il Capodanno e l’Epifania. Era ancora inverno, però, e le giornate brevi seguite da notti lunghe e ventose.

Xander era in giardino a potare l’erba. Quella mattina, come sempre, si era svegliato presto e, dopo una corsetta, aveva sistemato prima il proprio prato e poi si era messo a lavorare su quello delle “sue ragazze”, come amava chiamare le sue amiche. Era appena mezzogiorno e aveva già potato accuratamente tutte le siepi e aveva riverniciato tutte le panche e il tavolo di legno che Buffy aveva comprato a una svendita qualche giorno prima. Ora stava dando gli ultimi ritocchi allo spazio davanti all’entrata principale, ma presto avrebbe smesso: cominciava a sentire una certa stanchezza. Contemporaneamente, Dawn e Giles erano in cucina a preparare il pranzo mentre Buffy sfogliava svogliatamente una rivista di psicologia: non era una delle sue letture preferite, ma dacché lavorava allo studio medico aveva capito che tenersi aggiornata anche in quel modo era inevitabile… almeno se ci teneva a fare bella figura e a mantenere il posto.

Per lo stesso motivo, Willow, seduta sul divano in attesa del pranzo, stava rivedendo alcuni lavori lasciati in sospeso il giorno prima e intanto stava sorseggiando del thé bollente che la stessa Dawn le aveva preparato poco prima.

Kennedy era davanti al garage a lavare la sua Naked, la moto che si era regalata un paio di settimane prima lasciando al negozio un piccolo anticipo e firmando un contratto per pagare il resto a rate mensili. Willow non era stata esattamente d’accordo per quella spesa sia perché non considerava le de ruote un mezzo di locomozione troppo sicuro, sia perché forse una spesa del genere sarebbe dovuta essere rimandata, visto i soldi che avevano dovuto spendere ultimamente per risistemare casa. D’altronde, Willow era anche convinta che, visto che Kennedy ora aveva un lavoro regolare al quale si dedicava seriamente, fosse un suo diritto spendere ciò che guadagnava come meglio riteneva. Naturalmente, a patto che ogni mese mettesse nella cassa comune di casa i seicento dollari che tutti i componenti della famiglia dovevano versare con precisione a dir poco svizzera.

Buffy versava ogni primo del mese il doppio di quella cifra, visto che doveva provvedere anche a Dawn; però la cosa sembrava non seccarla, tanto più che quando loro padre faceva arrivare un assegno, di tanto in tanto, Buffy aveva imparato ad amministrare quel denaro affinché bastasse per tutto il necessario e anche per qualcosa di superfluo.

Kennedy non aveva nessun padre che le spediva i soldi, ma grazie al lavoro come programmatrice e a tutti gli altri lavoretti che si era adeguata a fare appena ne aveva l’occasione anche prima di finire il master d’informatica, guadagnava a sufficienza da potersi permettere di pagare senza problemi la propria quota e anche da poter fare qualche spesa extra senza rimanere a tasche vuote prima della fine del mese. Inoltre, la ragazza non aveva partecipato all’acquisto della casa come immobile, però praticamente l’avevano arredata con i suoi soldi. Considerato questo, Willow non aveva sollevato troppe obiezioni all’acquisto della moto e, a dirla tutta, passati i primi giorni, aveva anche scoperto che le piaceva girare per la città in sella con Kenny che la portava ovunque lei volesse andare.

 

 

(Dagli occhi di Willow)

 

Quella mattina ero particolarmente nervosa… avevo passato una notte agitata e insonne dopo aver fatto l’amore con Kenny. Le stavo nuovamente nascondendo qualcosa: tre giorni prima ero uscita in anticipo dal lavoro ed ero andata nel piccolo cimitero nella periferia sud della città. Mi ero sistemata in una piazzola dove non erano state messe tombe o statue sacre; mi ero inginocchiata sull’erba fresca e avevo chiuso gli occhi concentrandomi sui miei poteri interiori, sull’energia che alberga in me ormai dal giorno della distruzione di Sunnydail, quando la magia bianca mi aveva pervasa diventando parte di me, di ogni mia singola cellula.

Quando ero stata certa di aver accumulato abbastanza potere con quella meditazione compii l’incantesimo e feci in modo che il corpo di Tara e quello di Anya si materializzassero lì, in quel punto prescelto per la loro nuova sepoltura. Mi sentii in colpa da subito, lo ammetto, ma quella era un’idea che si era affacciata in me già mesi prima perché il solo ricordo di Tara non mi bastava…

Volevo una ancora una lapide su cui piangerti amore, volevo parlare alla tua foto che mi sorride serena, volevo leggere quelle fredde lettere incise nella pietra che gridavano a gran voce il tuo nome nella mia testa… la verità era che avevo paura di dimenticarti senza un posto dove venirti a trovare… E avevo pensato che anche per Xander doveva essere così nei confronti di Anya. Era per questo che avevo preso quella decisione e l’avevo messa in pratica. L’avrei detto agli altri più in là.

Era domenica, ora. Erano passati tre giorni e dacché avevo fatto seppellire nuovamente le due bare in quel cimitero – perché non avevo avuto il coraggio di far materializzare davanti a me semplicemente i loro corpi esanime, ma li avevo richiamati a me nei loro involucri di legno – avevo tenuto gelosamente quel segreto per me, facendo loro visita tutti i giorni, dopo il lavoro, adducendo come scusa che stavo facendo gli straordinari per via della promozione in vista che il mio capo, Grinwolt, mi aveva promesso di lì a breve.

Credo che Buffy si fosse accorta che c’era qualcosa che non andava, ma d’altronde non mi andava in quel momento di parlare con lei. Volevo solo godermi il mio segreto…

Eppure, ogni volta che Kennedy mi guardava sorridente, mi baciava passionale, mi carezzava o mi stringeva forte a sé per dimostrarmi il suo amore, io sentivo una forte fitta nel petto… la stavo tradendo con un ricordo e stavo tradendo i miei amici col silenzio viscido che cela i segreti.

Continuai a sfogliare la mia dannata rivista, leggendo distrattamente e memorizzando le informazioni che mi sarebbero tornate utili per il mio lavoro; ma una parte di me era comunque concentrata su altro… avrei voluto alzarmi da lì, prendere la mia auto e andare anche quella mattina a trovare il mio angelo caduto.

Non lo feci. Non potevo. Non senza svelare il mio segreto e non senza ferire Kennedy. Ancora non me la sentivo di parlare… credo fosse una forma di egoismo, la mia. Anzi, lo era senz’altro.

Sfogliai l’ennesima pagina e poi un’altra ancora. Tutta roba già risaputa, tutta roba trita e ritrita. Noiosa fino allo spasmo.

Entrò Xander che si puliva le mani con la felpa da lavoro che indossava; addosso aveva anche quegli orribili jeans scoloriti e strappati in più punti: anche quelli erano “da lavoro” secondo lui. Per me erano solo da buttare, ma infondo non l’indossava mai se non per sfacchinare in casa sua o in casa mia, quindi non avevo mai sottolineato quanto li trovassi brutti. Aveva un’espressione strana in viso, certamente non rilassata. Erano giorni che lo vedevo così.

Mi si avvicinò, si chinò un po’ e mi baciò lievemente sulla fronte, ritraendosi subito dopo.

< Ho finito di sistemare anche il vostro giardino, Will. Ora vado a fare una bella doccia prima che il pranzo sia pronto! >. Mi disse. Fissai i suoi occhi nocciola e riconobbi il turbamento che spesso gli avevo visto stampato addosso dacché eravamo a San Francisco.

< Cos’hai, Xan? Tutto bene? >. Gli domandai, come una sorella premurosa al fratellino più piccolo. Lui rimase impassibile solo per pochi istanti, ammutolito come se non avesse capito la domanda. Poi fece spallucce: < Sono solo un po’ stanco, tutto qui. Una doccia mi toglierà di dosso sporcizia e fatica! >. Disse. Poi si voltò e uscì di casa, dirigendosi nella sua.

Aveva mentito… Non ero l’unica a mentire costantemente a chi mi circondava, a quanto pareva. Sapevo cosa aveva, cosa gli frullava per la testa: erano sempre gli stessi pensieri da ormai quasi due anni. Raramente ne avevamo parlato, come se l’argomento fosse troppo doloroso per lui o tabù, ma sapevo quanto si sentisse solo, quanto gli mancasse Anya e quanto si sentisse colpevole per averla resa infelice prima e per non averla salvata poi.

Le nostre situazioni non erano uguali, ma comunque molto simili…

Poco dopo Giles annunciò che il pranzo era pronto e Dawn si affrettò ad apparecchiare la tavola nel salotto. Un quarto d’ora ed eravamo tutti seduti, pronti a mangiare insieme come sempre. Mancava solo Xander, ma arrivò in un paio di minuti, con abiti puliti e coi capelli arruffati per esserseli asciugati in fretta senza dar loro una sistemata con spazzola e gel.

< Sei ridicolo così pettinato! >. Lo schernì Dawn, sorridendogli mentre lui le si sedeva accanto. Xander ricambiò il sorriso e le diede una lieve gomitata: < Se mi aveste avvisato che avevo così poco tempo, avrei fatto solo la doccia e i capelli me li sarei lavati più tardi! >.

Buffy, seduta vicino a lui dall’altro lato, gli passò una mano fra i capelli, scompigliandoglieli di più.

< Non è comunque ora di tagliarli, caro il mio carpentiere? I capelli portati così sono fuori moda e non ti danno l’aria da macho, sai?>. Gli disse, allegra, continuando a prenderlo in giro e a sghignazzare con la complicità di Dawn. Lui annuì e mise un boccone di cibo sotto i denti.

< Sì, sì, lo so, ho letto Vogue giusto ieri!… - Esclamò Xander, cercando di stare allo scherzo - Ho appuntamento col barbiere dopodomani!>. Tagliò corto, alla fine.

Il resto del pranzo proseguì fra chiacchiere e commenti vari, ma io mi estraniai da tutto, pensando solo che avrei voluto essere ovunque ma non lì, non a ridere e scherzare con i miei amici, non a farmi tenere la mano da Kennedy.

Come spesso accadeva, solo un pensiero si affacciava costantemente in me… Tara mi manchi…

  
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