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Autore: Violet Tyrell    10/11/2011    6 recensioni
E io, Parigi, ti ho osservata e compatita. Non ti condanno, in fondo forse qualcosa di buono nel cuore ti è rimasto.. Non è più questa la tua casa, la vostra carrozza si allontana in fretta: non hai voluto che fosse nuovamente lo scenario di una tragedia, o che ti ricordasse l'amore a cui hai rinunciato per la tua stupidità.
Forse un giorno ci rivedremo, nel frattempo il tuo inferno è appena cominciato così come l'anima di André è scivolata lungo il corso della Senna, lontana da qui. Lontana da te. Lontana dal dolore.

Storia partecipante al contest " Paris mon amour" indetto da Primavere Rouge
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Violet Acquarius
Titolo: La perfidia è donna
Genere: Introspettivo.
Avvertimenti:
Sezione scelta:Introspettivo
Riassunto: Prarigi 1807. Marie-Ange Delacroix, nobildonna francese, si sposa con un visconte come da tradizione. Un matrimonio di convenienza che copre il più oscuro dei segreti che la bella diciottenne ha celato tanto gelosamente nel cuore. Un errore per riparare ad un altro, a modo proprio.
Note: Nello scrivere la storia ero incerta se destinarla alla sezione Romantico ma, visto l'argomento e il suo sviluppo ho scelto diversamente. Ho cercato di attenermi alla Parigi del 1800 quindi niente Tour Eiffel; l'accenno agli Champs-Elisée è inteso a come erano allora, prima che Napoleone li rinnovasse. Altresì' per la mentalità ho cercato di immedesimarmi in quella della nobiltà francese, sperando di non aver esagerato. Questa storia partecipa al contest "Paris mon amour" indetto da Primavere Rouge^^
L'abito da sposa della pg è bianco per sua scelta, non per tradizione visto che questa usanza è subentrata dopo(in maniera diffusa, c'erano le dovute eccezioni^^). Qui sotto metto un'immagine di come circa me lo sono immaginato.
Raiting - Giallo
 



Da una pagina del diario della marchesa Marie-Ange Delacroix, 1568. 14 Febbraio, Paris.

Non c'è donna che non sappia amare, non c'è donna che non possa uccidere, non c'è donna che non sappia mentire. C'est vrai, tu sais?


La perfidia è donna


Paris - 1807


Una casa signorile, un nome altisonante ed un futuro brillante. Tutto condito da una città che era il futuro, la casa che da sempre conosceva.
Marie-Ange Juliette Bernadette Delacroix quel giorno si sposava, unendosi in matrimonio con il figlio del visconte De Gaulle *. Martin De Gaulle, un giovane uomo di bell'aspetto e dal patrimonio solido; un'unione di convenienza, un'unione di disperazione. Tutto era stato fatto in fretta, due mesi per organizzare tutto, due mesi per dimenticare.
E quel giorno sarebbe stato il più bello della sua vita, quello in cui avrebbe coronato il suo sogno di diventare una donna importante. A soli diciotto anni aveva il destino tracciato ed un sorriso sulle labbra falso come il rouge che le abbelliva.
E quel giorno sarebbe stato il più terrificante della sua vita, quello in cui avrebbe condannato un uomo alla morte, in cui il peccato di cui si era macchiata sarebbe svanito per sempre appeso ad una parete grigia di un edificio altrettanto grigio di fronte agli Champs-Elisée.
La sua antenata aveva scritto una frase che era falsa: non c'è donna che non sappia amare.
Oh quello era falso, il suo Martin ne era l'esempio: un legame strano, complicato, falso che si basava sulla certezza di fare la cosa giusta e non la cosa felice. Un fittizio sentimento maturato nella mente e nato in quei lunghi mesi, alimentato dalle speranze dei genitori di entrambi che li avevano lasciati flirtare con discrezione alla luce del sole, passeggiando tra le viuzze di Montmartre tenendosi castamente per mano.

Ma tu Marie-Ange, l'hai mai detto a Martin quello che hai fatto?
Lo sa, lui, che mentre tu camminavi al suo fianco come la più ingenua delle fanciulle, la tua mente era altrove? Ai profumi di una piccola e squallida catapecchia poco lontano dalla Senna, un luogo che una come te non avrebbe mai visto se non fosse stato per Lui?
E lo sa che se Lui ora è là, a contare i minuti che lo separano dal velo della morte, è colpa tua?
No, ovviamente no, non ne è a conoscenza. Marie-Ange Delacroix non ha colpe, vero? Non è lei ad essere stata imputata ma Lui, in possesso solo degli abiti che indossava e che tanto in fretta gli sfilavi di dosso.

Ci sono cose che gente del tuo nobile mondo non racconteranno mai, come questa triste ed intensa avventura che ti ha cambiato. Che Vi ha cambiato, ad entrambi.
E se non fosse stato per lo splendore di una Parigi ammantata dalla neve forse niente di questa tragedia sarebbe avvenuto. Ah che triste giorno quello in cui la Sorte ti fece incontrare gli occhi scuri di quel giovanotto, impegnato a dipingere il favoloso Louvre che attirava gente da ogni parte del mondo; ogni giorno stranieri e parigini si incontravano per gustare assieme gli splendori che il presente aveva in serbo per loro.
Non c'era il cielo estivo nelle sue iridi, nè il verde dei boschi che da piccola avevi frequentato e che si estendevano oltre la capitale francese.. in essi c'era qualcosa di diverso, un universo sconfinato, una promessa che nessun patrimonio avrebbe mai potuto darti. Il ragazzo non sapeva leggere, e neppure scrivere eppure in quei dipinti c'era tutto ciò che tu volevi, tutto ciò che non avresti mai veramente ottenuto.
Un sorriso, quanto danno può fare una semplice incrinatura delle labbra vero? Quel giorno fosti tu a mandare un invito a lui attraverso le tue, soffici e attraenti come pesche mature, tu a stregarlo coi tuoi gelidi occhi dal taglio felino.
André. Un nome semplice e banale per una persona povera di tutto. La sua sola ricchezza era la città, che continuamente vedevi rappresentata giorno dopo giorno in quei dipinti: a volte tratteggiati ad olio e a volte semplici schizzi a carboncino. Non ti era mai sembrata mai tanto viva, Parigi, splendida in quel manto bianco che spesso avevi osservato ma mai davvero vissuto.

E mentre la tua famiglia aveva trovato per te un partito rispettabile a cui legare indissolubilmente la tua vita, tu continuavi a guardarlo da lontano prima per poi iniziare ad avvicinarti sempre di più. La scusa banale sembrava non infastidire nessuno dei due, che importanza aveva se dovevi continuamente guardare i suoi disegni per arrivare a specchiarti nelle sue iridi?
Ma non poteva bastare, no, perché in fondo non era per guardare che ti eri avvicinata vero? Tu desideravi di più, e quello che all'inizio era stato soddisfatto con una comune e banale passeggiata, ben presto cominciò a darti fastidio.
Forse non avevi cattive intenzioni, forse cercavi solo un modo per permettere ai tuoi sogni di diventare realtà: svanite in un colpo le rigide regole della nobiltà francese, tutto era diventato lontano quando camminavate fianco a fianco ammaliati dall'eterno fascino di una città che ha incantato milioni di persone prima di voi, e che non ha mai smesso di ossessionare entrambi. I profumi che tanto amavi in primavera erano sopiti sotto una patina di ghiaccio e neve, che ti infuocava e ti rendeva vulnerabile.
E pericolosa.
Lo sapevi che forse, in un altro posto, tutto ciò non sarebbe accaduto ma non avresti voluto nulla di diverso in quel momento. Era sembrato semplice abbandonarsi ad una timida passione che vi ha impedito di resistere. Oh, in realtà forse ad André sarebbe anche riuscito il rispettare le regole, non ti avrebbe mai sporcato se tu non avessi lasciato ad intendere che non te ne importava.
In quel momento non volevi essere più una nobildonna ma una ragazza innamorata, e non ci fu alcuna protesta da parte tua, neppure quando le tue eleganti vesti scivolando a terra vennero macchiate col fango. Per la tua prima volta avresti desiderato forse qualcosa di diverso: una stanza lussuosa, illuminata da candele e con petali di rose sparsi sul pavimento lucido ed un letto a baldacchino ampio. Non avevi nulla di tutto questo, solo uno giaciglio di paglia dove consumare un momento di folle passione, in una piccola casupola povera ma ricca di tutte quelle sensazioni che avevi desiderato.
Quella notte a farti urlare non fu il dolore di essere spogliata di ciò che avevi di più prezioso - di quella cosa che i tuoi genitori avevano barattato tanto facilmente in un accordo matrimoniale - ma la sensazione di volere ancora di più. Eri brava in tutto ed essere inesperta in quello non ti faceva stare tranquilla: in fondo lo amavi, a modo tuo, e volevi che fosse contento di te e di ciò che gli avevi tanto spontaneamente concesso.

All'alba guardasti con indifferenza il sangue che macchiava quella paglia. Eri di nuovo avvolta in quelle candide vesti, eri di nuovo la nobile Marie-Ange Delacroix ma lo sentivi ugualmente il morso della vergogna. L'odore della acque della Senna che avevi costeggiato per ritornare in città, nella tua splendida casa, non ti abbandonava e ti ricordava sempre chi eri e che cosa avevi fatto: stranamente ti pareva tutto giusto e quando poche ore dopo saresti passata ancora in quell'angolo, sapevi che lo avresti rivisto.
Ed infatti André era là ma ti sembrava diverso: più reale, meno mistico, così come quel sorriso che ti rivolse.
A condannarlo fu quello perché ancora una volta era di nuovo schiavo del tuo fascino, di nuovo eri tu a comandare ma a lui non importava. Giorno dopo giorno per le strade di Parigi vi intendevate, ed ogni volta il percorso per raggiungere la sua piccola dimora era sempre più lungo. Vi preparava, insomma, vi permetteva di accarezzare le meraviglie che Parigi aveva in serbo per voi conquistandovi completamente.

Come ci riesci, tu, a guardarti indietro?
In che modo riesci a guardarti in quello specchio,Marie-Ange, sapendo di essere la colpevole di tutto? Eccoti lì, sei vestita di pizzo francese da capo a piedi, alle tue spalle la terrazza della nobile casa dà sugli spettacolari Champs-Elisée addobbati a festa, ed hai ancora il coraggio di andare avanti come se nulla fosse successo.
Non ti era bastato il suo amore, no, ti sei dovuta prendere anche la sua vita. Hai sporcato quello che poteva essere un dolce ricordo con la menzogna a cui eri tanto avvezza. Non hai detto a tuo padre che sei stata tu, in quel tempo, a farti sedurre da quel giovanotto... no, hai taciuto, preferendo aggrapparti al disonore verbale che a ciò che avevi combinato.
Non te lo sei chiesta quanto ha sofferto per ciò a cui è stato condannato? Non aveva modo di difendersi, non poteva provare che non c'era stato stupro alcuno tra voi ma che anzi era stato incoraggiato. Tu lo sapevi ma hai taciuto, ti sei piegata alle obsolete regole di una società che premia chi ha soldi e potere e che condanna chi, come lui, non è stato capace di resistere alle gioie della vita.
Un errore. Lo hai classificato così. Ed ora eccoti, vestita di tutto punto, come una sposa bellissima: eterea ed affascinante.
Il bianco però non lava via i tuoi gesti, la tua antenata chissà che cosa ha patito per essere riuscita a scrivere quella frase. Non c'è donna che non sappia amare, non c'è donna che non possa uccidere, non c'è donna che non sappia mentire.
E tutto ciò ti rispecchia: nonostante tutto sai che l'hai amato, lo senti il dolore al petto mentre avanzi al braccio del tuo fiero padre, colui che si è assicurato che André venisse condannato al patibolo per avere sfiorato con la forza la sua dolce bambina. Quella bambina che ha mentito ma lui non lo sa, e se anche lo sapesse preferirebbe non pensarci.
Ed hai saputo uccidere perché a togliere la vita a quel giovane pittore non è stata la corda legata stretta attorno a quel collo che tanto hai appassionatamente amato ma la tua accusa: sarebbe potuto vivere anche se tu ti fossi sposata con Martin pur amandolo, invece il suo- e tuo - più dolce e passionale ricordo è stato ciò che ha posto fine ai suoi sogni. La corda ha poi fatto il resto ma tu non sei andata a vederlo, non hai visto e sentito il dolore della sua povera madre che singhiozzava sul corpo senza vita del figlio.

Hai appena pronunciato il tuo sì ma l'ho sentito amaro, spento. Come mai? Forse perché finalmente senti la vergogna di ciò che hai fatto, la consapevolezza che hai mentito per paura di essere giudicata dalla società parigina.
Lo senti il sapore del sangue che hai versato per il tuo onore perduto?
Mi piacerebbe esserci questa notte, quando Martin scoprirà che la sua viscontessa non è il candido ed indifeso giglio che credeva ma una ragazza già conscia delle gioie che si possono trovare in un letto, quelle che tu probabilmente non proverai più. Ma forse non dubiterà mai delle tue parole.
Perché la menzogna è ciò che ti è sempre riuscito meglio, vero?
Più di quell'amore per cui non hai lottato, più di quella morte che hai decretato.

E io, Parigi, ti ho osservata e compatita. Non ti condanno, in fondo forse qualcosa di buono nel cuore ti è rimasto.. Non è più questa la tua casa, la vostra carrozza si allontana in fretta: non hai voluto che fosse nuovamente lo scenario di una tragedia, o che ti ricordasse l'amore a cui hai rinunciato per la tua stupidità.
Forse un giorno ci rivedremo, nel frattempo il tuo inferno è appena cominciato così come l'anima di André è scivolata lungo il corso della Senna, lontana da qui. Lontana da te. Lontana dal dolore.
Finalmente libera.
Finalmente liberi.
Forse si.




* Il cognome De Gaulle è casuale, ne cercavo uno importante, nulla a che vedere con l'illustre Charles. Per dare l'idea, insomma.
   
 
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