10/11/2011
1 recensioniEra quello che avevo sempre voluto... staccarmi dagli altri, dalla solita massa che non permette mai di esprimerti per quello che veramente sei, e cercare qualche momento di pausa, solo per me, per riflettere. Ma... riflettere su cosa? Di solito ho così tanti di quei pensieri in testa che non riesco mai a concentrarmi e focalizzarmi su uno di essi, proprio come in quella sera, appunto. Ero seduta davanti al camino, con una coperta di pile addosso, una tazza di cioccolata calda in una mano e un libro nell'altra. Leggevo " L'avvenire di un
'illusione " di Freud, una mescolanza tra psicologia e religione, insomma, quello che faceva al caso mio. Bah, cercavo in tutti i modi di complicarmi l'esistenza... avevo così tanti problemi di mio, che andavo pure ad imbattermi su cosa pensavano altre persone, e mi interessavo alla religione, cosa che, in 18 anni di vita, non mi è mai importata più di tanto. Ero una tipa assai strana: volevo far di tutto per emanciparmi, ma poi quando mi trovavo da sola con me stessa, non riuscivo a comprendermi.
All'età di 12 anni persi mio padre in un incidente automobilistico, e avendo una madre completamente assente,che si trovava in giro per il mondo a causa del lavoro, dovevo occuparmi dei miei 3 fratellini più piccoli: Josh, Jamie e Jason. Questo mi richiedeva un notevole sforzo: tra loro, e lo studio, non riuscivo quasi mai a ricavarmi un pò di tempo libero, e a scuola tutti pensavano che avessi qualche problema grave. Non sono mai stata il genere di persona che per ottenere o raggiungere qualcosa fa l'elemosina, oppure gli occhi dolci. Se qualcuno mi offriva generosamente una mano, io rifiutavo. Non mi faceva sentire debole, ecco.
Questa situazione durò fino ai miei 16 anni, quando mia madre conobbe un altro uomo, " la più dolce, gentile e affascinante creatura umana che io abbia mai conosciuto ", diceva lei. La cosa che più mi dava fastidio, o meglio, che mi faceva male, era che descriveva il mio vero papà allo stesso modo: sembrava quasi non lo ricordasse più.
La nuova " fiamma " si chiamava Eric, era direttore di un'importantissima compagnia americana, che si occupava di banche, soldi, prestiti.. insomma tutta quella roba là. Tutti e due si erano conosciuti a Washington, ad una conferenza, e da lì... puff : mia madre, innamorata persa, era come schiava di lui. Già dalla prima volta che lo vidi non mi andò a genio, purtroppo era proprio come chi mi aveva abbandonato con 3 bambini per il lavoro. Un detto dice "gli opposti si attraggono"... credo che nella mia situazione sia andata diversamente. Non sopportai la cosa per più di un'anno e mezzo, e dato che i miei 3 tesori erano già diventati abbastanza grandi (Jamie e Josh, gemelli avevano raggiunto i15 anni e Jason i 13), li portai a vivere da mia zia a Manchester, ed io finalmente... me ne andai.
Hey là !
Questo è il primo capitolo della mia prima fan fiction, inventata esclusivamente da me.
Mi è sempre piaciuto scrivere, ma non avuto mai così tanta voglia.. e poi per pubblicarlo su internet. :3
Questa storia non riguarda me personalmente, ma spero che vi piaccia almeno un pò, e se vi va lasciate
una piccola recensione, così vedrò quali sono i vostri giudizi,
così potrò continuare a buttar giù qualche riga, o magari, cambiare il mio stile di scrittura in meglio!
Fatemi sapere eeeh! :)
Veronica.
@_dontsurrender