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Autore: Buildingalife    10/11/2011    2 recensioni
Aspira, espira, fumo che vola via.
Solo quello?
Silenzio.
Piede mosso, vaso rotto.
Mondo crollato addosso.
Ma la ragazza non ricorda.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma tanto, non riuscii a dormire.
Quindi osservai mio fratello.
L'essere umano dormiva così facilmente? 
Io avevo troppi pensieri, in mezzo a quelli non c'era spazio per dormire!
Ma torniamo a lui, ah, come si chiamava?
Davide mi sembra.
Dicevo, rimasi ad osservare Davide.
Era... Era bellissimo.
C'era qualcosa, qualcosa nella sua bellezza di particolare.
Non sapevo cosa.
In quel momento, in quello stato di incoscienza, l'unica cosa di cui ero sicura era di aver dimenticato qualcosa. Qualcosa di importante.
Ormai mi ero persa nel suo viso, e non mi accorsi che lui aveva aperto gli occhi e mi sorrideva, ma nei suoi occhi si vedeva malinconia.
Mi guardava in un modo...In un modo strano.
Il suo viso si avvicinava sempre di più verso il mio...
Ma si tolse furtivamente.
Cosa? Cos'era successo?
Confusione.
Qualcosa squillò, Davide si alzò ed andò ad aprire la porta.
Mia madre aveva in mano delle buste, a quanto pare aveva fatto spesa.
"Grazie...Davide." disse a mio fratello che la stava aiutando a portare le buste in cucina.
Ma c'era qualcosa che non andava.
Aveva detto "grazie Davide" in un tono, non so come dire. In un tono non materno, diciamo.
Gli lanciò anche uno sguardo comprensivo, che tentarono di nascondermi.
Ma non ci riuscirono.
 
Era tutto così strano, tentavano di tenermi nascosto qualcosa.
Chiesi varie volte "Cosa mi è successo?" ma non rispondevano, e iniziavano a parlare di altro.
Ci avrei riprovato il giorno dopo, tanto avrei dovuto scoprirlo prima o poi, no?
Ma in quel periodo strano, ciò che mi preoccupava di più non era cosa mi era successo, era il fatto che mi ricordavo tutte le immagini, tutti i sogni e i pensieri contorti, di quel posto buio e oscuro, di quella camera nera enorme dove tu sei minuscolo, anzi di più, e accucciato in un angolo, così piccolo che senti che quelle mura e quel soffitto ti crolleranno addosso.
In quella stanza ti senti troppo estraneo.
Ti senti troppo solo, e non hai neanche un appiglio, rimani in quell'angolino, e hai paura che il pavimento possa crollare da un momento all'altro.
Non hai voce, non hai forza, non hai il coraggio di gridare "Aiuto.".
Una parola che magari potrebbe aiutarti se qualcuno la sentisse.
Ma anche se avessi voce, non c'è nessuno, e i più vicini, che comunque sono fuori da quella stanza, sono troppo sordi per ascoltare gli altri.
Sapete come si chiama quel posto?
Ma soprattutto, volete saperlo?
Ve lo dirò allora.
Si chiama Inconscio.
Nel mio lettino all'ospedale, mentre dovevo restare semplicemente in un profondo sonno per riposarmi, sotto anestesia, senza sensi, e mi sarei dovuta risvegliare non ricordandomi niente di quella dormita, al massimo qualche sogno, io ricordavo tutto.
L'Inconscio era per me un posto nuovo, quindi direi che posso dire di aver fatto un viaggio.
Il viaggio peggiore della mia vita direi!
Cerco ancora di eliminare tutto di quei ricordi, ma non ce la faccio!
Ci provo, ci riprovo, ma i fantasmi di quella stanza...
Fermi, fermi.
Non vi avevo parlato dei fantasmi vero?
Ebbene sì, c'erano dei fantasmi.
Fantasmi che si vedevano benissimo, avevano una luce bianca, che era impossibile non vedere in quella stanza buia.
Mi ricordo che tutti insieme mi andavano addosso, e con delle urla stridule - che però dubito fossero loro, i fantasmi non dovrebbero urlare così, quindi c'erano altre creature? - mi stordivano.

Davide e mia mamma continuavano a tenermi nascoste parecchie cose.
E Davide, vedevo che aveva una particolare tristezza nascosta, peggio che la mamma. 
C'era qualcosa che mi voleva dire ma non poteva.
Sentii anche una volta mia madre e lui in cucina che ne parlavano:
"Devi aspettare!" disse la voce femminile.
"Ma non posso più..."
"Si che puoi."
Molte volte chiesi a Davide cosa stava accadendo, cosa mi teneva nascosto.
"Non posso dire niente per ora." diceva lui.
Sentii qualcosa bagnarmi il viso, qualcosa che lo solcava impetuosamente, e gli occhi che si strizzavano un po'.
Questa cosa bagnata arrivo sulle mie labbra, decisi di assaggiarla. Era salata.
Avevo dimenticato anche il sapore delle lacrime ora?
   
 
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