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Autore: Mrs_Depp    10/11/2011    3 recensioni
Destino o semplice principio di associazione? A volte coincidono, a Severus succede spesso
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ci credi al destino?

Spinner’s End, sera.
 
Ci credi al destino?
Non fare quella faccia, sai di cosa parlo: quella misteriosa forza che muove il mondo a suo piacimento, che gioca a dadi con gli uomini scommettendo sulle loro vite. Il destino! Quel maledetto.
Ti chiederai perché la mia voce si incrina e i miei occhi si inumidiscono come quelli di una vecchietta nostalgica, patetico vero? Eppure non riesco a farne a meno, indecente la situazione in cui mi sono ridotto.
Maledizione, maledizione! Ogni volta che parlo con te mi perdo nell’autocommiserazione e dimentico di cosa stavo parlando.
Già, si, il destino.
Ho notato che ti viene incontro (o si scontra con te, dipende dai punti di vista) quando meno te lo aspetti. Bella scoperta vero? Ma non smetto mai di stupirmene.
Tu te ne stai lì a pensare a quanto marcia è la tua vita e tutto ad un tratto qualcosa attira la tua attenzione strappandoti alle tue inutili elucubrazioni. E poi, senza capire come, ti trovi sulla bilancia della fortuna, e sta a te decidere su quale piatto saltare.
Il destino, infame, maledetto, non ti dice mai cosa fare, ti sbatte in faccia qualcosa e tu devi adeguarti, non importa come.
E la tua vita cambia, più o meno.
La mia, di vita, a dire il vero non è cambiata più di tanto quella notte, sei anni fa; eppure quando Minerva ha pronunciato il suo nome reggendo il Cappello Parlante e lei è uscita dalla folla di studentelli del primo anno il mio cuore ha fatto una capriola.
Magari non era proprio destino, mi sono detto, solo puro e semplice principio di associazione, roba scientifica. Ma allora come mi spieghi tutto il resto, eh?
La prima cosa sono stati i capelli, fiamme brillanti che danzavano attorno al suo visino a ritmo dei suoi passi, cambiando riflesso ad ogni movimento del suo capo. No, non mettere su quell’espressione esasperata, lo so che sono patetico, ma non è colpa mia, è il principio di associazione, o il destino, o quello che è insomma!
Ecco, mi hai distratto di nuovo, ci riesci sempre, per Merlino!
Dov’ero? Ah si, il secondo punto: forse il suo sorriso, così spontaneo e solare da farmi sentire a casa, a me che non ho più una vera casa da anni.
Guardando lei non ho neppure avvertito il cappello urlare “Grifondoro!!”, era scontato comunque, dove altro poteva finire una Weasley.
Che hai detto? Il terzo punto? Oh, non c’è stato un certo punto quella notte, c’è stato molto tempo dopo. Porta pazienza, lasciami continuare!
Il destino, se è stato lui, ha continuato a tormentarmi poi, dal mattino alla sera, nelle aule e per i corridoi, dovunque la vedessi, per inciso; così ho potuto constatare il suo lento ma inesorabile cambiamento, in peggio ovviamente, cosa ti aspettavi?
è diventata più cupa, riservata, quasi rabbiosa, la piccola Ginny; anche con me, che pure le riservavo più attenzioni e meno cattiverie dei suoi fratelli, no, non per quello che pensi tu! è  sempre stata brava in pozioni. Nessuna associazione qui, per Merlino!
Però ammetto che ho pensato a te quando sono andato a trovarla in infermeria dopo che Potter aveva combinato quel casino nella Camera dei Segreti; ho pensato a quella volta in cui ti è arrivato addosso un bolide, dritto sugli spalti di Grifondoro. Ha fatto male vero?
Però non l’hai avvertito subito, all’inizio eri incosciente, proprio come lei.
Mi sono fermato a guardarla nella sua compostezza, piccola e perfetta, una statua di marmo vestita d’onice e coronata di porpora, così bella, come un pallido mattino di primavera ancora legato al gelo dell’inverno.*
Ma c’è stato anche il tempo dell’estate, della felicità, lei non è stata sempre triste e questo ha fatto bene anche a me, forse era destino.
Tu ci credi? Non mi hai risposta ancora.
Io ci credo un po’, forse ci ho sempre creduto, ma me ne sono accorto davvero solo quando si è messa con Potter, che maledetta coincidenza.
E così, mentre per lei era estate, per il suo ruvido e cupo professore di pozioni era ancora inverno, più gelido e scuro che mai, senza la speranza di una nuova primavera, di nuovo.
Buffo il ciclo delle stagioni, eh? Di un’ironia quasi sadica con tutti i suoi dèjà-vu. Si presta perfettamente a descrivere la mia assurda, complicata e infame condizione.
No, non piangerò di nuovo, non questa volta, perché se c’è una cosa che Ginny mi ha trasmesso è la sua forza, crescente di giorno in giorno nel suo petto, vibrante tra i suoi capelli e nei suoi occhi.
Eccolo il terzo punto, e forse è arrivato al momento giusto, quando sono stato più solo è vulnerabile tra quelle mura ormai mute e pesanti. Mi ha colpito, si, con la forza di uno schiaffo.
“Dovresti adeguarti, Weasley, lo dico per il tuo bene”
“Il mio bene” il sarcasmo della sua voce soffiato a pochi centimetri dal mio viso era bruciante come il fuoco nei suoi occhi: “Che ne sa lei, preside, di cosa fa bene a me? Lei non sa cosa voglia dire anelare l’abbraccio dei propri cari, sperare ogni giorno che siano al sicuro; probabilmente non sa neanche cosa voglia dire svegliarsi al mattino desiderando solo un bacio della persona che si ama. Lo nega forse?”
Sedici anni. Sedici anni e Ginny è riuscita a zittirmi, e quando ha ritenuto sufficiente il tempo da dedicarmi e si è allontanata con un’occhiata di sdegno, io sono scappato.
Già, Severus il codardo è tornato strisciando nel suo buco*, tra le ragnatele e la polvere di queste vecchie mura, il fiato grosso e il cuore a mille.
Ho strappato le vecchie lenzuola e distrutto il servizio di porcellana di mia madre, una furia incontenibile si è impossessata di me: “CREDI CHE NON SAPPIA? CREDI CHE IO NON COMPRENDA, GINNY? LO CREDI DAVVERO?” Le mie stesse urla mi hanno scosso con violenza, mi hanno liberato, almeno per qualche istante, da quel tormento che mi affligge ormai da anni e che non posso confessare a nessuno, nemmeno a Ginny.
Poi ti ho vista, mi fissavi da una cornice dimenticata su una mensola.
Non guardarmi così, ti prego, non guardare la mia miseria. Dovevo spiegarti tutto. Dovevo farti capire perché ho reagito così, proprio a quelle parole, di quella persona, in quel modo, proprio io che non reagisco mai, e che lotto per riuscirci.
Ma ad essere sincero non lo so spiegare. Non so perché sono bastate poche frasi sputate tra i denti con rabbia da una ragazzina di sedici anni a farmi scattare. Non capisco poi perché sono venuto qui. Non lo posso sapere, è il gioco del destino: mi ha portato te, ti ha portata via, mi ha fatto incontrare lei e ha fatto si che mi odiasse.
Patetico, infame, crudele, ma adesso ci credo, ne sono sicuro.
Tu ci credi? Ci credi al destino…Lily?
 
*siccome non voglio che Tolkien si rivolti nella tomba o che Peter Jackson venga a farmi una spiacevole visitina per questo evidentissimo plagio, voglio puntualizzare che la frase è tratta dal film Il Signore degli Anelli: Le Due Torri
 
*questa bellissima espressione è tratta dai vaneggiamenti della mia carissima Boby, che spesso e volentieri si rintana nel suo buco, scusa per il furto tesoro, spero di farmi pedonare con la storia :)
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Dopo aver assistito impotente alla morte del mio adorato Severus nel film Harry Potter e i Doni della Morte parte 2, ho pensato a lungo di scrivere una shot su di lui e sui suoi tormenti interiori.
Ora voi vi chiederete: ma cosa cavolo centra Ginny? Ebbbene ammetto che il collegamento banale e fondamentale allo stesso tempo sono i capelli rossi, ma vorrei sottolineare che anche il temperamento della Weasley si avvicina a quello di Lily, quindi non linciatemi pleaseeeee :P
Non dedico questa storia a Boby perché per lei ho in serbo di meglio, ma spero comunque che mi degnerà di un commentino piccino piccino!
A tutti gli altri lettori il solito invito: commenti!
Un bacio,
Alice (Mrs_Depp)
  
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