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Autore: aaarg    11/11/2011    10 recensioni
Le mani calde sul suo corpo. La schiena percorsa da mille brividi.
Come erano arrivati a quello nemmeno lo ricordava. Sapeva solo che era un peccato non esserci arrivati prima.
una One-shot su una notte d'amore (LA notte d'amore?) tra i nostri due eroi.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Una brevissima One-Shot, che mi è uscita così all’improvviso. Non sono brava a raccontare di queste situazioni, mi inibisco. Spero di non aver scritto una schifezza!
Ora me ne torno buona buona a Rose e Lillà… :DD
 
 
 
Notte di grilli e stelle
 
 
Le mani calde sul suo corpo. La schiena percorsa da mille brividi.
 
Come erano arrivati a quello nemmeno lo ricordava. Sapeva solo che era un peccato non esserci arrivati prima.
 
Di quel giorno non ricordava nulla. Il giorno era incominciato quando le sue labbra si erano posate sulle sue, quando le sue grandi braccia l’avevano stretta forte a sé. E lei, finalmente si era lasciata andare a quel sentimento che per troppo tempo e da troppo tempo aveva soffocato.
 
Lucciole, grilli, zanzare e rane. Queste le uniche luci, gli unici suoni intorno a loro. Almeno finchè i loro sospiri non si erano fatti più profondi, il desiderio più intenso.
 
Le sue labbra erano scese sul collo di lei mentre le mani sbottonavano la giubba. Un attimo si erano dovuti staccare, quando entrambi in un gesto fremente e rapido si erano tolti la camicia. Poi i corpi si erano incollati, fuoco sulla pelle, e i baci si erano fatti più esigenti.
 
Lui l’aveva aiutata a distendersi su una coperta gettata rapidamente sul prato, l’aveva adagiata e aveva ripreso la dolce tortura. Un bacio appresso all’altro, dal collo alla cintura dei pantaloni, passando nell’incavo del seno e soffermandosi traditore sull’ombelico. E intanto le mani, quelle mani calde e forti, slacciavano i lacci dei pantaloni. Poi, interrompendo un attimo la lunga teoria di baci, l’ha aiutata a togliere gli stivali, finiti poco lontano abbandonati ed inutili, almeno per quella sera. E la dolce tortura ricominciò, facendosi più ardita, scendendo oltre la linea dei pantaloni che, bacio dopo bacio, finirono per essere sfilati del tutto. Ed intanto lui era arrivato giù, all’attaccatura delle gambe, e si era fatto più ardito, osando carezze più profonde. Ansimò e i grilli non li sentì più. Aveva gli occhi aperti ma le lucciole erano scomparse. Sentiva un piacere infinito espandersi in lei. Ma si rese conto che, per quanto bello, non era quello che voleva quella sera. Fermò la mano di lui, quella mano ardita e colpevole del suo piacere. Lo guardò negli occhi. Lui capì.
 
Si stese, e lei incominciò. Partì dal collo, passando per il petto muscoloso e solo leggermente villoso, e baciando arrivò anche lei all’attaccatura dei pantaloni. Gli stivali volarono senza cerimonie a far compagnia a quelli bianchi di lei, i pantaloni accartocciati sopra i suoi. L’eccitazione di lui era evidente ed innegabile. Il piacere che lei gli stava dando con quei baci incerti, inesperti eppure sensualissimi, era una realtà. Ma anche lui si accorse che non era quello che voleva. L’attrasse a sé. La baciò. Si rigirò e si trovò sopra di lei.
 
Si guardarono negli occhi e non furono necessarie parole. Il suo fu un sì muto ma deciso. Lui entrò piano. Attese un attimo e poi iniziò la sua danza, prima lentamente poi con un ritmo sempre crescente. E insieme al ritmo crescevano i sospiri. Lei ormai si sentiva la febbre, si sentiva di delirare. Ma non era un delirio di malattia. Era pura estasi. E si trovò a gridare e a chiamare il suo nome. E lui anche la chiamava. E si gridavano “Ti amo!”. E raggiunsero il cielo senza volare, stesi in un prato, respirandosi i sospiri.
 
Poi lui si stese accanto a lei. E lei si acquattò nell’incavo del suo braccio, domandandosi “Dove sono stata in tutti questi anni?”*. Finalmente in pace col mondo si addormentarono, mentre grilli e rane cantavano la ninna nanna, le stelle facevano loro da coperta e le lucciole illuminavano la notte perché non gli facesse più paura.
 
 
 


* scroccando la frase a Claudio Baglioni (“Io sono qui”)
  
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