Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: eilantha    09/07/2006    2 recensioni
Parla Sirius, in una immagine di lui dopo Hogwarts, ma prima del 31 ottobre 1981: "Guardo il letto dove sono seduto. E la ragazza che dorme, rannicchiata, al mio fianco. Come si chiama? Non me lo ricordo. Quando e dove l’ho incontrata? Non ricordo. Oramai ho la tendenza a bere ogni sera, fino a dimenticare il mondo che mi circonda."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
prova

Sono stanco. Stanco di essere al mondo senza sapere realmente cosa voglio fare di me stesso, della mia vita. Stanco di non sapere se sto vivendo o se sto “tirando avanti” e basta.

Guardo il letto dove sono seduto. E la ragazza che dorme, rannicchiata, al mio fianco. Come si chiama? Non me lo ricordo. Ma posso vedere dai suoi corti capelli neri e dalla linea del suo viso che è carina. Quando e dove l’ho incontrata? Non ricordo. Oramai ho la tendenza a bere ogni sera, fino a dimenticare il mondo che mi circonda.

James e Lily disapprovano questa mia condotta. Ma loro non possono capire.

Peter ride di questa mia debolezza, continua a dirmi che gli sembro tornato il ragazzino spezza cuori che ero a Hogwarts. Ma non è vero, non potrò più essere spensierato come allora.

Remus invece è l’unico che non mi dice nulla. Si limita ad osservarmi, piegando leggermente il capo, e a farsi trovare a casa mia ogni mattina per costringermi a mangiare qualcosa. Dicendomi che non posso vivere di solo alcool. Lui probabilmente è l’unico che capisce cosa sto provando. Anche lui la amava, come la amavo io. In maniera diversa, è vero. Perché lui non si è mai dichiarato, ha sempre tenuto per sé quei sentimenti. E lei lo considerava solo un amico. Un caro amico.

Lei. Lei che era la luce per me. Lei che tra tutte è stata l’unica a conoscere anche il mio lato canino, Felpato. E che ha amato quello, per primo. Mentre non si fidava assolutamente di Sirius, all’inizio.

Ma non voglio pensare di nuovo a lei. Ogni volta che lo faccio cado in un baratro autodistruttivo.

Mi alzo dal letto, cercando di non svegliare la ragazza. Le mie storie ultimamente non durano più di un mese ciascuna. Non che mi lamenti della cosa. E’ che probabilmente cerco qualcosa che queste ragazze non hanno. Qualcosa o qualcuno? Non lo so, nemmeno io so cosa sto cercando.

Ma so che nessuna di loro lo ha. O forse sono io che non sono più in grado di trovarlo.

Mi siedo sul davanzale della finestra, spalancandola per assaporare la brezza della notte. Più che brezza questo è vento gelido. Annuso l’aria. La neve. Presto nevicherà, il mio fiuto solitamente non sbaglia. Guardo la strada sotto di me. E’ vuota, anche se lontano si intravedono delle ombre. Questo non è il periodo giusto per uscire per strada la notte. E nemmeno si è sicuri in casa.

La ragazza si muove nel letto, sento un mugolio lontano. La guardo con la coda degli occhi. Non voglio distoglierlo dalla strada. Mi sembra che qualcuno si stia avvicinando. I miei sensi sono all’erta.

- ..us! -

Un gruppo di persone sta attraversando la strada. Non riesco a vederle bene, ma il loro odore mi arriva chiaro, odore di alcool. Spero che non si tratti di loro, ma ugualmente allungo la mano verso i miei vestiti, lasciati cadere in terra, alla ricerca della bacchetta magica. Ma non la trovo. Mi volto quasi disperato verso il letto per cercarla.

- Sirius, insomma! -

La guardo. Si è svegliata completamente e si è seduta sul letto a guardarmi. Non è una ragazzina pudica, infatti si offre alla mia vista completamente nuda, senza nemmeno tentare di coprirsi con il lenzuolo. Ha un bel corpo, devo ammetterlo. E i suoi occhi chiari fissi su di me, mi colpiscono.

- Ciao. -

E’ tutto quello che riesco a dire. Maledetto me e la mia memoria del cavolo. Se solo mi ricordassi qualcosa di quello che sicuramente mi ha detto ieri sera. O almeno il suo nome.

- Cosa fai alla finestra? -

Già la finestra. Mi guardo alle spalle, verso la strada. E mi accorgo che il gruppo di persone non c’è più. Bene, sospiro. Niente lotta, stavolta.

- Allora? -

La fisso nuovamente. Cosa posso dirle? Non di certo che avevo caldo, sarebbe troppo banale. Anche se sono nudo sul davanzale di una finestra aperta in pieno gennaio.

A questo punto è meglio se non rispondo. Mi alzo, chiudo la finestra e torno al suo fianco nel letto. Le sfioro la spalla con la mano ghiacciata. E lei freme. Di freddo. Ma qualcosa nei suoi occhi mi dice che non si tratta solo di freddo. Allungo la mano dietro la sua nuca e attiro il suo volto verso il mio, chiudendole la bocca con le mie labbra e lasciando che le nostre lingue si incrocino, si cerchino, si stuzzichino.

 

Il sole entra prepotente dalla finestra. Ma non è questo che mi ha svegliato. E’ stato un rumore. Allungo un braccio alla ricerca dell’orologio da taschino che mi hanno regalato i ragazzi. Lo tengo sempre sul comodino. Ma mi accorgo che il comodino non è dove me lo aspettavo. Alzo il capo, appoggiandomi sui gomiti e mi accorgo che, per la prima volta, mi sono svegliato dal lato opposto del letto matrimoniale. Del mio letto.

Ma come è possibile? Dormo sempre sulla destra. Ed ora sono sulla sinistra. Mi guardo intorno ma non vedo nessuno.

SBANG. Quel rumore, quel rumore che mi ha svegliato. Mi alzo di scatto, cerco i miei boxer – possibile che li spedisco sempre nel punto più lontano della stanza? – li infilo mentre sto scendendo le scale, – promemoria, non riprovare mai più a farlo, si rischia di cadere in una posizione assurda - poi a metà della discesa mi ricordo di aver dimenticato la bacchetta ed allora mi rifiondo in stanza alla sua ricerca. Finalmente la trovo, sotto i jeans. La prendo, me la infilo nell’elastico dei boxer e ricomincio a scendere le scale.

E la scena che mi ritrovo ad osservare è la più strana che ho visto negli ultimi mesi.

La ragazza che mi sono portato a casa ieri sera – secondo promemoria, SCRIVERSI da qualche parte il nome di quelle che entrano nel mio letto – è in cucina, vestita solo con la mia camicia bianca, di cui ha rimboccato le maniche troppo lunghe, che prepara la colazione in compagnia di Remus. E ridono e scherzano. Ma soprattutto scoppiano in una risata frenetica al mio ingresso.

- Ciao Sirius. -

Mi dice lei, agitando il cucchiaio che tiene in mano, come fosse una prosecuzione del suo braccio.

- Ciao, Felpato. Bell’abbigliamento. E’ la nuova moda dei Black? – mi chiede Remus e scoppia nuovamente a ridere, seguito dalla ragazza.

Io metto il broncio. Non amo che si prenda in giro il mio abbigliamento. Soprattutto quando so di non essere impeccabile come al solito.

Mi sposto una ciocca di capelli che mi è caduta sul viso e sbuffo. E loro scoppiano in un’altra risata. Per quanto ancora dovrò sopportare questo trattamento? Mi volto, dando loro le spalle e torno su dalle scale in camera, per darmi una lavata in bagno e vestirmi. Appena mi sarò svegliato completamente quei due mi sentiranno... prendersi gioco di me, di un Black!

Entro in bagno per farmi una doccia e lancio una veloce occhiata allo specchio. E capisco. Nella fretta di indossare i boxer non mi sono assolutamente accorto che erano al contrario! Ecco spiegato il mistero della loro ilarità.

Li tolgo, nuovamente, gettandoli nel cestino dei panni sporchi e mi getto sotto la doccia. Mentre l’acqua scorre sulla mia faccia, tiepida, mi metto a pensare alla strana scena a cui ho assistito in cucina. Remus che ride e scherza. Non che questa sia una novità. Ma è una novità che lo faccia con una delle ragazze che trova in casa mia. Il primo giorno che la incontra poi.

In effetti il comportamento solito di Remus è quello di un ghiacciolo. Non le tratta male, usa sempre la cortesia. Ma una cortesia talmente fredda da spaventare persino me che lo conosco da una vita, oramai.

Mentre stavolta c’era cameratismo tra loro, come se fossero due amici che si incontrano dopo parecchio tempo. ACCIDENTI! Stai a vedere che anche io la conosco, questa ragazza! L’atroce dubbio mi fa uscire dalla doccia velocemente. Così come velocemente mi rivesto e scendo in cucina.

Loro stanno già mangiando. Ed alzano solo un sopracciglio al mio ingresso.

Prendo una sedia, la giro al contrario e mi siedo di fronte a loro. Ero talmente di corsa che non ho asciugato i capelli ed ora sto sgocciolando sul tavolo. Remus fa una smorfia. Non osa sgridarmi – come se non lo facesse mai – davanti a lei, e questo mi conferma che c’è qualcosa sotto.

- Allora? – chiedo.

Loro si guardano, poi mi guardano, con aria interrogativa, ma non mi rispondono.

- Non avete proprio niente da dirmi, voi due? – insisto.

Remus aggrotta la fronte, poi, come se un illuminazione fosse passata nei suoi occhi, capisce. E finalmente ottengo le risposte che cercavo.

- A parte aggiornarti sugli ultimi pettegolezzi da Hogwarts, intendi? Sarah-Lee mi stava raccontando delle novità nella squadra di Quidditch dopo i nostri MAGO...-

E bravo Remus! Con una frase è riuscito a dirmi tutto quello che mi interessava sapere: il nome della ragazza, dove l’avevo già incontrata e soprattutto che giocava con James, quindi anche che era nella nostra casa. Devo ricordarmi di comprare un soprabito nuovo a Remus, in sostituzione di quello liso che porta sempre, se lo merita proprio un bel regalo per questo aiuto!

Accidenti, però. Ora che ci penso, se lei era nella squadra di Quidditch l’anno dei nostri MAGO... allora sa anche tutto di me e...

PORCACCIA LA MISERIACCIA! Ed io me la sono anche portata a letto!

Mi sa che la mia faccia sta esprimendo qualcosa, perché Remus si sta strozzando col cibo per cercare di non scoppiare a ridere, la sua faccia sta assumendo un colorito violastro. E la ragazza, Sarah-Lee, mi fissa mentre dà delle grandi manate sulla schiena al mio amico per impedire che soffochi.

- Bene. Grandioso. – commento – Anche stavolta sono riuscito a fare la figura del deficiente. -

- Ma no, Sirius. – commenta lei – Sapevo benissimo a cosa andavo incontro quando ti sei avvicinato e mi sono accorta che non mi avevi riconosciuta.. - mi sta guardando con un tale ghigno sulla faccia che mi viene voglia di levarglielo a forza di schiaffi. Ma mi trattengo.

Per la prima volta, recepisco che io sono stato usato da una donna, come di solito io uso le donne. Per puro divertimento. Certo, non posso dire che non sia stata una notte piacevole, dannatamente piacevole. Ma il mio orgoglio di Black mi dice che dopo una notte simile, la fanciulla in questione dovrebbe essere di fronte a me che mi chiede, come al solito, quando ho intenzione di sposarla, per riparare al danno, o quando mi trasferisco a casa sua.

Ma questo non è il caso. La fanciulla è davanti a me che ride con uno dei miei migliori amici e non ha assolutamente intenzione di farmi alcuna dichiarazione sconvolgente.

Mi sento strano. E’ la prima volta che mi capita una cosa del genere e non so nemmeno io se esserne sollevato – potrò finalmente divertirmi con qualcuno che non pretende da me un impegno fisso – o demoralizzato per aver perso parte del mio fascino.

Ma la mazzata più grande deve ancora venire, come scopro fin troppo presto.

- Oddio, guardalo Remus! Era così sicuro del suo fascino e del fatto che sarei caduta ai suoi piedi che ora non sa come comportarsi! -

Mi fissano di nuovo entrambi e di nuovo scoppiano a ridere.

- Non è divertente. - dico loro.

- Non sai invece quanto lo è, amico mio. Aspetta solo che anche James arrivi e vedrai quanto ci divertiremo! – mi risponde Remus.

James? E cosa c’entra adesso lui? Ma un sonoro CRACK di qualcuno che si materializza mi interrompe dai miei pensieri.

Mi volto verso la porta e quello che vedo è il mio migliore amico, vestito di tutto punto, che ci fissa con un sorriso sornione sul volto.

- Sarah-Lee, Jordan! Che piacere rivederti! E proprio insieme ai miei migliori amici! – James ha la pessima abitudine di urlare, di prima mattina, calcando su ogni frase che dice.

Poi si avvicina alla ragazza, la abbraccia e scambia con lei i soliti convenevoli.

Poi si siede e mi fissa sorridendo.

- E così il nostro Sirius ti ha abbordato.. -

- Io non ho abbordato nessuno. Mi sono avvicinato gentilmente e... – inizio a replicare. Solo che non ricordo cosa sia successo dopo. E me lo si legge in faccia.

- E mi ha rovesciato tutto il bicchiere di Fuocognac che aveva in mano nella scollatura! – Scoppiano tutti a ridere, e il mio sguardo allarmato – PER LA BARBA DI MERLINO, HO REALMENTE FATTO CIO’? – rende l’atmosfera ancora più ilare.

- E dopo questo, per scusarsi, ha agitato la bacchetta facendo letteralmente sparire, oltre alla macchia sul mio vestito, anche il vestito! – Di male in peggio. Anche perché a questo punto anche io inizio a ridere per l’assurdità della situazione. – E quando ha realizzato cosa aveva combinato, l’unica cosa che è riuscito a dirmi è stata “Smaterializziamoci a casa mia”. -

A questo punto stiamo ridendo tutti come delle iene. Me compreso. Cavolo, dovevo proprio essere ubriaco.

Il racconto di Sarah-Lee continua, mettendomi sempre di più in ridicolo. Ovviamente non racconta interamente ciò che abbiamo fatto, racconta solo quelle parti in cui io, con la mia solita maestria, sono riuscito ad essere oggetto di grande ilarità.

E conclude con la mia discesa in boxer di stamane.

James e Remus sono piegati in due dalle risate. Ed io pure.

Al diavolo l’orgoglio dei Black, mi ci voleva proprio una sonora risata con gli amici!

 

E per la prima volta, mi accorgo, una ragazza che non sia Lily sta tenendo il nostro ritmo di Malandrini. E la cosa che mi piace di più di questa ragazza è che da me non si aspetta nulla. Perché sa.

 

Forse il mio mondo sta cambiando. Forse sono io che sto cambiando. Forse ho trovato quello che cercavo. Non lo so, in realtà. E nemmeno voglio saperlo. Mi sta bene così come è.

 

So solo che ricomincio a sentirmi vivo. E a voler, di nuovo, vivere.

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: eilantha