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Autore: Flaviuz    11/11/2011    1 recensioni
Una storia così improbabile che non crederete neppure di averla mai letta. Parla di Teodora, una ragazza che sta affrontando una difficile decisione.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lei era lì. Stesa sul divano/letto/lavello a cimentarsi per l’ennesima volta nel solito testa o croce mentale.
Che avrebbe dovuto fare? Teodora era in crisi.
Erano ormai settimane che era corteggiata da due ragazzi, e lei non sapeva chi dei due avrebbe dovuto scegliere: non era abituata a dover affrontare decisioni anche lontanamente simili.
Per quasi tutta la sua vita l’unico contatto che aveva avuto col mondo maschile era stato con Pino, il molestatore abituale del tram sessantacinque barrato. E da qualche giorno Pino sembrava anche aver perso interesse per lei.
Malgrado Teodora fosse buona d’animo, e nonostante volesse bene ad entrambi i suoi corteggiatori, il suo tormento non derivava dal fatto in sé di dover scegliere uno dei due, né dalla delusione che avrebbe arrecato al cavaliere scartato: il problema principale era la qualità di tali "cavalieri".
Il primo era Uga.
Uga si chiamava così per un problema all'anagrafe. In origine il suo nome infatti era Lucrezia. Uga, che in realtà era un ragazzo, era l'equivalente al maschile di un lady Oscar italiano.
Nato alla periferia di Milano, Uga decise di seguire le orme di sua madre, Concetta, emigrante napoletana con la passione per i musical e la friggitoria. Da buon mezzo meridionale, Uga decise di emigrare, alla tenera età di trentasette anni.
La sua migrazione terminò quando giunse in una cittadina friulana, dove aprì la friggitoria "Zeppole, zeppoline, e zeppolette".
Fu lì che Uga e Teodora si conobbero.
Quando i loro sguardi s’incrociarono per la prima volta, i due avvertirono subito una certa tensione, che lui attribuì all’impepata di cozze mangiata al brunch.
<Hai il pantalone sporco d’olio>, disse lei indicandogli tra le gambe.
<Non è olio> rispose lui compiacendosene.
Teodora sorrise incuriosita e schifata.
Il primo bacio fu indimenticabile: lui aveva appena finito di mangiare e aveva l'alito che odorava di patate, prezzemolo e panna montata. Lei pure.
Successivamente i due continuarono a frequentarsi, e per un po' di tempo le cose sembrarono andare per il meglio. Teodora era felice del suo rapporto, malgrado nella sua mente iniziasse a balenare il triste sospetto che il suo amato fosse un deficiente totale.
Si accorse che i suoi sospetti erano pienamente fondati quando un grigio martedì di novembre Uga fu colto da una crisi mistica, che lo portò a credere d'essere un bufalo indiano.
<Teodora, mi dispiace che sia finita così, ma devo tornare dai miei simili> furono le ultime parole che le disse prima di partire per Cuba.
Nei mesi successivi Teodora restò a letto, a contemplare di come l'amore le abbia annebbiato la vista, e le abbia reso invisibile l'evidente demenza del suo compagno/bufalo indiano.
Fu durante un giorno qualsiasi di un mese a caso del duemila e qualcosa, quando Teodora era a casa a sgranocchiare patatine e arrotolarsi tra le coperte, che sentì qualcuno bussare alla sua porta. Era Burbasaur, il miglior amico di Uga.
<Ho sentito che il tuo ragazzo è scappato a Cuba perché convinto di essere un bufalo indiano. Dev'essere difficile. Io ti posso capire: mio fratello cerca di mordersi la coda> disse Burbasaur, chiamato così perché il padre aveva perso una scommessa su Facebook.
I due cominciarono a frequentarsi per un po', e Burbasaur sembrava interessato a Teodora. Il suo unico difetto era un tic nervoso che gli faceva battere nervosamente la palpebra sinistra, e contemporaneamente dire "abra calabria!".
Spaventata da questa sua "particolarità", e dal fatto che Burbasaur era già fidanzato, decise di non concedergli mai niente, e i due continuarono a frequentarsi senza impegni.
Era costantemente dubbiosa riguardo una sua probabile relazione con Burbasaur, e i suoi dubbi si accentuarono quando, dopo sei mesi, Uga tornò a bussare alla sua porta.
Era vestito con un'enorme pelliccia d'orso, una collanina di denti di puma e una lancia fatta di legno e pietra. Indossava anche una foglia di fico per coprirsi le parti intime, e due nastri adesivi a forma di cuoricini rosa sui capezzoli.
<Teodora, lasciarti è stato il più grande errore della mia vita. No, il più grande errore della mia vita è stato lavarmi le orecchie con la maionese. Diciamo che lasciarti è stato il secondo più grande errore della mia vita. Ho capito di non essere un bufalo. Sono un liocorno. Torna con me, ti prego> le disse, gesticolando con i piedi.
<Senti, Uga, in questi mesi ho frequentato Burbasaur. Poi mi hai fatto del male. Mi hai fatto male qui> rispose Teodora toccandosi il petto.
<La milza?> domandò Uga. Teodora gli sbatté la porta in faccia.
L'indomani mattina, Burbasaur trovò una testa di cavallo nel letto.
Teodora decise così di prendersi una pausa da entrambi.
Ed ora era ancora lì, stesa sul suo divano/letto/lavello a decidere chi dei due avrebbe dovuto scegliere.
Chi doveva scegliere? Burbasaur era dolce e comprensivo, ma il fascino da liocorno di Uga era irresistibile.
<Forse... forse dovrei abbandonarli entrambi. Mal comune mezzo gaudio> pensava a volte tra sé e sé.
Certe notti riusciva addirittura a convincersi di questo, e trovava persino il coraggio di prendere in mano il telefono, intenzionata a spedire il messaggio finale. Ogni volta lo rileggeva.
"Penso che non dovremmo vederci più. Sai, NomeDaInserire, penso che tra di noi non possa funzionare. Non voglio prenderti in giro, ma sono sicura che un giorno troverai la ragazza adatta a te, e che ti renderà felice. Addio, NomeDaInserire, non ti dimenticherò mai."

Era circa l’una e mezza di una notte che sembrava esattamente uguale a tante altre, quando un segno la aiutò a prendere una decisione. Così come in tante altre notti insonni era seduta in cucina a mangiare corn flakes da una tazza piena di latte e a guardare distrattamente le televendite in tv. Quando posò lo sguardo sulla tazza, i suoi occhi si spalancarono e le cadde il cucchiaio. Quei cereali avevano formato una scritta, un’inequivocabile scritta che non poteva essere ignorata. Nella tazza c’era scritto “Uga”. Non c’era scritto Burbasaur, nella tazza c’era scritto Uga.
”Uga è sicuramente il ragazzo adatto a te, Teodora. Lo so che ha sbagliato, e che ieri credeva di essere un bufalo, oggi un liocorno, domani chissà, ma devi dargli fiducia. Non è cattivo, è solo scemo” era la scritta che i corn flakes avevano formato nella tazza. A quel punto la scelta le fu facile.
Così, Uga e Teodora tornarono insieme, due anni dopo si sposarono ed ebbero tre figli, Uotismaidestini, Drago e Nball.
Di loro ora non si hanno informazioni precise, tranne che Uga passa il tempo a setacciare i parchi e i boschi di tutto il mondo alla ricerca del Santo Graal, che lui sostiene sia stato rubato e nascosto da una baby gang di scoiattoli. Teodora alleva i tre piccoli, cercando di limitare l’eredità genetica di Uga.
Nel complesso, sono felici.
   
 
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