Disclaimer:
Hyoga,
Camus e
Isaak © Masami Kurumada
Kirill,
Oleg e
Nazar © Lady Aquaria
Questa OS non è scritta a scopo di lucro, ma solo per divertimento (come sempre).
Enjoy^^
Lady Aquaria
Udacha,
nebolʹshoĭ
Hyoga
Siberia Occidentale, inverno 1998.
La trojka procedeva spedita nella steppa, nonostante la tormenta che flagellava la regione da qualche giorno. Tuttavia Nazar spronò i cavalli, diretto a nord di Kobotec, all'Isba sperduta nella steppa, dove abitava Camus dell'Acquario.
Uno starnuto lo distrasse, facendolo voltare verso il fagottino biondo che tremava vistosamente, spossato dal viaggio e dai dispetti che i ragazzini dell'orfanotrofio gli avevano fatto quel giorno -l'ultimo dispetto della sua vita-.
L'aveva trovato a terra, nella misera cucina dell'edificio, mentre, bagnato fino alle ossa, tremava. E a quanto pareva, non aveva smesso.
"Pessima idea."sbraitò l'uomo accanto a lui, a cassetta.
Neve, tanta neve.
Un'unica distesa bianca e monotona, che sembrava attirare i suoi occhi come nulla, prima di allora. E sì che ne aveva vista, a San Pietroburgo, di neve. Aveva giocato con sua madre, rincorrendola per tutta la prospettiva Nevskij, incuranti dei passanti che guardavano con disapprovazione la donna sola, con il suo bambino.
"…skoro my pridem k Uchitelyu."
Non guardò l'uomo che gli aveva parlato; continuò a puntare i suoi occhi sulla distesa candida, ignorando qualunque altra cosa, anche le parole di scherno che l'altro uomo gli rivolse, parlando.
"E ti ripeto che il ragazzino non è normale, Nazar, e il Maestro ha ben altro cui pensare che a questo sciocco ragazzino malato!"
"Oleg, il bambino non è malato. È solo e spaventato, e tu sei un idiota."
Oleg rise, cattivo, indicando il bambino con un cenno della mano.
"Anche la mia famiglia era su quella nave, ma i miei figli non sono ritardati come questo sacco di pulci."
Nazar diede uno strattone secco -e involontario- alle redini, spronando i cavalli.
"Sì, e tu ti sei salvato grazie a Natassia Alexeyeva. Sei tu che le hai rubato il posto in scialuppa."
"Non dovevo certo morire per lei."sbottò Oleg."Avevo tre figli piccoli. E quella….sgualdrina non meritava una seconda possibilità."
Nazar tirò le redini, facendo quasi imbizzarrire i cavalli, che nitrirono irritati.
"Scendi!"gli urlò, spintonandolo giù dalla slitta."Scendi, bastardo! E non farti più vedere a casa mia, maledetto, non sei gradito!"
"E come torno a Kobotec?"sbraitò Oleg, allargando incredulo le braccia.
"A PIEDI!"gridò Nazar.
*
La missiva del Grande Sacerdote gli era arrivata due giorni prima, annunciandogli l'arrivo di un altro allievo del quale, però, ancora nessuna traccia.
Che si fossero persi?
Quella maledetta tormenta non accennava a smettere, anzi. Anche il tempo era infuriato per qualcosa, ma non capiva cosa.
"Maestro?"
Si voltò verso Isaak, che stava giocando con la pista e il suo trenino di legno. Quel giorno, per lui, non c'era allenamento. Il freddo era più intenso del solito, e lui non v'era abituato.
"Dimmi."rispose, continuando a guardare fuori dalla finestra.
"Avevate detto che sarebbe arrivato un altro allievo…ha cambiato idea?"
Cambiato idea? L'ingenuità del bambino lo fece sorridere amaro.
Come se loro, aspiranti Saint, avessero davvero una scelta. Non ce l'aveva avuta nemmeno lui…
"No. La tormenta è forte, sono solo in ritardo."gli rispose, sbrigativo. Gli era parso di intravedere una slitta, in lontananza…forse l'allievo stava arrivando."Rimani in casa, Isaak. Non muoverti."l'ammonì, infilandosi una giacca e prendendo una coperta dalla seggiola accanto la porta."Continua a giocare."
Si richiuse la porta alle spalle, avanzando incurante del vento che spirava, gelido e tagliente, e si avvicinò alla trojka.
"Maestro."salutò Nazar, assicurando le redini alla betulla lì vicino e salutando con reverenza Camus."Vi ho portato l'allievo, su incarico del Grande Sacerdote. Perdonatemi il ritardo, ma la tormenta…"
Camus annuì.
"La tormenta non dà tregua, lo so. Che cosa potete dirmi, del bambino?"
"Stando ai documenti che l'orfanotrofio aveva su di lui, sappiamo che è solo al mondo. Nessun padre, e sua madre…"
"Kak tibya zavut?"gli domandò Camus, freddo, in russo, non ricevendo risposta.
"Dovete aver pazienza con lui…è un bambino riservato e taciturno, che da quando ha perso sua madre, nel disastro navale di qualche anno fa, non parla. È sempre chiuso nel suo mondo: non sorride con nessuno, dice due o tre parole, sta sempre da solo. Nemmeno Kirill, che ha la sua età, è riuscito a farlo parlare."
Annuì, mesto. Aveva sentito parlare di quel disastro.
Una sorta di Titanic siberiano, dove il vecchio peschereccio trasformato in nave passeggeri, che l'armatore aveva provato a rinforzare con lastre d'acciaio per passare attraverso il ghiaccio, era stata sventrata da un grosso lastrone che aveva tagliato lo scafo in due, come una lama col burro.
Il bambino starnutì,
tremando di freddo, e attirò il suo
sguardo: allora non era disobbediente, o insolente.
Doveva avere sette anni, o forse nemmeno quelli. Era chiuso in
sé stesso, e
anche in quel momento, mentre parlavano di lui, si limitava a tenere lo
sguardo
basso, concentrato sui stivaletti consunti.
"Un altro orfano."commentò Camus, pensando a Isaak, che li stava spiando, curioso, dalla finestra.
"Sua madre era Natassia Alexeyeva. Una di noi, praticamente. Oleg ha preso il suo posto in scialuppa, e la poverina è affondata insieme alla nave."spiegò Nazar.
"Come si
chiama?"domandò di nuovo, ma a Nazar,
stavolta.
"Hyoga, maestro."rispose l'uomo, scompigliando i capelli biondi del
bimbo.
"Hyoga."ripetè Camus, avvertendo, subito dopo, lo sguardo
limpido del
bimbo su di sè."Hyoga."
Lo avvolse nella coperta che aveva portato con sè, mentre Hyoga tremava come una foglia al vento; i vestiti che aveva indosso, logori, erano troppo leggeri per quelle temperature rigide, e aveva gli occhi lucidi, tipici di chi era malato.
"Riferite al Grande Sacerdote che il bambino è arrivato, e che inizierò ad allenarlo quanto prima."rispose, brusco e arrabbiato, prendendo tra le braccia Hyoga, che non oppose resistenza.
"Udacha, nebolʹshoĭ Hyoga."sorrise Nazar, guardando i due entrare nell'isba.
*
In che razza di mani era finita, quella povera creatura, se nemmeno si erano curati della sua salute? Il bambino scottava, aveva la febbre molto alta, e si sentiva anche attraverso i vestiti.
Lo sedette accanto al camino
acceso, badando bene a non farlo
sbilanciare all'indietro, e chiamò Isaak.
"Controllalo. Ha bisogno di un bagno bollente."ordinò al
ragazzino,
che andò prontamente a sedersi accanto a lui."Un bagno e una
buona dose di
fortuna."aggiunse, mentalmente, provando pena per quel povero piccolo.
"Ciao! Io sono Isaak!"esclamò subito l'interessato, circondandogli le spalle, quasi per scaldarlo.
"Isaak…non iniziare a parlare come una macchinetta…ci vuole pazienza con Hyoga, è appena arrivato ed è disorientato…lascialo ambientare un attimo!"disse Camus, dalla stanzina attigua, separata dal resto della stanza tramite una tela."Vieni, Hyoga."aggiunse, riprendendolo in braccio."Vieni a scaldarti un po’."
Non parlò, ancora troppo scosso da tutto, lasciandosi lavare e rivestire come un bambolotto.
"Forse ti vanno un po’ larghi, ma…questo è quello che ho in casa, adesso."gli spiegò Camus, infilandogli una vecchia maglietta blu, che era stata sua.
Hyoga scrollò le spalle.
Dopo tanta cattiveria, era quasi incredibile quella delicatezza, nei suoi confronti.
"Te la senti di mangiare qualcosa?"
Annuì, e Camus lo riportò nell'altra stanza, di fronte al camino.
"Spasiba."mugolò Hyoga, gli occhi lucidi di pianto, adesso, quando Camus gli ebbe porto il piatto di semolino fumante, per fargli riprendere le forze. Nessuna parolaccia nei suoi confronti, nessuna sberla in testa, perché non mangiava in fretta. Solo gentilezza -rude, magari- ma gentilezza.
"Perché mi ringrazi? Per un piatto di semolino?"gli sorrise, elargendogli una carezza in testa e facendo la stessa cosa con Isaak."E tu mangia, che si fredda."
Nazar, andando via, gli aveva augurato Buona Fortuna.
Ne aveva bisogno, e tanta, se voleva sopravvivere, febbricitante, in quella distesa gelata.
No. Se voleva sopravvivere, e basta, in quella distesa gelata.
Lady Aquaria's corner.
Salve! ;)
Come avrete capito dalle prime parole, come sempre ho spostato la linea temporale, spostandola dagli anni 80 ai 90; Camus e Hyoga, come spiegato nella Taizen, o su Wiki, o su qualsiasi altro sito che tratta Saint Seiya, hanno circa sei anni di differenza, quindi, qui, Camus ha circa 13 anni, e il piccolo Hyoga ne ha circa sei, sette.
A qualcuno può risultare snervante dover andare su e giù per il documento per leggere la traduzione: ritengo necessario inserire, di quando in quando, qualche parola in lingua straniera (il russo, in questo caso), per poter rendere al meglio l'atmosfera della os.
Detto ciò, ecco le suddette traduzioni e spiegazioni:
1.La Trojka: si tratta di una slitta russa, trainata da tre cavalli (da qui, trojka)
oppure:
2.Kobotec: il villaggio immaginario, in Siberia, dov'è sita, tra l'altro, l'isba di Camus e co.
3.La prospettiva Nevskij (in russo: Невский проспект, ossia "Viale della Neva") è la strada principale che attraversa la città di San Pietroburgo;
4.…skoro my pridem k Uchitelyu: presto arriveremo dal Maestro.
5.Kak tibya zavut? : come ti chiami?
6.Scafo: parte inferiore, dentro l'acqua, di una nave;
7.Udacha, nebolʹshoĭ Hyoga: buona fortuna, piccolo Hyoga
Una mia personale visione sul primo incontro tra Camus e Hyoga. :3
Hope you
like it ;)
Vale^^
Lady
Aquaria