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Autore: Lue    11/11/2011    3 recensioni
Luna porta ancora i capelli lunghi, di quel biondo pallido, bruciato, legati in innumerevoli treccine, così tante che paiono una cascata d’oro sulle sue spalle. Ron ne vede il riflesso che scintilla alla luce del sole, e tutti quegli anni passati a dimenticare, a dimenticarla, volano via, il vento li porta lontano.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Ron Weasley | Coppie: Luna/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Certi amori ti rendono cenere.

 

Si rincontrano dopo tredici anni, Ron e Luna.
I loro capelli hanno qualche leggero accenno di bianco – un capello, due – e i loro occhi luminosi sono contornati da sottili rughe.
Per strada camminano e seguono il filo dei loro pensieri, sospinti dolcemente dalla forza del destino.
Luna porta ancora i capelli lunghi, di quel biondo pallido, bruciato, legati in innumerevoli treccine, così tante che paiono una cascata d’oro sulle sue spalle. Ron ne vede il riflesso che scintilla alla luce del sole, e tutti quegli anni passati a dimenticare, a dimenticarla, volano via, il vento li porta lontano.
Negli occhi azzurri di Ron c’è il mare adesso e nelle sue orecchie rimbomba l’eco frusciante e ruvido delle onde, e la risata di lei, lo scoppio cristallino dei loro tuffi, i sospiri lievi dei loro baci.
E in sottofondo un ritmo dolcemente frenetico, un cuore che batte sommesso ma deciso, perché questo amore è un segreto ma è così potente, così bello.
Si voltano, e in un istante ogni cosa è rumore.
Il cielo esplode sonoro sopra di loro, rovesciando sulla strada un fiume in piena di frasi, promesse spezzate, ricordi.
 
“Non possiamo, li stiamo tradendo...”.

“A volte realizzo che penserò a te per sempre”.

“Sono incinta”.

“Non posso lasciarla, non posso lasciarti”.

“I bambini, non sono tuoi”.

“Io non... non posso restare qui”.

“Vattene”.
 
Luna si avvicina e le sue mani sono ancora lunghe, bianche, belle. Si porta una treccina dietro l’orecchio, sorride.
Lui vorrebbe parlare, urlare, spiegarle che in tutti questi anni ha davvero pensato a lei, e conserva ancora in un libro il fiore che lei gli ha regalato l’ultima volta, e ricorda la sua voce, proprio come se non si fossero mai separati, ricorda il suo timbro roco e dolce mentre cantava, e come il suo canto cullava la mente di Ron.
Lei gli aveva insegnato a sognare, gli aveva insegnato a vedere oltre la superficie opaca delle cose, fin dove sono splendenti. Gli aveva insegnato ad amare piano, dolcemente, a farsi accarezzare, a trovare le parole giuste al momento giusto. Luna aveva insegnato a Ron ad ascoltare, a non perdere l’attenzione, a dare importanza alle piccole cose, come riconoscere, la mattina presto, nel dormiveglia, il canto leggero di un usignolo.
Avevano sofferto insieme per la loro reciproca codardia, per il loro tradimento nei confronti di coloro che li amavano.
Si materializzavano in luoghi segreti, lontani, dove la voce della natura riempiva le loro orecchie e ogni cosa era talmente viva da sembrare in grado di distruggere tutto l’orrore che Ron e Luna avevano vissuto, in grado di lavare via tutte le ferite sporche, le celle buie, le morti, la guerra, come se fosse stato tutto un brutto sogno.
Ma poi tornavano alla vita reale, si guardavano e capivano di non poter fuggire dal loro straziante passato, si rendevano conto che, insieme, non avrebbero potuto far altro che crollare, sconfitti dal peso del loro dolore.
Certi amori ti bruciano, ti consumano, ti rendono cenere. Questo loro non potevano permetterlo. Dovevano continuare a nascondere agli altri la sofferenza, dove nessuno l’avrebbe trovata, sotto la pelle, sotto le ossa, in fondo al cuore.
Ma ora che sono qui, uno di fronte all’altra, quel dolore pulsa ancora, viene fuori, e ha la forma di una parola, la consistenza di una voce.
Ciao”.
Vorrebbero scappare, e insieme rimanere lì per sempre, guardarsi, osservare i vicendevoli cambiamenti, accorgersi che il tempo non ha potere, il tempo non cancella le espressioni, il profumo, i sentimenti.
Una donna si ferma accanto a loro, la sua borsa di tela si è rotta e una bottiglia chiara rotola giù per la strada.
Gli occhi di Ron e Luna si incontrano in un guizzo sorridente, pensano tutti e due la stessa cosa mentre la donna corre per la via, dietro alla sua bottiglia.
Si sono detti “ti amo” una volta sola, sdraiati su un divano, due calici di Vino Elfico tra le mani. L’hanno detto insieme, in un sussurro che hanno udito solo loro, in quella stanza buia.
E ora pare quasi che la polvere abbia ricoperto i loro ricordi, perché sono ricordi scorretti, troppo dolorosi per tornare a galla.
Luna si avvicina a Ron, gli carezza leggermente il viso. Fa un passo indietro. Si volta.
Percorre la stessa strada su cui rotolava la bottiglia di vino e il rumore dei suoi passi soffici si spegne nel vento, mentre lui la guarda andare via.















   
 
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