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Autore: Apple90    11/11/2011    8 recensioni
[Fan Fiction partecipante al concorso "A Caccia di Spaccio" - Missione Auror n.1 - del gruppo "Cercando chi dà la roba alla Rowling"]
Londra. Harry Potter è uno dei migliori Cercatori della Quidditch Premier League. Ha una moglie, una vita serena, un ricco contratto milionario. Molti amici. O presunti tali. La sua vita è fantastica. Niente e nessuno potrebbero mai fargli cambiare idea. Tranne i Dissennatori, che dopo anni di pace compaiono dal nulla per tendergli un agguato. L'inizio del buio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Anima Nera_prologo

FF partecipante al Contest “A Caccia di Spaccio

organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling





Titolo: Angel of Darkness  
Rating:
arancione
Numero Capitoli: 5
Personaggi principali: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Bellatrix Lestrange
Promptz: Silenzio, Pace, Amore (Cascata-> citazione "non prevista")

Il vostro tempo e' limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun'altro.

Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore.
E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare.
Tutto il resto e' secondario.

 Dedicata a te, Steve. E a Dio, che finalmente ha avuto un I-Pad.




 

Ombra. Buio e ombra.

Le luci artificiali di un tunnel. Le auto. Automobili babbane ovunque.

Una rapida sterzata a destra, il cono visivo ristretto a causa dell’elevata velocità. E il suo cuore, che quasi aveva dimenticato di possedere, pulsante e impazzito nel suo petto.

Poi la luce. Il cielo tinteggiato di nubi.

Harry pigiò con veemenza la All Star sull’acceleratore, avvertendo un familiare strappo dietro l’ombelico. Il suo corpo venne proiettato indietro, aderendo violentemente al sedile.

Un autobus. Un altro. Sfrecciarono veloci alla sua destra, macchie sfocate di colore lungo la scia infinita d’asfalto.

Doveva raggiungere il Ministero prima di loro.

Doveva parlare con Hermione, dirle che Bellatrix era viva.

Il sonoro strepitio di un clacson lo fece sobbalzare sul sedile. Saettò fulmineo a pochi centimetri dal cassone sferragliante di un camion, e lo specchietto della sua Aston Martin DBS grigia come il cielo di Londra saettò nell’aria in una miriade di schegge.

Harry controllò ansioso lo specchietto retrovisore.

Erano ancora lì, alle sue calcagna. Tre nere figure, invisibili all’occhio degli ignari Babbani, saettarono in volo radente sopra la sua auto, fino a sfiorarne il tettuccio con il loro alito di morte.

Dissennatori.

Le viscere di Harry si congelarono, la sua mente venne privata di ogni ricordo felice. Si sentì vuoto, incapace di riflettere razionalmente. Il freddo penetrò fin sotto la pelle.

Maledetti. Tutti quanti.

Harry richiamò a sé tutte le sue forze per mantenere le mani salde sul volante, cercando di seminare gli inseguitori lungo la strada trafficata. Mettere mano alla bacchetta significava schiantarsi. E morire, in quel caso, non era una soluzione particolarmente intelligente.

Uno dei tre Dissennatori piombò sul cofano, oscurando con il suo mantello svolazzante l’intero parabrezza. Ci fu un tonfo sordo e le sue mani, ossute e grigiastre, si protesero in avanti per cercare un appiglio. Il Dissennatore trasse un lungo, incerto, lugubre sospiro, come se volesse respirare qualcosa di più dell’aria. Poi emise un urlo stridente.

E poi, da molto lontano, si sentì urlare. Delle urla terribili, di orrore, di supplica, seguiti da fragorose esplosioni e dal rumore di lamiere contorte.

<< Nessuno deve sapere. Nessuno deve sopravvivere.>>

Una voce di donna gli penetrò dolorosamente nelle orecchie. Chiunque fosse, Harry cercò di scacciarla dalla mente e tentare di riacquistare il controllo del veicolo, ma non ci riuscì: una nebbia biancastra gli oscurò lo sguardo, il corpo del Dissennatore sul cofano divenne una nera macchia sfocata. Il motore dell’Aston Martin emise un ringhio cupo.

<< Nessuno deve sapere. Nessuno deve sopravvivere.>>

Il vortice di nebbia prese a vorticare attorno a lui, dentro di lui…

Poi il buio.

 

*°*°*°*°*°

 

Harry era disteso a faccia in giù. Il silenzio lo avvolgeva.  

Tutt’intorno la luce.

Una luce potente, accecante, che lo costrinse a ripararsi gli occhi con una mano. Era solo. Tutt’intorno nessuna presenza umana. Per un attimo si domandò se esistesse anche lui. I suoi occhi, il suo tatto e tutti gli altri sensi funzionavano correttamente. Era in grado di respirare. Era vivo.

Dopo un po’ di tempo, e non seppe quanto tempo, arrivò alla conclusione che il suo corpo esisteva veramente, era disteso su una superficie fredda. Seppe di trovarsi da qualche parte, in un luogo che gli risuonò familiare. Forse, era giunto in Paradiso.

Harry si mise seduto. Scoprì di indossare gli stessi indumenti dell’inseguimento. Ma erano sudici, il maglioncino logoro e sporco di sangue incrostato. I jeans, anch’essi insanguinati, avevano un grande strappo verticale lungo il ginocchio.

Ma il suo corpo era intatto. Non avvertiva alcun dolore.

Harry si alzò in piedi, immerso in una nebbiolina luccicante, e scoprì di trovarsi sotto un’enorme, maestosa cupola di vetro, della quale non riuscì a intravedere la fine. Gli parve che lo spazio si generasse ad ogni suo passo.

Il pavimento si delineò sotto i piedi: migliaia di mattonelle bianche, intatte e pulite, si incastrarono le une con le altre fino a formare un lungo percorso che conduceva fuori dalla cupola.

<< Ragazzo, mio caro ragazzo.>>

Si voltò di scatto. Albus Silente era lì, a pochi passi da lui. Era comparso dal nulla e stava avanzando nella sua direzione, incalzante e diritto, avvolto in una lunga tunica color pervinca. La sua barba argentea oscillava legata nella corda alla sua cintola. E i suoi occhi, schermiti da un paio di occhiali a mezzaluna, lo scrutavano divertiti.

<< Questa volta sono morto davvero.>> ansimò Harry. Non era una supplica né un lamento, ma un’amara analisi della situazione.

<< Harry.>> Silente spalancò le braccia. Un sorriso radioso si aprì sul suo volto scarno. << Meraviglioso ragazzo. Uomo di enorme coraggio. Camminiamo.>>

A Harry parve di aver già udito quelle parole. Migliaia di volte. Ma la sua mente aleggiava nella stessa nebbia che avvolgeva la stazione di King’s Cross. O il suo Paradiso.

Sbigottito, lo seguì.

<< Professore, la prego, mi dica la verità. Sono morto, non è vero?>>

<< Oh, sì.>> proferì Silente, ma il sorriso non accennò a scomparire dal suo volto.

<< Sì?>>

<< Sì.>> ripeté Silente. Si sistemò gli occhiali a mezzaluna sul naso adunco. << La signorina Granger ti ha ricordato più volte quanto sia pericoloso scorrazzare a bordo di quegli attrezzi babbani – altobomili, mi pare - ma tu non le hai mai dato ascolto.>> Sembrava gioioso. Felice che Harry fosse lì, morto, al suo fianco, dopo essersi schiantato a duecento all’ora chissà dove mentre sfuggiva a tre Dissennatori. << Non dubito del tuo buon cuore, ragazzo. Lo stavi facendo per una nobile causa. Ma coloro che sorpassano il limite troppe volte, prima o poi devono pagarne le conseguenze.>>

<< Rimarrò bloccato qui?>> domandò Harry, lo stomaco attanagliato in una morsa.

<< Ogni cosa a suo tempo.>>

<< Con tutto il rispetto, Professore, ma credo lei abbia una concezione del tempo leggermente distorta.>>

Il vecchio sorrise affabilmente. Fece girare i pollici, senza mai smettere di passeggiare lungo i binari della stazione immersa nella nebbia.

<< Bellatrix è viva!>> strepitò Harry, ansioso. << Come farò adesso? Devo avvisare Hermione. Devo avvisare tutti quanti!>>

<< Bellatrix Lestrange. Un’anima dannata.>> sciamò il vecchio preside. << E’ stata una mia alunna nel 1962. Era una Serpeverde molto promettente, forse una delle migliori studentesse del suo corso. La sua follia è pari alla sua proverbiale astuzia. Se Bellatrix è rinata dalle ceneri della Seconda Guerra Magica, a capo dei Mangiamorte sopravvissuti, un altro conflitto potrebbe essere alle porte.>>

<< Lei, insomma, da quassù può vedere tutto ciò che accade nel nostro mondo?>>

<< Quassù.>> Silente levò gli occhi al cielo, come se ripetesse quel termine nella mente per assaporarlo a pieno. << E’ buffo, Harry. Tu lo chiami quassù. Ma potrebbe essere anche quaggiù, o laggiù. O chissà dove. In realtà noi non ci troviamo in nessun luogo.>>

<< E’ sicuro che noi non possiamo fare niente?>>

<< Niente.>>

<< Non esiste nessun modo per ritornare?>>

<< Tu sei morto, in un certo senso, ma non sei costretto a rimanere qui.>>

Harry lo scrutò, confuso. << Mi spieghi, allora.>>

<< E’ la seconda volta che accade una cosa del genere. Ma né Voldemort né i suoi Horcrux possono aiutarti, al momento. Ma c’è una cosa, una scappatoia, alla quale possiamo appigliarci.>> Silente sospirò profondamente. << La conoscenza di Voldemort e di Bellatrix è terribilmente lacunosa! Ciò che non ritengono importante, non si danno pena di comprenderlo. Di amore, fiabe e Babbani non conoscono niente. Niente. Ci sono poteri che vanno oltre le Arti Oscure. Oltre la magia stessa.>>

<< Quali poteri?>>

<< Mio caro ragazzo, ti sei mai chiesto che cosa c’è dopo la morte?>>

Harry tacque. Avrebbe voluto rispondere “King’s Cross Station” immersa nella nebbia. O “Il Silenzio”. Ma entrambe le risposte gli parvero troppo stupide per essere menzionate in presenza di uno Stregone saggio e potente come Silente, che di sicuro la sapeva lunga al riguardo.

Gli occhi di Silente lo scrutarono con gioia attraverso gli occhiali a Mezzaluna. Aveva le lacrime agli occhi. << Il potere dell’Anima. Della coscienza. Sei cresciuto Harry. Sei un uomo. E, come molti altri Uomini prima di te, sei stato posto di fronte a un bivio. Una scelta molto importante, alla quale tu e solo tu potrai rispondere.>>

<< Cosa sta dicendo?>> chiese Harry, stupito dal tono del Preside, dalle lacrime improvvise dei suoi occhi.

<< Sto dicendo, caro ragazzo, la vita è semplicemente un mero passaggio, l’infanzia della nostra immortalità. Per certe persone, però, non è ancora giunto il momento di morire. Ad esse è concesso di scrivere pagine importanti della loro vita, tasselli mancanti che la morte impedirebbe loro di incastrare correttamente nel puzzle della loro esistenza. Persone che hanno una missione da compiere. Per altre, invece, giunta la loro fine non c’è alcun motivo per essere rispedite indietro. Prendi me, per esempio. Sono morto alla veneranda età di centosedici anni. Senza rimpianti, né alcun genere di pentimento. Che motivo avrei avuto per tornare laggiù, fra i vivi?>>

Harry lo scrutò torvo, confuso, e non riuscì ad aprire bocca. Silente era esasperante, a volte. Quel discorso, quel luogo, tutto ciò che aveva ascoltato nella nebbia non aveva alcun senso. Era morto? Era vivo? Che cosa diavolo era?

<< Il tuo momento non è ancora giunto.>> proferì Silente. << Perciò sei tenuto a fare la tua scelta.>>

<< Quale scelta?>>

<< Rimanere qui, insieme a me. Insieme a tutti gli altri.>> E Silente spalancò le braccia in un gesto ampio e maestoso, indicando la vastità di spazio attorno a loro. Non c’era nessun altro. Harry immaginò le decine di migliaia di persone che ogni giorno morivano e si ritrovavano alla Stazione di King’s Cross, in compagnia di un saggio traghettatore che li accompagnava nell’aldilà. Forse la sua immaginazione stava galoppando troppo. << Oppure ritornare indietro. Affrontare il dolore. Il sacrificio. La guarigione. E il male.>>

<< Io devo avvisare il Ministero.>> disse Harry a denti stretti. << Bellatrix si è finta morta per anni e nel frattempo si è rafforzata, ha radunato un esercito di Mangiamorte scampati ad Azkaban per vendicare Voldemort. La Terza Guerra Magica potrebbe scoppiare da un momento all’altro, se non avviso in tempo mia moglie!>>

<< Lo prendo come un sì.>> mormorò affabilmente Silente. E schioccò le dita ossute.

In un lampo, l’immensa cupola che lo circondava iniziò a sgretolarsi come un castello di carte spazzato dal vento. E Silente, alto e flessuoso nella sua tunica, divenne sfocato, intangibile, incorporeo come un fantasma.

<< Che cosa sta succedendo?>> farfugliò Harry, terrorizzato. Si guardò le mani. Anch’esse erano diventate poco visibili. Trasparenti. Non poté fare a meno di urlare.

<< Buon viaggio.>> gli augurò Silente, con una strizzatina d’occhi.

La luce divenne sempre più intensa, fino ad accecarlo. Harry indietreggiò. Chiuse gli occhi e avvertì una brutale sensazione di vuoto allo stomaco.

Poi il buio.

 

*°*°*°*°*°

   `•.¸¸.•´´¯`••._.•  The Apple's Corner `•.¸¸.•´´¯`••._.•  

Ecco qui il primo capitolo di una FF composta complessivamente da cinque capitoli. Forse sei. Ne ho scritti quattro, e devo terminarla con le ultime battute.
Sto aspettando l'esito degli esami per l'abilitazione alla professione di geometra, sono molto tesa. Ma scrivere, ho scoperto, è un ottimo modo per distrarmi.
Essendo il primo capitolo non ho ringraziamenti da fare. Anche perchè, in un certo senso, questa FF è interamente farina del mio sacco. Non ho voluto né preteso aiuti.
E, purtroppo, non ho potuto contare sui miei soliti Beta a me molti cari, essendo questo un concorso.

Spero vi piaccia. Attendo commenti e/o critiche (costruttive). Un enorme abbraccio dalla vostra Anima Nera.

AUROR POWER!

   
 
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