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Autore: Joey Potter    11/11/2011    8 recensioni
Finita; lei era finita, tutto era finito.
Doveva solo trovare uno di quegli autobus della gente disperata – di quelli che puzzano di persone e che portano lontano – e poi sarebbe corsa a rifugiarsi nella prima colonia de lesbianas che fosse riuscita a trovare a Puerto Rico.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Rumor has it
Fandom: Glee
Personaggi: Santana Lopez; Brittany S. Pierce
Pairing: Brittana
Raiting: giallo
Genere: malinconico; fluff
Avvertimenti: (strana previsione del futuro vale?); flashfic; femslash
Note: Creatura venuta alla luce grazie a questa meravigliosa fan art: cliccami, sono la meravigliosa fan art Brittana. E niente, dovevo una piccola Brittana al Mmmerlin del mio Artha, quindi eccola qua. E no, non sono minimamente fissata con i “coming out”.
Scritta per la " Gotta Ship'em All! 11/11- 13/11", la tre giorni di slash, femslash e moresome ideata da Burnt Orchid  e Il_Genio_del_Male, con il prompt del venerdì “gossip”.
Il titolo è spavaldamente rubato dall’omonima canzone di Adele (il mio amore per quella donna sta cominciando a diventare preoccupante).
Sono del tutto incapace di gestire Brittany, ma vabbè.
 
 
 

Per Agnese, un piccolo osso in attesa della sua “Patrille”.

 
 
 

Rumor has it
 

Finita; lei era finita, tutto era finito.
Non le restava che rubare gli spiccioli dal “Frasco de dinero” nascosto sulla credenza della sua cucina e sparire all’istante, nel silenzio più totale.
Doveva solo trovare uno di quegli autobus della gente disperata – uno di quegli autobus che puzzano di persone e che portano lontano – e poi sarebbe corsa a rifugiarsi nella prima colonia de lesbianas che fosse riuscita a trovare a Puerto Rico.
Avrebbe viaggiato veloce e leggera, dato che già c’era la vergogna, a pesarle sulle spalle.
 
Nemmeno insultare quel mostro d’acne e pateticità che era Jacob Israel era servito: la voce stava girando, e lei era finita. Perché Santana Lopez, di voci, di subdoli e spesso non veritieri pettegolezzi, se ne intendeva; quindi sì, poteva dire con certezza – dopo tutte le volte che se ne era servita per provocare crisi isteriche in deboli menti come quell’hobbit di Rachel Berry – che lei, lei era finita. Spacciata. Condannata. Arruinada.
Perciò quella era una ritirata ufficiale. Hasta luego, Lima.
 
Ad un tratto arrestò la propria marcia furente per i corridoi del McKinley, e la porta dell’aula di francese – o storia? O letteratura? Erano tutte maledettamente uguali e inutili – si chiuse con un tonfo secco dietro le sue spalle. Santana le si accasciò contro, battendo i pugni su quel sottile strato di legno. Era stata una sciocca a credere di potercela fare.
 
Era bastato che un tovagliolo scivolasse inavvertitamente e la sua vita era finita.
 
Certo, avrebbe sempre potuto negare, era ancòra qualcosa nella quale lei era piuttosto brava; però quella maledetta voce andava a far compagnia alle altre che già giravano su di lei – evidentemente Karofsky era troppo gay per essere una buona copertura – e sapeva già che in pochi avrebbero dato retta ai suoi tentativi.
E poi a dar adito a quelle voci ora c’erano delle foto – e sì, era sicuramente illegale fotografare le persone mentre stanno cenando da Breastrix e avrebbe potuto far causa a quel dannato giornalino scolastico, se solo la Sylvester non ne fosse stata la direttrice – e allora tutto diventava più difficile.
 
Doveva andarsene da quel posto, rassegnarsi all’idea di giocare a golf, tagliarsi i capelli e indossare larghe camice a quadri; avrebbe comprato un camion e girato l’America come trasportatrice di ricambi di lavandini e gabinetti rotti, dormito in motel scadenti e venduto i suoi sigari in cambio di una saponetta.
Allungò le braccia verso le proprie ginocchia, stringendosi in un solitario abbraccio.
 
 
« Stai piangendo? » Brittany interruppe il suo attacco isterico, e Santana si chiese come diavolo e quando caspita fosse entrata.
« Cosa ci fai qua? » chiese, la voce pericolosamente incrinata in un tono afflitto.
« Devo essermi addormentata durante la lezione di Mr. Shue », rispose la giovane, e Santana si ritrovò a sorridere debolmente.
« Oggi non avevamo spagnolo, Britt ».
L’altra alzò le spalle con aria disinteressata e la raggiunse sul pavimento.
« Non hai risposto alla domanda. Stai piangendo? »
Santana provò a soffiare un adirato “No!” ma – tra i singhiozzi – non le venne molto bene.
« Non piangere » pregò Brittany, e per tutta risposta Santana si buttò tra le sue braccia, incapace di smettere di singhiozzare.
Brittany le strinse la testa, cullandola dolcemente in un mormorio indistinto di frasi che avevano lo strano suono di un “ti amo”.
 
« Non devi più nasconderti ».
E tra quelle braccia sembrava una cosa possibile.

   
 
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