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Autore: Star91    12/11/2011    3 recensioni
Di fronte a una simile domanda il detective sobbalzò: era la prima volta che Hastings lo vedeva in quelle vesti, e avvertiva la soggezione dei suoi occhi azzurro ghiaccio. In quella situazione, si ritrovò ad ammettere che avrebbe potuto contemplarli per ore.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hotel Mercùre, Parigi, Francia.
 
Hercule Poirot sedeva sulla poltrona in pelle di quella stanza, quando il grande orologio a pendolo suonò le 20.00 precise. 
Aveva l’aria pensierosa e stanca: un telegramma dalla polizia francese, una richiesta d’aiuto, un omicidio. Ancora non c’era traccia dell’assassino, ed era per questo che gli agenti si erano rivolti a lui. Era accaduto tutto così in fretta, così in fretta si era visto costretto a lasciare Londra.Aveva mollato ogni tutto per far fronte, ancora una volta, al proprio dovere.
Ed ora era lì, in attesa del giorno seguente, quando avrebbe incontrato le autorità per conoscere bene i fatti.
Qualcosa gli era già stato accennato per telefono: si trattava di una donna, una donna assassinata nei pressi di una ferrovia. Il suo nome era Elisabeth Marrow: una giovane pittrice di talento.
La polizia francese aveva provveduto ad inviargli una lista degli individui potenzialmente coinvolti nel delitto. Erano due giorni che rigirava quel foglio tra le mani senza partorire alcuna intuizione.
Non poteva pretendere di individuare il colpevole senza aver interrogato quelle persone, ma un minimo di risposta dalle sue cellule grigie la pretendeva. Farsi un’idea di come potesse essere andata la vicenda, non era cosa da poco.
Tutto inutile. La sua mente proponeva e rimuginava continue teorie, ma qualcosa gli diceva che era ancora troppo presto. Perfino per lui, perfino per il grande detective belga.
Finalmente, dopo otto rumorosi rintocchi, il silenzio tornò a regnare.
“Mon Dieu, non è possibile una totale assenza di prove concrete!” si voltò lentamente a contemplare gli Champs-Élysées oltre il balcone, portando un grosso sigaro alla bocca.
Le sopracciglia gli si aggrottarono sempre di più, fino quasi a toccarsi.
Non riusciva a concentrarsi, non sentiva il cervello attivarsi come le altre volte. C’era qualcosa che lo turbava, qualcosa che lo distraeva dal suo compito primario.
Più leggeva la descrizione di Mrs Rosfald, più si convinceva dell’ambiguità di Lady Barrel. Più  pensava che potesse essere tutta opera di Mr Bell, più gli nascevano sospetti su Mr Adams, Mrs Low e Miss Waller. E più rifletteva su questo, nella solitudine di quella stanza d’albergo dimenticata dal mondo, più sentiva il bisogno di una mano amica. Di una parola di conforto, di un qualche sostegno.
Non era la prima volta che si trovava ad affrontare un caso da solo, senza  il suo fidato amico Hastings. Anzi, questi molto spesso si era trovato coinvolto per puro caso nel suo lavoro, anche se poi il suo contributo si era sempre rivelato fondamentale per la soluzione dei casi.
Una nuvola di fumo prese il volo leggera sopra la sua testa. Cosa gli stava accadendo? Come riuscire a rilassarsi in quella fredda serata d’autunno? Chi aveva avuto interesse a fare fuori la povera signorina Marrow? E a quale scopo?
Mentre tutte queste domande gli perforavano il cranio, qualcuno bussò timidamente alla porta.
“Non sono in camera” rispose l’ometto grassoccio senza battere ciglio, speranzoso che una dichiarazione simile fermasse l’inaspettato scocciatore.
Tuttavia, le cose andarono diversamente dal copione: un secondo dopo l’ingresso fu percosso nuovamente, stavolta con maggior vigore.
“Mon Dieu!Come faccio a concentrarmi in queste condizioni!Avevo chiesto alla cameriera di non essere disturba..!”
Il detective si era alzato di scatto, gettando all’aria sigaro e portacenere, ma come spalancò la porta si bloccò. Il broncio vivo sul suo viso si tramutò in un’espressione di pura estasi,e il suo cuore riconobbe la sensazione che gli riempì l’animo.
“Parbleu!Hastings!”.
“B-buonasera Poirot, spero di non avervi interrotto...”.
“Oh, no di certo mon amì!” esclamò l’altro buttandogli le braccia al collo “Oh, sono così felice di vedervi!”.
Rimasero così un attimo a guardarsi, entrambi  felici come due bambini.
“Stavate per andare a letto?” domandò il visitatore notando la veste da camera dell’amico.
Di fronte a una simile domanda il detective sobbalzò: era la prima volta che Hastings lo vedeva in quelle vesti, e avvertiva la soggezione dei suoi occhi azzurro ghiaccio. In quella situazione, si ritrovò ad ammettere che avrebbe potuto contemplarli per ore.
Non sapendo bene come comportarsi, si sciolse in un imbarazzato sorriso “Oh no, non vi preoccupate mon amì, stavo solamente fumando un sigaro...”.
“Cosa ci fate qui a Parigi?Qualche nuovo caso all’orizzonte?”
 Il capitano fece il suo ingresso nella stanza, e ad un cenno del proprietario posò giacca e cappello su un bel tavolino in legno.
“Meis oui, qualcosa di grosso stavolta mio caro.” rivelò Poirot chiudendo piano la porta dietro di sé. Quindi, mettendosi a sedere, invitò l’ospite a fare altrettanto “E voi, Hastings, dite. Cosa vi ha portato qui? Non è forse periodo di caccia questo?”.
Stavolta fu il turno di quest’ultimo di essere colto di sorpresa.
“Oh, io Poirot? ripetè per prendere tempo “Beh, se devo essere sincero...in verità è stata Miss Lèmon, la vostra segretaria, a informarmi del vostro soggiorno qui. Alcuni giorni fa passai in ufficio per farle gli auguri di compleanno, e lei mi parlò del telegramma e della richiesta di collaborazione”.
“Certainement!Molto riservata come sempre, la signorina Lèmon...ora ci provate pure con lei Hastings? Da quando in qua ricordate il suo compleanno?”.
“Oh, vi prego Poirot non fraintendete!Volevo solamente essere cortese, in fondo ormai noi tre siamo una famiglia no?Compagni di molti casi risolti! E poi credetemi, sarebbe stata un’occasione anche per passare a salutarvi...mi sono preso un periodo di pausa dalla caccia, è così.”.
“E così avete deciso di venire qui a darmi una mano, giusto?”.
Hastings si sfregò le mani nervoso,e abbassando lo sguardo con un sorriso rivelò “Sì, in un certo senso è così...io credo di potervi essere utile,in qualche modo,sì.”.
 Poirot portò lentamente un dito al mento.
“Voi credete, mon amì?”. Si era sbilanciato dalla poltrona, e ora fissava l’amico coi calamitanti occhi marroni. Le sue labbra sfociarono in una smorfia di soddisfazione.
“Farò del mio meglio, come sempre. “ promise il compagno di avventure scrollando le spalle
“Molto bene, Hastings!” dichiarò Poirot alzandosi in piedi di scatto: le pupille gli luccicavano di una luce nuova, meravigliosa e rara.
Afferrò il bastone e si precipitò davanti al grande specchio, iniziando a sistemarsi i gelosissimi baffi, che si sollevarono al giungere di un compiaciuto sorriso.
Improvvisamente si sentiva così bene, così rinato, così...felice. Sentiva che finalmente aveva riaquistato le forze per affrontare un nuovo mistero. Finalmente non si sentiva più così solo...
 “E’ giunto il momento di dare voce alla giustizia, e ancora una volta Hercule Poirot saprà renderne a dovere!”.
“Oh, bussano alla porta!” il capitano Hastings corse ad aprire, e non appena si trovò davanti la bellissima cameriera si sciolse in un sentito “Buonasera!”.
“Salve” salutò lei educatamente “Ehm, credo di aver sbagliato stanza, Cercavo il signor Poirot...”.
“Oh no, è qui!Si sta cambiando credo, ehm...” lo sguardo del capitano percorse l’intero corpo della ragazza, contemplandolo con estasi pura. “S-sì” proseguì “E’ qui, alle mie spalle...”.
Con fare impacciato la giovincella guardò verso il fondo della stanza “Oh, eccovi! Signor Poirot?E’ proprio sicuro di non voler cenare stasera?Ci sono dei gustosissimi galletti al forno!”.
“Credo di aver cambiato idea, merci. “ spiegò quello precipitandosi con gli abituali, elegantissimi vestiti. Ma qualcosa dentro di sé crollò nel momento in cui vide l’amico in compagnia di una così bella ragazza. Il modo in cui la fissava, il modo con cui le parlava...tutto improvvisamente gli recava fastidio.
“Che diavolo stai dicendo”  pensò “E’la cameriera, null’altro che la cameriera. Lui le ha solamente aperto la porta, nulla di più. Perché mai questo dovrebbe darti fastidio?”.
Le gentili intenzioni con cui si era presentato alla porta di colpo si spensero come cenere.
“ Può andare grazie, mademoiselle. Hastings, l’albergo sarà tutto pieno ormai: credo che per stanotte sarò costretto a sequestrarvi qui...”.
“Oh, ne abbiamo eccome di camere, signore!” lo informò la signorina disponibile.
I due uomini si guardarono perplessi, quindi senza tante parole il più basso dei due con gentilezza dichiarò: “La ringrazio, mademoiselle, ma punto per la mia opzione. Hastings, seguitemi. Hercule Poirot, per servirla.”.
Quindi sollevò il cappello in segno di saluto, prese sotto braccio l’amico e lo spintonò con sé lungo il corridoio.
 
 
  
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