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Autore: gm19961    12/11/2011    6 recensioni
"Mi ricordo ancora la prima volta che la vidi...
Era la ragazza più semplice del mondo, eppure qualcosa di lei mi colpì profondamente. Oltre alla sua spiaccata intelligenza e la sua particolare bellezza, notai dell'altro. Notai che dietro quel viso, nascondeva dei segreti, un passato da dimenticare. E solo dopo un anno, scoprii che l'unica cosa di cui lei avesse bisogno era solo di un po' d'affetto, e che ne so, magari anche un po' del mio amore. Lei mi salvò, dopotutto era il mio angelo, il mio viso d'angelo.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno

"Ma quello è George Harrison!"

 

  E così è iniziata la mia storia. Andando in giro per Liverpool imbacuccato fino al collo, evidentemente, non è servito a nulla. Certe volte essere un Beatle è davvero faticoso, le fan non ci lasciano in pace neanche un secondo ed io, non che non sia contento, però non posso andare in bagno che me le ritrovo a guardarmi mentre sto facendo cose che almeno lì, dovrei star da solo. Che nervoso, devo sempre correre su e giù per le strade della città, e man mano le fan diventano sempre di più e se mi raggiungono, mi travolgono e muoio, questo è certo. Oh dimenticavo, il mio nome è George Harrison e sono il chitarrista di un gruppo che sembra che negli ultimi tempi sia diventato famosissimo, i Beatles. Vi dico che la fama non è tutto, davvero, certe volte, però è divertente essere circondato da belle ragazze, essere elogiato, sì direi che tante volte ti riempie d’orgoglio. E certe volte la fama, come ora ad esempio, fa schifo. Corro senza sosta e mi rendo conto che le fan non ce la fanno più inseguirmi, guardo a destra e sinistra e vedo un bar: dalla vetrina sembra vuoto con due o tre persone dentro. Non ho scelta! Furtivo, m'intrufolo con una finta tranquillità in volto, e chiudo la porta dietro di me. Mi rimetto gli occhiali da sole, con la fronte sudata e con il fiatone che non mi abbandona, mi metto a sedere al bancone. Incrocio le mani e mi guardo attorno: è davvero un posto niente male. E’ pieno di quadri di Elvis e band ancora più antiche. C’è una pianta vicino all’ingresso, verde e rigogliosa. Sorrido e sospiro, forse dovrei ordinare qualcosa, altrimenti non passo di certo inosservato. “Scusi cameriera, vorrei ordinare…” sembra che non mi senta, è presa a parlare ininterrottamente al telefono rosso fisso. Mi da perfino le spalle, ma che modi sono questi? Non mi stupisco che non ci sia nessuno qui. “Scusi... ehm... ” continuo a chiamarla con un profondo imbarazzo, ma niente, sembra ignorarmi spudoratamente. “Nancy è diffidente ai nuovi clienti.” Sento una voce saccente e dolce provenire dalla mia destra. Giro lo sguardo e mi trovo davanti ai miei occhi una ragazza. Ha in mano un bicchiere di Coca Cola e con le gambe accavallate, aspira dalla cannuccia la sua bibita. Quand’è arrivata? Io non l’ho sentita nemmeno sedere accanto a me. “Davvero? Allora perché tu hai in mano una bibita e a me non la da?” dissi io come uno scemo, sorridendole. “Perché Nancy è come una mamma per me, e mi conosce da tanti anni. A te, invece, non ti conosce.” dice sfoggiandomi un sorriso vittorioso che mi rende incomprensibilmente felice. La guardo un po’ di più: indossa un vestito bianco corto, con le maniche lunghe e in pizzo. Ai piedi indossa degli stivali color marrone corteccia con delle stringhe allacciate grossolanamente. I suoi capelli sono lunghi e lisci, e non sono né rossi né castani, una tonalità arancione particolare, con due occhi sfavillanti di color azzurro cielo, non tanto grandi che però, coperti da quello che il mio istinto maschile prevede sia mascara, la rendono molto affascinante. Ha anche molte lentiggini in viso, e queste la rendono notevolmente carina. Passo cinque minuti in silenzio e contemplo la sua figura snella, e i lineamenti del suo volto. “C’è qualche problema?” mi chiede con uno strano tono, credo sia preoccupata; che idiota, mi sono messo a fissarla, anche io mi sarei sentito a disagio. “No, nessun problema, davvero.” dico stropicciando gli occhi. “C’è buio qua dentro.” affermo come un idiota, sorridendole. “Forse perché stai indossando degli occhiali da sole in pieno pomeriggio?” replica lei ridacchiando e appoggiando il bicchiere ormai vuoto, sul bancone lucido di marmo. Sono uno scemo. Li tolgo senza nemmeno preoccuparmi che la gente mi riconosca. Sento il suo sguardo addosso al mio, e sorride. “Non ho mai visto un Beatle così vicino, dev’essere il mio giorno fortunato.” Il suo tono è ironico e scuote il bicchiere per far segno alla cameriera di versarle dell’altra Coca Cola. Dev’essere un pozzo senza fondo quella ragazza... hey! Ma.. ma .. mi ha riconosciuto devo iniziare a correre di nuovo! Mi alzo di scatto e lei nemmeno mi segue, è troppo presa a bere la sua Coca Cola. “Hey, perché non mi insegui?” dico io ingenuo, risedendomi accanto a lei. “Devo proprio?” mi dice roteando gli occhi cerulei con una tranquillità assoluta. Io non so che dire, mi ha colto alla sprovvista; appoggio la mano sul bancone e le sorrido. “Perché fai così?”

“Così come?” dice lei aspirando rumorosamente dalla cannuccia. Io le levo il bicchiere dalla bocca involontariamente e lei sgrana gli occhi. “Ti va di parlare?” dico con una faccia ebete, che se mi fossi visto, probabilmente, mi sarei riso in faccia da solo. Lei sorride curiosa .”Certo.”
“Qual è il tuo nome?” le chiedo appoggiando gli occhiali da sole sul bancone e togliendomi il cappello.
“Angel” mi dice indifferente. “ E tu chi sei dei quattro?”
Alzo un sopracciglio. “Non sai come mi chiamo?”
“No.” dice mordicchiando la cannuccia colorata. “Ma sai che sono un Beatle...”
“E allora? Quattro nomi sono troppi da ricordare. Sei per caso quello con il nome strano? Tingo? Bingo?” replica in modo innocente, sorridendomi e mostrando una dentatura perfetta. “No, io non sono il mio amico Ringo.” evidenzio con la voce la lettera "R" del suo nome. Povero Rings, lo sfottono sempre!

 

“Ah ecco! Ringo, che nome strano.”
“Quello non è il suo vero nome!” ridacchio insieme a lei. “Meglio per lui, altrimenti lo avrei preso per il culo a vita.” prende un bel respiro e mi guarda attentamente. “Ne rimangono tre di nomi. Dai su, sputa il rospo.” dice lei sorridendomi. “Indovina.” le dico con un tono di sfida, lei ricambia lo sguardo.

“John?”
Scuoto la testa, non sembra che stia fingendo, anzi, mi pare davvero sincera. “Paul? John?” scuoto di nuovo la testa e lei mi guarda, sospirando. “L’altro nome non me lo ricordo.” dice lei scherzosamente. Tipico, ovviamente lei non sa il mio di nome. “Chiamami –quello la-!”
Lei si mette a ridere di gusto ed io mi unisco a lei. “Come vuoi Quello là.”
“Beh, quanti anni hai?” dice io, cercando di trovare una scusa per continuare il discorso. “Ventidue.”
“Sei del ’42? Io del ’43.” dico roteando gli occhi. “Che buffa situazione, non parlo mai con uomini più piccoli di me.” dice facendo spallucce. Rimango imbambolato a guardarle il viso e per sbaglio faccio cadere i miei occhiali, e mi chino pe raccoglierli. Mi ritrovo a osservare le sue gambe accavallate, magre e belle. Arrossisco e scuoto la testa. “Hey, tutto bene laggiù?” dice guadando il mio capo chinato curiosa e riprendendo subito dopo, a bere sorridente. "No, cioè sì tutto bene.” Mi rialzo ma sbatto la testa come un cretino. E tutto questo mentre beveva! A perfino sputato la Coca dalla bocca dalla risata fragorosa che le ho provocato. Mi massaggio la nuca e lei continua a ridere, prendendo un tovagliolo e asciugandosi le labbra che lasciano il segno del rossetto sul pezzo di stoffa. “Scusa, non volevo... cioè… non era mia intenzione offenderti con la mia risata!” mi dice mettendomi le mani sulle spalle e guardandomi la testa. Mi tocca nel punto in cui ho o avrò il livido. “Mi sa che ti verrà un bel bernoccolo, caro George.” dice lei alzando le sopracciglia e sbadigliando, non facendo però scomparire il suo bellissimo sorriso. “Hey, avevi detto di non sapere il mio nome!”
“Me ne sono ricordata, oppure ho visto quel quadro appeso alla parete. Ci siete voi con i vostri nome sotto. George Harrison, che bel nome.”
Mi ha sorpreso, è davvero particolare e intelligente. “E’ comune!”
“Io studio l’etimologia dei nomi. E hai ragione, George è un nome umile e dal greco significa agricoltore o contadino.” dice bevendo di nuovo al sua Coca Cola, sorridendomi. “Che brava!” le dico e lei mi sorride. “Mentre dal tuo nome, capisco che sei una persona molto angelica?” dico sospirando e deglutendo. Ho una sete tremenda. “Sì, ma l’apparenza inganna, George. Comunque tieni.” Mi porge il suo bicchiere di Coca cola. “Non hai schifo a bere da qui, vero?” io scuoto la testa. Di sicuro non rifiuto un gesto così dolce da una donna così bella: prendo il bicchiere e senza rendermene conto beve tutto il suo contenuto. Lei ridacchia strana. “Ho bevuto tutta la Coca, cavolo, adesso te la ripago!” dico mettendomi le mani nelle tasche e le agito alla ricerca di qualche spicciolo. “Ma che fai, tranquillo, te l’ho offerta volentieri.- dice lei sospirando e alzandosi dallo sgabello, si allaccia le scarpe.” Devo andare, ci si rivide, allora.” mi dice, estraendo  dalla una borsetta un pacchetto di sigarette. “Un angelo come te fuma?” dico ironico e lei si mette la sigaretta in bocca, mi sorride “Come ti dicevo, l’apparenza inganna, George Harrison.” E detto questo s’incammina verso l’uscita. ”Aspetta! Quando ci possiamo rivedere?”
Lei si gira, e fa un tiro con la sigaretta, sorride ed esce senza rispondermi. Io sorrido come un ebete e di scatto, prendo i miei occhiali e mi rimetto il cappello. “Considerati fortunato, giovanotto.” Incredibile, la cameriera mi ha rivolto la parola. “Come, prego?”
“Angel è molto corteggiata e non parla molto con i suoi ammiratori, la scocciano. Ma con te è stato diverso, ti ha parlato e ti ha offerto anche la sua bibita, vuol dire che le interessi.” Mi dice la donna, iniziando a spolverare il bancone. Non so cosa dire, sorrido semplicemente. “Beh, se davvero le interessassi, non se ne sarebbe andata via senza avermi dato il suo numero.” dico, arricciando le labbra. “Ma davvero? E quello cos’è?” dice lei, indicandomi un fogliettino che ho attaccato sulla mia nuca. “E questo?” dico sorpreso. “Quando me l'ha attaccato?”
“Quando ti ha controllato la ferita alla testa, è una ragazza molto particolare.” Mi dice sorridendo. “E’ la ragazza più dolce, buona e leale del mondo. Ora vai, sono sicura che i tuoi amichetti ti stiano aspettando per suonare!” Dice lei ridendo e camminando verso il retro del bar. Che posto di matti... ma in compenso ho il suo numero. Angel, mmm… chissà cosa dirà quando la chiamerò!
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Ciao ragazze *o*
Vi piace questa nuova storia con protagonista Georgee scritta schifosamente? *v*
Angel è la modella Cintia Dicker, una modella bellissima *-*
Spero vi piacciano le storie d’amore, altrimenti questo non è il posto giusto per voi :D
Prendetela come una sostituzione per P.Y.T (La storia di John e Valerie. Mi si è rotto il pc e tutti i suoi capitoli comprese immagini li ho sull’altro computer che tornerà fra 15 giorni ._. Quindi, accontentatevi di Georgino <3)
Un bacio e una recensione non fa mai male ;D
gm19961

   
 
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