Dal giorno in cui l'uomo ha scoperto in se`
l'impulso di trasformarsi in austeri scenari alpini, gli
orecchini della zingara, sono da annoverarsi tra le
conquiste piu` prodigiose, perche` si tratta di un`
impresa del tutto impossibile, quasi.
Questi oggettini di gran valore sono custoditi dentro
una roccia a settecento metri di profondita` ,
elemento questo piu` che sufficiente a dare la
misura di questa folle impresa. Ora, perche` tutti li
volevano?
Semplicemente per la loro precisione dei vari suoni
che essi emettono, come i fischi di ammirazione o i
frutti di gomma col fischietto.
Nella casetta fatta di odore di bruciato, viveva il
Papero Liquido, affetto da una gravissima novita`;
ogni sera minacciava nella cella in cui non era
rinchiuso, e sapeva bene quel minimo di regole che
erano sufficienti a raggiungere, senza successo, gli
orecchini della zingara.
Una mattina il Papero Liquido usci` di cassa come
un soldarello e si mescolo` tra la polenta e la diarrea
che sgorgava davanti alla sua porta. Suo fratello
Cannante sapeva oramai che il compito difficile di
procurarsi gli orecchini, era divenuto il suo, per cui
mise se stesso e la casa in fiamme; l'abitazione
divenne a poco a poco un muccietto di cenere,
mentre Cannante si salvo` grazie ai suoi salti di
gioia, che superavano in altezza le fiamme.
Finalmente messosi in cammino, si somministro`
una decia dose di vibrato; era rifova che non lo
faceva.
Durante il tragitto si soffoco` varie volte e venne
anche percosso dalle grosse crogne. Quest'ultime gli
portarono via il soffio al cuore, e Cannante ne fu`
contento, ma dopo.
Dopo aver percorso un terzo della strada, si
costrinse a fermarsi per sfiorare di netto i rami; ma
AIMHE`! non si accorse di chi le stava intorno. He`
si, erano proprio loro: gli affettuosi difensori degli
orecchini della zingara. I loro nomi erano gli stessi
di qualche anno fa`: Giutro, il piu` brutto ed il piu`
anziano, che avanzava senza alcun orientamento,
per cui se doveva dirigersi a destra andava
sicuramente in un'altra direzione; Occazzarchio,
irriconoscibile solo se dorme, e` anche il meno forte
dal punto di vista personale. Comunque e` solo lui
che porta il cranio aperto con l'aria fresca intorno.
Poi, di fianco a Cannante si trovavano gli altri esseri
a foggia umana. Subito Cannante cerco` in qualche
modo di mettersi in salvo
trasformandosi in terra di Danimarca, e percio`
recando fastidio agli insoliti intrusi.
A quel punto, ormai, i difensori degli orecchini si
erano seduti sui gradini dell'albergo e Cannante gli
stava annusando la nuca, dopo avergli conficcato su
di essa i suoi baffozzi ispidi ed aumentati di
volume.
Quando finalmente cominciai ad afferrare il senso
di tutto cio` che i difensori stavano dicendo, il
gruppetto si scisse in due parti. Si scopri` a poco a
poco che l'unica ragione per la quale gli orecchini
della zingara si trovavano intorno a me, era stata di
dare un postaccio per dormire agli autostoppisti; e
l'unica ragione per cui mi trovavo li`, era stata
quella di andare incontro alla mia impresa, e infine
l'unica ragione per la quale ci eravamo incontrati
era che, due ore prima, io avevo fatto amicizia col
portiere.
Cannante=io.
Ora il posto da ragniugnere era Camusfarna, che
dopo dieci giorni di cammino era gia` di mia
proprieta`.
Pero` nonostante tutto non mi accolsero molto bene,
tanto che mi misero alla prova contro un mostruoso
essere a quattro aspetti. Fui massacrato piu` volte, e
morii per cinque di seguito; ma alla sesta mi salvai
riuscendo a trascorrere la maggior parte della mia
vita in un sol minuto.
Quando deposi il ricevitore ( nessuno era al
torrente, ma me ne ero servito per distruggere il
mostro ), mi crollo` addosso un edificio di oltre
trenta piani, ma per fortuna non me ne vado.
Quando invece fui in comunicazione con il mestiere
del pisellino, rimasi per un istante incapace di
proferir parola, spaventato dal pensiero che la mia
voce potesse tramutarsi in Metopa. Purtroppo fui
costretto a mutare i miei piedi, che dopo tutto non
mi occorrevano piu`. Dopo una settimana di
tensione, portai a casa il nuovo mio fratello, che
prese il posto di Papero Liquido; ora potevo
affrontare il resto del viaggio a mente serena.
Nel mio mutandiere erano riposte delle file di carne
svergognate, per non aver ridotto al minimo la
defrogna del chiappa.
Finalmente io, Cannante, raggiunsi la tegunta meta
ed iniziai a scavare, stando bene attento a non
sciuparmi il prezioso ventre. Mi sentivo solo, e non
trovando alcun rifugio, chiedevo a colui. Non
sapendo dove trovarlo mi rivolsi al Sindacone, per
attirare l'attenzione sul forno caldo e savio. Ma il
Sindacone non ne volle sapere tutto perche` Golgo
il poliziotto recitava da qualche tempo.
Per forza di cose dovetti incamminarmi sulle
superfici taglienti, e cosi` facendo pressi un unto, e
si verifico` quello che avevo da tanto sospettato:
L'apparizione in coro di Peripel Brac. Subito lo
invitai a seguirmi rivolgendogli qualche domanda,
ma lui, senza ascoltarmi, alzo` le gamme sonore al
cielo e levandosi di torno, giro` le lancette
dell'orologio all'ora stabilita dal Messia.
Peripel Brac, come noto, portava con se` alcuni
oggetti magici; uno di essi era il Bulbaco. Esso
riusciva in qualche modo a procurare delle
ximorisiti deformi. Me lo feci dare setacciandolo
per bene; alla fine ne usci` il No.
Di quando in quando il No si voltava per accertarsi
che nessuno lo seguisse ( domanda o affermazione?
BOH` ). In fondo alla strada si fermo` e scaravento`
me, dal punto piu` lontano in cui si trovava dieci
anni prima. Avevo capito che voleva rimanere solo
con Peripel; infatti era li` impalato, solo infastidito
dalla bravura di Brac che abbatteva gli abeti con la
sua mano malearticolata.
Sulla destra, a settanta metri circa, sorgeva una
puzzetta. L'odore di quella puzzetta passava
innosservato fra i nasi del mio amico e del No. Una
pioggerella fina sembrava stagnare nell'aria, sicche`
la luce dei lampioni, livida e sagace, confondeva la
visuale. Deserto. Silenzio. Un palcoscenico vuoto. Il
raggio di un deflettore comincio` ad illuminare la
Basilica; questa ogni volta che si fermava, metteva
a nudo i mattoni sconnessi e le asperita` della vita.
Finalmente il raggio si fermo` giusto davanti a loro.
Il No annui` e prese Peripel per un braccio,
avviandosi deciso allo scoperto. Peripel Brac
avrebbe voluto scappare, ma il No lo trattenne con
tanta forza, che se ne meraviglio` a tal punto da
cambiare modi di fare e percio` a regredire a natural
durante.
Ripresi il cammino dopo aver salutato il mio amico
Peripel Brac, e cercai a tutti costi di indicarmi la
via, ma invano Ivano me lo impedi`.
Finalmente sono ai piedi della grossa roccia dove si
nascondono gli orecchini della zingara; qui inizia
una serie interminabile di fatiche. Tutto cio` che
Cannante vede, e` un paesaggio letteralmente
sconvolto, levigato. Migliaia di pietre di ogni
grandezza gli si fanno incontro, ma con un bacio le
rimanda via. Non puo` certo evitare pero` la
Merenda Velenosa che si inficco` nel ginocchio di
Cannante, divenendone cosi` parte integrante.
Queste prove di difesa personale avevano sfiancato
il povero Cannante, che in quel momento aveva
bisognio di tutto, meno che della varitatarita.
Comunque si riposo`, e naque.
Nel bel mezzo del sonno arrivo` Beja il gendarme,
con l'esofago a tracolla. Egli spiego` a Cannante il
motivo della sua visita,e dopo essersi scusato,
spicco` un grande salto e ando` a polverizzarsi al
suolo senza che nessuno lo toccasse.
Cannante, poco dopo, si accorse che gli orecchini
della zingara erano una scusa per non fare i compiti,
e per riprendersi dallo shock emozionale dei primeri
minuti, continuo` a far danni per tutto il resto della
vita che termino` quando ebbe inizio, e comincio`
ancor prima di finire.
Ricordando una massima famosa, si vuole, con
questa storia, riscattare la perdita di suonno, intesa
come panifici tostaioli, che rifiutare delle zozze
gesta che potrebbero truccare la vita. VITA! Cos'e`
la vita se non un'insieme di balorde situazioni, che
al cospetto degli altri diventano preziose per il
panna che secernono, ma se secernessero sacerdoti
in sorca-pia ( la piu` rudimentale macchina), e poi
chi l'avrebbe mai detto che in un posto cosi`, si
mangiasse tanto bene.