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Autore: Dolcemaia    21/03/2004    3 recensioni
Tornare a casa, a Londra, e scoprire che per qualcuno non si è Orlando Bloom l'attore, ma qualcosa di diverso, tra amore, lacrime, bugie e fraintendimenti...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno, per caso…di Dolcemaia

 

Disclaimer: Ogni riferimento a fatti, luoghi e persone è puramente casuale, fatta eccezione per Orlando Bloom, da cui ho preso in prestito solo il personaggio.

 

Nota dell’autore: Questo capitolo è dedicato ad una persona speciale, talmente speciale, che non le ho fatto gli AUGURI di buon compleanno….. Merito la lapidazione lo so, ma chedo umilmente scusa…

 

MOON MI DISPIACE!!!!

 

Non lo faccio più!! ^_^

 

Inoltre un ringraziamento di cuore a Mandy, che è stata un tesoro, e Pers che mi minaccia pubblicamente ( la bastarda), ma avendole dato la nomina onoraria di < Dea >,( sai a che mi riferisco), ora me la devo sopportare!! ^_____^

E un sentito GRAZIE anche a tutte coloro che hanno la pazienza di leggere questa fic!!

 

 

Nelly Furtado - Try

 

Capitolo 13 : Parrucca, lentine e locandina…

 

 

Fissava le nuvole aldilà di quel microscopico vetro, scostò appena la tendina color crema, la cui utilità gli era ignota, sperando di riuscire a scorgere terra da un momento all’altro, ma niente… Solo un po’ di fitta nebbiolina bianca che volevano fargli passare per una nuvola… chissà perché ne aveva sempre avuto un’idea leggermente più romantica....

Quante ore erano passate da quando aveva messo piede sul quel macinino volante? Non avrebbe saputo dirlo con sicurezza, era sempre e comunque decisamente troppo!

Era stanco, irritato ed impaziente. I pantaloni gli cascavano, la maglietta gli prudeva, il sedile sintentico gli faceva ribollire il sangue nelle vene, ed il continuo muoversi, girasi e rigirarsi non l’aiutava minimamente, anzi!! Ogni minuto passato in attesa del benedetto atterraggio si stava trasformando in una lenta e dolorosa agonia, Londra non gli era mai sembrata così lontana!

Elijah, invece, dormiva della grossa sul sedile accanto al suo, tranquillo come un neonato tra le braccia della mamma… La verità era che nonostante volasse continuamente da una parte all’altra del globo terrestre, non era ancora riuscito a togliersi di dosso la paura dell’aereo, perciò appena allacciate le cinture, faceva in modo di cadere in uno stato di sonno quasi comatoso.. come facesse, proprio non lo sapeva, ma non sarebbe stato carino svegliarlo per costringerlo ancora una volta ad ascoltare le sue paranoie!!  E sorbirsi quella specie di ballo di San Vito di cui era vittima!

 

Poverino, lo stava costringendo a far fin troppe cose allucinanti, non per ultima trascinarlo senza motivo a Londra o meglio il motivo c’era… Aveva bisogno di lui, perché non sapeva cosa l’aspettava esattamente anche da quest’altra parte dell’oceano, e se fosse stato peggio di quello che stava tentando di lasciarsi alle spalle, da solo, non avrebbe saputo che fare…

Sarebbero atterrati in tarda mattinata, orario perfetto per riprendere in mano le redini della situazione con Michelle, che decisamente gli erano sfuggite, se non fosse che Meg gli aveva dato notizie poco rassicuranti…

Sicuramente anche per quella mattina, la ragazza sarebbe stata ancora inavvicinabile, oltre che irreperibile, visto che a casa nsi faceva negare… Forse nel pomeriggio sarebbe riuscita a trovarla e, se la fortuna avesse girato in suo favore, farla uscire un po’. Ma, per conto proprio, era piuttosto pessimista…

Aveva provato a chiamarla almeno un centinaio di volte, ma mai c’erano state novità, non aveva spento nemmeno il telefono durante tutta la notte!!

 

Da un lato era comprensibile che potesse avercela con lui, ma perché non dirglielo direttamente in faccia? Perché non mandarlo a quel paese una volta per tutte? Si grattò la testa piuttosto pensieroso, dopodiché decise di seguire l’esempio dell’amico e riposare almeno un po’. Quel nervosismo certo non giovava molto ai poveri nervi che, in quel periodo, stava decisamente mettendo alla prova.

 

La politica del < io qui dentro, ed il mondo lì fuori>, si era rivelata fallimentare!

Si era presa i suoi due giorni di pausa da se stessa e da tutti gli altri, ora era arrivato il momento di rimettersi in piedi e ricominciare a camminare, seppur ancora barcollando! Piangersi addosso, o fare la vittima, non gli era mai piaciuto molto, aveva sempre preferito richiudersi a riccio, riflettendo un po’ per i fatti proprio e poi riaffrontare la vita di petto!!

Diciamo, poi, che l’insistenza nelle chiamate di una certa persona, se da un lato le facevano sorgere centinaia di domande, dall’altra avevano ridato un po’ di vitalità al suo orgoglio femminile, che era andato, abbondantemente, a farsi benedire!!

Era abbastanza superficiale, anche solo pensarlo, ma il fatto che Orlando stesse continuando a chiamarla, nonostante si ostinasse a non rispondergli, le faceva piacere, e probabilmente gliene avrebbe fatto ancora di più sentire la sua voce, ma era combattuta sul perché la stesse cercando, dopo essere sparito per tutto quel tempo….

 

Se lo stava facendo solo perché magari aveva scordato qualcosa a casa sua??

 

Non l’avrebbe retto…

 

Sorrise a quel pensiero, stava pian piano rientrando nei suoi normali paramentri di follia… Infilò le ultime cose nella borsa, si avvolse la sciarpa al collo, e diede un breve sguardo fuori dalla finestra. Stava di nuovo piovendo!

Poco male, quel tempaccio avrebbe fatto desistere parecchi dall’andare in biblioteca quel pomeriggio, quindi avrebbe avuto più calma e maggiore probabilità di non incontrare nessuno che conoscesse; in più era piacevole camminare, ben coperta ed imbacuccata, mentre pioveva… piuttosto insolito!

Passò dalla cucina, portando via solo un panino vuoto, e solo perché costrettavi da sua madre, alla quale per sommi capi aveva dovuto spiegare la situazione, stando ben attenta ad omettere della storia con Orlando, che nella sua assurda visione delle cose, poteva passare inosservata, cosa che più lontana dalla realtà non poteva essere e schizzò fuori come un fulmine!

Non aveva un particolare stato d’animo, non era né felice, né depressa, ma più che altro indifferente,  non che fosse una cosa bella, soprattutto per una persona come lei, che viveva di alti e bassi, però alla fine rispetto ai momentacci passati, non era così male e poi quella era una giornata uggiosa come tante altre, in cui si sarebbe rinchiusa tra quei polverosi volumi di letteratura, con la speranza di essere lasciata almeno ancora per un po’ in pace da tutto il resto del mondo…

 

D’accordo prendere la vita di petto, ma un po’ alla volta!!

 

Non era passato nemmeno da sua madre, aveva fatto tappa diretta verso casa sua, dove sia lui che Elijah, ebbero modo di rimettersi in contatto con la vita reale, con una bella doccia. Il viaggio era stato decisamente troppo stressante, soprattutto se ripensava a come era riuscito a sfuggire alla calca indemoniata di giornalisti sotto casa sua… Meglio evitare…

Aveva ancora l’accappatoio addosso, quando tornò nella sua stanza. Sul comodino c’erano sigarette e cellulare… Maledetto telefono aveva avuto l’impulso irrefrenabile, di chiamare Meg, per sapere di eventuali evoluzioni, fin da quando avevano messo piede a terra, però aveva dovuto trattenersi, farsi vedere così impaziente non era un bene, come non lo era torturare quella poverina, che davvero stava facendo molto per lui, senza volere nulla in cambio, se non la felicità della sua amica…. Era decisamente sprecata per un palestrato – zero cervello, come si era dimostrato quel Luis qualche cosa.

Prese il pacchetto di sigarette e si avvicinò alla finestra, prendendosene una e mettendosela in bocca.  Sbirciò fuori distrattamente. Il solito tempo londinese… imprevedibile… quando erano scesi dall’aereo c’era il sole, ed in quell’esatto momento, l’acqua scrosciava dal cielo a non finire, era poco più dell’ora di pranzo eppure era buio, nemmeno fosse tardo pomeriggio! Non era mai stato meteoropatico, però vedere quelle goccioline battere sul vetro della finestra lo rendevano particolarmente malinconico, o forse era solo l’avvicinarsi di uno scontro diretto da cui non sapeva, come ne sarebbe uscito!

 

Arrivò giusto in tempo alla metro, era riuscita ad infilarsi, proprio mentre le porte scorrevoli stavano per chiudersi, non che avesse fretta, però aspettare un quarto d’ora, in quella stazione, quando fuori pioveva e necessariamente la maggior parte dei vagabondi e senzatetto vi si rifugiava, non le andava molto a genio, non aveva nulla contro di loro, però fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!

La differenza di temperatura tra il vagone e l’esterno era considerevole, tanto che immediatamente le guance le avvamparono… Si allentò un po’ la sciarpa, e si sedette… Era così strano tornare alla normalità, fare finta che tutto andasse bene, mentre il mondo continuava a girare indifferente, quando poi, nella realtà, sentiva che un pezzo le mancava… Non che Orlando fosse importate a tal punto da farla sentire incompleta, sarebbe stato esagerato anche solo pensarlo, però era come lasciare una pagina a metà, nell’enorme diario della sua vita e questo pensiero la crucciava… in un modo o nell’altro quella faccenda era da risolvere, se con lui era finita, come se poi fosse mai iniziata, era il caso di metterci un benedetto punto ed andare oltre, oppure riprendere a scrivere…

 

A proposito di scrivere, prese il telefono, e compose un messaggio mandandolo a Meg; le aveva promesso che sarebbero uscite, anche solo per un caffè quel pomeriggio, ma, alla fine, aveva optato per la biblioteca, non era ancora dell’umore adatto per sentirsi una paternale, o comunque di vederla, aveva bisogno di stare un altro po’ da sola… Avrebbe capito!

 

All’ingresso della biblioteca, come concordato c’era Meg.

 

La riconobbe subito, come non notarla d’altra parte, purtroppo però era decisamente irrequieta, faceva avanti e indietro come fosse un giocattolino a cui avevano dato troppa corda, tanto che fissava l’orologio ogni dieci secondi, infatti dal momento in cui la vide, fino a quando la raggiunse, e la distanza non era più di una ventina di metri, fece quel gesto ben cinque volte.

Non vi aveva mai posto troppo attenzione, ma era davvero una bella ragazza, un po' più bassa e longilinea di Michelle, lunghi capelli color caffè, leggermente mossi, con dei colpi di luce mogano, occhi nocciola, molto profondi ed intensi, con qualche pagliuzza dorata, e pelle ambrata che le dava un tocco quasi esotico… Non era affatto un tipo comune, anzi, fisicamente era molto particolare ed anche affascinante, poi nonostante la giovane età, dimostrava dei modi e una razionalità da donna, e non da ragazza qual’era, una certa compostezza che le dava tono, eppure, allo stesso tempo, era molto semplice come persona ed assolutamente naturale.

Probabilmente se non avesse avuto la testa da un’altra parte, avrebbe potuto anche fare un pensierino di lei, ma Orlando, era, per così dire, momentaneamente impegnato in altro, o meglio per un’altra…

 

Ad Elijah, però, non sfuggì quest’attenta analisi, tanto che la fissò quasi inebetito, spogliandola praticamente con gli occhi quando se la trovò davanti, e addirittura il pensiero che quella fosse la famosa Michelle di Orlando, gli provocò un lieve moto di gelosia, che immediatamente svanì, una volta che l’amico gliela presentò. Anche Meg, d’altra parte, non fu del tutto immune al fascino del ragazzo, tanto che per buoni cinque secondi rimase a bocca aperta a fissarlo… Ad Orlando scappò una risata, che morì sulle sue labbra non appena la ragazza si voltò verso di lui con espressione pressocché furente, se lo mangiò a parole!

 

“Non so, perché non sei venuto direttamente con parrucca, lentine e già che c’eri con la locandina del Signore degli Anelli in mano?” Gli chiese con tono più che ironico? Possibile che davvero quel benedetto ragazzo, non riuscisse a capire quanto poteva essere < pericoloso> andarsene in giro con Elijah Wood come se niente fosse??? Era un pazzo!!! Dopo tutta la fatica che aveva fatto per scappare anonimamente da New York, cosa gli faceva pensare che a Londra nessuno potesse notarlo??

 

“Eh?” Le fece il verso, non capendo dove volesse andare a parare.

 

“Ti ho chiesto perché non sei venuto con parrucca, lentine e locandina, visto che muori tanto dalla voglia di farti riconoscere… Secondo te è normale portarsi Frodo Baggins a spasso, come niente fosse??” Gli domandò ironica e molto, molto incavolata, “Scusa, non prendertela, non è per te!” si rivolse, rassicurandolo, al povero Elijah, che per un attimo si era sentito davvero come uno strano animale da passeggio. Orlando restò un attimo perplesso, stupidamente non aveva proprio pensato che Lji avrebbe potuto costituire un problema, o almeno non quanto lo poteva essere lui stesso.

 

“Ragiona, in versione nature, tu potresti anche passare inosservato, con una CONSISTENTE  botta di fortuna, e sottolineo CONSISTENTE, ma lui con quegli occhi…. è impossibile non notarlo!!” Continuò la ragazza, togliendosi gli occhiali da sole a mascherina che aveva in testa, per reggersi i capelli e porgendoli al ragazzo, intimandogli un molto confidenziale e poco propenso a proteste “Mettiti questi!”, sembrava davvero un carrarmato, molto determinata e di polso…gli piaceva!

 

“Credi che Michelle, sia una stupida? Non per deluderti, Bloom, ma lui è molto più famoso di te e non conterei troppo sulla sua ignoranza in fatto di cinema, anche perché, i tuoi, di film, è un puro caso non li abbia visti! O dovrei dire ANCORA visti?” D’accordo, aveva ragione su tutti i fronti, ma era il caso di infierire così e pretendere che risolvesse tutti i problemi in una botta sola? Una cosa alla volta avrebbe anche potuta affrontarla, ma usare l’arma della verità, quando la sua posizione era già, più che precaria, gli sembrava un tantino esagerato. Era facile dire < dovevi dirle la verità dall’inizio, ora sarebbe tutto più facile!! >! Era logico sarebbe stato tutto più facile, perché lei non ci sarebbe stata!

 

“Meg, la piantiamo con le ramanzine? Me ne hai fatte troppe per i miei gusti e poi ricorda che sono più grande di te, porta rispetto!!” Le disse ironicamente, ridendo, ma quella che doveva essere una battuta, non si rivelò che un’infelice trovata, perché la ragazza lo fissò con fare truce, quasi omicida, a cui non sapeva davvero come rispondere. Quanto odiava essere messo alle strette dalle altre persone, soprattutto se si trattava di ragazze, oltretutto davanti ad un suo amico, ma in fondo che fare?? Quelle due erano talmente simili da quel punto di vista, che si era rassegnato al pensiero che, nel bene o nel male, la loro parola era incontestabile.. pena… la gogna pubblica….

“D’accordo, d’accordo, ora mi dici dov’è? Meno restiamo in questo posto meglio è!!” Si risolse a concludere.

 

La ragazza senza farselo ripetere due volte, indicandogli un largo corridoio alla loro destra, si avviò e poi avvicinò ad una grande porta di legno, che dava sulla sala lettura della biblioteca. Fortunatamente la parte superiore era a vetri, quindi potevano sbirciare dentro senza necessariamente entrare. Orlando, lì per lì, fu un attimo perplesso, perché nonostante tutti i tavoli fossero pressoché vuoti, non riusciva a vedere Michelle, tanto che, per un attimo, ebbe timore che se ne fosse andata via, durante il loro battibeccare, se non che, capendo il suo smarrimento, Meg gliela indicò. Era in un angolino piuttosto appartato, vicino ad un grande scaffale pieno di vecchi libri, ed un’ampia finestra che si affacciava proprio sul cortiletto interno, dove alcuni alberi facevano bella mostra dei loro rami spogli.

Rimase un attimino imbambolato a fissarla, era strano osservarla da lontano, cioè senza che lei fosse occupata solo ed esclusivamente con lui, in genere la guardava mentre gli parlava, o studiavano o comunque mentre lei sapeva, in un  certo senso di essere < sorvegliata >, mentre in quel momento la vedeva solo vivere la sua vita, come se fosse spettatore  di un film… un film di cui voleva assolutamente la parte del protagonista!!!

 

Era diversa…. Eppure ancora più bella di quanto la ricordasse, con i capelli in parte alzati, con una bacchetta cinese, gli occhialetti da lettura e senza un filo di trucco…. Talmente naturale….

Sembrava molto intenta nella lettura di un libro, del quale ogni tanto annotava qualcosa su di un quaderno che aveva davanti. Batteva ad intervalli regolari la penna sul tavolo in cui erano ammucchiati in ordine sparso, borsa, cellulare, matite colorate e sciarpa…

 

La sciarpa…

 

Quel particolare attirò la sua attenzione.. Se l’aveva con lei, nonostante tutto, qualcosa doveva significare; razionale e allo stesso tempo, romanica com’era, non l’avrebbe mai portata con sé per sola vanità femminile, o in quanto bel monile, ma perché rappresentava qualcosa…

Proprio mentre questa successione di pensieri, gli passava per la mente, Meg, molto dolcemente gli posò una mano sulla spalla…

“La porta sempre con sé e guai a chi gliela tocca” gli si rivolse a voce più bassa intuendo cosa stesse pensando.

 

In tutto ciò, Elijah molto curioso di vedere finalmente la ragazza che aveva fatto sbarrellare Orlando fino a quel punto, si avvicinò al vetro… Bè, cominciò a spiegarsi molte cose… Nonostante non fosse in abiti prettamente femminili, ma molto < casalinghi >, jeans chiari larghi e una magliettina a maniche lunghe rosa, con una stampa di un manga giapponese, era palese fosse una bella ragazza… E già solo guardandola, riusciva a capire, a cosa si riferisse quando l’amico, gli diceva che era diversa… La sua bellezza, non le derivava solo da un aspetto fisico più che gradevole, ma proprio da un’armonia di colori e forme che saltava immediatamente all’occhio.

Come diavolo avesse fatto Orlando a trovare delle ragazze così carine e così apparentemente interessanti, senza nemmeno avere l’intenzione di cercarle, restava un mistero.. La sua solita fortuna sfacciata; era sempre quello che aveva sorte migliore, che lui si ostinava a spacciare per fascino, con il genere femminile e questa volta gli era andata proprio di lusso… Il problema vero, oltre la riappacificazione, era trovare il modo di riuscire davvero a far conciliare la loro vita frenetica, con quella di due ragazze così normali…

 

.. Parlo al plurale? Non mi sarà andato in liquefazione il cervello? No… Magari è solo colpa del fuso… Come no…

 

Dopo parecchi istanti in cui rimasero lì immobili, come statue di cera, ognuno perso nei propri pensieri, Meg, dando una gomitata ad Orlando lo fece riprendere dallo stato di rimbambimento totale in cui era caduto.

“Vuoi darti una mossa? O hai attraversato l’oceano solo per guardarla?” e così facendo lo spinse, praticamente di peso, nella grande stanza. Lei ed Elijah, restarono fuori ad guardare cosa succedeva, o almeno quello era l’intento, per lo meno fino a quando i due non si fossero parlati, poi avrebbero potuto lasciarli completamente soli. Meg era  molto irrequieta, evidentemente ci teneva molto all’amica, tanto da non rendersi conto di quanto fosse imbarazzato il giovane et < inesperto > Wood, per essere rimasto solo con lei.

 

Nel frattempo Orlando, non potendo più fare marcia indietro, decise di proseguire. Aveva un’espressione abbastanza rassegnata, ed anche un po’ mortificata; sapeva di aver fatto una gran bel casino, ma, certo, il giorno in cui aveva deciso di ristabilirsi a Londra, non aveva immaginato potesse crearsi una situazione simile, né tanto meno che al mondo potesse esistere ancora qualche ragazza che ignorasse chi fosse… E non per superbia, ma semplicemente perché la sua faccia aveva fatto bella mostra sui i cartelloni, di quello che era diventato un vero e proprio colosso della storia del cinema! In fondo anche solo per sentito dire chi non conosceva The Lord of the Rings??

In sostanza, però, quelle erano tutti pensieri inutili, in quel preciso istante, era solo Orlando, il ragazzo inglese che aveva tentato la sorte e gli era capitata un’ottima mano, che non aveva mantenuto fede ad una promessa importante, e doveva necessariamente farsi perdonare dalla ragazza gli piaceva decisamente tanto, e a cui avrebbe dovuto dare una montagna di spiegazioni, senza sapere nemmeno da dove cominciare, né che dire!

 

Elijah, lo guardò, mostrando un sorriso molto dolce, che incuriosì parecchio Meg, che non osò chiedergliene il motivo, però ebbe lo stesso una spiegazione più che plausibile.

 

“Sembra lo stesso…” si lasciò sfuggire a voce bassa, poi osservando il grosso punto interrogativo, che sembrava disegnato sul viso della sua  momentanea compagna di sventure, tornando a fissare l’amico, continuò “Sembra lo stesso ragazzo, che incontrai il primo giorno di lavoro in Nuova Zelanda! Dio, era talmente impacciato!!” Disse mettendosi una mano sulla fronte e ridendo, “Niente a che fare, con quello che vedi ora!! Certo ribelle e casinista lo è sempre stato, però era al suo primo lavoro importante, in un posto sconosciuto e talmente lontano da casa sua, con delle persone ignote con cui per forza di cose, avrebbe dovuto condividere nelle più rosee aspettative diciotto mesi della sua vita e, credimi, nessuno di noi si aspettava quello che è venuto dopo!! Io avevo già più esperienza di lui, quindi era un tantino più sciolto, sebbene adesso ti possa sembrare impossibile”, ironizzò sulla sua apparente rigidità, in certe occasioni, ma certo la ragazza non stava propriamente pensando a quello, visto che pendeva quasi completamente dalle sue labbra “ma lui era proprio ingessato!! Aveva talmente paura di dire spropositi, che tacque per tutto il tempo, mostrando un adorabile visino timido, per cui l’abbiamo preso in giro per tanto di quel tempo! In pratica era esattamente come lo vedi adesso!!”

 

Era bello vedere due persone tanto amiche.

Molto spesso, si sfogliano i giornali, si guardano delle foto su internet e si vedono delle persone che si baciano e abbracciano, sembrando le persone più in confidenza di questo mondo, poi spenti i riflettori, nemmeno si guardano in faccia, invece l’amicizia che sembrava legare Orlando ed Elijah sembrava essere davvero molto forte, quasi quanto la sua con Michelle, anzi probabilmente lo era anche di più, perché condividere, davvero, qualcosa nel loro ambiente doveva essere una cosa molto rara.

Senza staccare gli occhi di dosso ad Orlando che procedeva piuttosto lento lungo il corridoio tra i tavoli, con le mani infilate nelle tasche degli enormi jeans e le spalle strette, disse al ragazzo, con estrema confidenza:

 

“Se non lo manda al diavolo entro i primi cinque secondi, è fatta!!” e quasi involontariamente incrociò le dita, sperando in meglio.

 

Il silenzio era pressoché tombale in quella grande sala, nessuno lo guardava, ognuno assorto nel proprio universo, e la cosa lo metteva stranamente un po’ a disagio. Era praticamente ad un metro da lei, ed ora che fare? E soprattutto che dirle??

Tirò un sospiro, nel vano tentativo di darsi un minimo di coraggio e si sedette proprio davanti a lei, pronto al massacro.

Michelle non ci fece caso più di tanto, in fondo era in una biblioteca pubblica ed ognuno poteva accomodarsi dove più gli compiaceva, inoltre non era la prima volta che qualche ragazzo le si sedesse di fronte, giusto per attaccare bottone, il trucco era non farsi distrarre e continuare per la propria strada, come aveva sempre fatto e aveva intenzione di fare. E sarebbe stata una cosa abbastanza facile, se immediatamente non fosse stata travolta da un profumo estremamente familiare… Non riusciva a collegarlo ad un volto, o ad una persona, forse inconsciamente non voleva farlo, però le rievocava qualcosa di tremendamente piacevole, morbido, avvolgente….

Era in corso una strenua battaglia tra il suo autocontrollo e la sua curiosità, ma la tentazione di dare una sbirciatina oltre il libro fu più forte. In fondo che male poteva farle, in ogni caso, sarebbe stata il più discreta possibile, in modo da togliersi quel sassolino dalla scarpa e poi ritornare senza alcuna remora sul suo libro.

Con fintissima indifferenza, fece scivolare lo sguardo giù lungo la pagina su cui era ferma da quando quella famosa ombra aveva fatto la sua comparsa, e poi sul tavolo e avanti, avanti , avanti, oltre libri e quaderni… fino ad incontrare un paio di mani, che giravano e rigiravano un accendino di acciaio opaco, rettangolare, con gli angoli smussati…

Poteva avere mai qualche dubbio sull’appartenenza delle stesse…. Improbabile, anzi impossibile!

 

… E ora??…

 

Fece scivolare pian piano senza far rumore il libro sul tavolo, alzando gli occhi fino ad incontrare quelli di Orlando, che probabilmente la stavano fissando fin dall’inizio. Stranamente non ebbe nessun particolare cambiamento d’espressione… Vederselo lì, davanti agli occhi, in carne ed ossa, dopo non averlo sentito per tanto tempo, troppo tempo, non le aveva provocato alcuna reazione, come se in fondo, in fondo, immaginasse che una cosa del genere sarebbe potuta succedere, o più che altro, perché ancora non ci credeva.

 

“Sei in ritardo…” Cominciò per prima, Michelle, usando un tono, non freddo, ma incolore. Sarebbe stato meglio che avesse cominciato ad urlare o trattarlo in malo modo, ma evidentemente per l’ennesima volta quella ragazza sfuggiva da quelli che, lui, riteneva fossero i suoi schemi mentali.

 

“Lo so, ma non per tutto…” Per lo meno non era armato di cattive intenzioni, oltretutto sembrava sinceramente dispiaciuto, però d’altra parte, come agire con lui? Presentarsi a qualcuno come l’astro più splendente dell’intero universo, e poi dissolversi come inghiottiti da un buco nero! Orlando lo sapeva bene, tanto più che era una cosa che gli era successa innumerevoli volte da quando l’oro di Hollywood l’aveva ricoperto e non era mai stato piacevole, ritrovarsi solo..

Lasciò l’accendino sul tavolo ed allungò le mani per prendere tra le sue quella della ragazza, che, permettendogli di tirare un sospiro di sollievo, non si ritrasse davanti a quel contatto. 

“Ecco, vedi, è succes..”

 

“Aspetta!” Lo bloccò lei, prima che riuscisse a spiegare tutto, fino alla fine, una volta per tutte. “Prima devo sapere una cosa…” Stava cambiando di nuovo, ora sembrava di più la sua Michelle, un po’ insicura, con la voce che trema, i capelli che le scendono davanti agli occhi lucidi ed assolutamente dolce. “Succederà ancora?”

La domanda lo aveva spiazzato un attimo… Tutto stava andando come non si era aspettato, era calma, decisamente molto calma, cosa insolita per una impulsiva, come lei e poi non aveva preteso ancora centinaia e centinaia di risposte, come una qualsiasi persona normale avrebbe fatto, e che era preparato a doverle dare. Sembrava così piccola e vulnerabile eppure con una grande forza d’animo.

 

“Lo sai…. Insomma ti ho già detto, che il mio lavoro spesso e volentieri richiede la mia presenza a New York…..” Abbozzò non sapendo dove andare a parare.

 

“Non era a questo che mi riferivo. Intendo dire sparire in questo modo, entrare ed uscire dalla mia vita, dalla porta principale senza preoccuparti di quello che posso pensare o peggio ancora provare io!!” Inutile sottolineargli che non aveva avuto più notizie, una telefonata un messaggio, uno squillo, una lettere scritta con il sangue.. una qualsiasi cosa, perché per quanto ne sapeva lei, poteva anche essere andato a finire all’altro mondo! La rabbia le era sbollita in quei due giorni di requisizione ce si era imposta, non per niente, era calma nei modi, però certo si era bruciata con quella storia, ed anche parecchio e non doveva, non poteva succedere ancora!!

 

Orlando non fiatò per qualche secondo, incassò il colpo in silenzio. Aveva ragione, certo quella situazione si era verificata per cause da lui indipendenti, ma la colpa era dalla sua parte, tanto più che, sebbene l’avesse fatto per < proteggerla >, era stata sua la decisione di non chiamarla.

 

“No, non succederà più!”

 

“Bene! Non voglio sapere altro!” Disse la ragazza, alzandosi in piedi e cominciando a raccogliere la sua roba. Orlando non capì, e la guardò piuttosto perplesso.

 

“Be? Hai deciso di mettere radici? Dobbiamo andare via, siamo troppo rumorosi per stare qui!”

 

“Andare dove?” Si rigirò sulla sedia, mentre lei aveva già cominciato a camminare verso la porta d’ingresso.

 

“Tesoro, io ho un esame da preparare in due giorni, e tu mi aiuterai!!” Gli rispose, regalandogli uno di quei sorrisi che tanto gli erano mancati.

 

Continua…

 

 

 

  
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