Un
giorno, per caso…di
Dolcemaia
Disclaimer:
Ogni riferimento a fatti, luoghi e persone è puramente casuale, fatta eccezione
per Orlando Bloom, da cui ho preso in prestito solo il personaggio.
Nota
dell’autore: Questo
capitolo è dedicato ad una persona speciale, talmente speciale, che non le ho
fatto gli AUGURI di buon compleanno….. Merito la lapidazione lo so, ma chedo
umilmente scusa…
MOON
MI DISPIACE!!!!
Non
lo faccio più!! ^_^
Inoltre
un ringraziamento di cuore a Mandy, che è stata un tesoro, e Pers che mi
minaccia pubblicamente ( la bastarda), ma avendole dato la nomina onoraria di
< Dea >,( sai a che mi riferisco), ora me la devo sopportare!! ^_____^
E
un sentito GRAZIE anche a tutte coloro che hanno la pazienza di leggere questa
fic!!
Nelly Furtado - Try
Capitolo 13 : Parrucca, lentine e locandina…
Fissava
le nuvole aldilà di quel microscopico vetro, scostò appena la tendina color
crema, la cui utilità gli era ignota, sperando di riuscire a scorgere terra da
un momento all’altro, ma niente… Solo un po’ di fitta nebbiolina bianca
che volevano fargli passare per una nuvola… chissà perché ne aveva sempre
avuto un’idea leggermente più romantica....
Quante
ore erano passate da quando aveva messo piede sul quel macinino volante? Non
avrebbe saputo dirlo con sicurezza, era sempre e comunque decisamente troppo!
Era
stanco, irritato ed impaziente. I pantaloni gli cascavano, la maglietta gli
prudeva, il sedile sintentico gli faceva ribollire il sangue nelle vene, ed il
continuo muoversi, girasi e rigirarsi non l’aiutava minimamente, anzi!! Ogni
minuto passato in attesa del benedetto atterraggio si stava trasformando in una
lenta e dolorosa agonia, Londra non gli era mai sembrata così lontana!
Elijah,
invece, dormiva della grossa sul sedile accanto al suo, tranquillo come un
neonato tra le braccia della mamma… La verità era che nonostante volasse
continuamente da una parte all’altra del globo terrestre, non era ancora
riuscito a togliersi di dosso la paura dell’aereo, perciò appena allacciate
le cinture, faceva in modo di cadere in uno stato di sonno quasi comatoso.. come
facesse, proprio non lo sapeva, ma non sarebbe stato carino svegliarlo per
costringerlo ancora una volta ad ascoltare le sue paranoie!!
E sorbirsi quella specie di ballo di San Vito di cui era vittima!
Poverino,
lo stava costringendo a far fin troppe cose allucinanti, non per ultima
trascinarlo senza motivo a Londra o meglio il motivo c’era… Aveva bisogno di
lui, perché non sapeva cosa l’aspettava esattamente anche da quest’altra
parte dell’oceano, e se fosse stato peggio di quello che stava tentando di
lasciarsi alle spalle, da solo, non avrebbe saputo che fare…
Sarebbero
atterrati in tarda mattinata, orario perfetto per riprendere in mano le redini
della situazione con Michelle, che decisamente gli erano sfuggite, se non fosse
che Meg gli aveva dato notizie poco rassicuranti…
Sicuramente
anche per quella mattina, la ragazza sarebbe stata ancora inavvicinabile, oltre
che irreperibile, visto che a casa nsi faceva negare… Forse nel pomeriggio
sarebbe riuscita a trovarla e, se la fortuna avesse girato in suo favore, farla
uscire un po’. Ma, per conto proprio, era piuttosto pessimista…
Aveva
provato a chiamarla almeno un centinaio di volte, ma mai c’erano state novità,
non aveva spento nemmeno il telefono durante tutta la notte!!
Da
un lato era comprensibile che potesse avercela con lui, ma perché non dirglielo
direttamente in faccia? Perché non mandarlo a quel paese una volta per tutte?
Si grattò la testa piuttosto pensieroso, dopodiché decise di seguire
l’esempio dell’amico e riposare almeno un po’. Quel nervosismo certo non
giovava molto ai poveri nervi che, in quel periodo, stava decisamente mettendo
alla prova.
La
politica del < io qui dentro, ed il mondo lì fuori>, si era rivelata
fallimentare!
Si
era presa i suoi due giorni di pausa da se stessa e da tutti gli altri, ora era
arrivato il momento di rimettersi in piedi e ricominciare a camminare, seppur
ancora barcollando! Piangersi addosso, o fare la vittima, non gli era mai
piaciuto molto, aveva sempre preferito richiudersi a riccio, riflettendo un
po’ per i fatti proprio e poi riaffrontare la vita di petto!!
Diciamo,
poi, che l’insistenza nelle chiamate di una certa persona, se da un lato le
facevano sorgere centinaia di domande, dall’altra avevano ridato un po’ di
vitalità al suo orgoglio femminile, che era andato, abbondantemente, a farsi
benedire!!
Era
abbastanza superficiale, anche solo pensarlo, ma il fatto che Orlando stesse
continuando a chiamarla, nonostante si ostinasse a non rispondergli, le faceva
piacere, e probabilmente gliene avrebbe fatto ancora di più sentire la sua
voce, ma era combattuta sul perché la stesse cercando, dopo essere sparito per
tutto quel tempo….
Se
lo stava facendo solo perché magari aveva scordato qualcosa a casa sua??
Non
l’avrebbe retto…
Sorrise
a quel pensiero, stava pian piano rientrando nei suoi normali paramentri di
follia… Infilò le ultime cose nella borsa, si avvolse la sciarpa al collo, e
diede un breve sguardo fuori dalla finestra. Stava di nuovo piovendo!
Poco
male, quel tempaccio avrebbe fatto desistere parecchi dall’andare in
biblioteca quel pomeriggio, quindi avrebbe avuto più calma e maggiore
probabilità di non incontrare nessuno che conoscesse; in più era piacevole
camminare, ben coperta ed imbacuccata, mentre pioveva… piuttosto insolito!
Passò
dalla cucina, portando via solo un panino vuoto, e solo perché costrettavi da
sua madre, alla quale per sommi capi aveva dovuto spiegare la situazione, stando
ben attenta ad omettere della storia con Orlando, che nella sua assurda visione
delle cose, poteva passare inosservata, cosa che più lontana dalla realtà non
poteva essere e schizzò fuori come un fulmine!
Non
aveva un particolare stato d’animo, non era né felice, né depressa, ma più
che altro indifferente, non che
fosse una cosa bella, soprattutto per una persona come lei, che viveva di alti e
bassi, però alla fine rispetto ai momentacci passati, non era così male e poi
quella era una giornata uggiosa come tante altre, in cui si sarebbe rinchiusa
tra quei polverosi volumi di letteratura, con la speranza di essere lasciata
almeno ancora per un po’ in pace da tutto il resto del mondo…
D’accordo
prendere la vita di petto, ma un po’ alla volta!!
Non
era passato nemmeno da sua madre, aveva fatto tappa diretta verso casa sua, dove
sia lui che Elijah, ebbero modo di rimettersi in contatto con la vita reale, con
una bella doccia. Il viaggio era stato decisamente troppo stressante,
soprattutto se ripensava a come era riuscito a sfuggire alla calca indemoniata
di giornalisti sotto casa sua… Meglio evitare…
Aveva
ancora l’accappatoio addosso, quando tornò nella sua stanza. Sul comodino
c’erano sigarette e cellulare… Maledetto telefono aveva avuto l’impulso
irrefrenabile, di chiamare Meg, per sapere di eventuali evoluzioni, fin da
quando avevano messo piede a terra, però aveva dovuto trattenersi, farsi vedere
così impaziente non era un bene, come non lo era torturare quella poverina, che
davvero stava facendo molto per lui, senza volere nulla in cambio, se non la
felicità della sua amica…. Era decisamente sprecata per un palestrato –
zero cervello, come si era dimostrato quel Luis qualche cosa.
Prese
il pacchetto di sigarette e si avvicinò alla finestra, prendendosene una e
mettendosela in bocca. Sbirciò
fuori distrattamente. Il solito tempo londinese… imprevedibile… quando erano
scesi dall’aereo c’era il sole, ed in quell’esatto momento, l’acqua
scrosciava dal cielo a non finire, era poco più dell’ora di pranzo eppure era
buio, nemmeno fosse tardo pomeriggio! Non era mai stato meteoropatico, però
vedere quelle goccioline battere sul vetro della finestra lo rendevano
particolarmente malinconico, o forse era solo l’avvicinarsi di uno scontro
diretto da cui non sapeva, come ne sarebbe uscito!
Arrivò
giusto in tempo alla metro, era riuscita ad infilarsi, proprio mentre le porte
scorrevoli stavano per chiudersi, non che avesse fretta, però aspettare un
quarto d’ora, in quella stazione, quando fuori pioveva e necessariamente la
maggior parte dei vagabondi e senzatetto vi si rifugiava, non le andava molto a
genio, non aveva nulla contro di loro, però fidarsi è bene, non fidarsi è
meglio!
La
differenza di temperatura tra il vagone e l’esterno era considerevole, tanto
che immediatamente le guance le avvamparono… Si allentò un po’ la sciarpa,
e si sedette… Era così strano tornare alla normalità, fare finta che tutto
andasse bene, mentre il mondo continuava a girare indifferente, quando poi,
nella realtà, sentiva che un pezzo le mancava… Non che Orlando fosse
importate a tal punto da farla sentire incompleta, sarebbe stato esagerato anche
solo pensarlo, però era come lasciare una pagina a metà, nell’enorme diario
della sua vita e questo pensiero la crucciava… in un modo o nell’altro
quella faccenda era da risolvere, se con lui era finita, come se poi fosse mai
iniziata, era il caso di metterci un benedetto punto ed andare oltre, oppure
riprendere a scrivere…
A
proposito di scrivere, prese il telefono, e compose un messaggio mandandolo a
Meg; le aveva promesso che sarebbero uscite, anche solo per un caffè quel
pomeriggio, ma, alla fine, aveva optato per la biblioteca, non era ancora
dell’umore adatto per sentirsi una paternale, o comunque di vederla, aveva
bisogno di stare un altro po’ da sola… Avrebbe capito!
All’ingresso
della biblioteca, come concordato c’era Meg.
La
riconobbe subito, come non notarla d’altra parte, purtroppo però era
decisamente irrequieta, faceva avanti e indietro come fosse un giocattolino a
cui avevano dato troppa corda, tanto che fissava l’orologio ogni dieci
secondi, infatti dal momento in cui la vide, fino a quando la raggiunse, e la
distanza non era più di una ventina di metri, fece quel gesto ben cinque volte.
Non
vi aveva mai posto troppo attenzione, ma era davvero una bella ragazza, un po'
più bassa e longilinea di Michelle, lunghi capelli color caffè, leggermente
mossi, con dei colpi di luce mogano, occhi nocciola, molto profondi ed intensi,
con qualche pagliuzza dorata, e pelle ambrata che le dava un tocco quasi
esotico… Non era affatto un tipo comune, anzi, fisicamente era molto
particolare ed anche affascinante, poi nonostante la giovane età, dimostrava
dei modi e una razionalità da donna, e non da ragazza qual’era, una certa
compostezza che le dava tono, eppure, allo stesso tempo, era molto semplice come
persona ed assolutamente naturale.
Probabilmente
se non avesse avuto la testa da un’altra parte, avrebbe potuto anche fare un
pensierino di lei, ma Orlando, era, per così dire, momentaneamente impegnato in
altro, o meglio per un’altra…
Ad
Elijah, però, non sfuggì quest’attenta analisi, tanto che la fissò quasi
inebetito, spogliandola praticamente con gli occhi quando se la trovò davanti,
e addirittura il pensiero che quella fosse la famosa Michelle di Orlando, gli
provocò un lieve moto di gelosia, che immediatamente svanì, una volta che
l’amico gliela presentò. Anche Meg, d’altra parte, non fu del tutto immune
al fascino del ragazzo, tanto che per buoni cinque secondi rimase a bocca aperta
a fissarlo… Ad Orlando scappò una risata, che morì sulle sue labbra non
appena la ragazza si voltò verso di lui con espressione pressocché furente, se
lo mangiò a parole!
“Non
so, perché non sei venuto direttamente con parrucca, lentine e già che c’eri
con la locandina del Signore degli Anelli in mano?” Gli chiese con tono più
che ironico? Possibile che davvero quel benedetto ragazzo, non riuscisse a
capire quanto poteva essere < pericoloso> andarsene in giro con Elijah
Wood come se niente fosse??? Era un pazzo!!! Dopo tutta la fatica che aveva
fatto per scappare anonimamente da New York, cosa gli faceva pensare che a
Londra nessuno potesse notarlo??
“Eh?”
Le fece il verso, non capendo dove volesse andare a parare.
“Ti
ho chiesto perché non sei venuto con parrucca, lentine e locandina, visto che
muori tanto dalla voglia di farti riconoscere… Secondo te è normale portarsi
Frodo Baggins a spasso, come niente fosse??” Gli domandò ironica e molto,
molto incavolata, “Scusa, non prendertela, non è per te!” si rivolse,
rassicurandolo, al povero Elijah, che per un attimo si era sentito davvero come
uno strano animale da passeggio. Orlando restò un attimo perplesso,
stupidamente non aveva proprio pensato che Lji avrebbe potuto costituire un
problema, o almeno non quanto lo poteva essere lui stesso.
“Ragiona,
in versione nature, tu potresti anche passare inosservato, con una CONSISTENTE
botta di fortuna, e sottolineo CONSISTENTE, ma lui con quegli occhi….
è impossibile non notarlo!!” Continuò la ragazza, togliendosi gli occhiali
da sole a mascherina che aveva in testa, per reggersi i capelli e porgendoli al
ragazzo, intimandogli un molto confidenziale e poco propenso a proteste
“Mettiti questi!”, sembrava davvero un carrarmato, molto determinata e di
polso…gli piaceva!
“Credi
che Michelle, sia una stupida? Non per deluderti, Bloom, ma lui è molto più
famoso di te e non conterei troppo sulla sua ignoranza in fatto di cinema, anche
perché, i tuoi, di film, è un puro caso non li abbia visti! O dovrei dire
ANCORA visti?” D’accordo, aveva ragione su tutti i fronti, ma era il caso di
infierire così e pretendere che risolvesse tutti i problemi in una botta sola?
Una cosa alla volta avrebbe anche potuta affrontarla, ma usare l’arma della
verità, quando la sua posizione era già, più che precaria, gli sembrava un
tantino esagerato. Era facile dire < dovevi dirle la verità dall’inizio,
ora sarebbe tutto più facile!! >! Era logico sarebbe stato tutto più
facile, perché lei non ci sarebbe stata!
“Meg,
la piantiamo con le ramanzine? Me ne hai fatte troppe per i miei gusti e poi
ricorda che sono più grande di te, porta rispetto!!” Le disse ironicamente,
ridendo, ma quella che doveva essere una battuta, non si rivelò che
un’infelice trovata, perché la ragazza lo fissò con fare truce, quasi
omicida, a cui non sapeva davvero come rispondere. Quanto odiava essere messo
alle strette dalle altre persone, soprattutto se si trattava di ragazze,
oltretutto davanti ad un suo amico, ma in fondo che fare?? Quelle due erano
talmente simili da quel punto di vista, che si era rassegnato al pensiero che,
nel bene o nel male, la loro parola era incontestabile.. pena… la gogna
pubblica….
“D’accordo,
d’accordo, ora mi dici dov’è? Meno restiamo in questo posto meglio è!!”
Si risolse a concludere.
La
ragazza senza farselo ripetere due volte, indicandogli un largo corridoio alla
loro destra, si avviò e poi avvicinò ad una grande porta di legno, che dava
sulla sala lettura della biblioteca. Fortunatamente la parte superiore era a
vetri, quindi potevano sbirciare dentro senza necessariamente entrare. Orlando,
lì per lì, fu un attimo perplesso, perché nonostante tutti i tavoli fossero pressoché
vuoti, non riusciva a vedere Michelle, tanto che, per un attimo, ebbe timore che
se ne fosse andata via, durante il loro battibeccare, se non che, capendo il suo
smarrimento, Meg gliela indicò. Era in un angolino piuttosto appartato, vicino
ad un grande scaffale pieno di vecchi libri, ed un’ampia finestra che si
affacciava proprio sul cortiletto interno, dove alcuni alberi facevano bella
mostra dei loro rami spogli.
Rimase
un attimino imbambolato a fissarla, era strano osservarla da lontano, cioè
senza che lei fosse occupata solo ed esclusivamente con lui, in genere la
guardava mentre gli parlava, o studiavano o comunque mentre lei sapeva, in un
certo senso di essere < sorvegliata >, mentre in quel momento la
vedeva solo vivere la sua vita, come se fosse spettatore
di un film… un film di cui voleva assolutamente la parte del
protagonista!!!
Era
diversa…. Eppure ancora più bella di quanto la ricordasse, con i capelli in
parte alzati, con una bacchetta cinese, gli occhialetti da lettura e senza un
filo di trucco…. Talmente naturale….
Sembrava
molto intenta nella lettura di un libro, del quale ogni tanto annotava qualcosa
su di un quaderno che aveva davanti. Batteva ad intervalli regolari la penna sul
tavolo in cui erano ammucchiati in ordine sparso, borsa, cellulare, matite
colorate e sciarpa…
La
sciarpa…
Quel
particolare attirò la sua attenzione.. Se l’aveva con lei, nonostante tutto,
qualcosa doveva significare; razionale e allo stesso tempo, romanica com’era,
non l’avrebbe mai portata con sé per sola vanità femminile, o in quanto bel
monile, ma perché rappresentava qualcosa…
Proprio
mentre questa successione di pensieri, gli passava per la mente, Meg, molto
dolcemente gli posò una mano sulla spalla…
“La
porta sempre con sé e guai a chi gliela tocca” gli si rivolse a voce più
bassa intuendo cosa stesse pensando.
In
tutto ciò, Elijah molto curioso di vedere finalmente la ragazza che aveva fatto
sbarrellare Orlando fino a quel punto, si avvicinò al vetro… Bè, cominciò a
spiegarsi molte cose… Nonostante non fosse in abiti prettamente femminili, ma
molto < casalinghi >, jeans chiari larghi e una magliettina a maniche
lunghe rosa, con una stampa di un manga giapponese, era palese fosse una bella
ragazza… E già solo guardandola, riusciva a capire, a cosa si riferisse
quando l’amico, gli diceva che era diversa… La sua bellezza, non le derivava
solo da un aspetto fisico più che gradevole, ma proprio da un’armonia di
colori e forme che saltava immediatamente all’occhio.
Come
diavolo avesse fatto Orlando a trovare delle ragazze così carine e così
apparentemente interessanti, senza nemmeno avere l’intenzione di cercarle,
restava un mistero.. La sua solita fortuna sfacciata; era sempre quello che
aveva sorte migliore, che lui si ostinava a spacciare per fascino, con il genere
femminile e questa volta gli era andata proprio di lusso… Il problema vero,
oltre la riappacificazione, era trovare il modo di riuscire davvero a far
conciliare la loro vita frenetica, con quella di due ragazze così normali…
..
Parlo al plurale? Non mi sarà andato in liquefazione il cervello? No… Magari
è solo colpa del fuso… Come no…
Dopo
parecchi istanti in cui rimasero lì immobili, come statue di cera, ognuno perso
nei propri pensieri, Meg, dando una gomitata ad Orlando lo fece riprendere dallo
stato di rimbambimento totale in cui era caduto.
“Vuoi
darti una mossa? O hai attraversato l’oceano solo per guardarla?” e così
facendo lo spinse, praticamente di peso, nella grande stanza. Lei ed Elijah,
restarono fuori ad guardare cosa succedeva, o almeno quello era l’intento, per
lo meno fino a quando i due non si fossero parlati, poi avrebbero potuto
lasciarli completamente soli. Meg era molto
irrequieta, evidentemente ci teneva molto all’amica, tanto da non rendersi
conto di quanto fosse imbarazzato il giovane et < inesperto > Wood, per
essere rimasto solo con lei.
Nel
frattempo Orlando, non potendo più fare marcia indietro, decise di proseguire.
Aveva un’espressione abbastanza rassegnata, ed anche un po’ mortificata;
sapeva di aver fatto una gran bel casino, ma, certo, il giorno in cui aveva
deciso di ristabilirsi a Londra, non aveva immaginato potesse crearsi una
situazione simile, né tanto meno che al mondo potesse esistere ancora qualche
ragazza che ignorasse chi fosse… E non per superbia, ma semplicemente perché
la sua faccia aveva fatto bella mostra sui i cartelloni, di quello che era
diventato un vero e proprio colosso della storia del cinema! In fondo anche solo
per sentito dire chi non conosceva The Lord of the Rings??
In
sostanza, però, quelle erano tutti pensieri inutili, in quel preciso istante,
era solo Orlando, il ragazzo inglese che aveva tentato la sorte e gli era
capitata un’ottima mano, che non aveva mantenuto fede ad una promessa
importante, e doveva necessariamente farsi perdonare dalla ragazza gli piaceva
decisamente tanto, e a cui avrebbe dovuto dare una montagna di spiegazioni,
senza sapere nemmeno da dove cominciare, né che dire!
Elijah,
lo guardò, mostrando un sorriso molto dolce, che incuriosì parecchio Meg, che
non osò chiedergliene il motivo, però ebbe lo stesso una spiegazione più che
plausibile.
“Sembra
lo stesso…” si lasciò sfuggire a voce bassa, poi osservando il grosso punto
interrogativo, che sembrava disegnato sul viso della sua
momentanea compagna di sventure, tornando a fissare l’amico, continuò
“Sembra lo stesso ragazzo, che incontrai il primo giorno di lavoro in Nuova
Zelanda! Dio, era talmente impacciato!!” Disse mettendosi una mano sulla
fronte e ridendo, “Niente a che fare, con quello che vedi ora!! Certo ribelle
e casinista lo è sempre stato, però era al suo primo lavoro importante, in un
posto sconosciuto e talmente lontano da casa sua, con delle persone ignote con
cui per forza di cose, avrebbe dovuto condividere nelle più rosee aspettative
diciotto mesi della sua vita e, credimi, nessuno di noi si aspettava quello che
è venuto dopo!! Io avevo già più esperienza di lui, quindi era un tantino più
sciolto, sebbene adesso ti possa sembrare impossibile”, ironizzò sulla sua
apparente rigidità, in certe occasioni, ma certo la ragazza non stava
propriamente pensando a quello, visto che pendeva quasi completamente dalle sue
labbra “ma lui era proprio ingessato!! Aveva talmente paura di dire
spropositi, che tacque per tutto il tempo, mostrando un adorabile visino timido,
per cui l’abbiamo preso in giro per tanto di quel tempo! In pratica era
esattamente come lo vedi adesso!!”
Era
bello vedere due persone tanto amiche.
Molto
spesso, si sfogliano i giornali, si guardano delle foto su internet e si vedono
delle persone che si baciano e abbracciano, sembrando le persone più in
confidenza di questo mondo, poi spenti i riflettori, nemmeno si guardano in
faccia, invece l’amicizia che sembrava legare Orlando ed Elijah sembrava
essere davvero molto forte, quasi quanto la sua con Michelle, anzi probabilmente
lo era anche di più, perché condividere, davvero, qualcosa nel loro ambiente
doveva essere una cosa molto rara.
Senza
staccare gli occhi di dosso ad Orlando che procedeva piuttosto lento lungo il
corridoio tra i tavoli, con le mani infilate nelle tasche degli enormi jeans e
le spalle strette, disse al ragazzo, con estrema confidenza:
“Se
non lo manda al diavolo entro i primi cinque secondi, è fatta!!” e quasi
involontariamente incrociò le dita, sperando in meglio.
Il
silenzio era pressoché tombale in quella grande sala, nessuno lo guardava, ognuno
assorto nel proprio universo, e la cosa lo metteva stranamente un po’ a
disagio. Era praticamente ad un metro da lei, ed ora che fare? E soprattutto che
dirle??
Tirò
un sospiro, nel vano tentativo di darsi un minimo di coraggio e si sedette
proprio davanti a lei, pronto al massacro.
Michelle
non ci fece caso più di tanto, in fondo era in una biblioteca pubblica ed
ognuno poteva accomodarsi dove più gli compiaceva, inoltre non era la prima
volta che qualche ragazzo le si sedesse di fronte, giusto per attaccare bottone,
il trucco era non farsi distrarre e continuare per la propria strada, come aveva
sempre fatto e aveva intenzione di fare. E sarebbe stata una cosa abbastanza
facile, se immediatamente non fosse stata travolta da un profumo estremamente
familiare… Non riusciva a collegarlo ad un volto, o ad una persona, forse
inconsciamente non voleva farlo, però le rievocava qualcosa di tremendamente
piacevole, morbido, avvolgente….
Era
in corso una strenua battaglia tra il suo autocontrollo e la sua curiosità, ma
la tentazione di dare una sbirciatina oltre il libro fu più forte. In fondo che
male poteva farle, in ogni caso, sarebbe stata il più discreta possibile, in
modo da togliersi quel sassolino dalla scarpa e poi ritornare senza alcuna
remora sul suo libro.
Con
fintissima indifferenza, fece scivolare lo sguardo giù lungo la pagina su cui
era ferma da quando quella famosa ombra aveva fatto la sua comparsa, e poi sul
tavolo e avanti, avanti , avanti, oltre libri e quaderni… fino ad incontrare
un paio di mani, che giravano e rigiravano un accendino di acciaio opaco,
rettangolare, con gli angoli smussati…
Poteva
avere mai qualche dubbio sull’appartenenza delle stesse…. Improbabile, anzi
impossibile!
…
E ora??…
Fece
scivolare pian piano senza far rumore il libro sul tavolo, alzando gli occhi
fino ad incontrare quelli di Orlando, che probabilmente la stavano fissando fin
dall’inizio. Stranamente non ebbe nessun particolare cambiamento
d’espressione… Vederselo lì, davanti agli occhi, in carne ed ossa, dopo non
averlo sentito per tanto tempo, troppo tempo, non le aveva provocato alcuna
reazione, come se in fondo, in fondo, immaginasse che una cosa del genere
sarebbe potuta succedere, o più che altro, perché ancora non ci credeva.
“Sei
in ritardo…” Cominciò per prima, Michelle, usando un tono, non freddo, ma
incolore. Sarebbe stato meglio che avesse cominciato ad urlare o trattarlo in
malo modo, ma evidentemente per l’ennesima volta quella ragazza sfuggiva da
quelli che, lui, riteneva fossero i suoi schemi mentali.
“Lo
so, ma non per tutto…” Per lo meno non era armato di cattive intenzioni,
oltretutto sembrava sinceramente dispiaciuto, però d’altra parte, come agire
con lui? Presentarsi a qualcuno come l’astro più splendente dell’intero
universo, e poi dissolversi come inghiottiti da un buco nero! Orlando lo sapeva
bene, tanto più che era una cosa che gli era successa innumerevoli volte da
quando l’oro di Hollywood l’aveva ricoperto e non era mai stato piacevole,
ritrovarsi solo..
Lasciò
l’accendino sul tavolo ed allungò le mani per prendere tra le sue quella
della ragazza, che, permettendogli di tirare un sospiro di sollievo, non si
ritrasse davanti a quel contatto.
“Ecco,
vedi, è succes..”
“Aspetta!”
Lo bloccò lei, prima che riuscisse a spiegare tutto, fino alla fine, una volta
per tutte. “Prima devo sapere una cosa…” Stava cambiando di nuovo, ora
sembrava di più la sua Michelle, un po’ insicura, con la voce che trema, i capelli
che le scendono davanti agli occhi lucidi ed assolutamente dolce. “Succederà
ancora?”
La
domanda lo aveva spiazzato un attimo… Tutto stava andando come non si era
aspettato, era calma, decisamente molto calma, cosa insolita per una impulsiva,
come lei e poi non aveva preteso ancora centinaia e centinaia di risposte, come
una qualsiasi persona normale avrebbe fatto, e che era preparato a doverle dare.
Sembrava così piccola e vulnerabile eppure con una grande forza d’animo.
“Lo
sai…. Insomma ti ho già detto, che il mio lavoro spesso e volentieri richiede
la mia presenza a New York…..” Abbozzò non sapendo dove andare a parare.
“Non
era a questo che mi riferivo. Intendo dire sparire in questo modo, entrare ed
uscire dalla mia vita, dalla porta principale senza preoccuparti di quello che
posso pensare o peggio ancora provare io!!” Inutile sottolineargli che non
aveva avuto più notizie, una telefonata un messaggio, uno squillo, una lettere
scritta con il sangue.. una qualsiasi cosa, perché per quanto ne sapeva lei,
poteva anche essere andato a finire all’altro mondo! La rabbia le era sbollita
in quei due giorni di requisizione ce si era imposta, non per niente, era calma
nei modi, però certo si era bruciata con quella storia, ed anche parecchio e
non doveva, non poteva succedere ancora!!
Orlando
non fiatò per qualche secondo, incassò il colpo in silenzio. Aveva ragione,
certo quella situazione si era verificata per cause da lui indipendenti, ma la
colpa era dalla sua parte, tanto più che, sebbene l’avesse fatto per <
proteggerla >, era stata sua la decisione di non chiamarla.
“No,
non succederà più!”
“Bene!
Non voglio sapere altro!” Disse la ragazza, alzandosi in piedi e cominciando a
raccogliere la sua roba. Orlando non capì, e la guardò piuttosto perplesso.
“Be?
Hai deciso di mettere radici? Dobbiamo andare via, siamo troppo rumorosi per
stare qui!”
“Andare
dove?” Si rigirò sulla sedia, mentre lei aveva già cominciato a camminare
verso la porta d’ingresso.
“Tesoro,
io ho un esame da preparare in due giorni, e tu mi aiuterai!!” Gli rispose,
regalandogli uno di quei sorrisi che tanto gli erano mancati.
Continua…