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Autore: Kia85    13/11/2011    5 recensioni
E' possibile amare e farsi amare da una donna perduta?
Storia partecipante all'iniziativa “A caccia di spaccio” del gruppo Cercando chi da la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fallen & Risen'
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Titolo: Fallen

Team: Dobby

Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger

Rating: Arancione

Prompts: Amore, silenzio

 

                                                                         Fallen

 

Capitolo 1: "Red Heaven"

 

 

                                                                                                         “Gioia improvvisa non entra mai
                                                                                            Senza turbarlo in mesto core”

 

 

                                                                                                                                                                                     Londra, 1893

 

Il quartiere di Chelsea, a Londra, era assolutamente meraviglioso. Era famoso per essere il quartiere bohemien della capitale,che ospitava per lo più artisti: musicisti, pittori, scrittori...vivevano tutti a Chelsea. E Harry James Potter, che aveva consacrato la sua vita alla musica, era uno di loro.

Harry era nato nell'Hertfordshire, da James e Lily Potter, i quali erano una famiglia particolarmente benestante della contea. Da bambino, sua madre gli aveva insegnato a suonare il pianoforte e ben presto questo non fu più un semplice dovere, ma divenne una passione smisurata. Ogni volta che si sedeva sullo sgabello del pianoforte entrava in un mondo tutto suo, fatto di silenzio e di musica. Amava il silenzio almeno quanto amava la musica. Il silenzio era qualcosa di incredibilmente precario. Bastava un piccolo gesto, un sospiro, una carta stropicciata, premere un singolo tasto del pianoforte per annullare il silenzio. Per non parlare del silenzio prima di un'esecuzione. Era assolutamente fondamentale per la concentrazione, era ciò che permetteva ad Harry di introdursi lentamente nel suo mondo di musica.

Quando i suoi genitori intuirono che il suo futuro sarebbe stato il mondo della musica, decisero di permettergli di frequentare il Royal College of Music di Londra. Gli anni trascorsi al Conservatorio furono molto estenuanti: i corsi da seguire erano numerosi e complicati, ma Harry se la cavò egregiamente e si diplomò con il massimo dei voti. Dopodichè, i suoi genitori gli regalarono un viaggio in Italia, considerata la patria dell'Opera: Milano, Roma, Venezia, Napoli...erano tutte splendide città con importanti teatri dell'Opera. E proprio in quei teatri Harry potè assistere ad alcune delle Opere più incredibili: Aida, La traviata, Il barbiere di Siviglia... Fu un'esperienza entusiasmante e Harry fu grato ai suoi genitori che gli permisero di compiere quel viaggio. Di ritorno a Londra, Harry decise di stabilirsi definitivamente nella capitale e fu così che trovò un piccolo appartamento nel quartiere di Chelsea.

Ormai era passato un anno da quando si era trasferito a Chelsea e, insieme ad alcuni compagni di Conservatorio, si esibiva ogni tanto nei ricevimenti e nelle feste di case di ricchi signori e onorevoli parlamentari. Avevano formato un quintetto composto da pianoforte, corno, clarinetto, oboe e fagotto ed eseguivano brani di compositori famosi come Mozart, Beethoven, Rossini, etc... Ma indubbiamente il brano preferito da Harry era il Quintetto in Mi bemolle maggiore di Mozart: era assolutamente divino, geniale nel modo in cui i temi passavano da uno strumento all'altro. Nei tre movimenti del quintetto erano racchiuse tutte le possibili emozioni umane e tutto questo era stato realizzato abilmente dal compositore con una miscela e un'alternanza perfetta di suoni e silenzi.

Proprio questo brano era il loro cavallo di battaglia e lo riproponevano al termine di ogni esibizione. Ovviamente, essendo musica da camera, non tutti prestavano attenzione a ciò che stavano suonando, ma i pochi spettatori attenti applaudivano sempre, entusiasti dell'esibizione.

Ehi, Harry!”

Oscar Wilson, il clarinettista, giunse alle sue spalle, scompigliandogli i capelli corvini, già di per sé ribelli.

Indovina quanto abbiamo ricavato stasera?”

Harry sorrise all'amico: “Dieci sterline a testa?”

Quindici, Harry! - esclamò Oscar, ridacchiando- Direi che per un mese siamo a posto tutti e cinque.”

Sì, ma la prossima volta non aspettiamo l'ultimo momento per esibirci. Chelsea è pieno di ricchi signori che organizzano feste almeno una volta al mese. Potremmo proporci più spesso.”

Sì, sì, amico. Hai perfettamente ragione. Ma lo sai, quei tre sono terribili. Pensano troppo a divertirsi e troppo poco a sistemarsi.”

Già, invece tu sei a posto, vero?”

Oscar fece spallucce: “Che ti devo dire, Harry? Claire ed io siamo inseparabili. Ho intenzione di chiederle di sposarmi al più presto!”

Sono molto felice per te, Oscar.” esclamò Harry, stringendogli la mano.

Oscar era il suo amico più caro: un bravo ragazzo, con la testa a posto. Le sue origini erano umili, i suoi genitori erano contadini e lui per pagarsi gli studi al Conservatorio aveva fatto i salti mortali: aveva lavorato in più locali come musicista e, nel frattempo, studiava e frequentava le lezioni. Ora che era diplomato poteva pensare al suo futuro con la fidanzata Claire Browning. Lei aveva origini più aristocratiche, ma i suoi genitori erano di ampie vedute, apprezzavano Oscar per il suo sincero affetto per la giovane e ritenevano che il patrimonio fosse una questione di poca importanza. Da questo punto di vista Oscar era stato assai fortunato: non molte famiglie nobili inglesi avrebbero visto di buon occhio quell'unione.

Allora, Oscar, Harry, se non volevate il vostro compenso, bastava dirlo.”

Ce lo saremmo spartito fra noi tre!”

A parlare furono i loro tre compagni, che li raggiunsero, sventolando alcune banconote in mano. Erano Hugh Douglas, il cornista, Edgar Hamilton, l'oboista, e Frank Cavendish, il fagottista. A differenza di Oscar, quei tre erano tutti provenienti da famiglie nobili e assai ricche, anche più dei Potter, perciò non avevano bisogno di lavorare per vivere. In situazioni di difficoltà bastava scrivere una letterina ai rispettivi padri e subito i soldi giungevano a salvarli. Oscar aveva ragione a dire che spendevano i loro compensi in divertimenti, erano tre ragazzi a cui piaceva giocare d'azzardo, bere e mangiare. E qualche volta frequentavano anche le case di piacere di Chelsea.

Ecco qua, quindici sterline a Oscar e altrettanti a Harry! Siamo a posto così, ragazzi!” esclamò Frank, distribuendo le banconote.

Sì, siamo a posto così!” ripetè Oscar, sistemandosi le banconote all'interno della giacca.

Edgar si posizionò fra Harry e Oscar, circondando con le braccia le loro spalle: “Adesso cosa possiamo fare?”

Io torno a casa, signori miei, devo scrivere una lettera a Claire per informarla del successo di oggi.”

Sì, bravo, porgi i nostri saluti alla piccola Claire!”

Certamente! Buona serata!” esclamò Oscar, il quale, dopo aver stretto la mano a ognuno di loro, si congedò e sparì dalla loro vista.

Allora, che si fa? - incalzò Edgar, eccitato- La notte è giovane, noi siamo giovani e abbiamo il sacrosanto diritto di divertirci.”

Che ne dite di andare al Red Heaven?" propose Frank, il cui sguardo si fece improvvisamente malizioso.

Harry non aveva mai sentito il nome del locale in questione: “Cos'è?”

Oh, beh...-iniziò Hugh-...è solo un locale in cui ci sono spettacoli di ballerine e comici ogni sera.”

Sembra interessante.” commentò Harry.

Eccome se lo è! Si dice che le...ehm...signorine abbiano nomi di angeli e siano in grado di farti vedere il Paradiso. È per questo che si chiama Red Heaven!"

Beh, allora andiamo!”

Andiamo!”

 

                                                                                                               *****

 

Hermione si rigirò nel letto della sua camera, le lenzuola seguirono ogni suo movimento. Lentamente aprì gli occhi, giusto in tempo per scorgere il suo cliente indossare la giacca. Lui era il conte William Spencer, l'unico figlio della famiglia Spencer ed erede di un patrimonio di circa ventimila sterline l'anno. Abitava in una meravigliosa villa nel quartiere di Chelsea, non lontano da dove si trovava il locale in cui lei lavorava.

Bene, Hermione, grazie ancora. Ci vediamo questa sera!” esclamò l'uomo.

Hermione annuì e lo guardò uscire dalla sua camera. Era sempre stato di poche parole il conte. Si congedava con poche parole e senza tanti fronzoli. Certamente era uno degli uomini più belli che le fossero mai capitati come clienti: aveva una folta chioma bionda e occhi azzurri come il mare del Nord, era alto e aveva un fisico asciutto. Dal punto di vista fisico era assolutamente perfetto, il principe azzurro delle favole. E in un certo senso, come un principe, l'aveva salvata dal bordello di Whitechapel.

Quando sua zia Gladys l'aveva venduta alla signorina Cherry come perduta(1), la proprietaria del bordello l'aveva nutrita per farle recuperare un po' di peso e poi a soli 12 anni aveva incominciato la sua professione. Il quartiere di Whitechapel rappresentava il culmine del degrado e i clienti di quella casa di piacere erano per lo più marinai rozzi e sporchi, le cui mani puzzavano costantemente di budella di pesce e il loro alito era intriso di alcol. Poi una notte, subito dopo il sedicesimo compleanno di Hermione, giunse alla casa di piacere quel cliente. Lui, il conte Spencer, era solo di passaggio ed Hermione fu assegnata a lui per quella notte. Era così diverso rispetto agli altri clienti, era sofisticato, elegante e pulito. Hermione si invaghì di lui e la stessa cosa accadde al conte. Rimase talmente colpito da quella ragazza che finanziò il suo trasferimento in una casa di piacere del quartiere di Chelsea, il Red Heaven. E, cosa assai più importante, una delle condizioni del suo trasferimento era l'assoluto divieto di avere altri clienti. Il conte la desiderava tutta per sè e nessun altro avrebbe potuto approfittarsi di lei. Hermione gli fu molto grata per quello. Lei era costretta a fare quel lavoro, ma concedersi a un unico uomo era ben altra cosa, rispetto a quanto accadeva alle altre ragazze delle case. Così, erano quattro anni ormai che lavorava al Red Heaven e, tutto sommato, non poteva lamentarsi. Il conte la pagava molto bene e quella casa le offriva protezione.

Hermione si sdraiò sulla schiena, perdendo il suo sguardo sul soffitto. La sua camera era stupenda, ampia con pareti di un tenue color pesca. Il letto a baldacchino era nel centro della camera: costituito di legno di mogano, era circondato da tende bianche, semitrasparenti, mentre il letto era ricoperto da un soffice piumone color cremisi, con decorazioni dorate. Dall'altra parte del letto vi era una toletta di legno, con uno specchio ovale in cornice riccamente decorata e tutto l'occorrente per rendersi presentabile per il suo cliente. Accanto alla toletta vi era un paravento, regalo del conte, che aveva fatto arrivare direttamente dal Giappone. Era di seta dorata con decorazioni di fiori di ciliegio.

Spesso il conte le faceva regali, ma Hermione sapeva che quei regali non contavano nulla. Ormai non era più invaghita del conte. Le era grata, certo, ma niente di più. A sedici anni pensava che a un certo punto lui le avrebbe chiesto di sposarla, per toglierla definitivamente da quel mondo. Ma nessuno vorrebbe una moglie con un passato come il suo. E difatti non accadde mai. Il suo presente e futuro erano in quel locale. Lì avrebbe trascorso la sua vita, ormai. Il Red Heaven era la sua casa.

 

                                                                                                                  *****

 

Harry cominciò a pensare che l'intrattenimento offerto in quella casa andasse oltre le danze e i monologhi del comico. I suoi dubbi, in verità, iniziarono nel momento stesso in cui aveva messo piede in quella casa. Era una meravigliosa villa in prossimità del Tamigi, in stile neoclassico, con un giardino perfettamente curato, in cui risaltavano aiuole dai colori vivaci. L'ingresso era ampio, con una scalinata di marmo che portava ai piani superiori, decorata da un elegante corrimano in ottone e un tappeto di color porpora. Le pareti riportavano splendidi quadri di ninfee, satiri e dei degli antichi Greci. Nell'ala est vi era un piccolo salottino con divanetti a due, tre posti con stampe floreali, un lampadario di cristallo di Boemia, un caminetto e un tappeto persiano che ricopriva buona parte del pavimento. Dal salottino si poteva accedere a una veranda che portava al giardino perfettamente curato.

Ma l'ala ovest era la vera anima della casa. Era costituita da una grande sala, probabilmente ottenuta da due stanze contigue. In fondo alla sala vi era un piccolo palchetto decorato da drappi color rosso sangue. E per tutta la larghezza della sala erano sparsi tavolini circolari, abbinati a sedie su cui stavano molti uomini, tutti vestiti elegantemente. Le luci della sala erano soffuse, mentre il palco era il più illuminato. Quando Harry e i suoi amici presero posto, sul palco vi erano alcune ballerine che stavano eseguendo un ballo recente. Harry lo riconobbe subito, perchè fu un ballo che fece assai scandalo. Proveniva direttamente dal Moulin Rouge di Parigi, era il tanto chiacchierato can-can. Una danza in cui le ballerine erano solite mostrare la biancheria intima che indossavano sotto la gonna. E ogni volta che ciò accadeva, gli uomini in sala applaudivano visibilmente eccitati. Già questo fece intuire a Harry che non era una casa qualunque, il Red Heaven. Poi, non appena i suoi occhi si abituarono alla luce soffusa della sala, si accorse che nella sala non vi erano solo uomini, ma anche donne. Le donne, però, non erano propriamente vestite. Erano decisamente in deshabillé: indossavano nient'altro che corsetti, dei colori più svariati e riccamente decorati da pizzi, sopra camiciole smanicate, che lasciavano in bella mostra le spalle e il decolleté. Per di più queste giovani fanciulle non erano sedute tranquillamente sulle sedie, ma stavano in braccio a uomini, giovani e vecchi, grassi e magri, alti e bassi, i quali sembravano non avere alcun pudore di una situazione del genere.

Insomma quella aveva tutta l'aria di essere una casa di piacere. E i suoi amici lo avevano trascinato lì, con l'inganno.

Quando il can-can terminò, le ballerine sparirono dietro il palco, con evidente scontento del pubblico. Subito dopo sul palco salì un giovane, non più grande di Harry, alto e con capelli rossi, il quale si presentò come Ron. Ricevette ben pochi applausi, ma non si lasciò intimidire e iniziò il suo numero. Era decisamente divertente come comico. Harry ridacchiò a una serie di battute, ma non sentì più alcun rumore dai posti in cui si trovavano i suoi amici. Infatti, quando si voltò, vide che erano spariti. Li cercò dapprima in mezzo alla sala, ma poi si voltò verso l'ingresso e li intravide mentre salivano le scalinate. Si alzò subito in piedi e raggiunse l'ingresso. I suoi amici, però, erano spariti. In compenso c'era una signora alta, con capelli neri, raccolti in un elegante chignon sul capo. Al contrario di tutte le altre donne che aveva visto in quella casa, la signora indossava un vestito color crema, con rifiniture dorate.

Buonasera, signore.”

Harry accennò un inchino: “Buonasera.”

Mi chiamo Iris Parker, sono la direttrice del Red Heaven."

Io sono Harry James Potter. Lieto di fare la vostra conoscenza.”

Il piacere è mio. Dite, signor Potter, siete un nuovo cliente?”

Io? No, non sono...un nuovo cliente.” esclamò Harry, profondamente imbarazzato.

Si sentì arrossire sul viso e sperò vivamente che la signora non se ne accorgesse.

Allora come mai vi trovate qui?”

I miei amici mi hanno trascinato qui con l'inganno. A proposito, li avete visti?”

Ah, sì, dovrebbero essere i tre giovani che sono appena saliti al piano superiore. Credo che per almeno un'oretta saranno impegnati, signor Potter.- affermò la signora, sorridendo divertita- Se lo desiderate, c'è ancora qualche ragazza libera.”

No, grazie. Con il vostro permesso, aspetterò i miei amici qui, nel salottino!”

Certo, fate pure!”

Vi ringrazio, signora!” esclamò Harry.

E, dopo essersi congedato con un inchino, che la signora ricambiò, Harry raggiunse il salottino e si lasciò sprofondare in uno dei divanetti. Prima non l'aveva notato, ma nel salottino c'era una bellissima libreria con scaffali ricolmi di libri. Ma ovviamente nessuno frequentava quel locale, erano tutti impegnati in altre attività. E Harry non era decisamente portato per quel genere di attività. Insomma, fino ad allora era stato talmente preso dalla musica, dai suoi studi, che non aveva avuto il tempo per pensare ad altro. Non era mai stato innamorato e probabilmente era uno dei suoi difetti. Come poteva essere un vero artista se non conosceva l'amore? Che cos'è l'arte se non l'espressione più profonda dei sentimenti umani?

Ma non poteva sperimentare l'amore con una ragazza qualunque, non voleva accontentarsi come facevano i suoi compagni e tutti gli altri uomini presenti in quella casa. Voleva provare esattamente ciò che provava Oscar per la sua Claire, voleva sorridere al semplice sussurare il suo nome, voleva scriverle lunghe lettere, voleva emozionarsi stando in sua compagnia...

Ehi, giovanotto!”

Una voce femminile lo destò dai suoi pensieri. Harry sollevò lo sguardo e notò, proprio sulla soglia del salottino, la creatura più bella che avesse mai visto. Una fanciulla non particolarmente alta, con capelli castani e ricci che le ricadevano morbidamente sulle spalle. Gli occhi avevano il colore dell'ambra, le guance erano lievemente colorate di un rosa pesca e le labbra erano rosse come la fragola.

Ehi, dico a voi. Vi siete perso?” domandò, sorridendo fra sé.

Harry scosse il capo e subito si alzò in piedi, come un perfetto gentiluomo in presenza di una signora.

Non mi sono perso, sto...sto solo aspettando alcuni amici.”

Capisco.”

La giovane avanzò verso di lui e si sedette al suo fianco. Ma Harry restò in piedi, si sentiva improvvisamente rigido, quasi paralizzato.

Potete sedervi, signore. Non vi mangerò, siatene certo!”

Harry tornò a sedersi, ma era ancora imbarazzato. Non era mai rimasto solo in una stanza con una ragazza. E ora che la guardava bene, probabilmente faceva parte anche lei di quelle giovani intrattenitrici della casa. Indossava un corsetto di seta celeste, con pizzo color crema che decorava i bordi, e la sua pelle profumava intensamente di gelsomino, un profumo che inebriò i suoi sensi.

Allora, voi avete già finito?” domandò la giovane.

Finito cosa?”

La ragazza rise divertita.

Perchè ridete, signorina?” chiese Harry, ingenuamente.

Perchè siete veramente dolce nella vostra ingenuità.”

Harry arrossì: “Chi vi dice che io non sia appena stato con una delle ragazze di questa casa?”

Bene, allora ditemi, signore, come si chiamava la ragazza?”

Ah...ecco...io...” farfugliò Harry.

Appunto. Ditemi, come vi chiamate?”

Mi chiamo Harry James Potter. E quel è il vostro nome, signorina?”

Il mio nome è Ariel(2)."

Harry le sorrise: “Non credo che questo sia il vostro vero nome.”

Cosa ve lo fa credere?” domandò lei, incrociando le braccia sul petto.

Beh, i miei amici hanno detto che le ragazze di questa casa hanno tutte nomi di angeli e mi risulta che Ariel sia il nome di un angelo.”

E' esatto. Non è il mio vero nome.”

E non potete proprio dirmi quale sia?”

Hermione sorrise maliziosamente: “Sì, ma se ve lo rivelassi, credo che poi dovrei uccidervi!”

Correrò il rischio.”

Ebbene, mi piace il vostro coraggio, signor Potter. Sappiate allora che il mio nome è Hermione Jane Granger.”

 

 

(1)perduta è il termine con cui si indicavano le prostitute dell'epoca

(2)significa Dio rivelatore, è l'angelo con la propensione per la scienza, la medicina, la ricerca, ha mente lucida ed ottima intuizione.

 

Ed ecco il primo vero capitolo della storia. Il prossimo si intitola “Ariel”. ^^

A presto

kia85

   
 
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