Un
giorno, una vita, due strade.
“Marie,
ci sei?”
La ragazza interpellata si
riscosse dalla moltitudine di pensieri sbattendo appena le lunghe e
dorate
ciglia, sugli occhi grandi e profondi color cioccolato.
“Si scusa, dicevi?.” Chiese poi.
“Dicevo, cos’hai intenzione
di fare dopo l’esame di domani?”
Fissò a lungo il vuoto
ponendosi mentalmente il quesito. Scosse il capo alzando le spalle:
nulla.
“Ah! Allora che ne diresti di
venire con me a fare shopping?” Squittì
l’amica.
“Elena non mi va!”
“Dai, non è corretto! Vieni
con me!”
Sorrise appena all’amica che
la stava tartassando di suppliche e si alzò dalla sedia
dirigendosi fuori dall’aula.
Seppur sbuffando, Elena seguì l’amica: non amavano
parlare troppo con i loro
coetanei, soprattutto Marie. Vennero fermate.
“Signorina Denari…”
l’interpellò
uno dei tanti docenti dell’Istituto prima di continuare.
“Il progetto di chimica,
assieme quello di biologia, sono pronti…”
Marie ascoltò con interesse
il professore osservando alcune presentazioni per svariati minuti,
prima che l’uomo
di mezza età, riempiendola di raccomandazioni, se ne
andasse. Elena storse il
naso contrariata verso l’amica.
“Ma perché ti ostini ad esser
presente in ogni attività scolastica?” Marie
sorridendo in modo falsamente ilare
alla rossa, poco
più bassa di lei quanto
minuta, arruffandole i ricci le rispose.
“Diavoletta dell’amica mia,
io punto al massimo…” si fermò un
attimo soppesando le parole. “E
poi…diverrò
qualcuno!”
Il verde negli occhi di Elena
si accese un poco prima di adombrarsi al ricordo di quei tempi
all’orfanotrofio
prima di esser stata adottata. ‘ Tipico di Marie ’.
Pensò rivedendo la sua camminata
fiera e col capo sempre diritto. Entrò in aula pregando che
la lezione di
biologia passasse in fretta.
Era
riuscita a guardare l’amica
che dieci anni orsono condivideva la piccola camera
nell’orfanotrofio prima di
esser adottata dalla famiglia Cuneo. Lei, che aveva messo anima e corpo
nello
studio, non sentiva il bisogno di due figure al suo fianco, ne tanto
meno,
cercava le proprie origini. Tornare in quei luoghi montani non le esprimeva nulla
e
proprio per questo, li aveva chiusi tutti in angoli della mante che
rare volte
osservava. Mentre s’apprestava a seguire il professore di
inglese scrivendo
appunti, uno di questi, prepotente, riemerse facendola distrarre.
Lei che tornava dalla scuola
elementare con il grembiulino blu, che odiava, tra le braccia di Eva,
la
badante dai capelli argentei sempre raccolti in un alto tupè
che le conferiva
un aria saccente e saggia, doti veritiere, svelandole il resoconto
della giornata.
“Eva! Sa, oggi mi hanno messo
dieci e lode nel compito!” A quel punto la donna le sorrideva.
“Oh! Mia piccola Marie, non
avevo dubbi!” univa la piccola manina a quella grande della
donna per poi
dirigersi entrambe in refettorio, dove
Eva le regalava una piccola caramella all’arancia in quanto
premio per il suo
impegno.
Ritornò
con i piedi per terra
con la voce del professore.
“
“Yes Sure. I feel good!”
“Ok…” Si guardarono per
alcuni secondi. “So…”
Si concentrò sulla storia
Americana. Passarono altri quindici minuti in cui Marie
assaporò il retrogusto
amaro dei ricordi poco prima in cui Eva morisse e
l’orfanotrofio chiudesse; uno
dei motivi per accantonare i ricordi: troppo dolorosi. Finita
l’ora e con essa
i corsi per quel giorno, schizzò via evitando ogni contatto
umano: amava il
silenzio sotto il fusto di un albero; a differenza di molte altre
ragazze che
preferivano gli “sballi”, lei amava il silenzio per
poter ragionare. Chiuse gli
occhi gustandosi l’aria primaverile e il leggero venticello
sul viso.
“ Ehi Denari, sempre qui da
sola, eh?!”
Sussultò riconoscendo la voce
che le faceva battere il cuore all’impazzata. Aprì
gli occhi incontrando i suoi
color del cielo. Il giovane aveva già notato
l’aria assente negli occhi di
Marie e quando cominciò a chiederle del più e del
meno ne ebbe la conferma:
stava ignorandolo del tutto.
“Quindi Shakespeare ti ha
invitata ad uscire?”
Marie lo fissò non capendo in
un primo momento. Fece calare la testa di lato per poi scoppiare dal
ridere.
“ Soldini, non sarai mica
geloso?”
“Povero Shakespeare!” mormorò
invece il moro dando il via a piccoli battibecchi vinti interamente da
Marie. Soldini
Diego il punto nero sulsuo curriculum, altrimenti immacolato, condivideva
i corsi
di letteratura e filosofia. Marie cominciò ad adorarlo con
occhi sognanti prima
di accigliarsi. ‘ Non ho tempo per l’amore, troppe
cose da fare! ’ si ripeteva.
“Quindi non mi ascolti, eh? Preoccupata
per domani?”
Non
ottenne risposta, Diego,
ma ritentò più convinto. “E’
strano che tu mia stia ignorando sul serio…”
“Sono stanca…” di mentire a
me stessa. Avrebbe voluto continuare.
Lei, costretta a lavorare
per mantenersi gli studi ed un tetto sopra il capo, dopo la morte di
Eva e la
chiusura dell’orfanotrofio per l’appunto, otteneva
solo il meglio delle borse
di studio Italiane mantenendo le lodi in ogni corso e le bastava.
Infatti,
bastava. Solo per
la strana coincidenza
dei cognomi negli unici due corsi avevano cominciato a conoscersi.
Sorrise prendendo
il tomo per l’esame specialistico sotto lo sguardo
esterrefatto di Diego, che
non perse tempo sfilandoglielo dalle mani poggiandolo
sul proprio grembo.
“Se tu fossi stanca…” Disegnò
in aria due virgolette. “In questo momento saresti a
casa!” sorrise osservando
come il vento le scompigliasse i capelli. Diego ricordava perfettamente
il
giorno in cui la vide e se ne innamorò per la prima volta.
“
Denari…Soldini e Denari, amico
il cognome è simile al tuo!”
Annunciò
sfottente il biondo
per poi continuare. “ 30 e lode…secondo te
è una talpa da biblioteca?” In tutta
risposta Diego gli aveva grugnito contro un - Idiota - intenzionale.
“Oh!
E’ lei!” Jason cominciò
ad indicare con il capo una ragazza che aveva appena puntato il dito
nello
stesso punto in cui pressava il suo poco prima: capelli morbidi dorati,
occhi
cioccolato e curve morbide. Non ebbe dubbi che fosse lei, come
l’amico al suo fianco
già in procinto di chiederle il numero. Si fece trascinare
davanti la ragazza. ‘
Sarà la solita storia ’. Pensò.
“Non avrai il
mio numero
facendo il casca morto.”
Un flash accompagnato da
un
sussurrò venendo rapito da lei.
“Artemide”
“No, sulla
Terra, data l’assenza
di Apollo e Selene, mi faccio chiamare Marie…Bye.”
Scoccata la freccia,
arrivata
al cuore di Diego, se ne era andata.
“Scemo devo
andare!” Con un
fluido movimento gli aveva scoccato un bacio sulla guancia per poi
alzarsi e
cominciare ad avviarsi.
“Aspetta!”
La raggiunse
consegnandole il grosso tomo. Abbassò lo sguardo sulle loro
mani, oramai
imbarazzato, e ne prese una tra le sue.
“Supera
l’esame con il
massimo e domani pomeriggio parleremo…devi
farcela!”
Marie cercò di
non entrare in
iperventilazione e sorrise arrossendo appena.
“Soldini Diego,
sei proprio l’unico
punto nero sul mio curriculum.” Se ne era subito andata
scalpitante e sicura
mentre lui era rimasto ad osservarla stralunato conscio che,
l’indomani,
avrebbe potuto confessarle i propri sentimenti: Marie avrebbe dato il
massimo
per un motivo più grande.
-
Fine -