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Autore: Lely1441    13/11/2011    2 recensioni
Primo incontro tra Quinn, Santana e Brittany.
«Comunque i provini sono fra sette giorni esatti, ci vediamo direttamente lì», terminò Quinn, considerando la questione chiusa e avviandosi verso la mensa.
«Quinn», la richiamò Santana, facendola voltare verso di lei. «Fra una settimana siamo di nuovo martedì. I provini sono lunedì».
La ragazza fece spallucce.
«Io ci ho provato».
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per il Giro dell’Oca indetto dal Writers Arena Rewind. La casella conteneva due immagini, ho scelto di utilizzare la citazione: “I often wonder if life is easier for other people or they’re just better at faking it.”
 
Start over again
 
Erano passate a malapena due settimane da quando Santana Lopez aveva fatto il suo ingresso al McKinley, e poteva già vantare tre litigi - uno con la barbosa insegnante di letteratura inglese e due con altrettanti suoi compagni di classe di cui a stento si ricordava il nome -, una quasi rissa - la povera ragazzina era scappata a gambe levate appena in tempo - e due (o erano tre?) sveltine occasionali.
La ragazza si sentiva terribilmente annoiata, abituata com’era dalle famigerate scuole medie del Lima Heights a doversi aspettare qualsiasi cosa da qualsiasi persona, incluso il lancio di materiale disgustoso o cibo (il primo perlopiù sottratto al laboratorio di chimica, il secondo alla mensa il mese prima e adeguatamente… stagionato), durante il cambio aula e i più brutali maltrattamenti verso i più piccoli, roba da programma protezione testimoni/animali; qui invece sembravano tutti morti. Poteva camminare per i corridoi puliti e luminosi con al massimo la possibilità di incorrere in uno scontro di granite; dico possibilità e non rischio perché al primo che l’aveva adocchiata come “novellina” e presa di mira era bastato un suo sguardo assassino per cambiare idea.
L’unica cosa che aveva acceso un suo barlume d’interesse era stato un volantino, in bacheca, che annunciava data e orario dei prossimi provini dei Cheerios, i cheerleaders dell’istituto, con sotto una lista infinita di nomi e cognomi… Stava giusto per strapparlo, quando una ragazza bionda le passò davanti e le rubò l’idea, accartocciando con aria impassibile il foglio e gettandolo per terra.
«Cosa stai facendo?», domandò Santana, allibita. L’altra si voltò e la squadrò dall’alto in basso - ehi, quello era il suo metodo di intimidazione! - prima di risponderle, visibilmente seccata:
«Meno persone vedranno l’annuncio, meno persone verranno, più aumenteranno le mie possibilità di entrare nella squadra», le spiegò, senza curarsi nemmeno di imbastire una scusa plausibile.
Santana scosse la testa, decisa a non farsi fraintendere:
«Questo l’avevo capito; ti stavo chiedendo perché mi stessi rubando l’idea».
L’altra assottigliò lo sguardo, soppesando le sue parole. Poi, inaspettatamente, le tese la mano:
«Io sono Quinn Fabray, piacere di conoscerti. Sono sicura che diventeremo grandi amiche».
Santana attese solo pochi istanti prima di stringerle la mano e presentarsi a sua volta, divertita dal tono volutamente ipocrita di questa nuova conoscenza. Forse il periodo della noia era arrivato alla fine.
«Comunque i provini sono fra sette giorni esatti, ci vediamo direttamente lì», terminò Quinn, considerando la questione chiusa e avviandosi verso la mensa.
«Quinn», la richiamò Santana, facendola voltare verso di lei. «Fra una settimana siamo di nuovo martedì. I provini sono lunedì».
La ragazza fece spallucce.
«Io ci ho provato», disse, andandosene via definitivamente e facendola sorridere. Finalmente aveva trovato pane per i suoi denti.
Era passata quindi un’altra settimana, senza che la sua attenzione fosse catturata da qualche evento straordinario - tranne la caccia ai secchioni organizzata da un qualche studente più grande -, e finalmente arrivò il lunedì. Il pomeriggio, puntuale come un orologio svizzero, Santana si era messa in fila, fuori dalla palestra, in attesa del suo turno. Aveva intravisto Quinn, poco più avanti, e si erano rivolte due sorrisi affilati come lame, ma non si erano parlate. All’improvviso, un grande trambusto alle sue spalle le fece voltare entrambe, e Santana notò un gruppetto di cinque ragazze che stava intorno a qualcosa o qualcuno. Lanciò un’occhiata di fuoco alla tipa svampita dietro di lei - alla: prova a fregarmi il posto e sei morta - e si avvicinò, vedendo una ragazza più alta di lei che non sembrava affatto spaurita, ma neppure spavalda. Sembrava, sembrava…
«Ma vi dico che io devo partecipare, me l’ha detto Lord Cicciottoni!»
Ingenua quanto una bimba, ingenua quanto i bambini di Lima non potevano mai essere stati.
«Non dire stronzate, noi ti stiamo dicendo, invece, che devi tornartene a casa… O sei troppo stupida per capirlo?»
A quelle parole la ragazza si rabbuiò, e a Santana venne naturale inserirsi nel gruppo, al centro insieme a lei, e guardarle tutte con disprezzo.
«Se ne avete paura è perché sapete che è più brava di voi. Perché non ve ne andate tutte a casa, a questo punto? Non avete la minima speranza, non contro di noi, almeno».
Quella che sembrava il capo fece per ribattere con ferocia, ma una voce alta e squillante le bloccò tutte:
«Ah, coach Sylvester!»
Santana sorrise, riconoscendo il tono di Quinn, prese per mano la ragazza e uscì dal gruppetto, dando casualmente una spallata mentre passava in mezzo a due di quelle arpie. Passò davanti, noncurante, a diverse altre contendenti in fila - le quali non ebbero il coraggio di lamentarsene - e si piazzò dietro a Quinn, una delle prime, che stava spiegando alla vicina:
«No, non l’ho mica vista arrivare… La stavo giusto invocando. Sai, è tipo una leggenda».
Santana le strinse un fianco per farle capire che la stava ringraziando - non era tipo da esprimerlo verbalmente, lei - e si girò verso la ragazza che ancora teneva per mano, la quale le stava sorridendo.
«Bene, io sono Santana, e lei è Quinn», disse, lasciandola andare. Quinn si voltò e le fece un breve sorriso.
«Oh, voi siete gli aiutanti di Lord Cicciottoni?», chiese l’altra, e le due amiche si scambiarono uno sguardo perplesso.
«Non mi risulta…», provò Quinn, ma venne subito interrotta:
«Ma sì, Lord Cicciottoni! Non vi ha parlato di una certa Brittany? Me l’ha detto lui di fare i provini, anche se io avevo paura che mi avrebbero rifiutata perché, sapete, sono un po’… tonta».
«Tu non sei stupida», risposero le altre, senza pensarci. Tornarono a guardarsi e si capirono al volo.
«Brittany, anche se fosse, noi non potremmo dirtelo, cerca di capirci…», improvvisò Quinn, mentre Santana fissava il soffitto facendo finta di non sentire. Brittany le guardò entrambe per qualche istante, prima di scoppiare a ridere, allegra:
«Lo sapevo, lo sapevo! Non mi avrebbe mai lasciato senza aiuto», ridacchiò, e proprio in quell’istante le porte di sicurezza si aprirono e ne uscì Sue Sylvester. Immediatamente quasi tutte le ragazze presenti sembrarono rimpicciolirsi di fronte alla sua figura - e alla sua aria sadica -, ma quel nuovo e bizzarro trio non si scompose. Quinn ostentava un’aria sicura di sé, Santana una annoiata e Brittany… Brittany semplicemente guardava per aria.
«Voi tre», ringhiò la coach, e lo stomaco di Quinn fece una capriola all’indietro. «Dentro».
«Ma…», provò a protestare la seconda della fila, guadagnandosi un’occhiata di fuoco.
«E tu sei fuori. La volontà di Sue Sylvester non si discute».
Si voltò, lasciandosi dietro noncurante la ragazza in lacrime, e le designate entrarono in palestra, sotto lo sguardo invidioso e rassegnato di tutto il gruppo.
 
Quinn era visibilmente al settimo cielo per essere riuscita ad entrare nei Cheerios; non faceva altro che sistemarsi e risistemarsi la divisa nuova fiammante, attenta che tutti riuscissero a vederla. Anche Brittany sembrava contenta, e Santana si chiese distrattamente se bastasse così poco a renderle felici. Spesso si chiedeva se la vita fosse più facile per gli altri, o se fossero semplicemente più bravi a fingere. Lei non era mai felice, non davvero, anche se il rendere una vita un inferno per gli altri la divertiva immensamente. Sentiva una parte di sé stridere inevitabilmente con il mondo esterno, e non capiva come porvi rimedio.
«Comunque sono davvero contenta di avervi conosciute, penso saremo un gruppetto perfetto all’interno della squadra…», disse allegramente Quinn, soddisfatta.
«Poi cosa farai? Punterai al quarterback della squadra di football e cercherai di farvi eleggere re e regina del ballo di fine anno?», le domandò ironicamente Santana, e dallo strano luccichio nei suoi occhi capì d’aver colpito nel segno. Ed ecco a voi, signore e signori, la nuova ape regina del McKinley!
Aveva da subito intuito che probabilmente Quinn era stata attratta da loro due proprio perché aveva bisogno di costruirsi la propria “scorta”, ma non se ne era fatta un cruccio eccessivo: apprezzava le persone che si dimostravano per quello che erano, e se gli altri non erano in grado di andare oltre l’innocente apparenza della Fabray non era affar suo.
«Vi va di venire a casa mia, nel pomeriggio?», chiese Brittany, e Santana annuì automaticamente, prima di maledirsi. Quella ragazza aveva il potere di tirar fuori il suo lato spontaneo, quello che nascondeva con cura a tutti. Sapeva che era un pericolo, ma alla fine non le importava poi così tanto.
«Dovremmo anche trovarci un nome», disse Quinn, uscendo finalmente dal bagno dove si erano rinchiuse a cambiarsi.
«Non provarci neanche, non siamo mica una band!», sibilò Santana, contrariata.
«Sarebbe meraviglioso! Perché non qualcosa alla “i tre elfi del sottobosco”?», domandò Brittany.
Santana lanciò un’occhiata eloquente a Quinn, che si rassegnò.
«Ok, ok, niente nome… Ma neanch-»
«NO!»
   
 
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