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Autore: __Alibi_Echelon92    14/11/2011    3 recensioni
Quando una DivaH riesce a redimersi XD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E poi voglio quello lì e quell'altro color verde flashoso!” Jared era in piedi davanti ad un bancone pieno di smalti e ne indicava almeno tre al secondo. Era così veloce a sceglierli che la povera Sveva non riusciva a seguirlo. Tra braccia mani e collo teneva almeno 23 buste piene di vestiti che la DivaH avrebbe usato forse una sola volta e poi chissà che fine avrebbero fatto. Sveva sbuffò mentre ascoltava gli ordini di quell'uomo che tanto aveva amato e che, molto probabilmente, ancora amava nonostante avesse avuto a che fare con il suo lato egocentrico e autoritario.
“Allora tu, cosa aspetti a prendere gli smalti che ho scelto?” Sveva diventò rossa non per l'imbarazzo di aver scontrato quello sguardo di ghiaccio ma per la rabbia che le stava facendo bollire il sangue.
“Mi spieghi come faccio a prenderli se ho ben 23 buste addosso che nemmeno riesco a respirare?!” sbottò. Era la prima volta che rispondeva a tono e farlo in un luogo pubblico davanti ad altre persone forse era stato sbagliato. Vide gli occhi di Jared diventare sanguigni, la vena sul collo pulsare come non mai, le narici dilatarsi e il petto gonfiarsi.
“Cazzo.” sibilò rendendosi conto di quello che aveva appena combinato.
“Non devi farlo mai più! Adesso prendi quegli smalti del cazzo e vai a pagare!” sbraitò la DivaH. Sveva riuscì a sostenere il suo sguardo infuriato e continuò a guardarlo mentre con la mano destra prendeva i cinque smalti che Jared aveva accuratamente scelto. Ci stava riuscendo, si stava facendo valere ma per non si sa quale dio sceso in terra, con una busta, contenente le gonne di Jared, fece cadere tutti gli smalti a terra. Vide la bocca di Jared spalancarsi e gli occhi sgranarsi in un'espressione che era un misto tra il divertimento e l'incazzatura.
“Oh merda!!!” esclamò Sveva cominciando a correre.
“Dove vai?” urlò Jared scoppiando a ridere. Cominciò a correre anche lui e si ritrovarono tutti e due a scappare da non si sa chi per le strade di Parigi. Jared prese tra le mani il suo immancabile BB e cominciò a fare un video mentre correva tra la gente che lo guardava incredula. Sveva andava più veloce di lui nonostante avesse tutte quelle buste sparse per il corpo. Voleva andare a nascondersi, non voleva vederlo più. Aveva paura di poter perdere quella possibilità di stargli vicino. Si erano conosciuti un paio di anni prima a Berlino e nacque una forte amicizia, almeno dalla parte di Sveva. Per Jared non si capiva cosa fossero tutti e due, soprattutto per il fatto che molte volte non si ricordava nemmeno come si chiamasse. Eppure ogni volta che aveva bisogno di consiglio si recava da lei senza nemmeno avvertirla, anche se erano le tre del mattino andava a bussare alla sua porta e lei era sempre pronta ad ascoltarlo.
“Sto scappando da un negozio parigino perchè la mia amica ha distrutto tutto il bancone degli smalti! Che figata! Mi sento come se fossi un ladro, anche se io avrei potuto benissimo pagarli quegli smalti!” si riprendeva mentre con il fiatone seguiva quella ragazza ricoperta di buste. “Svevaaaaa!” si ricordò il suo nome e lo urlò. Lei sentendosi chiamare arrestò la sua corsa e si voltò di scatto.
“Ma che cazzo sto facendo?” si chiese poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
“Ma perchè sei scappata?” chiese Jared ridendo di gusto con ancora il fiato spezzato dalla corsa.
“Perchè ho combinato un casino! Cioè l'hai visto che cosa è successo? Tutti gli smalti a terra... Oddio sono un disastro!” respirava ancora in maniera irregolare ma riusciva a guardarlo negli occhi.
“Erano magnifici tutti quei colori sparsi per terra, sai? Un'opera d'arte!” esclamò.
“Ma tu vedi arte dappertutto?!”
“Io sono l'arte!”
“E il tuo egocentrismo non avrà mai fine, caro mio.”
“Stronza.”
“Vaffanculo!” Sveva cominciò a levarsi tutte quelle cazzo di buste di sopra e le tirò a terra.
“Ehi che fai?!”
“Che faccio? Che faccio? Sono stanca di starti dietro! Sono due anni che mi tratti di merda e io non ce la faccio più. Chiudiamola qua che è meglio!” lui la guardò sbalordito.
“Non te ne andrai.” disse con un mezzo sorriso.
“Chi te lo dice?”
“I tuoi occhi.”
“Adesso sai anche leggere i miei occhi? Senti ne ho abbastanza di te, del tuo essere megalomane e del tuo mangiare solo verdure bollite! Se ci penso mi viene da vomitare! E ora puoi scordarti di me.” sentiva gli occhi bruciare eppure trattenne perfettamente ogni lacrima. Doveva celare quanto le stava costando quella decisione.
“Sei solo una stupida! Nessuno ti tratterà mai come ti tratto io. Io che per te ci sono sempre stato!” Sveva strinse i pugni con la voglia di tirargliene uno su quel bel viso che sembra essere di porcellana.
“Tu per me ci sei sempre stato? Eh no bello mio qui quella che c'è sempre stata sono io! E non dico sempre tanto per dire ma perchè è realmente così! E stai certo che nessuno mi tratterà come mi tratti tu perchè nessun altro sulla faccia di questa terra è bastardo quanto te!” urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. I parigini non se li cacavano nemmeno. 'Questi francesi del cazzo non si interessano di niente.' pensò Sveva.
“Tornerai.”
“Si tornerò... Ad essere libera. Ciao Leto!” agitò la mano in aria e gli voltò le spalle decisa come non mai. Il cuore le stava per esplodere in un pianto sordo, che solo lei poteva sentire ma nonostante tutto camminava a testa alta fiera del suo comportamento. Jared era lì bloccato sul marciapiedi e la guardava andare via. Si calò lentamente a raccogliere le buste ma più impacciato che me ogni volta che ne prendeva una ne faceva cadere un'altra. Non era per niente abituato a fare le cose da solo.
“Diamine!” imprecò. Si guardò intorno per assicurarsi di non essere visto da nessuno e cominciò ad uscire tutti i vestiti per poi rimetterli tutti in due buste, buttando il resto in un cesto della spazzatura. 'Sono un genio.' pensò umile e modesto come sempre.

“No, ne avevo abbastanza e l'ho scaricato!” Sveva stava parlando al cellulare e si lamentava del comportamento della DivaH. “Non mi interessa se vuole avere di nuovo rapporti con me deve venirmi a chiedere scusa.” nel momento esatto in cui finì di pronunciare quella frase qualcuno bussò alla porta. “Scusa devo andare, hanno bussato. Ci sentiamo domani!” disse e andò ad aprire. Sul suo volto si fece largo un'espressione meravigliata. “Che... Che ci fai qui?” guardò l'orologio, regalo natalizio da parte della band scelto naturalmente da quella santa donna di Emma. “Sono le due e mezza del mattino. Che vuoi?” Jared appoggiò entrambe le mani agli stipiti della porta.
“Te.” disse in un unico respiro. Respiro che per Sveva significava vita e morte contemporaneamente.
“Co.. Cosa?”
“Posso entrare?”
“Si...” sussurrò scostandosi per fargli spazio e invitarlo ad entrare. Chiuse la porta lentamente con la paura di voltarsi e guardarlo e la voglia di abbracciarlo.
“Non sono abituato a dire certe cose ma forse per te potrei fare un'eccezione.” con un movimento veloce portò la mano davanti alla bocca e si schiarì la voce con un colpo di tosse.
“Sentiamo.” incrociò le braccia al petto fissandolo. I suoi occhi, castani e svegli, di certo non avevano mai visto niente di più bello. Sospirò attendendo una risposta.
“Io... Io ti devo le mie scuse... Ti ho trattato davvero uno schifo e tu... Beh tu non lo meriti... Sei... Così dolce...” disse abbassando lo sguardo.
“No, aspetta. Non capisco.”
“Ti prego non farmi umiliare un'altra volta.”
“Leto, per me un uomo che abbassa le corna e chiede scusa non ha niente di umiliante. Anzi..” gli si avvicinò quel tanto che bastava per poterlo sfiorare al momento giusto.
“Mi sono reso conto di una cosa oggi.”
“Cosa?”
“Non so se te ne sei accorta ma mi hai fatto ridere, cioè, ridere come non rido da un casino di tempo. Ridere di gusto per una cazzata. Mi hai fatto scappare via da un negozio, per giunta francese, senza pagare. Te sei pazza... E sei ancora più pazza a starmi dietro. Due anni, cazzo. Non ci avevo pensato. Due anni che....”
“Ti sopporto? Si.”
“Perchè?”
“Perchè l'ho fatto? E me lo chiedi pure, Jared? Non mi dire che non l'hai capito?”
“Capire... Cosa?”
“Niente...” abbassò lo sguardo delusa.
“No, Sveva.” con l'indice e il pollice della mano destra gli afferrò il mento e la costrinse a guardarlo, in quegli occhi grigio-azzurri, belli da far paura. “Spiegami.”
“Cosa devo spiegarti? Che ho perso la testa per te sin dal primo momento che ho sentito la tua voce per non parlare poi di quando mi sono persa nei tuoi occhi, cioè è da non crederci come tu abbia rubato ogni singola molecola presente nel mio corpo. Come tu sia riuscito a farmi tua senza nemmeno volerlo. Sarei tornata da te, sarei tornata perchè starti accanto nonostante tutto è quello che più desidero in questo mondo.” lo vide abbassare lo sguardo, prendere un respiro e poi puntare di nuovo i suoi occhi.
“Cazzo.. Sono così preso da me stesso che...”
“Non ti accorgi dei sentimenti degli altri, non ti accorgi di come ti guardano, di come ti... Amano..”
“Tu....?” alzò il sopracciglio.
“Se ti amo? Sì, ti amo e lo faccio da più di due anni.”
“Stringimi, Sveva.” quella notte non aveva bisogno di un consiglio o di un aiuto. Quella notte aveva bisogno di lei, di lei e basta. Lei gli si avvicinò e lo abbracciò. Da quanto aspettava quel momento? E finalmente lo aveva tra le sue braccia. Lo stringeva forte e si inebriava del profumo naturale della sua pelle candida. “Vederti andar via è stato.. Terribile.” affondò la testa tra i capelli della ragazza ormai consapevole dell'importanza che aveva lei nella sua vita. Sveva alzò la testa trovandosi il suo viso a pochi centimetri. Si alzò sulle punte e lo baciò. Lui ricambiò. Dolce, passionale e unico. Quello era il loro bacio, loro e di nessun altro. Lui teneva dolcemente il viso di Sveva tra le mani e lei gli cingeva i fianchi come se non volesse più farlo andare via. “Si può provare.” sussurrò lui sulle sue labbra.
“Tutto inizia provandoci, se ci pensi.” sorrise beata tra le braccia del suo amore.
“Domani shopping? Però te le porto io le buste!”

  
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