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Autore: Djali    12/07/2006    10 recensioni
Ashitaka guarda San sparire nella nebbia a cavallo del suo fratello lupo. Lei non può amarlo perché lui un umano, ma Ashitaka non perderà mai la speranza, non abbandonerà mai il ricordo. L'amore per San vivrà per sempre dentro di lui, e per questo lui la aspetterà. Per tutta la vita e anche dopo la morte lui non smetterà di aspettarla.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Socchiudo le palpebre per vedere oltre i raggi del sole, ma di te e di tuo fratello già non resta traccia. Sei salita sulla sua groppa e insieme siete spariti nella luce del sole, saltando di roccia in roccia, mentre la brezza agitava i capelli attorno al tuo viso e asciugava le lacrime che scorrevano sopra il mio. Ti sei allontanata senza voltarti neppure una volta, ma sapevi che il mio sguardo non ti ha lasciato che quando sei diventata invisibile nella rugiadosa foschia dell'alba. Hai sentito i miei occhi premere sulla tua nuca fino a quando sei stata lontana al punto che il vento non riuscvia più a portarti il mio odore, il mio disgustoso odore di umano. E dalle mie ciglia gocciolano lacrime calde come sangue perché sono consapevole di quanto odioso ti sia questo odore.

Sei sparita nell'etereo biancore della rugiada lontana mentre io mi maledicevo perché ti stavo lasciando andare. E ora che sei sparita per sempre dalla mia vista mi basta abbassare le palpebre bagnate per rivederti, stampata a fuoco dentro di me. Vedo il tuo cipiglio sprezzante, le tue labbra socchiuse in un ghigno da lupo. Vedo i muscoli delle tue braccia tesi mentre fai fischiare l'aria con la lancia affilata, vedo le tue ginocchia flesse mentre mantieni l'equilibrio sull'orlo della tua rupe. Vedo i pendenti che scendono dai tuoi lobi e ti accarezzano il collo, vedo la pelliccia bianca sollevata dal vento che ti sfiora appena le spalle. Vedo la maschera di sangue che avevi sul viso quando ti conobbi, conto le lacrime che avevi sulle ciglia quando temetti che il dio Cervo fosse morto. Vedo le tue dita affusolate strette sull'elsa della mia katana quando tentasti di tagliarmi la gola e vedo lo stupore sul tuo viso quando ti confessai di trovarti bellissima.

Riapro gli occhi e ti cerco ancora contro il sole, ma non sei tornata indietro. Abbasso il viso e guardo l'erba ai miei piedi. Il mio peso l'ha un po' appiattita nei punti dove ho posato i piedi, e i tuoi passi rapidi e leggeri si sono stampati accanto ai miei sulla seta verde punteggiata di fiori. Poco più in là c'è una zona più grande dove l'erba è schiacciata, e da lì provengono l'odore pungente della clorofilla e l'emozione del ricordo che mi bruciano la gola. Quello è il punto dove siamo rimasti addormentati ieri notte dopo aver restituito al dio Cervo la sua testa. Quello è il luogo dove io ti ho stretta fra le mie braccia senza desiderare altro che di resistare così per tutta la vita. Accovacciati nell'erba come due lupacchiotti stanchi siamo rimasti senza coscienza per qualche ora. Io dormivo, proprio come te, eppure ricordo lucidamente ogni volta che il tuo respiro caldo mi accarezzava il collo, ogni volta che il tuo torace si alzava e si abbassava fra le mie braccia al ritmo del tuo respiro. Ricordo il tuo viso premuto sul mio petto e i tuoi capelli sciolti sulle mie spalle. Sentivo il tuo cuore che batteva allo stesso ritmo del mio sotto le dita e la tua anima che dormiva intrecciata alla mia. Ricordo il brivido che provai addormentandomi, quando mi accorsi che le tue dita sfioravano le mie.

Mi avvicino al nostro giaciglio scavato nell'erba, ma mi fermo prima di raggiungerlo: non voglio combiare la posizione di un solo filo d'erba. Voglio che tutto resti così come tu lo hai lasciato fino a quando il vento non solleverà i frammenti di questa notte pura e li condurrà lontano con sè, spettinando di nuovo il capo verde di questa collina. Mi siedo sull'erba poco più in là e volto ancora il viso nella direzione in cui sei sparita. Ripenso a quando ti ho salvato la vita e tu mi hai quasi ucciso per questo, e ricordo quando, quella stessa notte, fosti tu a salvarmi la vita. Ricordo quando mi offristi una striscia di carne ma io ero troppo debole per masticarla. E allora tu la masticasti per me, così come fanno le madri per i propri cuccioli appena nati. Vidi attraverso le palpebre chiuse la tua sagoma oscurare la luce del sole mentre ti chinavi su di me, e allora le tue labbra si poggiarono sulle mie. Non era un bacio, eppure pregai di morire nel preciso istante in cui il tuo fiato si fuse col mio, in cui il mio viso e il tuo erano così vicini da toccarsi. Pregai che quel solo istante durasse per tutta la vita, perché la tua bocca premuta sulla mia era tutto ciò che mi serviva. Sentivo che quando le tue labbra avessero abbandonato le mie non avrei avuto più motivo di esistere.

Tu odii la mia razza San, la mia razza che è la tua stessa. Tu l'hai rinnegata perché non puoi tollerarne l'egoismo, perché ne detesti l'arroganza. Questo è il motivo per cui te ne sei andata senza voltarti ed è il motivo per cui ora il mio futuro senza te mi sembra così privo di un senso. Per quale motivo il sole continua a brillare ora che tu mi hai lasciato per sempre? Come fa l'acqua del ruscello a scorrere nello stesso modo in cui scorreva questa notte, quando le tue ciglia mi solleticavano il petto e il mio braccio cingeva la tua vita? Per me non sarà mai più la stessa cosa. Mai nessuno zefiro canterà la stessa melodia divina che cantò stanotte attorno a noi. Mai nessun cielo sarà azzurro come quello contro il quale si stagliava la tue figura il primo giorno che ti vidi.

Penso a te, al tuo viso, alla tua voce. Ti penso e so che amo ogni cosa di te. Amo il modo in cui fai roteare il polso quando agiti la lancia e amo il modo in cui i tuoi orecchini tintinnano mentre corri. Amo il modo in cui la luce del sole ti bagna il naso quando lo tieni in alto mentre ridi e amo i riflessi che ti disegna sui capelli quando tieni il viso basso. Amo la tua andatura scattante e la tua ombra silenziosa. Ho amato il pugno che mi hai dato ieri sera per allontanarmi e il modo in cui poi ti sei lasciata abbracciare da me. Dopo averlo fatto hai chinato la testa sulla mia spalla e le tue lacrime hanno bagnato la stoffa del mio abito. Ognuna delle tue lacrime era una pugnalata nel mio petto e mi bruciava la pelle attraverso la stoffa come una goccia di ferro fuso. Eppure amai anche quelle lacrime, quei brividi che ti attraversavano la schiena mentre singhiozzavi, perché ti avvicinavano a me.

Desidero solo starti accanto, San. L'unico disperato bisogno che mi flagella è quello del contatto fra i miei occhi e i tuoi. Perché non riesci a non odiarmi, San? Io sono un umano e questo ti è insopportabile, eppure ho lottato con te e i tuoi fratelli senza riserve. Non sono così presuntuoso dal ritenermi un umano migliore degli altri, e so che potresti odiare in me le stesse cose che odii nel resto della nostra razza, le stesse cose che senza saperlo odii di te stessa. Ma perché non puoi perdonare? Perché non mi permetti di sbocciare nel tuo cuore? Perché non vuoi concedermi la rinascita che mi serve, la vita che sogno sulla tua rupe, nella tua foresta? Torna da me San. Perdona quello che non puoi perdonare e ritorna su questa collina dove ora ti aspetto e ti aspetterò per sempre.

Il mio spirito non muoverà mai più un passo da questo luogo sacro. Per tutta la vita aspetterà te, Ragazza-Lupo, che hai rinnegato la tua razza e che ora rinunci al mio amore in nome di un dio senza testa. Finché un filo di fiato mi scorrerà nella gola il mio cuore sarà volto verso di te, verso la nebbia di rugiada dove sei sparita, verso la rupe velata di foglie dove dormirai quando io ti penserò e non riuscirò a prendere sonno. Ti amo oggi che mi hai abbandonato e ti amerò nello stesso modo fino alla fine del mondo, fino all'ultimo giorno dell'eternità, e quando il tuo corpo morirà lontano da me, anche il mio morirà, perché il mio cuore semplicemente non può battere se in qualche parte del mondo non c'è il tuo che ne scandisce il ritmo.

Mi alzo e cammino verso Yakul. Mi appendo alle sue corna, mi isso sulla sua groppa e lascio che mi porti via, lungo il sentiero scelto da lui, perché io non potrei scegliere una direzione diversa da quella in cui tu te ne sei andata. Il fianco verde della collina scivola sotto le zampe di Yakul e mentre ci allontaniamo mi sembra che tutti i miei ricordi abbiano perso colore, siano sbiaditi in una luce pallida. Ogni mia speranza, ogni mio desiderio mi sembra improvvisamente inutile e remoto. Solo una cosa mi trafigge l'anima al di sopra di tutte le altre, ed è l'unica cosa che ancora splende nei suoi colori bagnati di sole. E' tutto quello che mi resta, l'unica cosa per cui vale la pena che io viva, l'unica cosa che sodi sicuro che nel mio cuore non sbiadirà mai. Il tuo sorriso da lupo.

   
 
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