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Autore: Itilis    14/11/2011    2 recensioni
Eveline Carter ha 22 anni, e studia per diventare avvocato divorzista.
Jeffrey di anni invece ne ha tredici, e' orfano ma un genio assoluto.
Mattew Nefflet e' un poliziotto in gamba, ma ha poca fiducia in se.
Walke Gremt e' un milionario senza scrupoli, pronto a tutto pur di ottenere ciò che vuole.
Persone e mondi completamente diversi che si fondono in un cocktail micidiale: tra sparatorie, rapimenti e frammenti di vita, un racconto in cui non esistono semplici buoni o cattivi, ma solo differenti punti di vista...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

- Signor Walke, si rende conto che stiamo parlando di un minore si? Deve essere affidato a chi e' in grado di prendersi cura di lui-
- Signor giudice, io sono perfettamente in grado di...-
- Io non credo. Abbiamo a che fare con una situazione delicata... Il ragazzo e' un genio, e deve crescere in un ambiente adatto a lui-
-Appunto! Io ho il denaro e i mezzi per dargli tutto ciò che vuole, tutto ciò che lo può valorizzare!-
- Vede? E' questo suo atteggiamento che....-
- Quale atteggiamento?! Ma lei sa chi sono io!? Non ha il diritto di....-

La discussione in questione di stava svolgendo al ventesimo piano di un enorme palazzo in vetro, in una delle aule del Tribunale dei Minori di Chicago. Eveline Carter, 22 anni appena compiuti e tirocinante avvocato, guardo' scocciata l'ora sul suo cellulare di ultima generazione: erano li da tutta la mattina, era quasi ora di pranzo e non avevano concluso niente. Odiava la sezione minori, era sempre stata una frana con i bambini, ma era necessario acquisire esperienza anche in quel settore per poter passare all'esame successivo e fare quello che le piaceva davvero: avvocato divorzista, ecco quello per cui studiava. Non sapeva neppure lei il motivo di questa sua fissa, ma poco importava: era quello che voleva diventare. "Ovviamente non c'entra nulla il fatto che Neil ti abbia mollata sull'altare... Nessun rancore per gli uomini, assolutamente...." disse una vocina cattiva nella sua mente, ma la ragazza la scaccio' via subito. Si passo' una mano tra i lunghi capelli castani e mesciati di biondo, sbuffando: per fortuna il termine del tirocinio era fra tre settimane. Tra l'altro non ci aveva capito molto in quel caso per cui il suo capo si batteva tanto: loro erano gli avvocati del minore, in contatto con i servizi sociali, ma non aveva mai visto il suo cliente. Quanto a quel tizio, il signor Walke Gremt, era una persona odiosa: milionario diventato tale probabilmente in modo per nulla legale, altezzoso e dallo sguardo gelido.  Non era parente del ragazzo, ne conoscente: semplicemente lo aveva adocchiato per le sue incredibili capacita' intellettive e, una volta scoperto che era orfano aveva deciso che lo voleva per se.
Eveline sospiro', cosa che non sfuggi al suo capo:
- Signorina Carter, tutto bene?-
- Si, si... Solo...-
- Solo?-
La ragazza si protrasse in avanti per non farsi sentire dai curiosi e domando' - Solo che non capisco: perché si sta dando così da fare per questo caso? E' evidente che l'avrà vinta Walke; quelli come lui ottengono sempre quello che vogliono-
Il suo capo era avvocato da parecchi anni ormai, così inarco' un sopracciglio bianco e sorrise - Certo che se ragioni così e' ovvio che non vinceremo. Lo faccio per i soldi ovviamente-
Eveline per un momento ci credette, poi ribatte' - Non mi dica bugie, sono seria: lei non e' quel tipo di persona-. L'uomo, tale Dottor Roop, sorrise sotto i baffi ormai ingrigiti dai suoi 60 anni suonati - Per un attimo credevo di averti fregata. Vuoi sapere perché lo faccio? Secondo te?-
- Non saprei... Perché c'è di mezzo un bambino?-
- Eveline! Questo e' un tribunale minorile! Nei miei casi c'è sempre di mezzo un bambino... Qualcosa di un po più preciso?-
- Perché e' un genio?-
In quel momento il martello del giudice segno' l'inizio della pausa pranzo, rimandando l'udienza nel pomeriggio. Mentre raccoglievano le carte il dottor Roop rispose
 - Esatto. Perché e' un genio-
La ragazza rimase di sasso e non parlo' fino a quando non furono seduti al ristorante.
- Mi faccia capire dottor Roop- comincio' - Se e' un genio ci si fa in quattro mentre se e' un ragazzino normale chi se ne frega??-
- Ah Eveline, Eveline... Sei sempre così precipitosa... Non ho detto questo. Ogni cliente, ogni bambino e' importante. Per ciascuno io metto in gioco tutto me stesso, al contrario di qualcun altro...-.
Eveline ignoro' la frecciatina chiaramente riferita al suo scarso impegno in quel caso, e continuo' - E allora mi spieghi lei, perché io davvero non riesco a capire-. L'uomo finì tranquillamente di bere il bicchiere di vino, poi rispose - Ogni bambino e' speciale e merita il meglio, merita qualcuno che lo ami e che voglia solo il suo bene. Per i bambini come il nostro cliente la faccenda e' un po più complicata: bambini così rischiano di venire accerchiati da persone che guardano solo ai propri interessi. Avvoltoi, che mirano esclusivamente al tornaconto personale e che indirizzerebbero la sua genialità dalla parte sbagliata. Capisci che intendo?-. La ragazza annuì mentre l'uomo concludeva - E' fondamentale che questo bambino trovi qualcuno che lo ama davvero e non per la sua intelligenza: solo così potrà mettere a frutto le sue capacita'. Per questo Walke non deve per nessun motivo ottenere l'affidamento, ed e' compito nostro impedire che ciò accada-.
La giovane tirocinante era colpita
- Mi stupisce dottore, non la facevo così profondo-
- Non e' questione di essere profondi o meno: e' fare bene il proprio lavoro, e conoscere in primo luogo le persone per cui lavori. Dopo va' ai servizi sociali, la continuo da solo l'udienza: incontralo quel ragazzo, capirai il perché mi sta così a cuore questo lavoro-. La ragazza non era entusiasta all'idea di un faccia a faccia con il ragazzino, era davvero una frana coi bambini, ma era sempre meglio che altre ore seduta in aula. Così, volente o nolente, un'ora dopo era nel corridoio dei servizi sociali. Ad accoglierla, una donna molto robusta sulla quarantina - Buongiorno signorina, l'avvocato Roop aveva avvisato che sarebbe passata. Io sono Alice, mi occupo del dormitorio temporaneo. Prego, il ragazzo e' di la-. Titubante, mentre salivano al piano di sopra, Eveline domando' - Che tipo e'?-
- Mi scusi?-
- Il ragazzo... Che tipo e'?-
- E' una domanda strana, signorina. Perché lo vuole sapere se sta per incontrarlo?-
- Non sono molto brava con i bambini, figuriamoci con gli adolescenti... Volevo solo sapere-.
La donna si lascio' scappare una risata - Non si preoccupi, e' un bravo ragazzo. Solo e' un po stranino, ma come tutti i geni no? Eccoci siamo arrivati, questa e' camera sua. Sarò nei paraggi se avrà bisogno di me-
- La ringrazio- sospiro' la ragazza entrando.
La camera non era nulla di eccezionale, ma aveva una grande finestra,  e proprio li davanti vi era un ragazzo. Non poteva avere più di tredici anni, capelli spettinati e castani, come gli occhi. Era un bel ragazzo, ma aveva uno sguardo freddo e imperscrutabile, in modo quasi innaturale. Si volto' all'ingresso dell'estranea squadrandola da capo a piedi.
- Ehm, ciao...- azzardo' la ragazza senza ottenere reazione, così prosegui' - Io sono Eveline Carter-. Finalmente il ragazzo parlo' - Cosa vuole? E' una giornalista? Ne ho abbastanza di domande per oggi-
- Cosa? No... No no no... Io sono un avvocato, sono qui per conoscerti. Come ti chiami?-
- Avvocato? Cosa vuole un avvocato da me?-
- Be' in realtà non sono proprio avvocato... Sono una tirocinante... Nello studio del tuo avvocato... Cioè tecnicamente anche io sono il tuo avvocato-.
Con una risatina il ragazzo la rimprovero' - Sei il mio avvocato e non sai il mio nome? Sono messo bene...-. Calo' un silenzio imbarazzante, poi il giovane cliente le tese la mano - Comunque piacere Eveline, io sono Jeffrey-
- Piacere- restituì sorridendo l'avvocato. Rimase impressionata dagli occhi di quel ragazzo: anche se sorrideva rimaneva impassibile, la stava studiando ne era certa.
- Allora Jeffrey, come ti trovi qui?-
ma si fermo' vedendo il ragazzo ridere di gusto - Che c'e? -
- Come ti trovi qui? Mica e' una vacanza... Sto uno schifo se vuoi saperlo... Non fraintendermi, qui sono tutti gentilissimi con me, ma preferirei starmene nel mio letto con la certezza che quel... Il signor Walke non possa vincere, mi capisci?-
- Si, hai ragione scusa e' stata una domanda idiota... Dimmi tu lo conoscevi già Walke prima di questa storia? -
- Come tutti, in tv o in internet e' pieno di roba su di lui... Ma se intendi personalmente, no -
- E quando vi siete incontrati? -
- L'ho già detto un milione di volte- replico' scocciato Jeffrey
- Si, ma non a me - sorrise lei. Il ragazzo inarco' un sopracciglio squadrandola.
- Sei strana Eveline Carter. Non riesco a categorizzarti -
- Cosa e' che non riesci a fare?! -
- In genere le persone si suddividono in categorie: l'isterico, il razionale, il sincero , l'indeciso.... Ma tu... Tu sei difficile da collocare -
- Oh... Ed e'...  E' una cosa buona? -
- Dipende... Da quel poco che ho potuto vedere tu devi avere una personalità molto controversa... Del tipo una di quelle persone che sono indecise ma sanno quello che vogliono, che non si sentono all'altezza ma poi spaccano il mondo... Le tipiche persone che si ritrovano a parlare da sole facendo discorsi filosofici o che addirittura sentono voci nella testa che suggeriscono cose...-.
Eveline era immobile, in silenzio: era il suo ritratto. - Sciocchezze, non sono una pazza come mi hai descritto -
- Non ti ho mica detto che sei una pazza. Se lo eri te lo avrei detto: no, tu mi piaci. Sembri una brava persona, solo che non capisco una cosa-
- Cosa?-
- Come mai sei così diffidente nei rapporti con le persone? -
- E tu che ne sai? Non mi conosci, e finiscila di atteggiartela da uno che la sa lunga. Sono qui per lavoro, e se hai intenzione di continuare a analizzarmi me ne vado senza pensarci due volte-.
Jeffrey nascose un sorriso: come volevasi dimostrare. - Hai ragione, scusami. Non lo faro' più. Dunque, sei venuta per conoscermi e ora mi conosci. Quali sono le tue conclusioni? - .
Eveline decise di ripagarlo con la stessa moneta - Direi che sei un tipo strano. Non sei male, ma te la atteggi un po troppo. Questo ovviamente non vuol dire che tu non mi piaccia - concluse sperando di non avere esagerato: dopotutto era poco più di un bambino, anche se risultava difficile considerarlo tale visto il suo modo adulto di affrontare le cose. Jeffrey sorrise - Be' come inizio può andare. Almeno tu non mi consideri solo un "bimbo prodigio" come tutti -.
La ragazza si ricordo' immediatamente di ciò che le aveva detto il suo capo e scatto' in piedi
- Scusami Jeffrey ma adesso devo andare: ho una causa di affidamento da vincere -. Usci' di corsa dell'edificio: era tardi e l'udienza era certamente finita. Il giorno seguente si sarebbe svolta quella definitiva e voleva contribuire.
Non poteva certo immaginare quello che l'aspettava dall'altra parte del portone dello studio. Senti' un vociare concitato, e trovo' la porta spalancata. Entro' titubante: ci mise un po per rendersi conto di ciò che era successo.
- Uomo, una cinquantina d'anni. Motivo del decesso  i due colpi d'arma da fuoco in testa: chi lo ha colpito voleva essere certo che fosse morto. Il suo nome e'....- stava dicendo un uomo, ma una voce di donna lacero' il discorso.
- Dottor Roop!!! O mio dio no.... - urlo' Eveline terrorizzata alla vista del cadavere del suo capo, a terra in una pozza di sangue.
- Esatto. Mi scusi signorina, lei e'? - domando' schietto il poliziotto
- Cosa e' successo? Chi...-
- Desolato ma non posso dare queste informazioni se prima non so chi e' lei-.
La ragazza cerco' di ricomporsi con scarso successo - Mi... Mi scusi... Eveline Carter, tirocinante avvocato qui dal dottor Roop... Mio dio come e' potuto accadere?-
- Non lo sappiamo ancora. Oggi era in aula quindi devono averlo ucciso da un ora al massimo. Ci hanno avvertito quelli del piano di sotto insospettiti dagli spari. Lei ha qualche idea su chi potrebbe essere stato?- chiese l'uomo, il comandante Pier, aggiungendo
- Sta ascoltando agente Nefflet? E' così che si indaga-. Un poliziotto, avrà avuto 25 anni, si volto' - Ma certo che si signor comandante, signore...- sorrise falsamente per poi tramutare il sorriso in smorfia non appena il suo capo si volto'. Eveline sorrise: sembrava un tipo simpatico. Tuttavia i recenti avvenimenti  la riportarono imperterriti  alla triste realtà: il suo capo era stato assassinato, e oltretutto l'indomani doveva svolgersi l'udienza conclusiva. "Devi prendere in mano la situazione" le disse una vocina nella sua testa, ma Eveline era estremamente dubbiosa: non era in grado di sostenere un caso così... Si, meglio affidarlo a qualche altro avvocato più esperto. Peccato fosse ormai tardi, e avesse poco più di una decina di ore per trovare un altro avvocato in gamba e abbastanza sfrontato da tener testa a un milionario. Mentre era così persa nei suoi pensieri uno squillo di cellulare risuono' nello studio.
- Ehi signorina? E' il suo- disse l'uomo accanto a lei.
- Oh... Si, certamente... Pronto?- ribatte' prontamente la giovane donna rispondendo.
- Pronto? Signorina Carter?-
-Si sono io, chi parla?-
La risata lugubre dell'uomo dall'altra parte della cornetta la fece rabbrividire.
- Allora, Eveline... Ti e' piaciuta la piccola sorpresa in ufficio?-
-Chi parla? Pronto?- comincio' a balbettare affannosamente la ragazza.
-Si, vedo che ti e' piaciuta... E pensa che e' solo l'inizio... A proposito... Hai salutato il tuo amico Jeffrey? Dai, magari nella prossima telefonata te lo faccio salutare io...-
La comunicazione si tronco' li, ma Eveline rimase immobile per parecchi secondi, terrorizzata.
- Ehi signorina tutto bene? Chi era?- domando' il poliziotto. Anche l'inesperto agente Nefflet si fermo' di fotografare il cadavere fissando la donna.  Eveline alzo' lo sguardo scioccata:
-Credo... Fosse l'assassino-. 

   
 
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