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Autore: xla    15/11/2011    3 recensioni
Gerard aspettava, tutte le notti, di sentire i passi di Frank dirigersi verso la sua stanza d’hotel, verso la sua cuccetta sul tourbus, verso il pianerottolo del suo appartamento nel New Jersey.” I pensieri di Gerard, del suo amore per Frank. Di un Gerard che non può fare altro che aspettare il suo dolce cucciolo.
[Frerard- Desolation Row]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: I My Chemical Romance, in questo caso, nello specifico, Gerard Way e Frank Iero, non mi appartengono. La storia è totalmente inventata, non scritta a scopo di lucro. Ed ogni cosa presente nella storia inerente o riferita a fatti o persone o azioni reali è totalmente causale.

Titolo: Photo- and beyond it’s dark
Fandom: My Chemical Romance
Autrice: xla
Beta: Rorò
Pairing: Frank/Gerard
Rating: PG-13
Avvertimenti: Slash, One-shot.
Genere: Malinconico, Romantico.
Intro: “Gerard aspettava, tutte le notti, di sentire i passi di Frank dirigersi verso la sua stanza d’hotel, verso la sua cuccetta sul tourbus, verso il pianerottolo del suo appartamento nel New Jersey.” I pensieri di Gerard, del suo amore per Frank. Di un Gerard che non può fare altro che aspettare il suo dolce cucciolo.
Ambientazione: Project Revolution
Note: Era notte, stavo ascoltando la musica dall’mp3, cellulare alla mano, per fare la lista delle canzoni che più m’ispiravano. Ad un tratto “E fuori è buio” di Tiziano Ferro, mi fa nascere in teste delle immagini, del tutto spontanee, che non ho potuto fare a meno di mettere giù sul cellulare. La storia non la mette sotto “song-fic” perché non c’è alcuna parte del testo, la canzone può solo accompagnare la lettura. Tutto qua. Mi è sembrato, tuttavia giusto, usare il titolo della canzone che Tiziano Ferro, anche perché ci sta bene.
Giovedì, 14/07/2011.
Buona lettura <3.
xo-xo

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PHOTO – and beyond it’s dark
Capitolo unico

Tutti quei baci, quelle veloci toccatine sul palco, o per scherzo, quasi non fosse voluto, tra amici: erano nulla.
Chi dice che l’amore è questo: non ha capito un emerito cazzo!
Perché, tutto quello, era nulla, a confronto di quello che succedeva prima, dopo; oltre i live e i video, oltre la musica, oltre i MyChem, oltre i leA e tutto quello che li circondava.
Era nulla.
Nel vero senso della parola.
Non avevano neanche iniziato a gasare il pubblico per far scena, ma solo perché a loro piaceva. Poi, il fatto che fosse un input in più, che aveva aiutato la band, era solo un punto a loro favore: voleva dire che ai loro fan non disgustava il pensiero di loro due assieme, anzi, a che ne sapesse Gee: erano i fan stessi ad incitarli- come se ce ne fosse bisogno!
Lui accontentava solo i fan. Quelle fantastiche persone che, come diceva spesso, erano dei diamanti preziosi, che lui avrebbe tanto voluto prendere e mettere nelle tasche dei suoi pantaloni stretti, di due taglie più piccoli.
Ma, per quanto li potesse amare, il suo cuore appartiene solo ad una persona, di cui accetta ed apprezza ogni cosa: dalla più piccola, alla più scomoda.
La più piccola, era che, il suo dolce Frankie; aveva una fottuta paura dei ragni, ed odiava da morire la crosta del pane-: gliela doveva sempre togliere.
La più scomoda era che, ogni tanto vaneggiava sul fatto di portarlo con se, a farsi il prossimo tatuaggio: era per prendere il giro la sua fobia gli aghi, e che alla vigilia del loro settimo anniversario, Frank, era fidanzato da quasi quindici anni, con Jamia.
A Gerard andava bene anche così. Frank non lo aveva mai fatto sentire il rimpiazzo di mancanze, dovute ad un’unione prolungata, oppure l’amante con sui sfogare le proprie perversioni.
No: Frank, con lui, era semplicemente perfetto.
E Gee cercava, con tutto se stesso, di far capire, ogni giorno, al suo cucciolo, cosa significasse per lui.
A dire il vero, benché gli stesse più che bene, era comunque una situazione strana: il sapere che non era l’unico a cui Frank rivolgeva delle particolari attenzioni, quello sguardo delizioso e quel sorriso assolutamente mangiabile, un po’ faceva male. Gli saliva la nausea, al pensiero che, poco prima, magari era Jamia ad aver goduto del corpo caldo di Frank sopra il suo.
Però, pur d’averlo, ingoiava ogni boccone amaro, con la consapevolezza che, sì, il suo Frankie lo amava. Altrimenti non starebbe stato lui, baciandolo, accarezzandolo, ma starebbe con lei, la ragazza con cui sta da quasi una vita. No?
Ecco, Gee doveva pensarla così, per non cadere in un limbo di domande ossessive, che avevano tutte, come risposta, esito negativo.
Aveva deciso, invece, di godersi il suo piccolo chitarrista, in tutta la sua distruttiva presenza, perché, diciamocelo: Frank Iero è una calamità naturale! Quando Frank Iero stava calmo, bisognava avere: mille occhi, l’udito di un elefante e gli stessi riflessi dei felini… In genere andava sempre a finire con Frank che si caricava Gerard in spalla, facendogli fare il giro panoramico, a testa in giù, della sua stessa casa, mentre rideva come un bambino che era stato portato al parco giochi di Harry Potter. Per poi buttarlo sul letto, mettergli davanti, a pochi centimetri dalla faccia, il suo dolce musino, guardandolo con un’espressione che a Gerard faceva venire una gran voglia di stringerlo a se, e baciarlo fino a consumarsi le labbra.
Ecco perché a Gerard andava bene. Perché sapeva.
Gerard aspettava, tutte le notti, di sentire i passi di Frank dirigersi verso la sua stanza d’hotel, verso la sua cuccetta sul tourbus, verso il pianerottolo del suo appartamento nel New Jersey.
Non lo chiamava: non poteva. Per via di Jamia: quindi attendeva, paziente e col cuore in gola, in silenzio. Immaginandosi tante di quelle entrate in scena di Franke, che spesso arrivava l’alba, e lui, accucciato sul divano, a luci spente: non se ne accorgeva.
Non gliene faceva una colpa, quando non veniva da lui. Perché capiva: non poteva pretendere d’averlo tutto per sé, prima era di Jam, e poi, e solo poi: suo.
Anzi, prima Frank era di Frank, libero di agire come più volesse!
Quando non andava da Gee, il cantante pensava che avesse preferito restare ad abbracciare la sua dolce metà, la premurosa e apprensiva Jam, quella che c’è sempre, che permette al ragazzo d’uscire con gli amici anche la sera che aveva deciso, da mesi, di stare a casa per una tranquilla serata: come non amarla? Ci mancava poco che l’amasse pure Gee.
Ecco perché, per festeggiare i loro primi tre mesi assieme, aveva preparato un bel bagno rilassante, per il suo Frankie: candele profumate, sinfonie di una dolce cascata che usciva dallo stereo, essenza di cioccolata per il corpo e rose, tanti petali di rose.
Quella sera, Gerard se la ricorderà per sempre: è stata la prima volta che Frank gli aveva detto ti amo, e la prima volta in cui facevano davvero l’amore, quell’unione avvolgente, calma, che ti prende piano piano, rendendoti ubriaco e totalmente felice, come sotto psicofarmaci.
E sul comodino di Gee, c’era ancora la foto che aveva scattato a Frank, la mattina dopo, la seconda mattina più bella della sua vita- la prima fu quella quando lo aveva conosciuto, in mezzo ad altri mille chitarristi, che erano lì per diventare la seconda chitarra ritmica di quel gruppo sgangherato. Ma che fosse il suo sogno divulgare il suo messaggio, perché si era svegliato accanto al suo amore, potendosi deliziare del suo viso rilassato d’angelo… Mhf, solo Frank poteva avere quel sorriso ingenuo da bambino anche nel sonno.
Non aveva resistito: frugando tra la roba di Frankie, aveva preso la polaroid e…
CHEES…
Per sempre l’immagine, del suo piccolo angelo, impressa a fuoco. Per sempre con se.
Gli faceva compagnia quando non poteva il vero Frank.
Immerso nei suoi pensieri, Gerard non si rese conto della serratura che scattava, non si rese conto dei passi lenti e trattenuti a stento, come quelli di un bambino a cui la mamma ha vietato di correre quando, cavolo, lui non voleva altro che sentirsi il vento pizzicargli il volto, e di una borsa buttata per terra, abbandonata a sé.
Si risvegliò, solo quando sentì le braccia di Frank che lo cingevano per le spalle, abbracciandolo e poggiando il petto alla sua schiena, mentre le sue morbide labbra andavano a baciare quelle secche e pieni di piccole ferite da mozzichi, di Gee.
Frank gli carezzò una guancia col pollice, accorgendosi che erano umide. Si staccò di poco:
-Che hai fatto? –
Gerard aveva gli occhi chiusi: non disse nulla.
-Gee, che è successo? Mh? – lo baciò di nuovo.
-Io… - aprì gli occhi, specchiandosi in quei fantastici mondi di dolce caramello, con un pizzico di menta piperita – Temevo solo che non saresti venuto… pensavo, sì… pensavo che avessi deciso di passare la notte con Jam… -
Frank sorrise.
E la stanza, il mondo, la sua vita: s’illuminarono. E solo perché quel ragazzo aveva sorriso.
Gee non resistette: s’impossessò di quelle labbra così dolci, cercando di cancellare ogni traccia che non fosse loro.
Lo voleva, in ogni modo. Umanamente possibile e non. Lo voleva. Lo voleva come non aveva mai voluto nulla in vita sua.
E Frank lo sapeva.
Sapeva che Gerard era gestito dalle sue azioni, sapeva che faceva di tutto per dimostrargli il suo amore, che lo aspettava, tutte le notti, e lui amava tutto questo.
Amava vedersi puntare addosso quegli occhi: lo rendevano totalmente impotente e al tempo stesso, la persona più forte del mondo.
Una sola smorfia di Gerard gli cambiava non la giornata, ma proprio il modo di vedere le cose, e ogni più piccolo tocco, gli faceva scombussolare il cervello e amplificare i sensi.
Un solo sguardo di Gerard, e il sangue gli urlava nelle vene.
E quelle labbra… capaci di ogni cosa stupenda… Amava prenderlo dolcemente, mentre lo baciava, o solo, semplicemente, poggiarci sopra le proprie.
-Gee… -
-Sì, amore? – rispose Gerard, pronto ad ogni cosa. Pronto a scattare. Pronto per andare in capo al mondo, se solo Frank glielo avesse chiesto.
Frankie si chinò su di lui, baciandogli il suo nasino con la punta leggermente all’insù, facendogli chiudere un occhi, - Vieni, baby, - mormorò, con la sua solita voce vellutata e profonda.
-Dove? –
Intanto, Gee aveva seguito Frank che, tenendolo piano per le mani, lo aveva invitato ad alzarsi dal divano, abbandonando quella scomoda posizione da micio messo in una scatola e lasciato per strada, sotto la pioggia.
In risposta, quelle dolci labbra, si curvarono in un sorriso: Frank era la sua personale fonte di donazione di sorrisi, così come lui lo era per Frank.
-A letto. - intrecciò le proprie dita, piene di calli da chitarrista, con quelle sporche, di olio di lino, di Gerard – Ho voglia di sentire il tuo sapore, il tuo odore, il tuo corpo, addosso a me… andiamo… -
-Sì, per favore… ti voglio accanto a me. –
Mentre si dirigevano verso la camera da letto, la luna illuminava la borsa che Frank aveva buttato all’ingresso. Dalla tasca destra, usciva fuori un pezzo semi-rigido di carta, che aveva attirato l’attenzione dei raggi lunari.
Su quel piccolo foglio, c’era un disegno che ritraeva Gerard, col il plettro di Frank tra i denti, mentre sorrideva. Come in una foto.

FINE

   
 
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