Categoria: Veronica Mars
Titolo: Salt On Her Neck
Autrice: Juliet
Pairing: Logan/Veronica
Commento alla storia: “Giuralo. Giura che
quando mi sveglierò sarai ancora qui con me. Giuralo, Logan.” AU della puntata
2x22 ‘Not pictured’.
Rating: Arancione.
Avvertimenti: One - Shot
Salt On Her Neck
Ci sono già passata con te, Lilly.
Distesa accanto alla piscina di casa sua, la divisa da
cheerleader sporca di un rosso cupo che faceva male alla mia vista. Sembrava in
qualche modo troppo rosso, troppo sbagliato. Spariva il biondo miele dei suoi
capelli e l’azzurro dei suoi grandi occhi, a confronto.
Dio, se faceva male.
L’avresti mai detto, Lilly? Avresti mai pensato che sarebbe
finita così? Che qualcuno ti avrebbe derubata della tua gioia di vivere, della
tua allegria, del tuo scintillante modo di essere. Sai quanto me lo sono
chiesta, distesa nel mio letto, quella notte del tre ottobre? Credevo che non
sarei riuscita ad allontanarti dai miei confusi pensieri quel tanto che bastava
per poter dormire.
Alla fine, però, ho dormito, sai, Lilly. Sono stata
aiutata.
***
“Veronica…”
Non posso fare a meno di mormorare il suo nome. Si è
fermata all’improvviso, si è irrigidita. Lo posso avvertire anche senza
sfiorarla. Stringe ancora la mia mano, la sta guardando attentamente, chissà
dove sono i tuoi pensieri. Quasi scompare in confronto alla mia, è fredda ma è
la tua. Riconoscerei il tuo modo di accarezzarmi gentilmente le dita con la
punta delle tue in qualsiasi momento.
Questo non è mai cambiato.
Ricordi quando hai tagliato i capelli? Sei arrivata a
scuola e per la prima volta non hai evitato il mio sguardo e i miei commenti
cattivi; hai sgranato i tuoi occhi celesti e hai finto uno sbadiglio. Me lo
ricordo benissimo, sai. Poi hai continuato a farlo, a volte, ma non potrò ai
dimenticare quella mattina. In quel giorno ho capito che la Veronica Mars che
avevo conosciuto non esisteva più.
Ora esisteva solo la Veronica che sapeva digerire senza
grandi sforzi le mie battute, che ribatteva con sarcasmo, che mi rivolgeva
occhiate colme di disgusto. Erano solo per me, questo, te lo confesso, mi
piaceva.
“Le chiavi di casa, Veronica” ripeto dolcemente, cercando
di trarti verso di me. E’un attimo, hai lasciato la mia mano. Frughi nelle
tasche della giacca con gesti svelti, sicuri. Fa male a vederlo, sai? Non puoi
andare avanti così, d’ora in poi. Ci provo a mio modo ogni giorno, e vedo
sempre meglio che non può funzionare. Infili la chiave nella serratura ed entri
in casa, poggiando con cura la borsa sul tavolo della cucina. Ti seguo e non
posso impedirmi di parlare ancora.
Questa notte, la nostra regola non vale.
“Smettila!”
Ti volti lentamente nella mia direzione. Se tu potessi
vedere i tuoi occhi, Veronica. Non ho mai visto quell’azzurro scintillante così
denso di bruma e nebbia; sono solo riuscito a immaginarmelo, quella notte. La
prima notte. Cadi sulle ginocchia e sono a fianco a te in un secondo. Alzò
dolcemente il tuo viso verso il mio, guardami, è importante.
Non puoi essere sempre forte, Ronnie.
Sorridi. Il primo sorriso, dopo quello che è successo sul
tetto dell’ hotel. Mesto, felice, comprensivo allo stesso tempo. Lo so che sei
sempre riuscita a leggermi nella mente.
“Nemmeno tu, Logan.”
***
Quella del tuo omicidio è stata la prima volta.
Quando ho sentito bussare piano alla porta, insonne fra le
lenzuola del mio letto, ho capito subito che era lui.
L’avevo chiamato
per dirgli quello che era successo, non volevo che lo scoprisse ascoltando la
radio o, ancora peggio, ritrovandosi di fronte una frotta di giornalisti avidi
di una sua dichiarazione.
“Ronnie! Non aspettavo la tua chiamata, ma non pensare che
non ne sia felice. Sentivi la mia mancanza, eh? Non ti preoccupare, sto per
ripartire, torno a Neptune e passo da te, contenta?”
E come sempre rideva, come sempre mi prendeva in giro. Quel
modo di prendere in giro che adoravo, quando i suoi occhi scuri erano caldi,
quando la sua voce nascondeva la sua speciale tenerezza nei miei confronti. E
io dovevo parlare, ma non riuscivo a calmarmi abbastanza per farlo.
“Logan…Lilly è… Lil-“ Singhiozzavo, senza riuscire a
completare la frase che dovevo dirti, dovevi saperlo da me, non da altri, era
compito mio. Sapevo che avresti voluto saperlo da me.
“Veronica, cos’è successo? Veronica, calmati, dimmi che succede.
Cosa c’entra Lilly? Veronica, parlami, ti prego, cosa c’è?”
“E’ m-morta Logan, è…Lilly, è stata ucc-uccisa…”
Ho continuato a piangere, il telefono all’orecchio,
ascoltando i suoi singhiozzi disperati, ripetendo ‘Logan’ migliaia di volte fra
le lacrime, sapevo che era lì e che mi sentiva, sapevo che era con me. Quando
la batteria sì è scaricata ho saputo con certezza che sarebbe arrivato. Ho
aperto la porta e l’ ho guidato nella mia camera, cercando di on fare nemmeno
il più minimo rumore per non svegliare i miei.
Ho sepolto il viso nella sua maglietta, respirando l’odore
di alcool, lacrime e sudore che era l’odore del suo corpo. E’ stato con me
tutta la notte, nessuno dei due ha dormito molto. Ma andava bene così, sai,
Lilly. Perché lui era lì, solo per questo ho potuto chiudere gli occhi.
***
Distesa sul mio corpo, abbandonata nella mia stretta.
Ricordi l’estate scorsa? C’ero io nel tuo abbraccio, su questo divano. Hai i
capelli in disordine, le labbra asciutte non sono che un’ombra del loro naturale
colore acceso, ma sei tu, sei sempre la stessa Veronica.
La stessa che ho stretto a me la notte dell’omicidio di
Lilly, la stessa che mi ha aperto la porta di casa senza indugio, come se mi
stesse aspettando. La stessa che mi ha bagnato la maglia di lacrime e che al
mattino si è scusata con uno sguardo così dolce e triste che avrei voluto
baciarti.
Sbagliavo a pensare che quella Veronica fosse scomparsa.
Era semplicemente mia, e non me ne rendevo conto.
“Logan…” sussurri all’improvviso, gli occhi chiusi, la
testa nascosta nel mio collo. “Perché hai smesso di venire?”
Ti accarezzo i capelli con una mano. Tu lo sai, il perché.
L’ hai sempre saputo. Dirtelo a voce alta non servirebbe a nulla.
“Logan?” insisti tu.
“Dovresti riposare.” La mia laconica risposta.
Ti muovi fra le mie braccia, passandomi una mano sulla
pelle nuda dell’avambraccio. Un tocco che ora brucia.
“Ricordi la seconda notte?”
La tua domanda improvvisa. Improvvisamente, non so se
dovrei rispondere o se farei meglio a stare zitto. Hai aperto gli occhi, ma le
nubi non se ne sono andate, come già sapevo. Il tuo respiro tiepido sul mio
viso. Non potrei dimenticarla nemmeno se volessi, quella notte, tu lo sai.
Nessuna di quelle notti.
“Sì.” Ammetto in un sussurro.
“Mi tenevi stretta così.” Sono le tue sole parole. Hai
pianto tanto quella notte. Tua madre se n’era andata. E io l’avevo letto nella
tua espressione. Perché anche se fingevo il contrario, ti osservavo sempre. E
anche se la Veronica che era stata mia amica ai tempi in cui Lilly splendeva
fra le mie braccia non si mostrava più, in qualche modo lo sapevo che non era
persa.
“Come l’ hai saputo così presto?”
Le do un bacio sulla fronte innaturalmente calda. “Questa è
la serata delle domande serie?” la prendo in giro come amavo fare. Come amo
ancora fare, con lei. Veronica Mars.
Lei sorride, un sorriso vero.“Era questo che volevo, ora.”
Sapevo anche questo, Veronica. L’ ho fatto per questo.
***
La terza notte è stata particolare.
L’ ho chiamato al cellulare e ho ascoltato la sua voce.
Dopo aver pronunciato la parola ‘pronto?’ per ricevere solo silenzio in cambio,
è rimasto zitto anche lui. Sai, Lilly, avrei parlato ma non sapevo davvero che
cosa dire. In qualche modo pensavo che la melodia del mio silenzio fosse più
eloquente delle mie parole sussurrate.
Ho aperto la finestra della mia stanza e mi sono seduta sul
letto. Lui è arrivato con il telefono ancora all’orecchio. Ascoltava il mio
respiro, come io ascoltavo il suo. Quella notte, il cellulare non si era spento
prima che potesse raggiungermi.
Non sapeva che cosa mi era successo alla festa, Lilly. Mi
aveva vista distesa su un lettino, con una fetta di limone in bocca e il sale
sul collo, ma non sapeva che cosa era accaduto dopo. Non so se se ne sia fatto
un’idea quando ho iniziato a piangere contro il suo petto.
Mi ha semplicemente presa in braccio e adagiata sul letto.
E’ rimasto sveglio tutta la notte per me, l ’ho avvertito, anche se la mattina
dopo ha fatto finta di aver riposato. Gli ho stretto la mano per un istante
prima di lasciarlo andare via da dove era entrato.
Non mi ha chiesto niente nemmeno quella volta. Era così
anche con te, Lilly? Oppure mi conosce a tal punto da sapere che tutto quello
che mi serviva era la sua presenza e non le sue parole di consolazione? L’avrei
odiato, se mi avesse compatita.
Lo sapeva, sapeva anche questo. E non l’ ha fatto. Mi ha
vegliato tutta la notte, come avrebbe potuto fare nel trovare una ragazza
ubriaca ad una festa di Capodanno. Sono state le sue scuse; sapeva anche che l’avrei
compreso.
***
Dorme.
Quando la sollevo, tuttavia, sento le sue mani aggrapparsi
un po’ di più al mio collo. Un sospiro dalla bocca socchiusa. Quanto vorrei
baciare quelle labbra, quanto mi sono mancate, quanto le ho desiderate mentre
lei non c’era.
La distendo sul letto, libero dolcemente ma con fermezza il
mio collo dalla sua stretta. Si muove un po’, cambiando leggermente posizione.
Dio, quanto sembra indifesa mentre dorme. Lentamente mi chino sul suo collo.
Avevo desiderato farlo fin da quando l’avevo vista alla
festa di Capodanno, leccare via quel sale dalla sua pelle chiara. Ora la sfioro
con le labbra, la stessa pelle. Quando stavamo insieme adoravo assaggiare il
suo collo e sentirla gemere al mio tocco; era il suo vero, unico sapore.
Credo che se quella notte della festa avessi dato retta al
mio desiderio, avrei infranto la soddisfazione che provavo nel sentirla
avvicinarsi il più possibile al mio corpo con il suo.
La copro fino al petto, le sposto i capelli che le sono
finiti sul viso, divisi in mosse ciocche bionde. Quando faccio per alzarmi dal
letto, dopo averla osservata ancora un attimo, afferra la mia mano, socchiude
gli occhi.
Non dorme più. Forse non ha mai dormito davvero.
Incontro i suoi occhi, bellissimi, grandi, malinconici e
felici allo stesso tempo. So che cosa vorrebbe dire, glielo leggo in faccia;
lei lo sa, ma parla lo stesso. E’ molto migliore di me in queste cose.
“Grazie, Logan.”
Le sorrido e lei ricambia. E’ distrutta, si nota benissimo;
dovrebbe dormire sul serio, ora. E magari dovrebbe anche provare a mangiare
qualcosa. Ma so che ora non è ancora il momento.
“Non ringraziarmi. Lo so.” Le dico semplicemente. “Dormi,
Ronnie.” Sussurro ancora.
“Sai che non ci riuscirò se…” si interrompe per un attimo.
“Non andartene anche tu…” sussurra, e per un brevissimo attimo rivedo la
ragazza che ha dormito con me per tante, tante notti. Sempre zitta, come me.
E’ strano vederla parlare ora. Credevo che questa non
sarebbe stata una notte come quelle precedenti. Sbagliavo, devo ammettere.
Questa è una di quelle notti.
“No, io non me ne vado.” La rassicuro.
Lei si morde le labbra quasi a soffocare il dolore che
prova. Adorava suo padre. Lo amava quanto io odio il mio. Ricordo benissimo la
quarta notte, quando Aaron Echolls è finito in ospedale durante la festa di
Natale, accoltellato da una sua amante vendicativa. Ha detto la stessa cosa,
quella notte. Se ne stava lì, di fronte a me nella mia stanza scura. Mia madre
era andata in ospedale, io mi ero rifiutato di seguirla. E Veronica era entrata
nella mia stanza.
“Vuoi i soldi che hai vinto? Prenditeli, sono nella
scatola” l’avevo invitata con voce bassa, guardandola come se mi seccasse
vederla lì, in piedi. E invece speravo solo che dicesse quelle esatte parole
che pronunciò.
“Non me ne vado.”
Avevamo dormito nel mio letto, quella notte.
“Giuralo. Giura che quando mi sveglierò sarai ancora qui
con me. Giuralo, Logan. “
Ha la febbre, ma è così lucida mentre mi parla che non
posso che giurare subito, sapendo che altrimenti non avrebbe acconsentito a
chiudere gli occhi. Giuro che non me ne vado.
E allora, finalmente, dorme.
***
L’ ho aspettato, quando Lynn Echolls è saltata dal ponte. Mi sono sforzata di rimanere sveglia fino alle quattro di mattina senza telefonargli, non potevamo parlare, ricordi? Era il nostro patto mai realmente stipulato se non con lo sguardo. Sono stata svegliata da mio padre poche ore dopo, sola.
Non era venuto.
L’ ho aspettato la sera in cui ha pianto fra le mie braccia
all’ hotel, ma non è venuto.
Quanto difficile è stato dormire sola, notte dopo notte.
Credo, Lilly, di non essermene resa conto perfettamente nemmeno io che cosa
volesse dire aspettare il suo abbraccio e non riceverlo.
Non è più venuto fino alla notte in cui si era ritrovato
sul ponte con un coltello in mano e con Felix morto accanto a lui. Ma sono
venuti a portarlo via, quella notte.
E da allora non era più venuto. Fino a stanotte, Lilly.
Stanotte è qui con me.
***
Sento il suo respiro tra i miei capelli.
“Dimmelo, Logan.”
Non ho bisogno di chiedere cosa vuole sentirsi dire.
“Perché ti amavo troppo per poter continuare.”
La sento passare una mano sul mio viso. Mi volto a
guardarla.
Sorride.
Sorrido in risposta.
“Lo sapevo.”
Mi bacia. Dolce, intenso, profumato. Il suo bacio, unico
come il suo tocco.
“Ma ti ho aspettato lo stesso ogni notte. Ogni notte,
Logan” sussurra sulle mie labbra.
“Lo sapevo.”
***
Eccola qua, la mia prima fanfiction su
Veronica Mars. Scritta di getto, ideata verso le tre del mattino. Spero vi
piaccia, come spero di ricevere le vostre recensioni per sapere cosa ne
pensate.
Grazie a tutti quanti leggono e
recensiscono. Significa molto per me.
- Juliet -