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Autore: Eiri Yuki    15/11/2011    0 recensioni
[Phi Brain: Kami no Puzzle][GammonxKaito]
"I tuoi sentimenti e sensazioni sono stati invertiti. Ciò che odi, lo ami, ciò che ami, lo odi. In poche parole è successo questo."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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hatelove Era da ormai qualche ora che Gammon stava a fissare quello a cui Cubik stava lavorando, a cui stava armeggiando con il suo strano sorrisetto sulle labbra. Gli aveva detto che era arrivato al momento giusto, che tra non molto avrebbe assistito alla 'scoperta del secolo'.
Non ne era interessato, per niente, eppure si era trovato ad attendere seduto su una sedia, lontano dal luogo di 'ricerca', per non disturbare.

---Perchè devo starmene qua quando potrei invece cercare quello stupido di Kaito? Gli inviti da parte dei POG potrebbero arrivare da un momento all'altro! Se questo bamboccio mi fa perdere un'occasione del genere giuro che...

Quel suo pensiero venne improvvisamente interrotto da uno stridio acuto, seguito poi da varie scintille nella direzione in cui si trovava Cubik.
Gammon si alzò di scatto e fece qualche passo verso il banco di lavoro, una goccia di sudore quella che scese lungo la sua tempia.

"E... Ehi, tutto bene...?" Non che gliene importasse qualcosa, però...

Ci fu un attimo di silenzio, poi la voce del più piccolo si fece strada nel bel mezzo dei fumi.

"Finito." Una risatina prima di poter vedere distintamente il ghigno.

Gammon lo osservò, poi la sua attenzione venne catturata da uno strano bracciale che teneva in mano: piccolo e sottile, ma si poteva benissimo capire quanto studio ci fosse dietro dai vari filamenti che lo componevano.

"Gammon." Lo chiamò.
"Ch... Che c'è?"

Il giovane gli porse l'oggetto e, senza nemmeno attendere una risposta, prese ad allontanarsi. Si bloccò solo un attimo sulla porta, voltandosi verso il più grande con una strana aura di curiosità mista a divertimento.

"Portalo a Kaito, io osserverò gli eventi da lontano." Detto questo si dileguò.

Di nuovo silenzio. Gammon fissò lo strano bracciale per qualche secondo, analizzandolo da più punti di vista per capire come avrebbe mai potuto una cosa del genere cambiare i sentimenti di una persona verso un qualcosa che tanto amava, eppure non ci riuscì.

"Stupidi cervelloni." Non aggiunse altro, fece qualche passo indietro e poi si incamminò di nuovo da dove era arrivato, facendo roteare l'oggetto intorno all'indice.

Non gli ci volle molto per trovare Kaito, anzi, fu abbastanza semplice visto che, pochi istanti dopo essersi allontanato dal laboratorio, lo aveva trovato a gironzolare per i corridoi dell'istituto. La scuola pullulava ancora di studenti, l'orario delle lezioni era in fondo terminato da pochissimi minuti (per quanto importasse a Gammon visto che non aveva quasi mai frequentato un giorno).

"Ohi, Kaito!" Lo chiamò da lontano, bloccandosi e portandosi la mano libera su un fianco mentre l'altra era ancora impegnata a giocherellare con il bracciale.

Kaito si voltò, mostrando un'espressione scocciata non appena si rese conto del suo interlocutore.

"Che vuoi?"
"Ehi, ehi, che modi sono questi?" Dondolò nella sua direzione, arrivandogli a poco più di un metro di distanza.

Tutto quello che ottenne fu però un'occhiataccia.

"Che hai da guardare!?" Gammon si appoggiò alla parete con la schiena. Stette qualche secondo senza dire niente, stessa cosa fece l'altro, quindi dopo un po' si scostò e gli tornò vicino, passandogli l'oggetto che gli era stato affidato. "Tieni."

Kaito lo rigirò tra le mani, cercando di capire a cosa era dovuto quel 'regalo'.

"Un bracciale? Non rientra esattamente nei miei gusti..."
"Parla quello che continua imperterrito a tenersene uno all'avambraccio." Commentò sarcasticamente.
"Come se l'avessi scelto io! Comunque... che significa?"
"Mi è stato..." Si bloccò, pensando se fosse un bene dirgli che era da parte di Cubik. Probabilmente lo avrebbe lanciato lontano, calpestato e rotto pur di non indossarlo vista la precedente esperienza con i suoi 'esperimenti'. Non che avesse tutti i torti, sicuramente lo avrebbe fatto anche Gammon nella sua situazione. "Mi è stato affidato dal direttore..." Si portò una mano alla bocca, tossendo appena. "Dice che serve a testare le tue capacità."

La verità era che voleva vedere anche lui la funzionalità del bracciale creato dal grande genio Edison, era curioso.

"...davvero?" Tutto ciò sembrò come suonare strano alle orecchie di Kaito, il quale riposò lo sguardo sul ninnolo, iniziandolo a fissare nei particolari.
"C... Certo!!" Lo incitò ad indossarlo. "Ho pure litigato con il direttore perchè non capivo il motivo per cui soltanto tu potevi provarlo!" Sbuffò, distogliendo lo sguardo con fare apparentemente seccato, ma tenendo sott'occhio la scena di sfuggita.
"Sarà..." Lo fissò per qualche altro secondo fino a che non decise di provarlo. Fu in quel momento che un sonoro 'Ahia!' risuonò nel corridoio.

Gammon si prese il mento tra il pollice e l'indice, iniziando quindi ad osservare la scena con evidente interesse per vedere che cosa sarebbe successo di lì a poco.

"Ehi, Kaito..." Lo provò a chiamare, in attesa di una sua qualche reazione. "Allora?"
"Non so, è come se qualcosa mi avesse punt..." Non finì neanche la frase che improvvisamente si portò una mano al petto, stringendola su di esso per poi cadere con espressione sofferente in ginocchio sul pavimento.
"Ehi! KAITO!" Mosso più dall'istinto che da altro, Gammon si avvicinò a lui e si inginocchiò alla sua altezza, scuotendolo per le spalle.
"C...Che diavolo è.... questo..." Provò con sforzo a togliersi il bracciale, ovviamente invano. Ricadde carponi sul pavimento in un gemito di dolore.
"Kaito!" Lo scosse di nuovo, stavolta più forte. Non avrebbe mai potuto immaginare un effetto del genere. "...e meno male che lo chiamano Edison...!" Sibilò.
"E'... io ti..." Alzò lo sguardo verso di lui e per un attimo si fermò. Rimase un secondo a fissare Gammon e, come posseduto, si alzò di scatto e si chiuse in una classe vicina.
"Ma che diav...!" Quest'ultimo rimase per qualche secondo immobile, mille dubbi e domande nella sua testa. Diciamo che non riusciva proprio a capire che cosa gli stava prendendo a quello stupido. "EHI! IDIOTA!" Si alzò e si avvicinò alla porta dell'aula per aprirla, inutilmente visto che Kaito, da dentro, la bloccava. Gli sguardi degli studenti erano ormai completamente rivolti verso Gammon, incuriositi da quel rumore e dalle grida. Si voltò verso tutti loro, urlando. "E VOI? CHE VOLETE? Fatevi gli affari vostri!" Quasi come guidati da quelle parole, i presenti si dileguarono. "KAITO!" Gridò di nuovo, stavolta spingendo per spalancare la porta, cosa che avvenne effettivamente qualche istante dopo.

Kaito la aprì, distogliendo lo sguardo da lui.

"Basta che non fai tutto questo casino."
"Non farei tutto 'questo casino' se uno stupido non si sigillasse dal niente in una stanza!" Chiuse dietro di se, finendo quindi per rimanere insieme all'altro in quell'aula apparentemente inutilizzata al momento. "Allora? Si può sapere che hai?" Fissò il bracciale. "Che ha fatto?"
"N-Non lo so... sento... come un bruciore al petto..." Il tono di voce di Kaito era basso e le sue guance avevano preso un colorito più roseo del solito. Teneva lo sguardo incollato al pavimento.
"Bruciore al petto...?" Si mise a ripensare a quanto detto da Cubik, al fatto che con quell'oggetto Kaito avrebbe probabilmente perso interesse nel puzzle, modificando quindi i suoi sentimenti verso di essi. A Gammon non era mai stata chiara la cosa, gli sembrava impossibile una cosa del genere.
"G...Già..." Provò di nuovo a sfilarsi il bracciale, ma ancora non ci riuscì.

Gammon gli prese il braccio e provò ad aiutarlo a sfilarselo, di nuovo inutilmente. Sembrava come bloccato, chiuso intorno al polso.

"Stupido... coso...!"

In risposta Kaito, senza rendersene conto, ritrasse il braccio da lui con uno scatto.

"Ma... che diav..." La sua espressione era attonita, come se non capisse cosa stesse succedendo, il viso completamente rosso.
"Ehi... si può sapere che ti prende?! Il bracciale ti ha reso più idiota del solito!?" Gammon lo strattonò di nuovo a se, provando a liberarlo da quell'esperimento probabilmente mal riuscito.
"L-Lasciami!!" Un sonoro ceffone risuonò all'interno della stanza.

Kaito rimase inebetito per un po', cercando di capire il motivo del suo gesto. Era come se il suo corpo fosse diventato un'entità a se stante, che agiva secondo una sua volontà.
Gammon si portò una mano alla guancia, rimanendo a fissare shockato il pavimento. Per un attimo non si mosse, provò a capire il motivo che aveva portato l'altro a fare una cosa del genere, poi si voltò lentamente verso di lui. Si rimise in piedi, entrambe le mani posate sui fianchi, sospirò lentamente e alzò il viso, socchiudendo gli occhi per poi riaprirli poco dopo.

"Tu..." Fece qualche passo nella sua direzione. "Chi ti credi di essere, una ragazzina!?" Lo prese per un braccio, accompagnandolo, se così si poteva dire, su un banco adiacente al muro, sul quale lo fece poi sedere per poterlo fissare ad uguale altezza. "Ora, potresti spiegarmi che ti sta succedendo!?" Per un attimo si riaccarezzò una guancia. Non ci era andato leggero, per niente.
"Non... lo so..." Non riusciva a guardarlo negli occhi senza arrossire. "E' strano..."
"Lo strano sei tu, qua." Però non poteva non ammettere che non quadrava la cosa. Ancora non riusciva a capire come stava funzionando quel bracciale...

Una cosa era chiara: lo cambiava, modificava il modo di agire di chi lo indossava, ma come...?

"E' come se... il cuore in petto mi scoppiasse..." Si portò una mano all'altezza del cuore appunto.
"...Non hai mangiato i dolcetti di Nonoha, vero?" A Gammon venne naturale chiederglielo, sembrava addirittura serio.
"Ma che... NON C'ENTRANO NIENTE!" Per un attimo Kaito incrociò lo sguardo dell'altro, ma sentì di nuovo quel qualcosa in petto che lo fece avvampare e lo costrinse di nuovo abbassare lo sguardo. "Io... non lo capisco, è assurdo!"
"Per essere assurdo, lo è!" Gli diede le spalle, dopodichè iniziò a camminare per la stanza. "Ok, ragioniamo."

Le cose erano molto semplici, il bracciale aveva fatto qualcosa che aveva portato Kaito a comportarsi a quel modo. Quale era la funzione iniziale di quell'oggetto? Mutare i sentimenti di amore per i puzzle di Kaito in quelli di odio.
Gammon mormorò, tornando sui suoi passi e arrivando a mettersi seduto sul banco di fronte all'altro.

"Mutare..." Bisbigliò.
 
Sembrava impossibile come cosa, ma l'unica spiegazione che ebbe fu soltanto una e sicuramente non spiegava in ogni caso quello strano atteggiamento che Kaito aveva iniziato a prendere. Alzò lo sguardo per incrociare gli occhi dell'altro.

"C-Che c'è?"

Si alzò e si avvicinò a lui, appoggiando entrambe le mani ai lati del corpo dell'altro. Non voleva che il suo pensiero fosse vero, però non poteva fare altro che verificare.

"Vediamo un po'..." Attese la sua reazione.

Kaito avvampò di colpo, senza dire una parola.
Un brivido quello che si estese per la schiena di Gammon. Accennò un sorrisetto, una goccia di sudore lungo la tempia, poi sospirò.

"Quindi... stanno così le cose..." Si portò una mano alla fronte, esasperato.
"Si può sapere di cosa stai parlando?"
"I tuoi sentimenti e sensazioni sono stati invertiti. Ciò che odi, lo ami, ciò che ami, lo odi. In poche parole è successo questo." Si allontanò da lui, sospirando di nuovo. "Quel bracciale ne è colpevole." Lo indicò.
"Invertiti..." Pensò a quella frase per un po', finchè probabilmente non arrivò alla soluzione, vista la reazione che ebbe. "NO! NON E' VERO! NON E' ASSOLUTAMENTE VERO!" Il suo viso era completamente paonazzo, tanto che dovette portarsi una mano davanti ad esso per nasconderlo.
"Ho dato solo una ipotesi!" Gli gridò per farlo calmare nonostante sapesse che, in fondo, quella era l'unica possibilità.
"E meno male che è solo un'ipotesi! Non sai quanto è... assurdo... non posso neanche guardarti che mi viene un tuffo al cuore! Cioè... non in quel senso... o meglio... non lo so, maledizione!" Rivolse il suo sguardo verso la finestra con fare forse scocciato.

Un nuovo brivido quello che invase il corpo di Gammon nel sentire quella frase, eppure non potè trattenere un sorrisetto. Aveva fatto bene ad essere incuriosito da quanto sarebbe potuto accadere, così come aveva fatto bene a non andarsene quando Cubik gli aveva detto di portare il bracciale a Kaito. La cosa si stava facendo decisamente interessante a parere suo...
Si avvicinò all'altro, tornando a bloccarlo tra se e il banco, poi lo guardò.

"Sarebbe stranamente divertente se però fosse vero...!"
"C-Che stai dicendo! Ti assicurò che per me non è assolutamente divertente! Stupido!"
"Non sono io lo stupido in questo momento, mi pare che lo sia più tu visto come ti stai comportando!" Un altro sogghigno mentre Gammon inclinava la testa per poter osservare meglio le sue reazioni.
"Non è colpa mia! Sei tu che peggiori le cose!" Kaito provò ad allungare le braccia verso l'altro come ad allontanarlo da se, ma subito quest'ultimo gli bloccò un polso con la mano, senza mai distogliere lo sguardo. "Smettila! N-Non ce la faccio..." Non si rese neanche conto delle sue parole, non riusciva ormai neanche per un attimo a trattenere uno scambio di sguardi.

Improvvisamente Gammon si voltò, facendo uno scatto disumano e nascondendosi sotto al banco, strattonando a se Kaito per poi mettergli una mano alla bocca per non farlo parlare. Fu un gesto involontario, quasi come se lo avesse fatto per desiderio personale, eppure il motivo per cui lo fece venne esposto pochi secondi dopo, quando la porta dell'aula si aprì appena.
Ci fu una discussione tra due ragazze, in cui l'una diceva all'altra se aveva sentito delle voci provenire dalla classe, ma non notando niente acconsentirono nel dire che probabilmente era stato dovuto alla loro immaginazione. La porta si richiuse quindi lentamente, facendo di nuovo calare il leggero buio su di loro.

"Ci è mancato poco..." Mormorò Gammon, socchiudendo gli occhi.

Kaito trattenne il respiro per un secondo, sentendo il suo cuore che batteva a mille.

"Gammon..."
"Che?" Scostò un po' la testa, cercando di fissarlo.

Kaito aveva il viso caldissimo, le guance arrossate in maniera quasi inverosimile. Dalla vicinanza poteva inoltre percepire quanto il cuore gli stesse battendo forte.
Gammon non riuscì a non arrossire anche lui seppur cercando di nasconderlo.

"Ah, s... scusa.." Allontanò le mani per permettergli di rialzarsi e, in seguito, di rimettersi pure lui in piedi, tuttavia Kaito non si mosse, anzi, si voltò verso l'altro e lo fissò con decisione negli occhi.
"Gammon, non ce la faccio più... è un senso di oppressione terribile..." Di nuovo si portò la mano sul petto. "L'hai sentito, no?"
"C... Che stai dicendo...?" Il calore sulle sue guance si fece più forte. "Tu sei completamente impazzito!"
"Lo so, e se continua così credo che impazzirò ancora di più!" L'espressione che aveva in volto era completamente diversa dalla solita espressione di tutti i giorni, era irriconoscibile. "Il cuore mi sta scoppiando!"
"E allora allontanati da me, non starmi vicino!!"
"Lo so ma... non posso! E' più forte di me!"

Gammon si portò una mano davanti alle labbra, le guance arrossate emanavano forse fin troppo calore. Gli sembrava troppo irreale come situazione, troppo... stupida! Diavolo se era stupida, si era andato a cacciare in quel guaio solo per pura curiosità!

"Tu... ti rendi conto di ciò che stai facendo... vero?" No, la domanda era rivolta a se stesso, al motivo per cui non lo aveva ancora lasciato lì dove stava e se ne era andato... Come se non bastasse, era quasi sicuro che Cubik se ne stava ad osservare la scena da qualche parte, magari con le sue maledettissime microcamere!

Kaito scosse la testa, sospirando in seguito.

"Io non... non lo so... non..." Rimase quindi in silenzio, appoggiandosi con la fronte vicino alla spalla di Gammon. "Sto impazzendo."
"Vedi di non odiarmi più di quanto tu non lo faccia già una volta che tutto questo sarà finito..." Sussurrò, prendendogli il mento per poi far combaciare perfettamente le loro labbra con estrema foga. Era questo l'unico pensiero che riuscì ad attraversargli la mente.

Un rigo di saliva bagnò la bocca di entrambi non appena si allontanarono, mentre Kaito già intrecciava le braccia dietro al suo collo, avvicinandosi di nuovo. Sembrava come ipnotizzato, come se ormai non gliene importasse più niente di niente.
Gammon portò una mano intorno alla sua vita, stringendolo ancora di più a se, come se quella distanza fosse ancora poca. Non sapeva che pensare, che fare, semplicemente si lasciava trasportare da quel momento nella speranza che Kaito potesse rinsavire. Una cosa era certa, sapeva che, una volta tolto il bracciale, avrebbe fatto i conti con Cubik.

"Idiota, al posto di..." Gammon non fece in tempo a finire la frase che di nuovo le sue labbra furono chiuse insieme a quelle dell'altro.

Kaito lo stringeva a se più che poteva, come se avesse paura di perderlo. Sentiva in cuor suo che non andava bene, che era un'assurdità ciò che stava facendo, ma il corpo e la mente ormai avevano preso il sopravvento sulla ragione.

"Stavolta puoi chiamarmi idiota quanto vuoi perchè mi rendo conto di esserlo... ma tu lo sei ancora di più." Sbuffò infine in un sorrisetto imbarazzato.
"Non ridere a quel modo in un momento del genere, mi fai rabbrividire..." Gammon si tirò indietro i capelli dal viso, non rendendosi ancora conto di quanto stava accadendo.
"Ah si?" Di nuovo l'altro si appoggiò a lui con la testa. "Già, effettivamente deve essere abbastanza traumatico per te..."
"Mi stai dicendo che per te non lo è...?" Lo guardò perplesso con la coda dell'occhio.
"Beh si, però... per me è abbastanza confuso... è come se all'improvviso fossi stato travolto da tutto questo..." Stette un po' in silenzio. "Io non ti odio." Mormorò alla fine Kaito.

Gammon rimase in silenzio per qualche secondo, in dubbio sul rimanere shockato o etichettarlo definitivamente come un 'pazzo', poi però lasciò perdere in quanto vittima di un qualcosa che andava contro ogni loro previsione.
Si appoggiò alla sua spalla con la fronte, le mani che gli sfioravano appena i fianchi visto che teneva le braccia stese sulle sue ginocchia. Sospirò, poi alzò gli occhi verso l'altro.

"Mi stai spaventando, sai...?" Fece per alzarsi quando la sua attenzione fu catturata da ciò che stava ora immobile ai loro piedi. "Quello è..."

Il bracciale che fino a poco prima era sicuro fosse ancora ben ancorato al polso di Kaito, stava ora a poche decine di centimetri dai loro piedi. Nonostante il buio leggero, il suo luccichio lo rendeva inconfondibile con qualsiasi altra cosa.
Istanti di silenzio.

"Kaito..." Se quell'oggetto stava lì, allora le sue parole...
"Ma... quando..." Il ragazzo si portò una mano sul viso, cercando di coprire l'espressione di completo imbarazzo che aveva. Stavolta era diverso però, il suo sguardo era quello di sempre.

Non ci volle molto prima che Gammon si portasse una mano sul viso per nascondere il rossore che ora gli faceva sembrare il volto in fiamme. Non sapeva che dire, che fare. Quelle parole non erano state dette a causa di quello stupido bracciale... A meno che non fosse scivolato via un attimo dopo quanto successo. Certo, era possibile... no, non era vero purtroppo.

"Sei un idiota totale, sai?" Bisbigliò Gammon sempre coprendosi il viso per non guardare l'altro negli occhi, il quale rimase in silenzio in attesa di quel che, secondo lui, si meritava, ovvero un linciaggio come minimo.
"Senti chi parla..." Si limitò a sussurrare.

Passò qualche secondo, poi Gammon sbuffò.

"Potevi dirlo prima però..." Fu in quel momento che partì una sottile risatina.
"Che avrei dovuto dirti?! E che diavolo hai da ridere, stupido!"
"Effettivamente non si può resistere ad un uomo affascinante come il sottoscritto, in fondo ti capisco..." Sembrava come se neanche stesse ad ascoltarlo, o meglio, sembrava che non volesse farlo.

Probabilmente era un modo per sdrammatizzare la cosa e non ripensare a quanto accaduto.

"Tu sei pazzo! Ti sei bevuto il cervello!" Kaito si rese conto immediatamente che le proprie parole non erano assolutamente credibili.
"PARLI TU!?" Gammon si portò una mano davanti la bocca non appena realizzò di aver gridato troppo forte.
"Almeno io non ho preso l'iniziativa!!"
"Ma se non vedevi l'ora che succedesse!" Arrossì di colpo.
"...perchè l'hai fatto?" Arrossì anche Kaito nel momento stesso in cui pronunciò a bassa voce queste parole.
"P... perchè l'ho fatto!? L... La domanda casomai è un'altra! Da quando hai ripreso i sensi!?" Gli puntò l'indice alla fronte e fece pressione, mentre i suoi occhi non si distaccavano da quelli dell'altro.
"Te lo dico solo se tu rispondi alla mia domanda!"
"Pe... Perchè..." Non sapendo che rispondere, si mise a borbottare cose insensate.
"...da quando mi hai trascinato sotto il banco." Kaito lo disse a bassa voce, fissando il pavimento, imbronciato.
"CHE COSA!?" Gammon d'altro canto non poteva credere a quanto aveva sentito.
"E' così."
"T... Tu..."
"Io cosa? Tu non mi hai neanche risposto!"
"Si può sapere che ti salta in quel cervello!?" Fece per scattare (per quanto era possibile visto che Kaito non accennava a muoversi da davanti a lui), senza però ricordarsi il posto in cui si trovava e finendo quindi per prendere una clamorosa testata contro il banco. "CHE DOLORE!" Si portò entrambe le mani alla nuca, massaggiandosela appena.
"Che mi salta in quel cervello?! Se tu non avessi preso quel maledetto bracciale, tutto questo non sarebbe successo! Ma soprattutto... TU MI HAI BACIATO! E non hai nessuna scusa!"
"N... NON MI SEMBRA TI SIA DISPIACIUTO PERO'!" Niente da fare, non riusciva proprio ad accettare di prendersi la colpa per una cosa che non aveva portato avanti lui nonostante l'iniziativa finale. Certo, gli aveva portato il bracciale, ma a quanto pare il tutto era andato avanti senza l'intervento di esso! "E poi parli tu! 'Smettila! N-Non ce la faccio...'" Fece per imitare la sua voce.
"PIANTALA CRETINO! E di certo quella non è la mia voce!" Arrossì leggermente. "All'inizio non ero io! E' stata la situazione!"
"Ma sei tu che ha continuato...!"
"L-Lo so per conto mio..." Distolse lo sguardo.

Più passava il tempo e più la situazione prendeva una strana piega. Se da una parte Gammon non riusciva a realizzare la cosa, dall'altra non poteva fare a meno di ripensarci, di ricordare l'espressione e la voce che Kaito aveva avuto in quel momento. Gli occhi languidi, le guance arrossate...
Scosse la testa, tirandosi ancora una volta i capelli indietro, poi rimase con lo sguardo basso.

"Senti, mi dispiace, ok? E' stata una stupidaggine... stavolta sono io l'idiota..."
"Ehi Kaito, non ho detto che...!" Si bloccò, evitando di incrociare i suoi occhi. Certo, non era stata una cosa normale, tantomeno avrebbe potuto prevedere quanto era successo, però di certo non lo aveva fatto contro la sua volontà, se aveva agito a quel modo era perchè lui stesso...

Kaito portò una mano tra i capelli di Gammon, facendolo avvicinare di nuovo in un bacio.
 
"Almeno ora siamo pari, no?" Lo disse con una serietà disarmante.

Neanche gli lasciò il tempo per sentire la risposta. Gammon gli cinse il collo con una mano, facendo quindi intercettare per l'ennesima volta le loro labbra. Non lo lasciava respirare, quel poco per cui ci riuscivano era dovuto al minimo allontanamento prima che le loro lingue si reintrecciassero.
Pochi istanti e quel contatto si ampliò. Scostò appena Kaito, permettendogli quindi di spostarsi, dopodichè ribaltò le posizioni e bloccò l'altro tra se e la parete a cui era accostato il banco, le mani appoggiate ad essa.
 
"Direi che dopo tutto quello che è successo, QUESTO è il minimo per mettere in pari le cose!" Rimase a fissarlo a pochi centimetri di distanza prima di formare per l'ennesima volta quel contatto tra le loro labbra.

Kaito cinse con tutte e due le braccia il collo di Gammon, avvicinandolo a se per rendere ancora più sentito quel contatto. Inclinò di poco la testa e di nuovo lasciò che le loro lingue si cercassero, lentamente. Teneva gli occhi socchiusi, incrociandoli talvolta con quelli dell'altro.
Fu in quel momento che la porta dell'aula si aprì con un tonfo. Entrambi sussultarono, rimanendo comunque immobili per non farsi scoprire, sperando magari che chiunque fosse entrato all'improvviso se ne sarebbe andato con altrettanta velocità... cosa che non successe.
Le luci della stanza si accesero, un rumore di passi quello che riecheggiò.
Silenzio, solo quel rumore che si avvicinava sempre di più, pochi secondi e...

"Guardate che so benissimo dove siete." Gammon sobbalzò, battendo per la seconda volta la testa al sottobanco. Quella voce...
"Che vuol dire questo?!" Sussurrò Kaito.
"Ecco... Come dire..." Lo fissò, uno strano sorrisetto sulle sue labbra mentre il viso di Cubik spuntò una volta che ebbe raccolto il bracciale da terra, proprio di fronte a loro.
"Si può sapere perchè mi hai fatto mettere quell'aggeggio?!"
"Gammon è stato così gentile da aiutarmi nella mia ricerca, ha pensato che saresti stato tu la persona più adatta per questo esperimento." Il tono della voce del più piccolo era fin troppo allegro. "A quanto pare ha bisogno di qualche modifica, non è ancora in grado di invertire completamente i pensieri... Certo, siamo ad un buon punto, però..."
"EHI EHI!! Io non ho detto niente di tutto ciò!" Lo interruppe Gammon. "Sei tu che mi hai chiesto di portarlo a Kaito!" Indietreggiò appena, mettendosi quindi finalmente in piedi. "Tu hai deciso, non io!"
"Quindi lui... t-tu... lui ha..." Kaito avvampò di colpo.
"Tranquillo Kaito, non dirò niente di quanto successo..." Il giovane Edison tornò verso l'uscita, scomparendo poco dopo, dal niente, così come era arrivato.
"M-Ma... tu lo sapevi... c-cioè..." Sembrava ancora più imbarazzato che sotto effetto del bracciale.
"NO!" Gammon si voltò verso di lui. "Cioè, sapevo che... voleva osservare cosa sarebbe accaduto, ma..." In realtà pure lui si era totalmente dimenticato di quanto detto una volta che...

Kaito si alzò in piedi con un balzo, riavvicinandosi a Gammon.

"Lui ha visto proprio tutto?!"
"Non saprei!!"
"Voglio morire..."

Gammon fece qualche passo nella direzione della porta di uscita, in silenzio. Non sapeva il motivo, ma sentiva come se fosse meglio allontanarsi, far finta di non sapere niente e non trovarsi vicino a Kaito in quel momento. In qualche modo era a conoscenza del fatto che la colpa probabilmente sarebbe ricaduta su di lui, per questo cercava di andarsene il prima possibile.
Senza dire una parola, quindi, proseguì per la stanza, molto lentamente per cercare di destare meno sospetti di fuga possibili.

"Gammon..."

Si bloccò quasi istantaneamente, voltandosi.

"...sì?"

Kaito si avvicinò con fare serio all'altro, il quale indietreggiava ad ogni suo passo.

"Ch... Che succede?"

Lo prese con forza per il colletto della giacca e lo baciò per l'ennesima volta.

"La prossima volta regoliamo i conti." Uscì quindi dalla stanza a passo svelto.

Gammon rimase immobile all'interno dell'aula buia, adesso nessuno insieme a lui. Non sapeva che dire, che pensare, che fare visto quello che era appena successo. Regolare i conti? Non aveva intenzione di rifarsela con lui per quanto successo, vero? Eppure avrebbe scommesso qualsiasi cosa che sarebbe andata a finire a quel modo nonostante Kaito avesse illuso le sue aspettative... come ogni sua azione del resto.

"Hm, però..."Accennò un sorrisetto, mettendosi poi le mani nelle tasche dei pantaloni e avviandosi verso l'uscita. "Mica male il bracciale..." L'unico sussurro prima di richiudere la porta dietro di se.
   
 
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