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Autore: secretdiary    16/11/2011    2 recensioni
Questa OS ha partecipato al contest Six Words Fanfiction Contest indetto dal forum Fanfiction Italia.
Dovevamo scrivere un racconto inserendo sei parole date dalle organizzatrici della gara.
La visione della Vita di una farfalla, privata della sua libertà, ostacolata dall'uomo.
La vita di una creatura così fragile, è forse meno importante? E' forse meno degna di rispetto?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola annotazione prima di iniziare:
Cari lettori, innanzitutto vi ringrazio per aver aperto questa storia e per aver scelto di spendere un po' del vostro tempo per leggerla.
Vi rubo solo un paio di righe prima di lasciarvi al racconto: è finalmente uscito il mio primo romanzo.
Ora, finalmente, sono un'autrice pubblicata.
Se amate le storie fantasy, nel campo destinato al mio profilo, trovate tutte le informazioni relative al romanzo.

Grazie per l'attenzione ;)
Buona lettura!!
Bisous *-*

Il grido della vita

Buio.

La prima cosa che la creature conobbe fu l'oscurità, la più completa assenza di luce, ma ella sapeva che v'era qualcos'altro al mondo; qualcosa di splendido che possedeva la meravigliosa capacità di penetrare le membra e riscaldarle.

Il tiepido, il soave abbraccio del Sole.

La creatura non aveva idea di come facesse a saperlo, ma era a conoscenza dell'esistenza di quella magica sfera che brillava nel cielo ed irradiava con i suoi raggi l'intero mondo.

Forse quella consapevolezza era dovuta a qualche frammento di ricordo della sua vita precedente, del suo stadio precedente.

L'essere aprì le ali, premendo contro la membrana appiccicosa che costituiva il bozzolo e finalmente trovò la libertà.

I suoi occhi conobbero la luce, il calore.

La farfalla agitò le ali più volte per prendere consapevolezza di quell'organo che le avrebbe permesso di dominare i cieli, una creatura così minuscola.

La luce del Sole l'avrebbe accompagnata per tutta la sua vita, essa esisteva in simbiosi con il Carro di Apollo poiché nasceva all'alba e spirava al crepuscolo.

La sua esistenza era collegata alla luce sebbene la creatura nascesse avvolta dalle tenebre, ammantata, abbracciata dall'oscurità più nera, e perisse nella notte altrettanto buia.

La farfalla ad ogni modo non si commiserava per la brevità della sua vita.

Le ore erano lunghe per lei e trascorrevano lente, come anni.

Inoltre essa non poteva immaginare di sopravvivere nelle tenebre.

I suoi colori sgargianti erano fatti per danzare sotto i caldi raggi del Sole, accarezzati dalla luce diurna.

La farfalla era una creatura del giorno ed era suo destino perire al sorgere della notte.

La farfalla avvertì dentro di sé l'impetuoso, irrefrenabile desiderio di volare, di avvertire il suo corpo galleggiare nel vuoto, di percepire le sue ali gonfiarsi sotto le correnti d'aria.

Inoltre i profumi del giardino la inebriavano e i fiori dai petali protesi verso di lei sembravano solamente invitarla a giocare con loro.

Sebbene non avesse mai volato, la farfalla sapeva cosa avrebbe dovuto fare per ballare assieme al vento.

Le sue ali blu erano forti e robuste, nonostante quell'apparenza sì fragile e delicata.

Sapevano dominare le correnti.

La farfalla si affidò completamente a loro quando, dopo averle agitate per un paio di volte, avvertì le sue zampe sollevarsi dal ramo nodoso.

Il suo istinto l'avrebbe guidata.

Essa si librò in aria ed immediatamente una leggera brezza giunse a darle il suo benvenuto al mondo; a salutare la sua nuova compagna.

Aria e farfalla danzavano libere sopra il giardino, godendo di quella vista, di quel tripudio di colori e profumi che pareva una festa organizzata solo per l'arrivo della creatura.

La farfalla volteggiò, guidata dal vento, come in un valzer i due si muovevano in perfetta armonia, con eleganza.

La creatura trascorse le ore più calde della giornata amando, ostentando la sua libertà, gridando al mondo così immane, così gigantesco ai suoi occhi, la sua grazia, la sua vitalità e la sua forza.

Il Sole giunse allo zenit, dopodiché continuò la sua irrefrenabile corsa verso ovest, verso il letto che l'avrebbe accolto oltre l'orizzonte.

La farfalla si congedò dalla sua compagna di giochi e di balli, volgendo il suo interesse e il suo appetito sui fiori, deschi odorosi e invitanti sui quali la creatura poté sfamarsi.

Improvvisamente un'ombra calò sulla graziosa viola sulla quale la farfalla era adagiata.

La creatura immediatamente si alzò in volo, avvertendo uno spostamento d'aria dietro di sé.

Il suo cuore cominciò a palpitare, a battere più celermente, una sinfonia ansiosa, una sinfonia colma di inquietudine e terrore per ciò che stava accadendo.

Il vento provò a correre in aiuto della sua compagna di giochi, spingendola delicatamente lontano dall'immensa figura che aveva disturbato la sua quiete, ma non riuscì a salvare la farfalla.

Una grossa rete bianca intrappolò la creatura, privandola della sua libertà, impedendole di dominare il giardino e l'aria.

L'umano sogghignò beffardo e avvicinò il suo titanico viso alla piccola farfalla.

I disegni sulle sue ali erano una meravigliosa opera astratta, i colori si fondevano e si separavano come se fosse presente un prisma di luce.

Tonalità e nuances di blu, indaco, celeste, dipingevano l'insetto con tale maestria che probabilmente nemmeno il più ispirato dei pittori sarebbe stato in grado di eguagliare.

«Perfetta per la mia collezione» mormorò l'uomo.

Quella frase giunse con fragore alla creatura che reagì a tale rumore tonante sbattendo forsennatamente le ali, andando a sbattere contro ogni centimetro del retino per cercare una via di fuga.

Con malagrazia venne sballottata per tutto il giardino, dopodiché venne condotta all'interno di un gigantesco edificio.

Buio.

La farfalla comprese che presto sarebbe giunta la fine per lei.

Venne fatta scivolare all'interno di un barattolo di vetro, immediatamente richiuso con un tappo di alluminio.

L'uomo si chinò su un foglio di carta e cominciò ad annotare osservazioni.

Colto dall'entusiasmo egli diede in una grande risata trionfante.

Mostrò alla farfalla una pagina sulla quale erano crocifisse delle sorelle e le indicò una zona vuota, come se l'insetto potesse comprenderlo.

Forse però, esso capiva ogni cosa.

La creatura era quasi priva di vita, ma l'alito dell'esistenza respirava ancora in lei quando l'uomo, delicatamente, le aprì le ali sulla pagina.

Degli spilli la inchiodarono al foglio, crocifiggendola.

Ogni ago la stuprava della sua libertà, violentava la sua natura.

L'uomo non comprendeva la sua sofferenza, non percepiva il suo dolore, solo perché non poteva udirlo.

Solo perché la voce della farfalla non era tonante e piena come la sua.

Le sue orecchie non percepirono nulla mentre l'ultimo spillo uccideva la creatura.

Con un sospiro l'uomo ammirò la sua collezione.

“Quanto amo le farfalle” pensò colmo di gioia e soddisfazione.

La sua grandezza, la sua superiorità rispetto alla piccola farfalla gli impedirono di comprendere l'assassinio che commetteva ogni volta che aggiornava la sua collezione.

Era sordo al grido di vita delle farfalle.

   
 
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