Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Satomi    16/11/2011    4 recensioni
[III classificata pari-merito al contest "Nice to meet you - Presentaci il tuo personaggio" di Bellis]
Una bambina presentata attraverso gli occhi di un amico di famiglia.
Un ritratto semplice, affettuoso, a tratti ingenuo.
Quando la fede, quella vera, e l'immaginazione pił pura smettono di essere un'illusione.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ANNA LAURA



Le ultime note del coro si perdono nell’aria, mentre i bambini prendono posto ai lati dell’altare; trentotto figurette in bianco, in attesa di ricevere per la prima volta il corpo di Nostro Signore.
La cerimonia inizia. Un naso birichino va in aria a fissare le tante candele accese per l’evento, mentre due piedi scalpitano nervosi suscitando le proteste delle piccole vicine, che non vogliono vedersi macchiare le proprie, eleganti scarpine.
Le calzature colpevoli, per nulla simili a quelle delle altre bambine, si ritirano guizzanti sotto la tunica; sono semplici scarpe da ginnastica tirate a lucido, le preferite della proprietaria che ora ricambia il mio sguardo col più caldo dei suoi sorrisi.

Dire che Anna Laura è una bambina speciale può sembrare una frase fatta, un’etichetta da applicare a chiunque ci abbia colpito in maniera particolare. Ma non trovo altro modo di definire questa personcina dall’indole giocosa e instancabile, frutto di un’insolita educazione.
Adesso, a cerimonia terminata, gira tra le panche saltellando, quasi volesse sfogarsi dopo l’immobilità cui ha dovuto soggiacere per più di un’ora; saluta i conoscenti, abbraccia le amiche meno preoccupate a sgualcirsi l’acconciatura, improvvisa una danza nell’angolo; molti la guardano scuotendo la testa, il fotografo è invece attirato da quest’angioletto irrequieto che sprizza spontaneità da tutti i pori, così diverso dalle impettite bambine col sorriso infantile, ma artificiale, che sfoggiano nelle foto d’occasione.
Anna Laura non teme i rimproveri di alcuno, non deve compiacere nessun parente. Perché qui, in chiesa, non c’è nessuno ad attenderla o a farle i complimenti di rito; guardo l’orologio, mancano ancora venti minuti prima che suo padre venga a prenderla. Per lui oggi è un giorno come un altro; non per sua figlia, che per tutta la durata della Messa non ha smesso di fissarmi; i suoi sorrisi, il suo sguardo emozionato, sono stati tutti per me.
Prima che tutto cominciasse mi ha tirato da parte, dicendo che oggi voleva solo essere felice; ed è questo il lato che sta mostrando a tutti.
La vedo nascondersi dall’obiettivo del fotografo e correre in sagrestia, il visetto rosso e sudato che fa capolino da dietro la porta. Io solo, qui, conosco l’altro lato di Anna Laura, quello cupo e capriccioso; l’ho vista gridare, battere i piedi a terra, il sorriso che scompariva dal suo visetto per lasciare il posto a una smorfia rabbiosa. È così, questa bambina che odia non capire cosa la circonda, generosa con le sue cose ma gelosissima nei confronti del padre: è molto guardinga nei confronti dei nuovi amici che il genitore porta a casa, e al momento sono l’unico cui prodiga il suo affetto senza riserve, con la massima sincerità. Perché sei buono e  papà ti vuole bene, così mi ha detto.
Per lei il suo giudizio è molto importante. Gli è legatissima, più ancora che alla madre, perché le insegna qualcosa di diverso e le dice sempre che il mondo cambia tutti i giorni, anche se noi vogliamo restare sempre uguali.
Anna Laura somiglia molto a suo padre; le voglio un bene dell’anima, anche se la sua irrefrenabile emotività ha cozzato, più di una volta, con la mia personalità più fredda e controllata. Per questo, ogni volta che ci vediamo, le tenta tutte per farmi ridere, dicendo le cose più strane e coinvolgendomi spesso nel suo gioco preferito: osservare fisso un qualunque oggetto per poi dire a raffica tutto ciò che le viene in mente.
Lo sta facendo anche adesso, col calice usato poco fa per la Comunione. Mi sono finalmente liberato dei genitori dei bambini, che hanno insistito affinché mi facessi fotografare con loro, e sono in sagrestia, vicino abbastanza per sentire le parole che Anna Laura sciorina a tutto spiano.
L’ultima è sangue. “Il sangue di Gesù” dice lei, voltandosi e incrociando il mio sguardo. “Come dici sempre”. Sorride, ancora una volta, una luce birichina che accende i suoi occhi scuri; ha la fronte ampia, i capelli castani raccolti dietro la nuca con un nastro bianco.
Sorrido anch’io, circondando con le braccia questo corpicino caldo e pulsante come il cuore che batte al suo interno; Anna Laura ha dieci anni, uno in più degli altri bambini, ed è più bassa delle sue coetanee, cosa che la infastidisce un po’: non le piace essere così minuta.
Ricordo la prima volta che entrò in chiesa, tre anni fa: si guardava intorno sperduta, con il padre fermo sulla soglia e per nulla risoluto a seguirla. È ateo, Fabio Arsetti, Dio non ha molta voglia di conoscermi, afferma spesso, e non ha battezzato nessuno dei suoi figli poco dopo la nascita, perché la religione non è cosa da imporre, ma da scegliere consapevolmente.
Anna Laura si è avvicinata al mio mondo leggendo, a scuola, una piccola copia del Vangelo che un suo insegnante aveva portato: la figura di Gesù la affascinò, e il padre, consapevole di non poterle esserle d’aiuto, la mandò da me. Le feci da maestro, e lei mi ascoltò sempre con la massima attenzione, consapevole di dover fare un’importante scelta.
La battezzai un anno dopo, ferma e decisa nel suo voler scommettere su Dio. E adesso è qui, seduta sulle mie ginocchia, col visetto affondato nell’incavo del mio collo; l’ho vista appena nata, dieci anni fa, coi pugnetti che si agitavano nell’aria e gli occhi già allora avidi di cose nuove, lei, Anna Laura, il cui nome è frutto di un compromesso.

“Io volevo chiamarla Anna e a Elena piaceva Laura. Adesso siamo contenti tutti e due”.

Semplicissimo, eppure come risi allora! Forse perché Fabio non era il tipo da cedere facilmente, e vederlo così arrendevole mi aveva stupito, in quel momento. “Le donne vanno accontentate, ogni tanto” aveva risposto con un’alzata di spalle.
Anna è come lui: spontanea, imprevedibile, testarda. Sussulto, sentendo le sue labbra posarsi sulla mia guancia; mi vuole bene, e non si fa troppi problemi a dimostrarmelo. E la cosa mi scalda il cuore, perché so che il suo affetto non è cosa che cede a tutti con facilità.
“Azzurro, mare, mondo, freddo…” comincia a cantilenare alla sua solita maniera, guardandomi fisso negli occhi, così diversi dai suoi. Le prime parole sono sempre le più scontate, ma non le meno importanti per lei.
“…caldo…”
“Caldo?” domando, ricordandomi come la parola precedente sia stata l’esatto opposto. Anna Laura ride del mio stupore, mentre ci facciamo strada attraverso la chiesa ancora piena di parenti, la volta illuminata dai flash della macchina fotografica.
“I tuoi occhi sono caldi e sono freddi” spiega con semplicità.
“Tutt’e due insieme?”
“Sì. Lo dice anche papà.”
“E tu ci credi?”
“Sì, perché lo vedo anch’io. Sai, dice che è la cosa più bella di te”.
Guardo questa bambina spontanea e curiosa, senza capire; Fabio non mi aveva mai detto nulla del genere.
“Perché?”
“Molte persone sono una cosa e basta. Tu sei caldo e sei freddo, sei due cose insieme. E a papà piacciono tanto le persone che non sono sempre uguali”.
Man mano che ci avviciniamo all’uscita sento la bambina farsi più irrequieta, la mano stretta nella mia ha voglia di scivolare via e tornare libera; la lascio andare, e Anna Laura corre fuori senza badare alla pioggia che ha preso a cadere. Molti genitori sbuffano per quell’improvviso cambiamento di tempo che impedisce loro di continuare il servizio fotografico e costringe i bambini a correre verso le automobili, per non bagnarsi.
“Erba!” esclama Anna Laura, guardandomi ancora e continuando il suo gioco.
“Ma cara, l’erba è verde!”
“A me piace azzurra” è la disarmante risposta, seguita da una risata; sta scherzando, si diverte a prendermi in giro. “Le cose sono come le vogliamo noi” dice poi, tornando da me con i capelli e la tunica umidi di pioggia. “Per me l’erba è fresca e azzurra come i tuoi occhi”.
Non stava scherzando, allora.
“Non sempre è possibile immaginarsi le cose a nostro piacere, cara.”
“Io posso.”
“Perché?”
“Sono una bambina” mi risponde con la stessa, eguale semplicità di prima. E non posso che darle ragione, questa volta.
“Sì, Anna Laura, ma non sarai per sempre una bambina.”
“E allora? I grandi sognano meglio”.
Un’altra perla di saggezza di Fabio, evidentemente.
Eccolo che arriva, riconosco la sua macchina parcheggiata con abilità tra due vetture, e lui che esce fuori senza ombrello, al suo solito; niente completo elegante, niente scarpe lucide, ma più degli altri genitori qui presenti ha compreso che la figlia ha vissuto un’esperienza unica e importante.
“Scusa il ritardo, amore!” grida ad Anna Laura senza curarsi di chi lo fissa con sufficienza, additando gli abiti assai poco indicati per l’evento. “Non c’era nemmeno in chiesa, dovrebbe vergognarsi” sento mormorare alle mie spalle.
“Povera bambina” commenta qualcun altro.
Mi viene quasi da ridere. Anna Laura, ora felice tra le braccia del papà, non è certo una persona da commiserare. Perché, con la famiglia che ha attorno a sé, ha la possibilità di crescere bene.
Di guardare il mondo in maniera diversa, senza che la sua fantasia infantile si appiattisca col passare degli anni.
E di non smettere mai di sognare.




III classificata pari-merito al contest “Nice to meet you - Presentaci il tuo personaggio” di Bellis - Giudizio

Che dire? Complimenti. Il personaggio di Anna Laura mi ha intrigata ed affascinata dalla prima all'ultima parola. Ottima la scelta della prima persona narrativa, per una descrizione della protagonista che non appare per nulla scontata e rimane sempre spontanea. L'affetto del sacerdote per la piccina traspare sin dall'inizio. Anna Laura è come una fiammella di speranza, per lui: è l'emblema di una leggiadria che lascia spazio all'immaginazione, ad una immaginazione che consente ancora ad una Fede pura di affacciarsi al cuore e di colmarlo. La piccola, come il padre, è nello stesso tempo una vittoria della naturalezza nei confronti della facade che gli altri parrocchiani dimostrano ed un trionfo della vera capacità di amare, che tanto è legata al Vangelo, su di un mondo che sempre più grigio diventa, nella sua banalità e piattezza. 
Anna Laura ci insegna che le cose possono essere come vogliamo che siano, sempre: grazie all'immaginazione ed alla purezza del sentimento. 
Una piccola nota finale, perché la mia pignoleria non può rimanere inascoltata: ho sottratto un punto per quanto riguarda l'ortografia: i segni d'interpunzione andrebbero sempre inseriti all'interno del discorso diretto; ho anche tolto due punti all'elaborazione dell'ambientazione per il semplice motivo che ci sono frammenti di vita di Anna Laura che ci rimangono, almeno parzialmente, nascosti, nonostante il fatto che il narratore sia una persona che la conosce molto bene (che persona è/era la madre? In quali occasioni in particolare il "lato oscuro" della piccina ha preso il sopravvento? Quali sono gli amici del padre nei confronti dei quali Anna Laura è stata così diffidente?). Certo, non si poteva narrare tutto quanto in 1500 parole, me ne rendo conto. Ti rinnovo perciò i miei complimenti: un ottimo lavoro!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Satomi