Gli
stami recisi dalla bestialità umana.
Nel
lontano
Ma
come in ogni anno, secolo
e era, la popolazione era divisa tra scetticismo e fanatismo: i primi
ignoravano le voci, mentre i secondi, stavano ben lontani dalla
“cosa”,
rifugiandosi in ridicoli riti scaramantici.
Le
voci cominciarono con l’arrivo
di una giovane straniera dal nome dannato, Lilith, e dal passato
misterioso a
cui nessuno ebbe mai accesso. Indagarono a fondo sulla giovane, ma con
il
passare dei giorni le morti di animali avvenivano in modo
più frequente e
straziante: arti tagliati, occhi cavati, capi mozzati ed interiora
distrutte.
Nessuno,
insomma, osava più
mettere piede nella boscaglia, nemmeno di giorno.
Il panico cominciò ad aleggiare
nei gesti comuni con la scomparsa della primogenita di uno dei
commercianti più
illustri del momento, esattamente il 20 Gennaio del 1902.
Cominciarono
ad offrirgli
beni di ogni genere: ori, manufatti, danari e animali, sia vivi che
morti. Nulla
bastava e, i giovani, oramai terrorizzati, chiusero case e
attività fuggendo all’estero
con il cuore pieno di speranza lasciando gli anziani, o chi troppo
sentimentale che non voleva lasciare la patria natale, al proprio
destino.
Il dito, fu puntato contro
Lilith, accusata e lasciata dentro la boscaglia priva di sensi, proprio
per colpa
del nome maledetto, a saziare la creatura.
Si
riscosse con la luna alta
nel cielo, notando un aria sinistra saturare da ogni oggetto.
Rabbrividì sul
posto quando un ululato arrivò flebile al suo udito e con
uno scatto, cominciò
a correre incerta tra la boscaglia
graffiandosi la pelle con radici, cespugli spinosi e rami
d’alberi non
visti a causa della flebile luce, più e più
volte.
Si sentiva in trappola…
Un
rumore alle sue spalle le
fece riprendere vigore e velocità ma, oramai, era chiaro che
qualcosa la stesse
inseguendo.
Cadde, si rialzò, ricadde…
Un urlo squarciò la calma
innaturale della notte.
In
un mese, da quella notte,
il villaggio si accese di vita nuova.
Nessuno poteva immaginare che
errore fosse stato lasciare Lilith nel bosco ai piedi di un demone
potente come
Belfagor, nessuno. Egli le aveva risparmiato l’anima, essendo
già dannata, ma
la giovane adirata con i paesani di quel luogo, strinse un patto
faustiano con
Belfagor, sancito col sangue, in cui il demone aveva giurato che
avrebbe ucciso
ogni uomo nativo di quei luoghi, ignorando temporaneamente gli ordini
di
Lucifero.
<<
Va Belfagor, uccidi
chi in un anno mi ha maltrattata, sparlata o anche solo insultata con
occhi e
gesti. Va e brucia tutto con le fiamme dell’Inferno rinchiuse
in te…la mia
anima ti apparterrà solo allora. >>
Nella
notte del d Febbraio
1902, grida di dolore e disperazione si levarono all’unisono
tra le rosse
fiamme, colme dell’ira di una donna, la cui tra le mani
teneva le stami di vita
appena recise come rose dalle mani esperte e precise di Belfagor, che
completato con il villaggio, s’apprestò a divorare
l’animo della donna dannata
compiacendo così il suo signore. Unico spettatore, dalla
bestialità umana.