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Autore: e m m e    17/11/2011    15 recensioni
Quando sei in rotta con tuo padre, tua madre non ti capisce, i tuoi fratelli rischiano di non iniziare mai a percorrere la loro strada, e tu hai appena perso il lavoro, c’è solo una cosa che puoi fare: aprire la porta del Potion Master e chiedere aiuto.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Autore: emme
Titolo: “The Potion Master”

Fandom:
Harry Potter
Personaggi:
(In ordine di apparizione) Lily Luna Potter, Severus Snape, Harry Potter, James Sirius Potter, Ginny Weasley, Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy, Hermione Granger, Draco Malfoy, il solito gruppo infinito di parenti più o meno alla lontana.
Riassunto: Quando sei in rotta con tuo padre, tua madre non ti capisce, i tuoi fratelli rischiano di non iniziare mai a percorrere la loro strada, e tu hai appena perso il lavoro, c’è solo una cosa che puoi fare: aprire la porta del Potion Master e chiedere aiuto.
Rating: Pg13
Word: 39565 (fdp).
Avvisi: Het, Slash, What if?, Pseudo-relazione con grande differenza d’età, uhm... altro?
Note: Per chi ha letto a suo tempo “Gli alberi di Greenwich Park” e spin-off collegati, vi avverto fin da subito: non aspettatevi che la Lily di questa storia sia uguale alla Lily di quella storia. Non potreste fare errore più grande.
Note2: Praticamente è un’Original, dato che anche i personaggi della saga sono diventati OC mentre scrivevo. Ma la colpa è loro. Ditemelo anche voi... vi prego!
Note3: Il primo capitolo risponde al prompt “Commedia” del
Bingo_italia.
Beta: Geilie. Questa donna è la Dea delle virgole, la Signora della punteggiatura, la Dama degli accenti acuti. Praticamente la mia salvezza. E io la amo. <3

 

 

 

“The Potion Master”

 

Parte I


“Serio serio fissava il suo papà,
sembrava gli dicesse dalla culla:
Potrò sembrarti così sbagliato,
ma a me va bene star qui sdraiato.
Dammi solo una possibilità
e la mia voce sarà l’ultima bomba in città”
Articolo 31 - L’ultima bomba in città [Click]

 

 

Lily camminava con passo misurato attraverso le vie di Diagon Alley. Era decisamente troppo presto perché ci fosse più di qualche persona in giro per il quartiere, e l’alba stava appena iniziando a colorare i vetri dei negozi.
Nonostante l’orario fosse insolito per il suo orologio biologico, Lily era perfettamente sveglia, e si torceva i guanti tra le mani, senza prestare attenzione al freddo pungente che le stava dipingendo le guance di rosso.
Il patto con suo padre sarebbe ben presto saltato se non avesse fatto qualcosa alla svelta, e più di qualsiasi cosa la giovane Potter voleva preservare intatto il proprio orgoglio.
Era passata davanti al piccolo negozio almeno cinque volte in quella settimana, mentre cercava inutilmente un nuovo lavoro, ovunque i suoi servigi fossero richiesti.
Non che la sua famiglia avesse urgente bisogno di denaro: a quanto sapeva continuavano ad essere ricchi sfondati. Semplicemente cinque mesi prima aveva messo in scena la più grande discussione con suo padre dai tempi di “Voglio avere una bacchetta come James!”.
Il fatto era che Harry Potter non sopportava che sua figlia non avesse alcuna intenzione di specializzarsi in Pozioni - o in qualsiasi altra cosa, se è per questo - come stavano facendo i suoi brillanti fratelli maggiori.
Ma Lily aveva smesso di amare lo studio circa due minuti dopo che aveva iniziato il suo corso di Storia della Magia a Hogwarts, e non aveva mai nemmeno cercato di nascondere il suo odio per Trasfigurazione.
L’unica materia in cui non aveva alcuna necessità di sforzarsi era Pozioni.
Harry diceva che il merito era di sua nonna; che era stata lei a passarle il talento.
Che cazzo! Non poteva essere di Lily Luna Potter il merito?
Per questo, ormai cinque mesi prima, dopo aver conseguito a fatica i suoi M.A.G.O., la ragazza aveva preteso e ottenuto di emanciparsi dalla famiglia, scegliendo solo secondo le sue idee per la prima volta nella vita.
Ma le cose non erano andate come previsto e il suo lavoro nella libreria magica era durato ben poco, un po’ perché Lily si annoiava a morte in mezzo a tutti quei tomi polverosi e un po’ perché il figlio del proprietario si era preso una cotta per lei, e dopo la quinta volta che Lily lo respingeva il ragazzo aveva fatto in modo che il paparino la licenziasse.
E adesso, Lily Potter, diciotto anni appena compiuti, cappotto verde oliva e ciocche di capelli verdi disperse in un mare di rosso, se ne stava in piedi davanti al cartello che diceva “Cercasi Aiutante”, indecisa e fortemente insicura della sua scelta.

Lo sapevano tutti di chi era quel negozio.
Quando era più piccola aveva sentito suo padre domandarsi più volte come il suo proprietario potesse sopravvivere, visto che la quantità media di clienti a settimana era di dieci persone, massimo undici.
Nei ricordi di Lily lui era raffigurato come un uomo molto alto, sempre vestito di nero e abbottonato fino al collo, anche in pieno agosto; occhi neri, capelli neri, sguardo truce e labbra strette in una perpetua smorfia di disapprovazione.
Ricordava che da piccola si aggrappava alle gambe dei suoi pantaloni - neri, sempre neri - supplicandolo di raccontare una storia sulla guerra.
Ricordava che i suoi fratelli ne avevano paura, e che cercavano di evitarlo le rare volte che accettava un invito a casa loro, ma che lei una volta era riuscita a farlo sorridere.
Un sorriso piccolo, forse un tic nervoso, ma c’era stato.
Ciò che non ricordava era perché avesse smesso di farsi vivo con la sua famiglia.
« Ha intenzione di rimanere lì impalata ancora per molto? »
La voce la fece sussultare e le sue dita si strinsero spasmodiche attorno ai guanti, pronte ad estrarre la bacchetta in un goffo tentativo di autodifesa. Si era distratta pensando al passato, e non avrebbe dovuto farlo.
« Buongiorno, signor Snape » esordì, voltandosi per fronteggiarlo.
Lo osservò per qualche attimo, ricordandolo così come gli appariva nella memoria: un uomo gigantesco, imponente, capace di far andare di traverso una bibita a Harry, capace di metterlo in imbarazzo senza alcuno sforzo apparente. Occhi più scuri della paura e quasi sempre vuoti di ogni emozione, pelle pallida come un foglio di pergamena, dita lunghe, affusolate. James diceva che assomigliavano alle ossa di un cadavere.
Lily si soffermò su quel particolare: « Non è affatto vero » disse a voce alta, come se stesse parlando in mezzo ad una stanza vuota.
« Allora ha intenzione di spostarsi e lasciarmi aprire il mio laboratorio? »
Lily si riscosse dai suoi pensieri al suono della sua voce e, dopo averci pensato un attimo, rispose: « Soltanto se mi assume come assistente. »
Snape fece una smorfia appena accennata, come se avesse assaggiato un cibo che non era affatto di suo gusto.
« La sua famiglia è forse in bancarotta? » domandò.
Lily si stupì per come riuscisse a rimanere così immobile nell’aria del mattino, mentre Diagon Alley iniziava a svegliarsi, intorpidita dal gelo notturno.
« Non ancora. »
« Peccato. »
La ragazza nascose un mezzo sorriso con sorprendente abilità e incrociò le braccia.
« Allora? Me lo dà un lavoro? »
Snape si umettò le labbra, e quello fu probabilmente il movimento più grande compiuto dal suo corpo da quando le aveva rivolto la prima parola. Ma Lily poteva quasi vedere le rotelle del suo cervello lavorare alacremente nel tentativo di togliersi di torno quella nuova seccatura che era lei.
« Perché dovrei? »
« Perché ha appeso quel cartello fuori dalla sua vetrina, e perché il suo negozio potrebbe fare affari migliori con una donna a tenere pulito l’ambiente, e perché... ne ho bisogno » spiegò Lily con un sorriso.
Snape la osservò qualche attimo: « Tralasciando il fatto che ha appena messo in dubbio la mia igiene... il suo bisogno di lavorare sarebbe un mio problema, perché? »
Lily scosse la testa, iniziando a temere di congelarsi da un momento all’altro.
« Non ho affatto messo in dubbio la sua igiene! Non mi permetterei mai » sospirò, con un tono che dimostrava perfettamente che si permetteva eccome, poi aggiunse: « Sto solo dicendo che anche lei sa perfettamente che non ci sarà una sola persona sana di mente disposta a lavorare per lei, ma io ho la qualifica per farlo... nel senso che sono brava in quello che faccio, non che sono pazza. E lo sa perché le ho mandato alcune lettere nel corso degli anni. Lettere a cui non ha mai risposto, tra l’altro... ma lasciamo perdere » Lily fece un respiro profondo e poi proseguì. « Ho sempre avuto i massimi voti in Pozioni e giuro che non mi lamenterò nemmeno se dovessi passare ogni singola ora di lavoro a tagliare a fettine Lumache Blu della Cornovaglia. »
Le Lumache Blu della Cornovaglia erano particolarmente rognose da tagliare: qualsiasi cosa si usasse per tenerle ferme la bava di cui erano impregnate le faceva scivolare da un lato o dall’altro, e i pezzi che venivano fuori erano alla fine o troppo piccoli o troppo grandi per essere utilizzati.
Attese qualche attimo una reazione da parte dell’uomo, ma l’unico segno di vita che egli mostrò fu il lento sollevarsi di un sopracciglio durante tutto il suo discorso, e un leggero, leggerissimo, brillio divertito nello sguardo.
« Ho davvero bisogno di questo lavoro » concluse infine, incapace di trovare un nuovo argomento per convincerlo.
Snape chiuse gli occhi per qualche istante, come se stesse saggiando quanta della sua pazienza gli fosse ancora rimasta a disposizione.
« Si sposti e mi faccia aprire la porta, signorina Potter. Dopo provvederemo al suo contratto. »
Lily fece un balzo laterale, con un’esclamazione di giubilo che fece voltare più di una testa verso di loro.
« La prego di esternare il meno possibile i suoi impulsi adolescenziali quando è in mia presenza. Se mi fossero stati graditi avrei continuato ad insegnare. »
Lily annuì, ravviandosi i capelli con le mani arrossate dal freddo, e trattenne una risata.

 L’ambiente in cui fu introdotta era oscuro e tristemente spoglio di qualsiasi ornamento.
Il bancone di legno, perfettamente lucidato, occupava gran parte dello spazio, e in un rapido calcolo Lily si rese conto che nel negozio non sarebbero potute entrare più di sei o sette persone alla volta.
Se in ampiezza peccava su più fronti, in altezza era quasi pauroso.
La ragazza sollevò gli occhi verso il soffitto, perdendosi ad osservare le centinaia - migliaia? - di bottigliette e ampolle contenenti le pozioni più diverse e interessanti. Il suo sguardo si perse in alto, lungo gli scaffali che occupavano ben tre lati del negozio, incorniciando la piccola porta che probabilmente li avrebbe condotti nel laboratorio sul retro.
Si sentiva già perfettamente nel suo ambiente, e già stava per mettersi a curiosare tra le varie boccette, certa che sarebbe saltato fuori qualche filtro illegale, ma Snape si tolse il mantello, mandandolo ad appendersi ad un chiodo vicino alla porta d’ingresso.
« Mi segua » ordinò, imboccando la stretta apertura che già Lily aveva notato.
Lei lo seguì senza fiatare, guardando con desiderio una Bevanda della Pace, che brillava sopra la sua testa ancora più limpida di quanto avrebbe creduto possibile.
La stanza adiacente era il laboratorio di Snape e anche lì tutto era perfettamente in ordine. Per un attimo Lily pensò di fermarsi ad osservare se gli oggetti avessero un numero scritto sopra di essi, e fossero quindi catalogabili, ma Snape le fece cenno di sedersi su una piccola poltrona.
L’ambiente era decisamente più grande, dato che riusciva a contenere una tra le più grandi librerie private che Lily avesse mai visto, esclusa la propria, a Grimmauld Place.
Interessante, per una persona che odiava leggere.
« Ha molti libri » commentò educatamente.
« Sono solo alcuni, e solo sulle pozioni » rispose Snape, cercando un foglio nel cassetto della scrivania che adesso li separava.
« Può anche togliersi il cappotto, se preferisce » continuò l’uomo toccando la pergamena che aveva appena recuperato.
Lily osservò come dal foglio praticamente uscì fuori l’inchiostro andando a formare le frasi.
Era una magia che non le sarebbe mai riuscita, già lo sapeva.
Mentre aspettavano che l’inchiostro seccasse, Lily si sfilò il cappotto e domandò: « Che cos’è? »
Snape sollevò appena un sopracciglio. « Credevo che ci fossimo accordati: è il suo contratto. »
« Oh » fece la ragazza, incredula che fosse stato così facile convincerlo ad assumerla.
« Dunque » continuò il mago osservando con occhio critico la fitta scrittura. « Normalmente un contratto di questo tipo prevede un praticantato di cinque anni, dopo i quali potrà decidere se aprire una sua attività o rimanere alle mie dipendenze, rinnovando il contratto. »
« Cinque anni? » ansimò Lily, adesso non più tanto certa che quella fosse stata un’idea così brillante.
Sì, certo, lei si fidava di Severus Snape, ed era anche l’unica di tutta la sua famiglia a non tremare di terrore ogni qualvolta se lo trovava davanti, ma se tutti ne avevano tanta paura un motivo doveva esserci, no?
« Ovviamente se questa soluzione non ci soddisfa io sarò libero di licenziarla quando voglio, e altrettanto lei potrà andarsene senza alcuna ripercussione. »
« Certo... » annuì Lily, come se firmare contratti fosse qualcosa che lei faceva abitualmente.
Quando era stata presa nella libreria c’era suo padre a supervisionare la sua assunzione, e il suo allora futuro capo era talmente sotto pressione che per poco non aveva rovesciato la boccetta di inchiostro sopra tutti gli incartamenti.
Harry non era il tipo che abusava della sua notorietà, ma per la figlia avrebbe fatto praticamente qualsiasi cosa. Compreso renderla ridicola davanti al mondo intero.
« È decisa a firmare, dunque? »
Oddio... stava per firmare la sua condanna. Snape era il diavolo giunto dall’inferno per prendere la sua anima innocente! Merlino! Che cosa le era saltato in mente?!
« Non ci sono problemi » esalò con un sorriso tremulo, rendendosi conto di stare impallidendo.
« Perfetto. »
Lo osservò scrivere il suo nome su uno spazio fino ad allora bianco e poi voltare il foglio verso di lei e indicarle i tre punti in cui avrebbe dovuto firmare.
Lily prese la piuma in mano e una goccia di inchiostro cadde sul foglio.
« Mi scusi... » balbettò osservandolo di sottecchi. Possibile che quell’uomo fosse così simile ad una bambola di cera proprio nel momento in cui per la prima volta lei si sentiva inquietata davanti a lui?
Deglutì e chiudendo appena gli occhi firmò con rapidità. Via il dente, via il dolore.
Spinse verso Snape la pergamena, senza nemmeno aspettare che l’inchiostro seccasse.
« Fatto » espirò con un sorriso appena più convinto.
Dopotutto che cosa mai poteva accadere? Snape non l’avrebbe certo uccisa. Insomma, aveva ucciso un sacco di gente ai tempi della guerra, compreso Dumbledore, ma perché avrebbe voluto uccidere proprio lei? Andiamo, non aveva senso...
Snape arrotolò la pergamena, e toccandola di nuovo con la bacchetta la fece sparire nel nulla.
Ok. Questo era un attimo inquietante.
E soprattutto era inquietante il sorrisetto che gli si stava disegnando sulla faccia.
« Posso darle un consiglio per il futuro, signorina Potter? » domandò gentilmente.
Lily annuì, perché non avrebbe potuto spiccicare un’altra parola nemmeno se l’avessero costretta.
Snape si avvicinò al tavolo, poggiando entrambe le mani sul legno e sporgendosi un po’ avanti.
« Prima di firmare qualsiasi cosa, è sempre saggio leggere bene ogni singola parola. »
Quello stava palesemente a significare che la sua morte era vicina.
A Harry non sarebbe piaciuto.

Nelle due ore seguenti Lily capì come mai nessuna persona sana di mente aveva risposto all’annuncio di Snape
Conoscendolo un minimo, chiunque avrebbe capito che innanzitutto quella non era una richiesta, ma un ordine. E il fatto che lui ti pagasse ogni mese per il lavoro svolto non era nient’altro che una sua gentilezza, perché era palese che non ti saresti mai meritato una paga per stare alla sua presenza praticamente otto ore al giorno e apprendere da lui i segreti delle pozioni e dei filtri.
E allora perché Lily dopo solo due ore del suo nuovo lavoro già stava per suicidarsi?
In realtà il suo nuovo lavoro non era molto diverso da quello vecchio.
Come unico compito Snape le aveva dato quello di riordinare tutta la sua libreria - il che ammontava ad una quantità di volumi che Lily non avrebbe mai letto nemmeno se avesse avuto cinque vite - secondo ordine di argomento. Ciò significava non solo prendere un libro e spostarlo, ma anche capire per lo più di cosa trattava e gettarlo nel mucchio giusto.
Era un lavoro che le avrebbe richiesto mesi!
Ma d’altra parte, come aveva scoperto quando aveva richiesto di poter leggere il contratto che aveva appena firmato - ancora odorava d’inchiostro, cazzo - da nessuna parte era stato scritto che lei si sarebbe occupata di eventuali clienti o di eventuali pozioni.
Dio... si sentiva tremendamente sfruttata. E anche tremendamente idiota.
Con la punta della bacchetta strappò dall’ennesimo volume il velo di polvere che si era depositato sopra di esso e sfogliò le prime pagine, l’espressione afflitta di chi è sul punto di morte.
« Sembra di essere in punizione » si lamentò osservando la schiena di Snape al di là della porta, mentre stava scrivendo qualcosa su un registro di dimensioni bibliche.
Il mago non rispose e Lily sbuffò contrariata.
D’accordo, si era fatta prendere da un momento di sconforto quella mattina, quando aveva firmato il contratto, e quella paura incongrua per Snape adesso le sembrava assolutamente stupida e fuori luogo.
Inoltre, se avesse dovuto lavorare in quel luogo per i successivi cinque anni, non voleva perdere ogni capacità di parola solo perché il suo datore di lavoro era silenzioso come la morte.
« Sa » esordì continuando a lavorare molto, davvero molto lentamente. « Mio padre non mi ha mai parlato tanto di lei... quello che so l’ho scoperto da sola indagando quando ero a Hogwarts. Alcuni quadri sono molto loquaci se sai come prenderli. Il ritratto di Dumbledore, per esempio, è un tale simpaticone! »
Snape si voltò, e Lily fu quasi certa di leggere sulla sua faccia un momentaneo istinto omicida che si faceva strada in lui. La ragazza sorrise con calore.
« L’ho conosciuto bene perché i miei fratelli erano praticamente sempre nell’ufficio del preside per qualche punizione, e io li seguivo, molto spesso. »
« Una famiglia meravigliosa » commentò Snape sarcastico.
« Non proprio » lo corresse Lily, lieta di sentirlo finalmente smuovere le corde vocali... accidenti, altri due minuti e si sarebbero mummificate.
« Mi sono sempre trovata un po’ stretta nella mia famiglia... è talmente grande. Non riuscivo quasi mai a trovare del tempo per me stessa, c’era sempre qualcuno intorno a rompermi le scatole. »
« Suppongo che sia questo il motivo per cui sembra provare un autentico odio per i libri. »
Lily non capì il collegamento, così si zittì per un attimo.
Snape si voltò completamente verso di lei e la osservò con placida curiosità: « Signorina Potter, è per caso in imbarazzo per la sua palese ignoranza? »
« Io non sono ignorante! » protestò lei con veemenza.
« Non posso definire in altro modo una persona che tratta in quel modo uno degli ultimi tre esemplari di “Trattato sugli utilizzi delle piume di Jobberknoll”. Potrebbe per favore evitare di sbatterlo a terra in quel modo? »
Lily posò gli occhi sul volume, dimentica di quello che stava facendo.
« Sa, signorina » fece Snape avvicinandosi e raccogliendo da terra il libro. Lo guardò quasi con affetto prima di riporlo con cura su uno scaffale quasi vuoto. A quel punto continuò: « Il talento non è tutto. »
« Guardi che ho letto molti libri sulle pozioni! » si infervorò la ragazza, alzandosi dalla posizione a gambe incrociate che aveva tenuto fino ad allora, e sollevandosi in punta di piedi per risultare un minimo più minacciosa.
Minacciosa.
Davanti a Snape.
Ah ah.
« Non ne dubito, ma la domanda è: le è piaciuto leggerli? »
Lily aprì la bocca per rispondere, ma poi la richiuse, perché in realtà non avrebbe saputo che cosa dire.
Non ci aveva mai pensato prima.
Aveva letto alcuni libri sull’Arte delle Pozioni che andavano al di là del programma scolastico, ma quando l’aveva fatto c’era stato sempre un motivo che la spingeva: uno scherzo da preparare con James, un nuovo colore di capelli da provare, il brivido di cercare qualcosa di illegale nella sezione proibita.
A dire la verità non aveva mai aperto un libro per il semplice gusto di arricchire la sua cultura o, se aveva provato a farlo, aveva fallito dopo due ore.
« Come pensavo » annuì Snape scrutandola dall’alto, con occhio critico ma non del tutto disgustato, come lei aveva immaginato di scorgere.
« E adesso se non le dispiace vorrei che svolgesse il suo compito in silenzio, in modo da finire prima di un paio d’anni. »
« Guardi che solo perché ho firmato quel contratto non può trattarmi come una schiava! »
« Mi creda signorina Potter, ad ogni minuto che passa mi pento terribilmente di aver accettato che lei firmasse. »


***

Harry Potter non era mai stato il tipo da assentarsi dal posto di lavoro nel bel mezzo della giornata senza nemmeno degnarsi di cancellare i suoi appuntamenti, ma quando quel gufo gli aveva portato la notizia del licenziamento di sua figlia, con addirittura sette giorni di ritardo, aveva deciso che era opportuno non perdere nemmeno un attimo di tempo e precipitarsi nella libreria in cui lui stesso, quasi tre mesi prima, aveva trovato lavoro a Lily.
Ovviamente continuava ad essere contrario alla sua decisione di “emanciparsi”, come alla ragazza piaceva definire quell’ennesimo atto di ribellione.
Perché, per Merlino, sua figlia non era uguale ai suoi fratelli, che nonostante da piccoli sembrassero due terremoti scatenati adesso dimostravano a tutti come col crescere erano diventati assennati e giudiziosi?
James tra tutti e tre era quello che gli dava più soddisfazioni, dato che svolgeva brillantemente il lavoro di Auror, proprio come Harry aveva sempre sognato.
E Albus, d’altro canto, nella sua decisione di diventare Guaritore avrebbe reso orgoglioso qualsiasi genitore.
Ma Lily... Lily era brillante e intelligente, di questo era convinto.
Ma era anche distratta, confusionaria, colta da costante indecisione. Cambiava idea ogni minuto e rischiava di far andare in paranoia chiunque.
E poi c’era stata la sua decisione di andarsene di casa, di mettersi a lavorare, senza nemmeno una specializzazione, un tirocinio, un qualcosa che la qualificasse non solo come diplomata!
Harry era sconvolto che proprio lei, che palesemente aveva ereditato tutto da sua madre, la prima Lily, si fosse risolta a fare l’aiutante in una libreria. E adesso arrivava la notizia del suo licenziamento.
Non poteva lasciar passare la cosa sotto silenzio.
E si complimentava con se stesso per aver raccomandato al signor Jones di tenerlo informato su ciò che combinava la sua bambina.
Era troppo, troppo giovane per entrare nel mondo del lavoro, e per vivere da sola!
Mentre raggiungeva l’uscita del Ministero per smaterializzarsi in santa pace a Diagon Alley, Harry Potter cercò di non pensare a chi Lily, la sua bambina, poteva invitare nel monolocale che aveva affittato. Gli uomini che potevano approfittarsi di lei.
No! L’avrebbe riportata a casa ad ogni costo, persino trascinandola per i capelli se fosse stato necessario.
Quando comparve nella strada in cui si trovava la piccola libreria di Jones l’orario era molto vicino alla pausa pranzo, ma il mago non accennò a fermarsi e spalancò la porta, trattenendo a stento la sua ansia.
« Signor... signor Potter! » esclamò il ragazzo dietro il bancone facendo cadere a terra una pila di libri che stava controllando.
« Tuo padre? » domandò Harry senza nemmeno salutarlo.
« È... è sul retro » balbettò lui, cercando di rimediare al disastro appena combinato.
« Allora fammi il piacere di chiamarlo. »
Il giovane, un ragazzo allampanato, con la rimanenza dell’acne adolescenziale ancora ben visibile sulle guance e i capelli biondi un po’ stopposi, si precipitò sul retro chiamando il padre a gran voce.
Il signor Jones si fece avanti strusciando le mani tra di loro con un sorriso forzato sul volto.
« Signor Potter... » esordì. « Deduco che abbia ricevuto il mio gufo. »
« Con ben sette giorni di ritardo! » abbaiò Harry stringendo i pugni.
Jones, la fotocopia di suo figlio con trent’anni di più sulle spalle, lanciò un’occhiata nervosa alla bacchetta che spuntava dai pantaloni del mago e deglutì.
« Mi dispiace Signor Potter, ma sua figlia era totalmente inadeguata per questo lavoro! » sputò fuori velocemente, chiudendo poi gli occhi, come se temesse un attacco da parte di Harry.
« Lo so bene! » annuì l’uomo comprensivo, senza rendersi conto che Jones stava diminuendo i meriti di sua figlia, mentre lui la riteneva troppo intelligente per lavorare in una libreria come commessa.
« Voglio dire... era sempre distratta, più volte ha sbagliato a fare il resto ai clienti, e non so quante volte ho dovuto farle scrivere di nuovo tutto il registro per aver fatto un pasticcio dei più gravi con le case editrici. Insomma, non vorrei sembrarle sfacciato... ma sua figlia... »
« Sì, sì capisco... Qui dentro le sue capacità sono di gran lunga sottovalutate » lo interruppe Harry annuendo con convinzione.
Jones lo fissò stranito, decidendo immediatamente di assecondare qualsiasi cosa l’uomo si sarebbe inventato nei riguardi di sua figlia.
In realtà aveva indorato la pillola già in modo incredibile: più volte la giovane Potter non si era presentata a lavoro o era arrivata con ore di ritardo, e la maggior parte del tempo lo trascorreva a sfogliare annoiata i libri più che a rendersi utile in negozio. Era già stato abbastanza magnanimo nel tenerla al suo servizio per quasi tre mesi. Più di così proprio non avrebbe saputo che cosa fare.
« Bene, bene... » disse Harry a quel punto, ragionando.
Se Lily era senza lavoro, era molto probabile che senza il suo aiuto non avrebbe saputo trovare un altro posto prima che l’affitto scadesse e lei si ritrovasse senza casa, e allora lui avrebbe preteso di riaverla a Grimmauld Place, come avevano pattuito a suo tempo.
In effetti adesso che ci pensava non capiva come non avesse potuto organizzare tutto lui stesso molto, molto prima: avrebbe potuto benissimo fare qualche pressione su Jones affinché la licenziasse già a fine settembre in modo da risparmiarsi quei tre lunghissimi mesi di terrore.
In ogni caso adesso non avrebbe dovuto più preoccuparsi perché...
« Non si deve preoccupare, Signor Potter! » esclamò allora Jones gioviale. « Ho sentito che ha già trovato un altro lavoro, e in tempi record vista la crisi in cui stiamo sguazzando da mesi. »
« Cosa? » la voce uscì tremante, insicura, e orripilata.
« La crisi, insomma, so che lei lavora per il governo, ma non credevo che fosse anche proibito... »
« Non mi riferisco a questo! Un lavoro?! Dove ha potuto trovare un lavoro!? » ansimò sbalordito e sconvolto.
« Oh... be’, in realtà ora che ci penso non è proprio una sorpresa che abbia trovato lavoro lì, dopotutto a quanto ho capito va letteralmente pazza per le Pozioni e tutti quegli intrugli di cui io non ho mai capito niente! Comunque... » si affrettò a rispondere Jones quando si accorse che la vena sulla fronte di Harry iniziava a pulsare minacciosamente. « Comunque ha trovato lavoro presso il “Potion Master” » spiegò con un sorriso.
Poi, visto che Harry rimaneva immobile, con il volto pietrificato in un espressione di assoluto orrore, aggiunse: « Se mi posso permettere, sua figlia è una ragazza molto coraggiosa. »
« Snape » disse Harry senza alcuna espressione nella voce.
« Già... incredibile che riesca a sopravvivere con quel negozietto, ma dopotutto i guadagni devono essere buoni se può anche permettersi un aiutante. »
« Snape » ripeté Harry, sbattendo le palpebre.
« Ehm... sì, proprio lui. »
« La mia bambina che lavora da Snape. »
« Signor Potter, è proprio sicuro di sentirsi bene? » domandò Jones premuroso, avvicinandosi a lui.
Harry meditò di strozzarlo per essersi permesso di licenziare la sua splendida e intelligentissima figlia costringendola a ricorrere a Snape. SNAPE!
Merlino, perché Voldemort non lo aveva ucciso? La pena e il terrore non sarebbero certo stati così grandi.
« Devo andare » disse, voltandosi velocemente e uscendo in tutta fretta, abbandonando dietro di sé Jones e figlio in completa perplessità.
Camminando a grandi passi per il villaggio cercò di ricordare dove Snape avesse aperto quel suo stramaledetto negozio. Avrebbe potuto distruggerlo. Era Harry Potter. Non lo avrebbero mai condannato, e inoltre di screzi con Snape ne aveva avuti molti, uno in più non poteva certo essere la fine del mondo.
Quando arrivò al negozio incriminato non poteva credere che Lily si fosse rivolta proprio a Severus Snape per quell’aiuto che suo padre le avrebbe dato senza chiedere niente in cambio, se non l’assoluta obbedienza, ovviamente.
Lily era fuori dal negozio, davanti alla vetrina, e muoveva ritmicamente la bacchetta avanti e indietro. Ai suoi comandi aveva uno straccio che toglieva anni e anni di sporcizia dal vetro, donandogli un aspetto decisamente migliore, tanto che un paio di persone si erano avvicinate per controllare che cosa stesse succedendo al “Potion Master” dato che una bella ragazza sembrava essere stata appena assunta.
Lily era intenta nel suo lavoro, e con la mano libera spruzzava liquido trasparente da una boccetta che sfrigolava a contatto con lo sporco e rendeva lucida la superficie del vetro.
Harry le si avvicinò lentamente e sentì che canticchiava.
Rimase immobile per qualche attimo, poi tossì forte.
La ragazza si voltò e, non appena lo riconobbe, fece una smorfia scocciata, tornando immediatamente al suo lavoro.
« Cosa vuoi? » domandò senza degnarlo di una seconda occhiata.
Harry era sempre stato una persona capace di gestire i suoi figli, ma Lily lo faceva andare in bestia nel giro di pochi secondi, ed era poi incapace di trattenere la rabbia.
« Che cosa voglio?! Ma ti rendi conto che non mi hai nemmeno detto di essere stata licenziata!? » esordì, pensando che non fosse saggio denigrare il lavoro che si era trovata con la prima frase.
Lily premette con più forza il panno contro il vetro spingendo la punta della bacchetta sulla stoffa. « Vedo che l’hai scoperto comunque. Suppongo che tu mi faccia tenere d’occhio dalle tue spie. »
« È normale che mi preoccupi per te! Sono tuo padre! »
« Come ho potuto dimenticarlo? » replicò Lily sarcastica. « In ogni caso, l’ho detto alla mamma. Non è colpa mia se non vi parlate per mesi, è sempre lei quella che deve farsi sentire, tu non fai mai uno sforzo. »
« E immagino che tua madre sia d’accordo nel farti lavorare in questo, questo... »
« La parola che stai cercando è “negozio di pozioni”, Harry. E, sì, la mamma è d’accordo. »
Harry cercò di mantenersi controllato, se avesse iniziato a urlare nel bel mezzo della strada la gente sarebbe accorsa a frotte e la Skeeter avrebbe scritto un articolo di dodici pagine sulle liti familiari di Harry Potter. Odiava quella situazione.
« Qualche problema? » domandò allora la voce di Snape, mentre il suo proprietario usciva dal negozio.
Oh, perfetto.
« Snape » disse Harry glaciale.
« Potter » rispose Snape con lo stesso tono.
« Signor Snape... mi scusi, mio padre stava andando. »
« Non stavo andando da nessuna parte. Lily! Tu meriti di meglio che lavorare in questo... » cercò un termine adatto, ma alla fine trovò saggiò concludere la frase con: « Meriti di meglio che lavorare qui! »
La ragazza sbuffò, tirandosi indietro i capelli che per il vento le erano finiti sul volto; Snape osservava la scenetta con occhio interessato e un’espressione debolmente divertita.
« Si dà il caso che a me piaccia lavorare qui, Harry! » protestò Lily lasciando cadere a terra la boccetta di liquido sgrassante e lo straccio. « Perché non capisci che voglio essere lasciata in pace?! Non ti sopporto più da quando la mamma se n’è andata! »
Harry lo capiva perfettamente e senza alcuno sforzo. Quello che non voleva era che lo capisse anche Snape, ma in ogni caso dai tempi della scuola Snape sembrava sempre sapere tutto di tutti, quindi...
« Senti tesoro » tentò Harry come ultima carta. « Perché non torni a casa? Manderò un paio di gufi e vedremo di farti entrare nella classe di Pozioni Applicate, anche se l’anno è iniziato credo che non ci saranno problemi a... »
« Ma allora proprio non capisci! » quasi gridò Lily a quel punto, e Harry si guardò intorno, preoccupato. Ma ormai la gente per la strada era davvero poca e la maggior parte era troppo assorta nel fare gli ultimi acquisti della mattinata o nel chiudere il proprio negozio, per prestare autentica attenzione a loro.
« Non voglio che tu mandi un paio di gufi! Non voglio che tu ti intrometta nella mia vita! Per una volta, una sola, voglio farcela da sola! »
« Ma, Lily tu non... »
« E non dirmi che non sono abbastanza grande per farlo! Cazzo Harry, sei tu quello che ha sconfitto Voldemort a diciassette anni! »
Harry, davanti allo sguardo infuocato della figlia - e al suo linguaggio che degenerava sempre di più al passo con la discussione - cedette, come accadeva la maggior parte delle volte.
« D’accordo » disse sospirando. « Fai come vuoi, rovinati pure la vita e rimani incastrata in un lavoro che non potrà mai soddisfarti. Sei contenta adesso? »
« Molto, sì! » abbaiò lei con le lacrime agli occhi.
Harry si voltò verso Snape, pronto a gridargli contro qualcosa come: « La tratti bene o giuro che le stacco la testa! » ma sarebbe suonato davvero troppo teatrale, anche dopo una scena come quella, così si limitò a guardarlo con l’odio che aveva smesso di provare per lui a diciassette anni, poi girò sui tacchi e si smaterializzò.

 

***

« Non c’è proprio niente da ridere! » sbottò Lily qualche attimo dopo la smaterializzazione di quell’asino di suo padre.
« Assolutamente » convenne Snape, senza accennare a smorzare il sogghigno divertito che si era fatto lentamente largo sulla sua faccia dopo ogni parola di Harry.
« È sua abitudine chiamare suo padre per nome? » si interessò a quel punto, quando la rabbia di Lily iniziava lentamente a sbollire.
« Da quando ho dodici anni » rispose lei con un sospiro. « Lo vede come mi tratta?! Da quando lui e la mamma hanno divorziato è diventato così. A volte mi fa quasi paura. »
« Farebbe paura a chiunque » annuì Snape accondiscendente. « E adesso, per favore, concluda alla svelta il suo lavoro in modo da non bruciarsi la pausa pranzo e costringere me a pagarle gli straordinari » e detto questo tornò dentro la bottega con passo misurato.
Lily raccolse lo straccio da terra togliendo la polvere che vi si era depositata sopra.
Adesso che si sentiva più calma il freddo pungente che aveva patito fino a poco prima si fece di nuovo pressante e si strinse nella sciarpa.
In quel momento un giovane mago sui trent’anni la avvicinò.
« Mi scusi, il negozio è aperto? » domandò con un sorriso.
« Certo, ma ancora per poco. Ha bisogno di qualcosa? »
« Be’, ecco, non mi sono mai servito qui, perché dicono tutti che il proprietario è un po’ inquietante, ma se lei mi conferma che le pozioni preparate sono tra le migliori di Londra... »
Lily gli sorrise con garbo. « Io le confermo che sono tra le migliori dell’Inghilterra. E non si faccia spaventare dal signor Snape, le garantisco che abbaia molto ma non morde quasi mai. »
L’uomo annuì con un sorrisetto appena accennato e a Lily sembrò di averlo già convinto, difatti lo vide entrare con la coda dell’occhio e uscire poco dopo con espressione soddisfatta.
« Ha trovato quello che cercava? » si interessò lei, sollevandosi dalla posizione accucciata che aveva preso per pulire bene gli angoli della vetrina.
« No, ma il Signor Snape mi ha assicurato che potrò trovarla ben presto » spiegò lui.
« Sono lieta che sia rimasto soddisfatto. Buona giornata. »
« A lei! » rispose il ragazzo mentre si allontanava.
Lily si congratulò con se stessa, dato che erano quasi due giorni che non vedevano uno straccio di cliente.
Osservò la vetrina spoglia anche se pulita, e pensò un po’ a che cosa avrebbe potuto fare per abbellirla e rendere il negozio più invitante.
Era sempre stata abbastanza brava a disegnare e avrebbe potuto scrivere il nome del negozio sul vetro, in modo che fosse subito ben visibile.
Poi avrebbe potuto mettere alcune decorazioni - il verde sembrava un buon colore - e ovviamente una serie di boccette colme di pozioni invitanti, come il Bubbling Beverage, l’Amortentia, la Bulbadox Powder, una boccetta minuscola di Draught of Living Death, e una invece smoderatamente grande di Euphoria, che fece sorridere Lily al ricordo dello scherzo perpetrato ai danni di Albus ideato da lei e James quando ancora nessuno di loro aveva iniziato a frequentare Hogwarts.(1)
Insomma, dopotutto lavorava con Snape da ben tre giorni e in quel lasso di tempo erano entrate solo cinque persone nel negozio. Due delle quali per chiedere indicazioni.
« Seriamente, come pensa di pagarmi a fine mese se questi sono gli unici affari che riesce a portare a termine? » domandò Lily rientrando nel negozio, e lasciandosi avvolgere dal tepore dell’ambiente.
« Sono abbastanza certo di riuscire a pagarla. »
Snape era seduto al bancone e stava tritando finemente qualcosa che Lily non riuscì a classificare. Il mago gettò il composto in un mortaio e iniziò a polverizzarlo.
« Perché non mi lascia fare alcune modifiche? Potrei rendere tutto molto più accogliente! Le dipingerò il nome del negozio sul vetro! Che ne dice? Posso mettermi subito a lavorare sui modelli. Dopotutto non può essere un male, e se proprio non le piace basterà che me lo dica. Davvero! Sono molto brava e non... »
« Se le dico di sì, mi promette che chiuderà quella bocca? »
Lily si appoggiò con i gomiti al bancone e posò il mento sui palmi aperti delle mani. « Ma certo! » confermò con un sorriso.
Snape roteò gli occhi e la ragazza saltò su, lieta di averla spuntata così facilmente.
Era strano essere così in confidenza con Snape, ma dopo anni di tentativi di avvicinarlo alla fine ci era riuscita ed era molto soddisfatta di se stessa per questo. E che suo padre andasse a morire in modi dolorosi e complessi!
« Non mi ha detto perché non ha mai risposto alle mie lettere » insinuò Lily prendendo un pezzo di pergamena e una matita che teneva sempre sull’orecchio sinistro e iniziando a disegnare qualche abbozzo per la scritta. Lanciò un occhiata a Snape, che grugnì.
« E nemmeno ho intenzione di dirlo. È una ragazza così intelligente! Sono convinto che potrà arrivarci da sola, non appena vorrà iniziare ad utilizzare un po’ di quella materia grigia che si ritrova. »
« Non c’è alcun bisogno di fare del sarcasmo... » protestò debolmente lei, tracciando furiosamente qualche linea sulla pergamena.
Passò qualche minuto di assoluto silenzio se non per il leggero frusciare dei fogli e lo sfregare del pestello sulla pietra.
« Dovrebbe andare a pranzo » disse Snape a quel punto.
Lily strinse le spalle, senza sollevare lo sguardo dal suo lavoro. « Non ho fame. »
Snape non replicò e continuò il suo lavoro. Oramai il composto, qualsiasi cosa fosse, doveva essere diventato leggero come cipria.
Lily tossicchiò. « Ehm... posso chiederle di prestarmi uno dei suoi libri? »
« Credevo che odiasse leggere. »
« Infatti. Proprio per questo non ho molti libri. »
Lo sentì sospirare appena, forse divertito o forse scocciato, ma alla fine il mago rispose che avrebbe potuto prendere quello che desiderava dalla libreria, ma che se avesse sporcato qualche pagina le avrebbe detratto il costo del volume dallo stipendio.
Il che equivale alla paga di quattro anni interi, pensò Lily.
Snape si alzò e si diresse sul retro per aggiungere il composto alla pozione a cui stava lavorando da tre giorni: Lily non aveva ancora capito di cosa si trattasse dato che le era assolutamente proibito avvicinarsi al laboratorio.
Il suo compito continuava ad essere quello di bibliotecaria a tempo perso, ma la ragazza aveva smesso di lamentarsi, perché l’atmosfera che respirava in quel negozio, e la sensazione che Snape le dava, era qualcosa che aveva dimenticato da molto tempo e che la riportava al periodo in cui era felice con la sua famiglia.
Il “Potion Master”, dopo nemmeno cinque giorni, era diventato “casa”.

 

(1) Ok, l’elenco di pozioni è in inglese, perché l’inglese è più figo... Nono, lo so che siamo in Italia eccetera, ma se preferisco “Dumbledore” a “Silente”, “Snape” a “Piton”, mi pare ovvio che preferisca “Euphoria” al decisamente più piatto “Elisir dell’Euforia”. XD

 

Note finali:
Vi avverto sin da ora, anche se mi sembra superfluo. La storia è una Repayment, ovvero si sviluppa attorno alla coppia Lily Luna/Severus.
Se siete schifati dal Pairing evitate di leggere e festa! Così nessuno si farà male...
Se invece adorate la coppia, non sapete vivere senza Crack e compagnia vi consiglio di visitare la pagina Facebook appositamente creata da me, che co-gestisco assieme a Dira Real (<3). Cliccate qui:
Repayment Ita.
Rimanendo un attimo concentrata sulla fic: lo ripeto qui, praticamente è uscita fuori un'Originale, e nonostante all'inizio dovesse essere lunga un paio di paginette, i personaggi hanno deciso di prendermi non solo la mano, non solo il braccio ma anche entrambe le gambe e sono usciti fuori sette capitoli di (più o meno) dieci pagine l'uno. E' una follia, lo so.
In ogni caso i capitoli sono già scritti, quindi l'aggiornamento è settimanale, a meno che io e la mia adorata Beta non ci troviamo nei casini e siamo costrette a slittare di qualche giorno...
Per adesso vi saluto! A giovedì prossimo! <3

 

 

  
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