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Autore: Princess Kurenai    18/11/2011    4 recensioni
Shiro Fujimoto non aveva mai amato particolarmente i bambini. Non trovava pregi nella loro chiassosa presenza, perché erano solo in grado di frignare in continuazione anche per delle stupidate, puzzavano - particolarmente i neonati - e richiedevano non solo troppe attenzioni, ma anche dei legami che lui non era interessato a possedere. Inoltre, ad essere sinceri, di bambino gli bastava Mephisto che, a parte i giochi e i dolci che tanto amava, era abbastanza autosufficiente, puzzava solo di Lecca Lecca e non piangeva.
[Shiro Fujimoto, Mephisto Pheles, Shura Kirigakure, Arthur Auguste Angel]
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Arthur Auguste Angel, Mephisto Pheles, Shiro Fujimoto, Shura Kirigakure
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Holding together by the shards of our past
Titolo del Capitolo: Tutto inizia con un errore
Fandom: Ao no Exorcist
Personaggi: Shiro Fujimoto, Mephisto Pheles, Shura Kirigakure
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai, What if? (E se…)
Conteggio Parole: 1714 (FiumiDiParole)
Note: 1. Il titolo della fanfiction proviene dalla canzone “The Other Side” degli evanescenze. Significa, per chi non masticasse bene l’inglese, “Siamo tenuti insieme dai frammenti del nostro passato
2. I personaggi potrebbero apparire OOC in quanto diversi da quelli che siamo abituati a vedere nel manga e nell’anime. La storia infatti inizia due anni prima della nascita di Rin e Yukio, ovvero quando Shura diventa un’allieva di Shiro.
3. Dedicata al mio Shiro, l’amore della mia vita >ç

{ Holding together by the shards of our past ~
- 1. Tutto inizia con un errore -




Shiro Fujimoto non aveva mai amato particolarmente i bambini. Non trovava pregi nella loro chiassosa presenza, perché erano solo in grado di frignare in continuazione anche per delle stupidate, puzzavano - particolarmente i neonati - e richiedevano non solo troppe attenzioni, ma anche dei legami che lui non era interessato a possedere. Inoltre, ad essere sinceri, di bambino gli bastava Mephisto che, a parte i giochi e i dolci che tanto amava, era abbastanza autosufficiente, puzzava solo di Lecca Lecca e non piangeva.
Per quel motivo non riusciva ancora a capire il perché si fosse portato dietro quella marmocchietta sporca e dall'aspetto tutt'altro che umano. Non a caso la missione alla quale aveva preso parte parlava di un demone e non di una bambinetta senza educazione cresciuta tra i serpenti.
Era davvero strano, perché a lui i mocciosi non piacevano eppure le aveva teso la mano e l’aveva portata via con sé. Forse aveva provato pena per lei, forse era stata la tenacia con la quale la bambina aveva cercato di sconfiggerlo o forse lui era letteralmente impazzito. L'unica cosa certa era che per quanto si stesse sforzando di trovare una risposta logica, neanche le straordinarie capacità della mocciosetta - che l'avrebbero indubbiamente resa un'utile alleata per l'Ordine di True Cross - riuscivano a fargli mettere il cuore in pace su quell’inusuale scelta. Ma, soprattutto, non riusciva neanche a far sparire la sua vera preoccupazione: l'attaccamento che la mocciosa stava provando nei suoi confronti.
Sicuramente non aveva visto molti esseri umani vivendo tra i serpenti, ma non era una buona scusa per stringere le manine sul suo abito e seguirlo come se fosse la sua ombra.
Non era una cosa... normale. Shiro era proprio l'ultima persona in grado di prendersi cura di qualche bambino o, almeno, di ispirargli abbastanza fiducia da spingerlo a seguirlo.
Il che era anche un bene secondo la sua ottica, ma quel mostriciattolo sembrava completamente uscire fuori dagli schemi.
Ovviamente era inutile dire che, se lui trovava quella situazione odiosa, Mephisto al contrario l'aveva trovata particolarmente divertente e, ghignando compiaciuto, aveva deciso - senza interpellarlo minimamente - che si sarebbe dovuto prendere cura della marmocchia, trasformandolo nel suo tutore.
Ma se per il demone quella era una cosa spassosa, per Shiro non lo era affatto - aveva però trovato impossibile non ridere, reputando la bambina quasi simpatica, quando questa aveva fatto una poco elegante linguaccia a Mephisto mentre uscivano dall'ufficio.
In ogni caso, demoni vestiti da clown a parte, il suo problema principale rimaneva il decidere che fare di quel mostriciattolo. Abbassò lo sguardo sulla bambina che, camminando accanto a lui, si guardava attorno stringendo la manina sul suo abito. La studiò con attenzione, concludendo poi che per prima cosa le avrebbe fatto fare un bagno, le avrebbe dato un nuovo vestito - quello che indossava, più che abito, l'avrebbe definito uno straccio - e l'avrebbe pettinata, sperando di renderla un pochino più umana dato il suo aspetto selvaggio.
" Ehi!", la chiamò, attirando su di sé i grandi occhi color ametista della bambina. " Ora ti lascio in camera mia. Devo sbrigare una commissione. Tu resta lì e non fare danni.", disse duro facendo nascere nel volto della più piccola un'espressione contrariata.
Sembrava sul punto di disubbidire al suo ordine e la sola idea fece irritare non poco Shiro: quello era un altro dei motivi per cui odiava i bambini.
" Farai come ho detto. Punto.", ribatté prima che la mocciosetta potesse pronunciare quella parolina di due lettere che iniziava per 'N' e finiva per 'O'.
La mano della bambina si strinse più forte sul suo abito e, lanciandogli un'occhiataccia di sfida, gli fece quasi capire che nonostante il suo ordine avrebbe fatto di testa sua... ma Shiro non si sarebbe mai fatto sconfiggere da una mocciosetta.
Aprì quindi la porta della sua stanza, entrandovi con la bambina ancora attaccata all'abito. La squadrò in attesa, sperando che decidesse di staccarsi da sola, ma questa sembrava intenzionata a non abbandonare la sua postazione - lanciando però delle occhiate per tutta la camera con malcelata curiosità, tipica dei bambini.
" Allora? Hai intenzione di staccarti sì o no?", domandò, storcendo poi il naso alla pronta risposta della marmocchietta che, puntando ancora i suoi occhi su di lui, scosse la testa.
Shiro si grattò la nuca, cercando di calmarsi - era inutile prendersela con una mocciosa cresciuta come una selvaggia - e di trovare una soluzione. Non era assolutamente semplice e... e aveva una fottuta voglia di fumare.
Infilò la mano nella tasca e, dopo aver recuperato una sigaretta e l'accendino, se la infilò in bocca cercando in quel modo di rilassarsi. Non ebbe l'effetto sperato e abbassò ancora lo sguardo sulla bambina che lo studiava con interesse.
" Non ci siamo capiti.", esordì, slacciandosi la cintura ed iniziando ad aprire la lunga giacca bottone dopo bottone. " Io ora esco. Tu resti qui e fai la brava.", concluse, lasciando cadere sulla testa della mocciosa il suo abito.
Questa si mosse confusa, cercando di liberarsi dalla giacca e solo quando sentì la porta della stanza richiudersi capì di essere rimasta di nuovo sola.
Shiro ghignò palesemente soddisfatto dalla sua geniale trovata, sussultando quando sentì la bambina dare dei forti colpi alla porta cercando poi di aprirla. Fu però questione di qualche minuto e alla fine tutto tornò a tacere, la ragazzina sembrava essersi arresa e quella per Shiro era un'importante vittoria.
Sempre più compiaciuto da sé, si infilò le mani in tasca e ripercorse la strada verso l'ufficio di Mephisto. Quando era con la bambina non poteva di certo dare spettacolo, ma in quel momento poteva insultarlo quanto desiderava e, soprattutto, obbligarlo a dargli una mano. Solitamente era proprio il demone a piacere ai bambini - forse era per tutti quei dolci che distribuiva a destra e a manca - quindi, agli occhi di Shiro, era la persona adatta per aiutarlo.
Una volta davanti all'ufficio si fece pochi scrupoli ad aprire la porta con un calcio, scoprendo - senza però stupirsi troppo - Mephisto intento a prepararsi del ramen istantaneo. Era assurda la passione del demone per il Giappone e tutto quello che lo riguardava.
" Quanto tempo, Shiro~", cinguettò allegramente Mephisto, rivolgendogli un ampio sorriso.
" Cosa ti è saltato in mente maledetto?!", lo attaccò subito l'esorcista, mettendo a nudo l'accesa necessità che aveva di sfogarsi.
" Di fare cosa?"
" Affidarmi quella mocciosa, e smettila di fare il finto tonto! Non ti si addice."
" Preferisco essere io a decidere cosa mi si addice e cosa no.", il basso ringhiò che però gli rivolse Shiro lo spinse a continuare e, sopratutto, a rispondere alla domanda. " Hai portato tu quella bambina con te. Devi prenderti le tue responsabilità."
" Sai benissimo che non mi piacciono i mocciosi!"
" E allora perché l'hai presa?"
Shiro, in tutta sincerità, sperava di non dover mai incappare in quella domanda, perché non riusciva ancora a capire il perché avesse fatto una cosa tanto inconsueta.
" Potevi lasciarla lì.", aggiunse il demone, piegando le labbra in un sorriso malizioso.
" Non potevo...", rispose sbuffando Shiro, ritrovando stranamente la calma. Spesso era impossibile discutere con Mephisto, riusciva sempre - in un modo o nell'altro - a cambiare discorso o a trovare una via d'uscita in grado di mettere in difficoltà l'esorcista.
" Non dirmi che proprio tu ti sei lasciato intenerire da una bambina~"
Ma ancor più spesso il demone riusciva a fare anche l'esatto contrario e quella frase riaccese l'irritazione di Shiro.
" Certo che no! Potrebbe diventare un'esorcista, ci sarà utile.", dichiarò sbattendo i pugni sulla scrivania dell'altro che - previdente - allontanò il suo ramen per evitare che si rovesciasse.
" Se lo dici tu~"
" So quel che dico e tu...", ghignò, indicandolo con un'espressione maligna. " Tu mi aiuterai. Ho bisogno dei vestiti per quella marmocchia. Se deve stare con me non voglio che sia vestita di stracci."
Il demone, per nulla impensierito, sbadigliò per poi schioccare le dita e far apparire delle buste.
" Detto fatto. Avevo già provveduto.", rispose tranquillamente.
" Maledetto...", borbottò Shiro.
" Oh, hai detto qualcosa?"
" Che sei un fottuto bastardo.", ghignò, spegnendo la sigaretta sulla scrivania di Mephisto.
" A me sembrava iniziasse con la 'M', come 'meraviglioso'.", ridacchiò il demone poco prima di venir preso per il colletto del suo abito e di sentire le labbra di Shiro scontrarsi violentemente contro le sue in un bacio.
Mugugnò compiaciuto, assecondando la lingua che si era fatta strada nella sua bocca, lasciandosi poi andare a quel sapore così familiare e stranamente rassicurante.
Conosceva Shiro da anni ormai e adorava letteralmente l'effetto che aveva su di lui. Non era un tipo impaziente o facilmente irritabile, in realtà era spesso calmo e abbastanza razionale. Amava ridere ed era solito elaborare a suo modo tutto quello che lo circondava, che fosse una missione o meno.
Era solo Mephisto a renderlo... diverso e imprevedibile. Tutto a causa di quel legame che si era instaurato ed evoluto nel corso degli anni.
Shiro non aveva mai fatto mistero del fatto che l'avesse odiato sin dal momento in cui i loro occhi si erano incontrati per la prima volta. Era bastato un sorrisetto, malizioso e divertito, per convincerlo che mai e poi mai sarebbe riuscito a sopportare le stranezze ed i luminosi colori di Mephisto Pheles.
Era solo uno studente ai tempi e prendeva tutto fin troppo seriamente, per quel motivo non gli piacevano i tipi come lui. Inoltre il loro primo vero dialogo non era stato dei migliori. Sembrava quasi che il demone - era sempre stata abbastanza chiara la sua natura - godesse nel rendersi ridicolo ai suoi occhi sopratutto quando gli aveva detto che un giorno non avrebbe potuto fare a meno della sua presenza nella sua vita, aggiungendo poi che, quando si sarebbe accorto di quel fatto, la sua anima gli sarebbe appartenuta.
Sembrava una scommessa senza troppo valore ma Shiro - nonostante fosse certo che non sarebbe mai riuscito a sopportare Mephisto - non era stupido e in tutta risposta aveva riso sarcastico, ricordandogli che non avrebbe mai messo in palio la sua anima in quel modo.
Solo con il passare degli anni si rese conto di aver fatto la scelta giusta con quella sua risposta perché, quella convinzione, era diventata il suo errore.
Non era più un ragazzino, era ormai diventato un uomo in grado di comprendere i suoi errori e, suo malgrado, di anche accettarli... per quel motivo alla fine si era ritrovato ad ammettere che Mephisto era diventato per davvero indispensabile per lui.




   
 
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