Libri > Eragon
Segui la storia  |      
Autore: x13072011x    18/11/2011    3 recensioni
Ho letto Inheritance e non mi è piaciuto come Paolini ha fatto finire il libro.
Così ho pensato di modificare un po' il fnale iniziando dall'aggiungere un altro personaggio, un'elfa, che è con Eragon da tutto il suo cammino ma nonostante tutto non ha cambiato il corso degli eventi.
Spero passiate a leggere la mia storia e forse anche a lasciare un commento. :)
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arya, Brom, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio | Coppie: Eragon/Arya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Primo capitolo
 





Alzo lo sguardo verso il cancello sud di Dras-Leona.
Castigo sembra addormentato, ma conosco abbastanza bene i draghi da sapere che tiene un occhio aperto puntato sul nostro accampamento, pronto a cogliere il minimo movimento di un soldato verso le mura.
E all’improvviso mi sento impotente, impotente perché non posso fare nulla per questa guerra. Sono un’un elfa impotente. Tutti mi tengono in considerazione perché so usare la magia e sanno che potrei staccare loro la testa con una semplice parola nell’Antica Lingua. A volte questo è vantaggioso, ma in questo momento lo odio troppo.
« Elfa Lea, » annuncia un ragazzo ben strutturato con i capelli dorati, « il Consiglio vuole vederla ».
Lo ringrazio con giusto due parole prima di avviarmi correndo alla tenda di Nasuada. Se il Consiglio mi convoca è meglio arrivare presto, prima che mi frustino per “mancata velocità nell’arrivare alla tenda rossa” e, sinceramente, non ho la minima voglia di avere una ventina di cicatrici sulla schiena.
In un paio di minuti arrivo alla tenda e le guardie mi fanno entrare, probabilmente sapevano della mia convocazione.
« Ah, eccoti finalmente Lea » mi saluta Nasuada sorridendomi, mi fa cenno di avvicinarmi al tavolo dove sono disposte una dozzina di carte, « Ti avevo mandato a chiamare dieci minuti fa ».
« Probabilmente Neth si sarà perso ».
Lei fa una risata sommessa, mentre Eragon borbotta qualcosa che somiglia molto a un “probabile, sì”.
Mi chiedo dove sia Saphira, di solito a sempre il muso dentro la tenda per ascoltare quello che hanno da dire i nobili.
Appena formulo questo pensiero la testa di Saphira entra nella tenda, puzza pesantemente di idromele, mi chiedo quanto ne abbia bevuto.
« Bene, ora che ci siamo tutti vi mostro il piano » Nasuada stende una prima pergamena su tutto il tavolo, disegnata c’è la cartina di Dras-Leona. « Lea, tu attirerai Murtagh fuori dalle cinte murarie verso ovest,
circa qua » dice indicando un punto lontano dove so non esserci vegetazione ma solo una collina.

« E, di grazia, come? » chiedo sentendo qualcosa ribollire nel profondo e cercando di mantenere la calma.
« Gli parlerai, in fondo avete molto da dirvi voi due »
« Non ci penso nemmeno! » sbotto lasciando in disparte la calma e l’eleganza degli elfi. « Non attirerò Murtagh e la sua lucertola dalla lingua di fuoco fuori dalle mura! »
Se potesse Saphira mi mangerebbe viva, ma per fortuna si limita a sbuffare un po’ di fumo e lanciarmi occhiate di fuoco, mentre è Arya a riprendermi: « E’ male insultare i draghi, ricordalo Lea figlia di Arth »
Sento il sangue arrivare alle guancie, e di certo non per l’imbarazzo.
« Non potete approfittare del fatto… » inizio cercando di mantenere un tono di voce calmo.
« In guerra, tutto è lecito » mi interrompe Nasuada guardandomi con quei soliti occhi impenetrabili e che, probabilmente, non riuscirò mai a capire.
« Sì, ma qui ci rimetto io! » ribatto sentendomi un po’ egoista.
La parte razionale di me mi dice che è la cosa migliore da fare, perché rendendo infelice me, renderò felice altri mille Varden, ma la parte irrazionale di me ha la prevalenza e mi rende molto egoista, in queste
circostanze.

« Lea ragiona » interviene Eragon.
Per quanto odio i suoi commenti da sono-il-Cavaliere-dei-Daghi-buono è uno dei miei più cari amici e perciò lo ascolto, pur sapendo già quel che mi dirà.
« Una volta mi dissero: impara a vedere quello che guardi » continua trafiggendomi con i suoi occhi troppo simili a quelli di Brom, che mi viene un attacco di nostalgia. « Prova te, esci un attimo da questa tenda e osserva Castigo. Credi davvero che tornerà? »
Sento le lacrime salire agli occhi e ho una voglia di scoppiare a piangere pari solo a quando è morta mia madre. Come sempre Eragon mi ha messo di fronte alla verità e io non voglio accettarla, voglio solo scappare e rifugiarmi nelle mie speranze, credendo fermamente che prima o poi lui tornerà.
Ma so che lui non tornerà, almeno non per me.
«  Così sia » accetto cercando di fermare la conversazione il prima possibile. « Ma dopo questo non credo che tornerò »
 
Tutti i presenti mi guardano stupiti. Arya è la prima a prendere il controllo.
« Hai promesso alla nostra regina la fedeltà ai Varden, non puoi andare »
« Non ho detto che mi unirò a Galbatorix, questo mai » spiego guardando dritto negli occhi neri di Arya. « Ho solo detto che non tornerò, ma se ci sarà bisogno del mio aiuto non vi lascerò morire sotto i miei occhi senza fare nulla, su questo potete stare certi ».
Nasuada si gira e si avvia verso una seconda scrivania, dove tiene due piccoli bauli. Quando torna verso di me stringe nella mano un anello con incise due lettere nella lingua degli umani, l’ho già visto da qualche parte, un vago ricordo.
« Visto che questa potrebbe essere l’ultima volta che ti vedo, visto che il piano verrà effettuato domani all’alba, mi sembra giusto consegnarti questo » commenta Nasuada porgendomi l’anello. Riesco a decifrare
le due lettere: LA.

« Era di tua madre, quando è morta a Tronjheim. Mi ha detto di consegnartela quando ti avrei visto. Ma visti i tempi credevo fosse meglio tenerlo al sicuro che esporlo alla guerra contro Galbatorix »
Quando tocco l’anello un leggero formicolio mi percorre la schiena, non ci faccio caso e lo infilo all’anulare. Ora mi sento completa.
« Quindi Murtagh dovrà essere fuori dalle mura appena il sole sorgerà? » chiedo alzando gli occhi sulla regina dei Varden.
Lei annuisce piano e io le sorrido tranquilla, sento la rabbia sparire e le guance prendere il solito pallido rosa.
« Così sia » ripeto. « Contatterò la mente di Arya quando ciò avverrà, e poi addio ».
« Non puoi partire ora » mi dice Eragon. Noto solo in quel momento che è rimasto zitto da quando ho dato quell’annuncio. « Non puoi, non dopo tutto quello che abbiamo fatto! »
Mi perdo qualche secondo nei ricordi, in un vortice di immagini.
Brom che sorride e mi abbraccia con forza dopo anni che non mi rivede, Eragon che uccide Durza, Saphira sputare la prima volta fuoco e persino quando Arya era distesa a Gil’ead avvelenata dallo spettro.
Annuisco.
« Hai ragione, Eragon » ammetto alzando lo sguardo nei suoi occhi con una forza di decisione che non ho mai avuto con lui. « Ma sono stanca di dover entrare in ogni vostro singolo piano solo perché sono l’unica
che viene ascoltata da Murtagh »

Eragon ha gli occhi velati di lacrime, cerco di non guardarlo per non mettermi a piangere proprio ora che mi è passata la voglia.
« Ah, Nasuada io non so se è bene fidarsi di quest’elfa! » commenta acido Orrin guardandomi con l’aria da superiore. « Secondo me domani Murtagh sarà con la spada sguainata dietro ai cancelli principali ».
Non trattengo l’istinto di mettere la punta della spada sulla gola di re Orrin, e oltre a ciò lo minaccio.
« Prova a ripetere che non sono una persona degna di fiducia e giuro che la spada non si fermerà qui ».
Gli occhi di Orrin sono sbarrati dalla paura, così capisco che lui non mi farà e dirà nulla da questo momento in poi.
Abbassata la spalla mi volto ed esco dalla tenda, non mi va di ascoltare il resto del piano. La parte che mi hanno dato è già pesante di suo.
« Lea » mi salutano i dodici elfi della guardia di Eragon e Saphira. Rispondendo con un cenno del capo mi dirigo alla mia tenda dove prendo tutto il necessario: la spada, l’anello dove conservo l’energia per la magia e un altro vestito. Li racchiudo in una borsa ed esco dirigendomi verso la parte ovest dell’accampamento, dove mi fermo ad aspettare.
Vedo già la luna alta nel cielo e una leggera oscurità cala subito su Alagaesia rendendo scura ogni cosa e le ombra più paurose.
Osservo per qualche ora le stelle, ma dopo preferisco calare nel mio sonno vigile con un solo pensiero in testa.
Domani ti rivedo, Murtagh.


 

Sono già in postazione fuori dall’accampamento a ovest quando sorge il sole.
Sento subito la mente di Eragon toccarmi o per darmi il buongiorno o per darmi il via.
Tuttavia inizio a muovere qualche passo verso Dras-Leona, sperando che Castigo mi veda il prima possibile.
Non faccio nemmeno caso al ciuffo cremisi che mi cade davanti agli occhi, troppo impegnata a concentrarmi sul ruggito di Castigo.
Mi ha vista.
Quando lo vedo spiccare il volo tra le mura della città ho una certa voglia di vederlo da vicino, le squame simili al colore dei miei capelli e gli occhi versi come i miei. Nonostante tutto però quando lo vedo riemergere con il Cavaliere in groppa e dirigersi verso di me, ho paura.
Cosa gli dico?
Cosa faccio?
Come mi comporto?
Prima che possa dare una risposta alle mie domande Castigo e Murtagh sono atterrati proprio davanti ai miei occhi. E solo ora posso ammirare la vera bellezza del drago.
Alla luce del sole le squame non sembrano nemmeno vere, riflettono i raggi del sole accecando chiunque le guardi. Le ali sono più chiare, come se costrette a usarle sempre si fossero scolorite come quando usi troppo una maglietta. Nonostante questo piccolo particolare la sua maestosità e la sua eleganza sono ineguagliabili, nemmeno la vanitosa Saphira potrebbe competere.
Poi alzo lo sguardo verso il Cavaliere.
Murtagh è lì, che mi guarda con i suoi occhi neri simili a vuote gallerie infinite. I capelli che si agitano al leggere tocco del vento. Vedere quella familiare particolarità dei capelli di Murtagh mi fa venire un secondo attacco di nostalgia nel giro di dodici ore, vorrei poter tornare indietro nel tempo e cambiare quel giorno in qui rapirono Murtagh da Tronjheim.
« Murtagh, Castigo » dico senza una particolare sfumatura di malinconia nella voce. E in questo momento ringrazio il creatore di Alagaesia per avermi fatto nascere tra gli elfi.
« Lea » risponde Murtagh.
Su di noi cala un silenzio freddo e distaccato, quasi tangibile. Poi, senza dire nulla, Murtagh scende da Castigo e il drago vola verso la Grande Dorsale, probabilmente a caccia.
Ringrazio una seconda volta il creatore di Alagaesia per non averlo fatto tornare indietro a Dras-Leona, se no il piano sarebbe andato in fumo e Orrin avrebbe avuto, per metà, ragione.
« Avevi intenzione di attaccare da sola o no? Perché se la risposta è si sarei costretto ad ucciderti » rompe il silenzio.
« Ne saresti capace? » rispondo senza togliere lo sguardo dai suoi occhi e alzando leggermente un sopracciglio.
Lui sembra combattere una lotta interiore prima di decidersi a rispondermi. « Sarei costretto » si limita a mormorare.
E senza nessun preavviso capisco che è cambiato, di quanto sia diventato più schiavo di se stesso. E sento una parte di ammirazione sparire mentre una parte di compassione prende il suo posto.
« Che fine hai fatto? » chiedo.
Lui mi guarda perso, poi scuote leggermente la testa abbassando gli occhi verso la terra gialla che calpestiamo. Mi passo una mano tra i lunghi capelli aspettando la sua risposta.
« Che fine ha fatto il guerriero ribelle che voleva che il suo nome venisse ricordato per le sue azioni e non quelle del padre? Che fine ha fatto il ragazzo che non era schiavo di nessuno? Che fine ha fatto il ragazzo che ha protetto me, Eragon e Brom? » continuo vedendo che la risposta non arriva.
« Non ho potuto fare altro! » mormora lui realmente dispiaciuto, perdendo il controllo dei sentimenti e facendo cadere una, due, tre lacrime. « Lui mi ha costretto a giurargli fedeltà, non potevo combattere contro di lui! »
« Smettila di dire queste fesserie, il ragazzo che ho conosciuto io avrebbe preferito morire »
« Il ragazzo che hai conosciuto tu non esiste più! »
« Vuoi dire che quello che mi hai detto nel Farthen Dur non significa niente per te, ormai? » chiedo sperando che la risposta non sia quella che immagino.
« No! » risponde subito. « Cioè sì! Cioè vale ancora! »
Rido.
Rido perché è l’unica cosa che mi rimane da fare.
Rido perché mi dissero che è sempre meglio ridere che piangere.
Rido perché è sempre la cosa giusta da fare.
Rido perché la risata si può sempre guarire.
Rido perché ti dimentichi di una persona per cui ridi, ma non una per cui piangi.
E in questo momento l’unica cosa che voglio fare è dimenticare Murtagh.
« Sei più buffo di quanto ricordassi, Cavaliere dei Draghi » gli dico continuando a ridere.
« Era anche per questo che ti innamorasti di me, non è vero? » mi chiede sapendo di avere toccato un tasto doloroso, almeno per me.
Smetto subito di ridere, qualcosa dal profondo mi diceva che la conversazione avrebbe toccato questo tasto. Ma come al solito non l’ho ascoltato.
« Anche per questo » rispondo sottolineando la prima parola. « Ma se ti vedessi ora per la prima volta non so se mi innamorerei ancora di te ».
Murtagh sorride, non capisco se è un vero sorriso o è un sorriso tirato. Diversamente da prima nasconde bene le sue emozioni, ora.
« Come faresti ad innamorarti di un cattivo come me? »
« Dovresti conoscermi abbastanza bene da sapere che ne sarei capace » rispondo. « Anche all’epoca non eri tutta questa bontà, Cavaliere dei Draghi ».
Non eri proprio buono nemmeno tempo fa.
Lui mi guarda con uno scintillio divertito negli occhi.
« No, hai ragione » commenta. « Comunque spero di tornare quello di prima, ma non dipende da me ».
Io lo guardo senza capire, se non dipenda da lui da chi dovrebbe dipendere? Ognuno è padrone di se stesso.
« E da chi? »
« Eragon »
Sorrido. A quanto pare Eragon ha sulle spalle pure la vita di un cattivo oltre che a quella dei Varden.
« Allora spero che Eragon si sbrighi a uccidere Galbatorix » commento guardando profondamente Murtagh. « Mi manca il vecchio Murtagh ».
Un battito d’ali mi fa girare.
Il drago cremisi sta tornando e proprio mi giro abbassa quota per atterrare accanto al suo Cavaliere.
« Lea » mi saluta Murtagh.
« Murtagh »
E come è arrivato Murtagh se ne torna tra le mura.
E ora mi accorgo che non mi interessa se il piano ha funzionato, io ho parlato con la persona che amo e credo di aver capito più di quanto lui abbia detto.
E questo mi basta.
 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: x13072011x