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Autore: Silverheart    18/11/2011    0 recensioni
Crisso è stato nominato da poco Campione di Capua, e nell'arena lo attende un combattimento contro ben tre uomini. Riuscirà il Gallo a mantenere alte le attese della folla e a confermarsi mattatore dell'evento? Oppure perderà miseramente il favore del pubblico o, peggio ancora, la sua stessa vita?
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Crisso riaprì gli occhi si ritrovò disteso sulla sabbia dorata dell’arena. Aveva preso una bella botta da quel colpo in testa che l’aveva quasi tramortito, facendolo cadere rovinosamente a terra. Fortuna che stava indossando un elmo di ferro per proteggersi il capo, altrimenti chissà se sarebbe stato ancora vivo.
L’uomo non poteva certo rimanersene lì al suolo, inerme, a guardare i tre gladiatori farsi sempre più vicini a lui, perciò, seppur dolorante, il campione di Capua si rimise in piedi, giusto in tempo per schivare l’ascia bipenne sventolata da uno dei suoi avversari.
Il Gallo fece qualche passo indietro, stringendo saldamente la presa all’impugnatura della propria spada, mentre gli uomini gettati in quell’anfiteatro infernale avanzavano costantemente verso di lui. Il moro fissò attentamente i suoi avversari, squadrandoli da cima a fondo. Tutti e tre stavano indossando delle protezioni di metallo, barde ed elmi. Due di loro possedevano uno scudo ed un’arma da taglio a testa, l’altro stringeva nelle mani una rete con la quale poteva far inciampare o, addirittura, intrappolare gli altri gladiatori.
Intento a studiare le loro mosse, Crisso s’interrogava sul da farsi. Non era mai stato un grande stratega o un profondo pensatore, tuttavia, in quel momento egli capì che non sarebbe stato facile uscire vivo da quel combattimento. La sua testa cominciava a ragionare, i suoi piedi lo stavano facendo indietreggiare sempre di più. La folla stava iniziando a spazientirsi, il giovane guerriero che poco tempo prima aveva incoronato campione di Capua ora non andava più molto a genio. Ci fu qualche urlo al fine di spronarlo, ma ci furono anche molti fischi e boati.
Perché egli stava scappando? Aveva forse timore dei suoi nemici? Non s’era mai visto un campione indietreggiare di fronte a tre omuncoli usciti da chissà dove e sconosciuti ai più. Uno dei gladiatori, seccato anch’egli da quell’atteggiamento, si lanciò all’assalto del Gallo. L’uomo gli sferrò un poderoso calcio, che Crisso riuscì a parare con il proprio scudo, quindi tentò di colpirlo con il gladio che gli avevano fornito prima del combattimento. Questa volta il colpo andò a segno e il moro fu ferito al braccio destro. Visto il successo del compagno, anche gli altri due guerrieri si fecero sotto e circondarono l’uomo. Il guerriero con l’ascia provò a colpirlo, ma egli fu abile a schivarlo balzando all’indietro.
Nonostante il combattimento fosse ricominciato, la folla continuava ad inveire contro i combattenti. Contro Crisso, perché sembrava tutto fuorché un campione, contro i suoi avversari, poiché non parevano essere in grado di poterlo sconfiggere. La gente di Roma era stata abituata a ben altre sfide. Il vociare del pubblico turbava i pensieri del Gallo, intimorito quasi più dal fatto che stava perdendo il favore della folla piuttosto che dal fatto che i suoi nemici sembravano determinati ad ucciderlo.
All’improvviso, uno dei gladiatori fece schioccare la rete contro i piedi del moro, a mo’ di frusta. Gli arti dell’uomo rimasero impigliati in essa, e lui perse l’equilibrio. Il guerriero con la spada cercò di approfittarsene menandogli contro un fendente, ma i riflessi di Crisso lo portarono a compiere un’azione incredibile. Infatti, nonostante stesse cadendo per via della rete, il guerriero riuscì a frapporre, all’ultimo secondo, il proprio scudo fra il suo corpo e l’arma avversaria. Tuttavia, cadde nuovamente a terra e i tre gli si avvicinarono ancora di più.
Ormai egli era stanco, ferito, intrappolato; presto avrebbe ricevuto il colpo di grazia. Tutto il pubblico ebbe un sussulto: che il regno di Crisso fosse già giunto alla fine? No, impossibile, non s’era mai visto un gladiatore perdere il titolo di campione una sola settimana dopo averlo conquistato. Il giovane uomo dal fisico marmoreo, bello come un dio, vide la breve vita che aveva vissuto fino a quel momento scorrergli davanti. Aveva ancora tanto da fare, così tanto da compiere che non poteva permettersi di morire. La sua sete di gloria l’aveva condotto fin lì, eppure lui s’era già adagiato sul trono del campione, non aveva ancora compreso che la cosa più difficile per uno del suo calibro fosse confermarsi battaglia dopo battaglia, scontro dopo scontro, fino all’ultimo sangue. Tuttavia, vedendo l’immagine sbiadita del proprio volto riflessa nella fredda lama che gli si faceva sempre più vicina, egli capì. In quel preciso momento Crisso, il Gallo, smise definitivamente d’esistere e, al suo posto, nacque Crisso, il Campione. Il Gallo non aveva combattuto invano, egli s’era battuto per trasformarsi in un guerriero completo. Tutti i suoi sacrifici ebbero finalmente un senso.
Con la consapevolezza della propria forza e del titolo che aveva il dovere di difendere in quella sfida, il moro si rialzò con uno scatto, squarciando la rete che avvolgeva i suoi piedi, quindi parò con lo scudo il colpo di spada avversario. I tre gladiatori non credettero ai propri occhi. L’uomo che s’apprestava ad ucciderli era davvero lo stesso che fino a qualche secondo prima temeva per la propria vita? La risposta fu evidente a tutti: no.
Preso da un’incontrollabile frenesia, il campione corse verso l’uomo armato di spada e, dopo aver evitato il gladio nemico con una capriola che gli permise di giungere alle spalle dell’avversario, lo trapassò con la propria arma. Meno uno, sembrarono dire i suoi occhi rabbiosi ed assetati di sangue.
I due ancora in piedi si scambiarono uno sguardo spaventato, chiedendosi che cosa avrebbero potuto fare, ma la furia di Crisso non diede loro il tempo di reagire. Con un colpo di scudo, il Gallo fece perdere l’equilibrio al gladiatore armato di ascia, dunque, una volta che egli fu a terra, lo uccise piantandogli la lama nel cranio.
Spaventato da quell’improvviso cambio di fronte, l’ultimo rimasto alzò le due dita in segno di resa, tentando così di uscirne vivo. Purtroppo per lui, la folla che era tornata a gioire delle uccisioni portate a segno dal campione di Capua cominciò a fischiargli contro. Crisso abbandonò a terra lo scudo e gli si fece vicino, camminando lentamente. Giunto ad un passo da lui, il Gallo gli mise una mano sul collo, facendogli chinare forzatamente il capo. Dopo aver alzato lo sguardo verso la balconata dove il suo padrone stava assistendo allo spettacolo e dopo aver visto il pollice verso che esso stava mostrando, il gladiatore infilzò la propria spada nella carne dello sconfitto, uccidendolo. La folla aveva deciso che per lui non ci sarebbe stata alcuna salvezza. E lo stesso pubblico che poco prima inveiva contro il nome del campione, in quel momento cominciò ad incitarlo, gridando a gran voce.
Crisso gettò la spada ed alzò entrambe le braccia al cielo, chiudendo gli occhi e accogliendo le urla della gente come premio per la faticosa vittoria. Crogiolandosi nelle grida, ripensò a ciò che aveva imparato. Finalmente aveva compreso che non era diventato un gladiatore perché fatto schiavo dai romani, ma perché era stato lui stesso a volerlo. Era stato lui a scegliere di diventare un guerriero. Da quel momento in poi l’arena sarebbe diventata il palcoscenico nel quale esibirsi in massacri e scontri violenti, il suo spirito bellicoso l’avrebbe condotto a numerose vittorie, il suo nome sarebbe entrato di diritto nella leggenda, per lui ci sarebbero stati solo onori e gloria. La folla l’avrebbe adorato per l’eternità e avrebbe continuato a cantare il suo nome e a lodarlo. Perché lui era Crisso, il campione di Capua, e avrebbe mantenuto tale titolo per sempre.
  
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