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Autore: Silverheart    18/11/2011    0 recensioni
Credendo che Barca sia un traditore, Batiato lo fa convocare sfruttando il fatto che sa che l'uomo desidera essere liberato. Il gladiatore, pensando di poter comprare la propria libertà, giunge al cospetto del suo padrone, ignaro che quello gli abbia teso una trappola. Batiato non sente ragioni e non crede alle parole di Barca, nonostante egli affermi di non averlo mai tradito. Quando tenta di fuggire, il guerriero viene attaccato dalle guardie del lanista.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suo padrone lo guarda con gli occhi di chi osserva un traditore, un bugiardo. Le pupille colme d’ira e di odio assistono alla strenua resistenza di colui che un tempo credeva fosse un suo fidato sottoposto.
 
La sua carne è dilaniata dalle spade romane, da sempre nemiche della sua razza, il suo corpo prestante e muscoloso è trafitto dal freddo ed insensibile metallo delle armi delle guardie, che gli rammentano che il suo sogno di speranza e di libertà è ormai vano, svanito nel nulla per un’incomprensione, un malinteso forse.
 
Viene colpito più e più volte, ma il suo spirito di guerriero non vuole permettergli di cedere in questo modo; è inammissibile che un gladiatore come lui muoia lontano dalla sabbia dell’arena. Cerca di reggersi in piedi con tutte le sue forze, ma i romani sono troppi e lo feriscono ancora ed ancora. Stremato, cade a terra in ginocchio, prostrandosi per l’ennesima volta dinanzi all’uomo che ha sempre chiamato padrone. I suoi avversari, approfittandosene, lo passano da parte a parte, facendolo gridare di dolore.
 
Buffo che debba finire proprio così, senza alcuna spiegazione, senza alcun chiarimento. Di certo gli dei non gli sono mai stati troppo benevoli, nonostante molte volte sia sopravvissuto quasi per miracolo durante i combattimenti fra gladiatori, i tanto elogiati giochi romani. Passatempo per barbari e selvaggi, nei quali la vera natura di coloro che assistono divertiti ad essi viene rivelata per quello che è: barbara e selvaggia, ancor più di quella degli sfidanti che s’affrontano e lottano come animali selvatici, come cani nella polvere.
 
Il sangue non smette di scorrere, le ferite sono tante e troppo gravi, insopportabili persino per uno come lui, con il fisico di un gigante e la forza di un vero soldato. Ad un tratto, smette di urlare e comincia a piangere, come una donnicciola. Impossibile che un uomo fiero come lui possa mettersi a frignare dinanzi alla morte, che già più volte in vita sua ha incrociato e ne conosce l’essenza. Impossibile che un campione come lui, l’eterno secondo della scuola di Batiato, faccia una fine simile.
Le lacrime scorrono lungo le guance e i duri lineamenti del suo viso, mentre dalla sua bocca viene rigurgitato un fiotto di sangue e le sue braccia si contorcono con fare spasmodico.
Le sue ginocchia l’hanno abbandonato proprio nella fontana della villa, situata all’aperto, sotto la pioggia che finalmente cade su Capua, per la prima volta, dopo numerosi giorni di sole ardente. L’acqua giunta fin lì grazie a Spartacus, il “portatore della pioggia”, cade su di lui, quasi come se gli dei volessero purificarlo e lavarlo da tutti gli omicidi che ha commesso in vita sua.
 
Altri colpi pesanti, ed egli si trova a terra. Sostenuto solamente dalle sue poderose braccia, l’uomo si trascina nell’acqua; non vuole rinunciare alla sua fuga, nonostante anche lui sa che è impossibile scappare da lì. Raggiunto dal lanista per il quale lavorava e dal quale aveva intenzione di comprare la libertà propria e del suo umile amante, viene afferrato per i lunghi capelli neri. E mentre il suo vecchio padrone gli sussurra che alla fine è diventato davvero un uomo libero, un coltello gli taglia la gola, dandogli il colpo mortale che una parte di lui aspettava per mettere fine alle sue sofferenze.
Esanime, cade rovinosamente al suolo, privo di vita. I suoi occhi inespressivi confermano a tutti che è proprio morto.
 
La pioggia continua a colpire il suo cadavere, mentre i servi lo spostano da quel luogo affinché nessuno sappia che è stato ucciso. A chi lo chiederà, risponderanno che egli è riuscito a comprarsi la sua libertà.
Nessuno scoprirà che Batiato ha ordinato la morte di uno dei suoi più fedeli servitori, un vero lottatore che ha sempre fatto ciò che il suo padrone gli ha richiesto, un uomo la cui potenza non è mai stata messa in discussione. Nessuno scoprirà che questa notte è morto Barca, la “bestia di Cartagine”.
  
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