Le lacrime che si confondono con la pioggia,
le gocce nella doccia,
il rossore dovuto alla corsa.
Rossore da vergogna, da fatica;
sudavo per puro masochismo,
sapevo che se volevo farmi seriamente del male dovevo saper soffrire
e se non sarei riuscita a sostenere una corsa di quindici minuti,
non sarei mai arrivata all’ estremo.
Sentirsi umiliati e presi in giro così spudoratamente è sensazione nuova per me.
Manichini che continuano a togliersi e mettersi maschere di fronte alle mie spalle:
questo siete.
Falsi che Giuda non ha più parole.
Vado avanti per forza d’ inerzia,
e basta.
Basta alle cattiverie che mi stanno massacrando,
cosa ve ne viene in tasca?
Niente coraggio, neppure una briciola di senso.
Ribrezzo.
I muscoli urlanti, forse per i singhiozzi soffocati.
Voltastomaco.
Alle parole di conforto da pulpiti corrotti.
Si può per scommessa ferire a tal punto una giovane?
Non so.
Non saprei proprio come comportarmi.
Peccato che ci sia dentro.
Al massimo delle mie capacità mi spingo, per uno straccio malconcio.
La convinzione della giustizia rimane.
Stringo i denti a mordere la lingua solo per questa.