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Autore: fragolottina    19/11/2011    11 recensioni
'Lo fisso con le spalle addossate al muro senza dire una parola, l’acqua nel water accanto a noi gorgoglia, pronta a darmi man forte se fossi in pericolo.
Si scioglie il nodo della sciarpa, si toglie i guanti, poi ad uno ad uno si slaccia i bottoni della camicia nera: il suo torace asciutto è percorso da lingue di fuoco rosse stilizzate, come un tatuaggio. Continuo ad osservarlo affascinata, per niente in imbarazzo.
«Ti ho sentita.» mi rivela.
«Quando?»
«Quando sono nato.»'
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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acqua 1. Gocce

Mi chiamo Rain. È un nome assurdo, lo so, ma mia madre voleva che nel mio nome ci fosse almeno uno degli elementi. Si dice che porti bene. Nella pioggia c’è l’acqua e niente può creare e distruggere quanto l’acqua.
    Mi hanno raccontato che appena nata non ero così, ero una bimbetta normale con i capelli quasi biondi e gli occhi blu. La prima goccia è apparsa quando avevo all’incirca diciotto mesi, una macchia bluastra come d’inchiostro dietro la mia spalla. La prima di molte.
    Ormai quasi tutto il mio corpo ne è cosparso, su di me si è abbattuto un acquazzone. A volte è difficile non credere che nel nome che mi ha dato mia madre ci fosse una maledizione.
    «Tua figlia non ha niente che non va, Whisper.»
    Whisper, sussurro, i miei nonni probabilmente erano anche più crudeli di madre.
    «Le sue gocce sono qualcosa da festeggiare. L’acqua l’ha accettata, l’ha fatta sua profeta.»
    Sbircio dalla porta della cucina, mamma e Telma, la matrona della nostra piccola comunità di streghe, parlare di me in soggiorno. «Ma per lei è un tale disagio, sta tutto il giorno coperta.»
    Osservo sospirando i miei mezzi guanti, non li tolgo mai e, nonostante la mia attenzione, oltre il bordo del medio spunta una piccola macchiolina blu. Le dita ed il viso sono le uniche parti di me ancora integre, posso andare a scuola come tutte le ragazze, mi basta non togliere i guanti e tenermi una sciarpa ben avvolta al collo. Che farò quando questi accorgimenti non mi basteranno più?
    «Capirà.» la tranquillizza Telma posando una mano sulla sua. «Capirà e ne sarà contenta. Un giorno sarà fiera di quello che è.»
    Sospiro e ritorno nella mia stanza.

2. Io ti amo

Mi concedo un pomeriggio da ragazza normale; mi nascondo, mi copro e mi prendo un ombrello. È difficile rimanere in casa quando tutto è avvolto da un pioggia leggera come oggi pomeriggio. Mi da l’inconsueta sensazione che tutti siano come me, coperti di gocce.
    Si sta avvicinano il Natale e tutto il paese sembra più caldo, anche con questo tempo. Mi fermo a fissare una vetrina di oggetti d’arredamento per la casa, alla ricerca del regalo perfetto per mia madre – nome assurdo o maledizioni a parte, è comunque mia madre – e mi perdo ad osservare due ragazzi mano nella mano che frugano tra le cose. L’invidia scivola in me lentamente, una distruzione lenta e liquida. Non ho amiche, quelle di scuola non posso definirle tali, non sanno niente di me; credono alla bugia che racconto: ‘vivo fuori città. Devo stare attenta sono fotosensibile. No, non devo coprirmi anche il viso, uso una protezione in crema particolare.’
    Che tipo di rapporto si può instaurare sulle bugie?
    Quando passo davanti ad un vicolo deserto qualcuno mi travolge spingendomi dentro. Un uomo, puzza di alcol e tabacco mentre mi blocca contro un muro. L’ombrello mi è volato via dalle mani e la pioggia mi accarezza i capelli, il viso, tiepida, piacevole.
    Protettiva.
    L’uomo mi strappa i bottoni della giacca e cerca di sollevarmi la maglietta, alla ricerca della mia pelle, delle mie gocce. Vorrei urlare, dovrei urlare, ma qualcosa, contro ogni logica, mi incatena alla tranquillità, come una ninna nanna sussurrata che continua a dirmi ‘va tutto bene, va tutto bene.’
    Mi strattona in basso i pantaloni con poca grazia, poi, tenendomi con una mano, traffica con l’altra per liberarsi dei propri.
    La prima goccia sorprende anche me.
    Arriva con un angolazione impossibile e lo colpisce ad una guancia aprendogli un taglio rosso, che lo costringe a lasciarmi e portarsi una mano al viso.
    «Che cazzo hai fatto?» mi urla.
    Che ho fatto?
    La seconda viene dall’alto, così forte e pesante da strappargli la giacca quando lo raggiunge, scoprendo altra carne da piagare.
    Mille frecce trasparenti e liquide lanciate da altri mille archi, incaricate soltanto di ferire in superficie, di aprire la strada. La pioggia continua a scorrere, lenta e costante, gli entra nelle ferite aperte: entra trasparente ed esce rossa. Lui grida e fa bene. Gli portano via il sangue una goccia per volta costringendolo a sentire nelle vene, nei capillari, in ogni ramificazione del suo sistema circolatorio, il gelido ed implacabile progredire dell’acqua.
    Quando ormai quell’uomo non è altro che un pezzo di carne a terra, impregnato come una spugna, tutta l’acqua che ha contribuito al suo abbattimento, si muove, scivola, cambia. Io resto a guardarla immobile. È una donna, no, è una ragazza.
    No, sono io
    I suoi lineamenti traslucidi, sono i miei. Sorride e si avvicina, si china e mi risistema i pantaloni, poi fa lo stesso con la giacca, guardando dispiaciuta il bottone saltato. Muove la bocca, non c’è voce nella sua gola, ma la sento parlare perché so già quello che mi sta dicendo: va tutto bene?
    Io annuisco senza smettere di fissarla. «Grazie.»
    Lei scuote la testa sorridendo di più, i suoi capelli liquidi si muovono e rimbalzano come farebbero i miei, se non fossero zuppi d’acqua come adesso. Si avvicina e posa le labbra sulle mie, un contatto che racchiude un mondo, non lo dice, ma la sento pensarlo: Io ti amo.
    Torno a casa senza ombrello, l’unica risposta che riesco a dare a mia madre è una mezza verità: ‘Volevo sentire la pioggia’.
    Quando mi specchio sul mio labbro, leggermente a destra rispetto al centro, c’è una nuova goccia ed anche se devo, quella non vorrei coprirla.

3. Bacio di morte

Il primo ragazzo che ho baciato è morto.
    Aveva guardato oltre il mio silenzio, oltre le mie bugie ed oltre il mio essere sempre nascosta sotto strati di vestiti. Mi aveva invitata ad uscire, mi aveva detto che ero bella, mi aveva regalato un orsacchiotto di peluche rosa.
    Mi aveva baciata e lì per lì era andato tutto bene.
    Due giorni dopo era affogato nella vasca da bagno.
    La causa ufficiale della sua morte, secondo i medici, è un malore. Si è sentito male, è svenuto, la testa gli è finita sott’acqua ed è annegato.
    Io ho passato notti su notti insonni a vedermelo lottare contro quella massa d’acqua che lo tratteneva sotto la superficie. La mancanza d’ossigeno che passava da fastidio, a bisogno, a necessità a… è troppo tardi.
    Si chiamava Jason.

4. Fuoco

Mi sono cancellata le labbra con il correttore, poi le ho ridisegnate con un rossetto il più simile possibile al mio colore naturale. Sento la goccia pulsare sotto gli strati di trucco scontenta, in silenzio le prometto di liberarla il prima possibile.
    È arrivato un nuovo compagno, se ne sta in piedi accanto alla cattedra della professoressa e guarda me. Ha i capelli dello stesso nero assoluto del carbone e gli occhi incomprensibilmente gialli, un giallo caldo. Ha una sciarpa annodata al collo ed un paio di guanti da ciclista.
    La mia compagna di banco mi da di gomito, squittendo quanto sia carino. Per me è bellissimo.
    «Presentati alla classe.» lo invita la professoressa.
    «Mi chiamo Blaze.» dice soltanto, ma in realtà in quel nome c’è tutto.
    Mi segue in bagno quando ci vado a ricreazione, per niente intimidito dal trovarsi nella toilette delle signore. Entra con me nel gabbiotto e ci chiude dentro.
    Lo fisso con le spalle addossate al muro senza dire una parola, l’acqua nel water accanto a noi gorgoglia, pronta a darmi man forte se fossi in pericolo.
    Si scioglie il nodo della sciarpa, si toglie i guanti, poi ad uno ad uno si slaccia i bottoni della camicia nera: il suo torace asciutto è percorso da lingue di fuoco rosse stilizzate, come un tatuaggio. Continuo ad osservarlo affascinata, per niente in imbarazzo.
    «Ti ho sentita.» mi rivela.
    Allungo una mano sfiorandogli la pancia, seguendo la linea di una fiammata che scivola sui suoi addominali. Le mie dita sfrigolano come gocce d’acqua su un ferro arroventato, ma non è doloroso, anzi, è la sensazione più bella del mondo.
    «Quando?» gli domando sollevando lo sguardo per incontrare i suoi occhi strani, ma ai quali mi sono già abituata.
    Fa un mezzo sorriso e mi prende un mano sfilandomi il guanto, lo lascio fare e l’acqua smette di gorgogliare. Sfiora con delicatezza le cinque gocce che ho lì, due sotto il palmo, tre sopra il dorso. Le sue dita ardono, marchiano i miei marchi e se potessi esprimere un desiderio ora, vorrei che continuasse a toccarmi per sempre.
    «Quando sono nato.» intreccia le dita alle mie, palmo a palmo e so di essere nata e vissuta per incontrarlo.

5. Custodi

Blaze sa molte cose più di me e gli piace insegnarmele. Dice che non ne ha potuto parlare mai con nessuno e che è bello finalmente avere qualcuno con cui condividere. «Soprattutto se qualcuno sei tu.»
    Le streghe, gli stregoni e perfino gli umani usano il potere degli elementi da sempre, ma il fuoco, l’acqua, la terra ed il vento non si fidano del tutto di loro. Temono che possano abusare di tanta energia, così hanno creato dei tramiti, dei custodi, quattro esseri sotto la loro protezione, quattro esseri forti della loro completa potenzialità.
    «Se un giorno ci rendessimo conto che uomini e magici hanno usato i nostri poteri per fare del male o, peggio ancora, stiano cercando di distruggerci, noi saremmo incaricati di sterminarli.»
    «Lo faresti?» gli domando con apprensione osservando la crostata che ci ha fatto mia madre per la merenda.
    Si stringe nelle spalle. «Non credo che avremmo scelta.»
    «Ho ucciso un uomo.» mi mordo il labbro. «Anzi, due.»
    Blaze lascia i compiti che stava svogliatamente facendo e mi stringe una mano, del tutto attento a quello che sto per dire; ma non c’è giudizio nel suo sguardo giallo, solo curiosità.
    «Il primo è affogato due giorni dopo che l’ho baciato.» confesso a capo chino. «Il secondo voleva farmi del male e…»
    Mi prende il mento tra le dita e solleva il viso per costringermi a guardarlo. «Voleva farti del male, se ci fossi stato io lo avrei bruciato.» passa il dito sul mio labbro inferiore sciogliendo via il trucco, appoggio le mani sul suo petto e sento ogni molecola del mio corpo reagire ed eccitarsi al suo contatto; con l’altro braccio lui mi circonda la vita, sfogliando le mie magliette come i petali di una margherita fino a posare il palmo bollente di fuoco sulla mia schiena nuda. «Anche la prima ragazza che ho baciato io è morta. Le è venuta la febbre, i dottori dicono che sia stata meningite.»
    Mi fissa, i suoi occhi per il riflesso dei miei, blu, accolgono sfumature verdastre. «Non possiamo baciarci.» lo stiamo pensando entrambi.
    Fa un mezzo sorriso. «Io proverei.»
    «Perché non hai paura di perdermi quanta ne ho io di perdere te.» commento offesa dal rischio che lui vorrebbe correre.
    Scuote la testa. «Che me ne faccio di una vita se non posso baciarti?»
    E quando si avvicina, non riesco a fermarlo. Sento le lingue di fuoco che gli serpeggiano sul corpo ramificarsi sulle mie labbra e scivolare sotto la mia pelle. Gli cingo il collo con le braccia, mentre l’acqua che mi abbraccia forte monta come un’onda e sommerge quel tentato incendio. Le mani di Blaze premono sulla mia pelle, sotto i vestiti, mentre mi stringo più forte a lui. Vorrei essere nuda, vorrei sentire ogni segno rosso sul suo corpo incontrare ogni mia goccia.
    «Vieni a casa mia stanotte.» soffia sulle mie labbra.
    Il suo respiro è denso ed umido vapore acqueo.

6. Insieme

Non c’è nessuno a casa sua, la madre non l’ha seguito nel suo viaggio alla ricerca di me.
    «Ho una sorellina.» la giustifica Blaze.
    Le scarpe le tolgo da sola, ma poi pretende di fare tutto lui. Mi sfila i guanti, poi mi snoda la sciarpa. Prende i lembi della mia maglietta e me la fa passare sopra la testa.
    Si ferma a guardare la mia canottiera e le mie costellazioni di gocce sulle braccia nude, sulle spalle. Non mi sottraggo ai suoi occhi, è giusto: io ho visto il suo segreto.
    Approfitto della sua momentanea immobilità per togliergli la felpa, sotto non ha niente a parte le sue fiamme. Mentre mi avvicino per abbracciarlo lui mi aiuta a liberarmi anche della canottiera. Avere la nostra pelle nuda a contatto è molto più bello di quanto avrei mai potuto immaginare, gli bacio il petto ad occhi chiusi; lui posa il mento sulla mia testa e per alcuni secondi rimaniamo così, in silenzio, ognuno nascosto nelle braccia dell’altro.
    Si allontana per guardare il mio viso che sollevo per incontrare i suoi occhi. «Hai abbastanza acqua in corpo da tenere stabile la tua temperatura anche se facessimo…»
    Mi allungo sulle punte per baciarlo. «E tu hai abbastanza fuoco da riuscire a far evaporare tutta la mia acqua se cercasse di farti del male.»
    Indietreggia verso il letto ed io lo seguo, finché non si stende, trascinandomi sopra di lui. Le sue mani accarezzano i capelli che mi si sparpagliano sulla schiena. Riprendiamo a baciarci e lui mi lascia cadere sul materasso rotolandomi sopra; sorride contro le mie labbra. «Ti ho cercata per diciassette anni con pazienza ed ora che sei qui mi sembra di dover correre…»
    Gli poso le dita sulla bocca per fermarlo. «Va bene.» corro con le mani lungo i suoi fianchi fino a trovare i suoi pantaloni e slacciarli prima di fare lo stesso con i miei.
    Non c’è parte del suo corpo che non vorrei accarezzare, vorrei seguire l’impronta che ogni lingua di fuoco ha lasciato su di lui. I suoi gemiti sono caldissimi, bollenti, farebbero male se non si esaurissero semplicemente in uno sbuffo di vapore sulla mia pelle.
    Blaze bacia ogni goccia su cui si posa il suo sguardo e per la prima volta sono contenta che siano così tante.

7. Partenza

Le coperte sul suo corpo sono già asciutte, le mie ancora no. Rimango appoggiata al suo petto e sento le lingue di fuoco sussurrare parole d’amore alle mie gocce: anche loro si sono cercate, anche loro volevano stare insieme.
    «Sei bella, Rain. Sei la cosa più bella che io abbia mai visto.» mormora accarezzandomi la schiena con le dita.
    Resto in silenzio ancora un po’, non troppo contenta di dover interrompere questo momento con la negatività. «Dobbiamo cercare gli altri, vero?» non so perché questo pensiero non si sia affacciato prima nella mia mente, ma ora vi è stampato a fuoco, impossibile da ignorare.
    «Anche io ho sentito il richiamo del fuoco.» dice dispiaciuto, so che sta pensando a sua madre e la sua sorellina, come io sto pensando alla mia di mamma. A lei che ha imbrigliato l’acqua in un nome per me.
    Una lacrima mi scivola sulla guancia, scorre lungo il mio mento ed evapora sulla sua pelle.
    Blaze si volta di fianco, faccia a faccia con me, mi tira indietro i capelli. «Alcuni si salveranno, quelle che non hanno abusato dei nostri doni.» cerca di tranquillizzarmi. «Dovranno ricreare la specie.»
    Annuisco e lo fisso. «Andiamo a cercare Aria e Terra.»
    Lui mi bacia ancora e so che quello è un si.


8. Fine ed inizio

Il Fuoco brucerà e purificherà il mondo.
L’Aria alimenterà anche la più piccola scintilla, trascinando la distruzione ovunque.
Quando non rimarrà altro che cenere e carbone, l’Acqua sommergerà i continenti, lavando via ogni traccia dell’umanità corrotta e con la Terra ricreerà quella natura che era stata quasi distrutta.

Gli elementi continueranno a vegliare sull’operato della nuova specie, sperando che questa volta ricordino davvero chi ha dato loro la vita.

Qualsiasi cosa accadrà le mie gocce rimarranno attaccate alla mia pelle, perché l’Acqua mi ama.

Ed io resterò con Blaze, perché ama me e le mie gocce.


Fragolottina, c'è un senso logico per tutto ciò? - domanda più che lecita.
absoltuly, no. - risposta deludente...
è un'idea nata all'improvviso, scritta di corsa per paura che sfumasse via e...si, lo so...un po' precuntuoso credere che si tratti di qualcosa di abbastanza buono da essere pubblicato...
cmq, so che è un po' scarna, ma è stata pensata ad espisodi ed ho cercato di rimanere il più possibile fedele all'ispirazione originale.
non sono abituata a scrivere one-shot così, non sono abituata a scrivere one-shot con la trama...i missing moment sono diversi, la trama ce l'hai già...ma questa...sto delirando, vero?
cmq, voi sole potete dirmi se vale o no la pena di leggerla...tra il prfetico e l'apocalittico la definirei...cmq, se vi andasse di commentare ne sarei felice.
baci
   
 
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