Titolo del Capitolo: Tramonto
Fandom: Pokèmon
Personaggi: Matsuba (Morty), Minaki (Eusine)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Flashfic, Shonen-ai, What if?, Raccolta
Conteggio Parole: 424 (FiumiDiParole)
Note: 1. Utilizzo i nomi giapponesi quindi:
- Matsuba equivale all’inglese Morty o all’italiano Angelo.
- Minaki Eusine o Eugenius
- Enju City è sarebbe Ecruteak City o Amarantopoli
Il resto mi sembra sia ok come la Burned Tower e la Bell Tower, rispettivamente la Torre Bruciata e la Torre Campana.
2. Basata sul videogame di Heart Gold/Soul Silver data la presenza di Kotone (o Cetra in italiano) e di Silver (il ragazzo dai capelli rossi che si può anche chiamare Heart). Ovviamente si tratta di una What If? sul rapporto di Minaki e Matsuba perché so bene che Minaki è originario di Tamamushi City (Celadon City o Azzurropoli) e, proprio per il rapporto che ho voluto creare lui non tornerà nella sua città.
3. La mia prima fic su Pokèmon era proprio sui Pokèmon (quella con Vulpix per intenderci) e, la prima con un pairing non poteva che essere una sulla SacredShipping che, personalmente, amo!
4. Dedicata a Francis Bonnefoy<3 Che è il mio Angelo in tutti i sensi!
5. Partecipa al The One Hundred Prompt Challange indetto da BlackIceCrystal. Con prompt 03. Tramonto
{ Everyday I love you ~
- 02. Tramonto -
Matsuba era sempre stato un tipo abitudinario - erano più uniche che rare le volte che si permetteva di cambiare la sua routine giornaliera - e, puntuale, ogni giorno chiudeva la palestra a pomeriggio ormai inoltrato - gli sfidanti avrebbero atteso il giorno dopo per provare a conquistare la medaglia -, avviandosi poi verso casa.
Vi giungeva sempre poco prima che i caldi colori del tramonto iniziassero a carezzare la sua amata Enju City e, in quegli istanti, mentre si sedeva nella veranda della sua abitazione - con un fumante tea alle erbe in mano - per osservare quel breve ma intenso spettacolo: lasciava che i suoi pensieri volassero ad una decina di anni prima, quando sedeva in quello stesso posto con il suo migliore amico, Minaki, a guardare con scarso interesse il tramonto.
Quella precisa ora per loro era sinonimo di favole e leggende narrate loro dai parenti più anziani: il nonno di Minaki portava spesso il nipote in quella città ed entrambi i bambini erano felici di incontrarsi così spesso data la lontananza. Per tutta la giornata aspettavano quel momento e, quando sedevano lì, tutto il mondo pareva fermarsi al crepuscolo mentre le parole cariche di mistero e poesia dei nonni riempivano le loro orecchie e, anche se erano troppo piccoli per possedere un pokèmon proprio, si permettevano di sognare ad occhi aperti il momento in cui le Bestie Leggendarie - che animavano i miti della città da oltre un secolo - si sarebbero presentate al loro cospetto per vivere avventure che solo dei bimbi potevano immaginare.
Alla fine, però, le cose erano andate diversamente. Né Matsuba né Minaki avevano incontrato le Bestie Leggendarie - non ancora almeno - e, mentre il primo era diventato Gym Leader della palestra di Enju City, seguendo la tradizione di famiglia, ed attendeva paziente il ritorno di Ho-oh e dei tre cani nelle due torri della città per poterli incontrare - com’era spesso accaduto anche ai suoi parenti - il secondo era partito una mattina, mentre il compagno ancora dormiva.
Non aveva detto una parola, lasciando semplicemente un anonimo biglietto sul tavolo della cucina di quella che, alla fine, era diventata la loro casa.
Minaki era partito per cercare Suicune, lo inseguiva e lo cercava guidato dalla sua cieca ossessione, e Matsuba non poteva far altro che aspettarlo senza mai interrompere quella che era la noiosa routine della sua vita; perché forse, un giorno, Minaki sarebbe tornato e, non vedendo cambiamenti, si sarebbe sentito ancora a casa, come quando da bambini aspettavano il tramonto per iniziare a sognare ad occhi aperti.