IL SORRISO DELL’EROE
Aprì gli occhi al primo raggio di
sole che, dalla finestra semiaperta, penetrò nella stanza andandosi a poggiare
sul suo cuscino. Per un attimo pensò di aver solo sognato, ma poi sentì il
calore della donna che dormiva abbracciata a lui, la sua incantevole sposa che
lo aveva aspettato per tutti questi anni prendendosi cura dei loro figli.
Chichi sorrise nel sonno, come se avesse percepito i suoi pensieri. Goku la
scostò da sé dolcemente, evitando di svegliarla,si alzò e si diresse fuori in
giardino. Di nuovo lì, tra i suoi adorati monti,dove aveva trascorso i momenti
più belli della sua vita, nemici permettendo. Andò presso il fiume e si sdraiò
con le mani dietro la testa, aveva tanto su cui riflettere. Era tornato sulla
Terra soltanto per trascorrere una giornata in compagnia della sua famiglia e
dei suoi amici con l’occasione dell’ultimo tenkaichi, ed era successo il
finimondo! Ora per fortuna il pericolo Majin Bu era superato, ma questa volta
aveva davvero temuto il peggio. La Terra era addirittura esplosa… represse un
brivido, ricordando le sensazioni che aveva provato in quel momento. La rabbia,
lo sconforto per la perdita dei suoi figli e soprattutto…il senso di colpa.
Già,perché se fosse stato un po’ più veloce, avrebbe potuto teletrasportarli in
salvo… perché continuava a pensare di essere il responsabile dei guai in cui la
Terra si trovava di tanto in tanto. Era questo il motivo per il quale si era
rifiutato di tornare in vita dopo il cell game, e probabilmente ci aveva visto
giusto, giacché durante i suoi sette anni di assenza la Terra era stata in
pace. Aveva pensato di aver fatto la cosa giusta rinunciando a tutto quello che
amava, la sua Chichi, Gohan, i suoi amici, il pianeta che adorava con tutto se
stesso… solo quando aveva saputo dell’arrivo del piccolo Goten era stato sul
punto di ritornare sui suoi passi, di dire:”Scusate ho cambiato idea, fatemi
tornare in vita!”.Ma non l’aveva fatto,convinto di costituire un pericolo anche
per quel piccolo bambino indifeso. Il pensiero di Chichi e Gohan che dovevano
crescerlo da soli lo faceva star male, ma non poteva tirarsi indietro. Già, lui
era l’eroe, colui che sacrificava se stesso per il bene altrui. Tutti si
aspettavano che lui facesse la cosa giusta per l’umanità, non poteva permettersi
debolezze. Una lacrima scese lenta sul suo viso. Quando Baba gli aveva proposto
di riportarlo sulla Terra per un giorno era stato titubante, temeva che poi non
sarebbe più riuscito a tornare indietro e temeva per ciò che sarebbe potuto
accadere. E infine, se ne era pentito perché si era sentito responsabile del
risveglio di quel tremendo mostro rosa, destato dall’energia sviluppata durante
il combattimento con Vegeta. Vegeta… il folle principe dei sayan rimaneva uno
dei più grandi misteri della vita,per lui.Nonostante tutto il male che aveva
fatto da quando lo conosceva (e anche prima, lo sapeva bene) mai, nemmeno per
un solo istante della sua vita, era riuscito ad odiarlo. Lo ammirava e provava
per lui un sincero affetto fraterno, come il semplice e ingenuo sentimento che
un bambino può provare per il proprio fratello maggiore. Certo, quando aveva
avuto l’occasione di conoscere il suo vero fratello non aveva provato questi
sentimenti, ma rabbia e disgusto. Troppo
forte per il suo ingenuo cuore di eterno fanciullo sapere di appartenere a una
razza di sanguinari guerrieri distruttori.Avrebbe voluto accasciarsi al suolo e
piangere disperatamente ma non ne aveva avuto il tempo, perché era dovuto
accorrere in soccorso di suo figlio e poi aveva perso la vita per la prima
volta, sacrificandosi per uccidere quel suo orribile fratello che sembrava
esser giunto direttamente dall’Inferno per tormentarlo. E dopo un anno, il suo
primo incontro con Vegeta, la dura battaglia; la scoperta di aver ucciso il suo
adorato nonnino a causa della trasformazione in ozaru. E ancora sensi di colpa,
dolorosi, di quelli che ti stringono il cuore e ti lasciano senza respiro. E
ancora, nemmeno un attimo per sfogarsi, per spingere tutto quel dolore fuori
dal suo cuore, perché il nemico ti sta spezzando tutte le ossa, incurante di
te, dei tuoi sentimenti. “Crilin risparmialo”,parole urlate senza conoscerne il
motivo. Ma poi aveva capito. Vegeta era tutto ciò che lo legava ad una vita che
non aveva mai vissuto,che rifiutava ma che faceva in ogni modo parte di lui. Il
principe dei Sayan era il solo cui chiedere spiegazioni, il solo che potesse
dirgli chi era suo padre, com’era il loro pianeta, perché il desiderio di
combattere riusciva a prendere così prepotentemente il sopravvento nel suo cuore
quando gli si presentava una sfida…ma Vegeta lo odiava. Profondamente. Sembrava
non avesse altro scopo nella vita che quello di fargli del male, di umiliarlo.
E il fatto di non riuscirci lo faceva incattivire ancora di più. Un altro senso
di colpa,per aver risvegliato il male in Vegeta semplicemente con la sua
presenza di nuovo sulla Terra. Accidenti, quanto gli faceva male
quell’odio!Molto più del più potente final flash che Vegeta non avesse mai
potuto scagliare contro di lui. Ormai le lacrime scendevano copiose lungo le
sue guance. Non avrebbe mai potuto fare a Vegeta le domande che voleva, il
fiero principe non si sarebbe mai abbassato a prestare attenzione a un’ infima
terza classe che per di più lo aveva sconfitto. Quando avevano combattuto aveva
evitato di mostrargli il terzo livello, sapeva che quello gli avrebbe fatto
perdere completamente la testa. Ma Vegeta lo aveva scoperto lo stesso e lo
aveva accusato di ipocrisia… e dopotutto non aveva tutti i torti. Sapeva che
non c’era modo di modificare lo stato attuale delle cose, l’odio dell’unico
altro superstite della sua razza lo avrebbe accompagnato per sempre.
Ma adesso che era tornato in
vita, cosa sarebbe successo? Quale terribile minaccia sarebbe sbucata fuori dai
suoi peggiori incubi mettendo di nuovo tutto in discussione? Non avrebbe fatto
meglio a restarsene nell’aldilà? Improvvisamente i suoi pensieri furono
interrotti da una voce dietro di lui:”Papà sei qui! Vieni a fare colazione con
noi, la mamma ha preparato un mucchio di cose!”. Goku si voltò e trovò alle sue
spalle il suo piccolo secondogenito che lo fissava con un gran sorriso.
“Papà più tardi ci alleniamo un
po’ insieme? Voglio farti vedere che sono forte anche senza fondermi con
Trunks!”.
Goku lo fissò per pochi secondi
prima di ricambiare il suo sorriso. Era la cosa giusta essere ritornato in
vita, quel bambino non doveva continuare a crescere senza un padre… come era
successo a lui.
“Certo figliolo ma adesso andiamo
a mangiare, ho una fame!” Goku lo prese sulle spalle e insieme tornarono a
casa.
…
“Tesoro mi accompagneresti in
città? Devo andare a fare spese con Bulma!” Goku era riluttante a interrompere
l’allenamento, ma era meglio non contraddire la moglie, lo sapeva bene! Così le
mise una mano sulla spalla e si teletrasportò con lei alla capsule corporation.
Alla povera Bulma prese un colpo a vederseli spuntare davanti così
all’improvviso!
“Sa-salve ragazzi tutto ok?”
Chichi:”Certo Bulma hai
dimenticato il nostro appuntamento?”
Le due donne iniziarono a
chiacchierare tra loro e ben presto Goku si distrasse, ma una voce ben nota lo
distolse dai suoi pensieri:
“Hey Kakaroth che diavolo sei
venuto a fare in casa mia?”
“Emh, ciao Vegeta , ho
accompagnato Chichi e…” Vegeta lo interruppe:
“Tzè non m' interessa… di un po’
ti va di allenarti con me nella gravity room?”
Goku lo fissò per qualche secondo interdetto e Vegeta:
”Beh, ti sei mangiato la lingua? Avanti seguimi!” Così dicendo si avviò verso
la gravity room seguito da un Goku troppo stupito per controbattere.
Vegeta impostò la camera a 500g e
attaccò Goku con un pugno in faccia, senza dargli nemmeno il tempo di mettersi
in posizione di guardia. Goku fece un bel volo all’indietro e cadde
pesantemente a terra.
“Accidenti Vegeta fai sul serio!”
Vegeta: ” Non immagini nemmeno quanto!” così dicendo si trasformò in supersayan
di secondo livello e aggiunse: “ Avanti voglio combattere contro il supersayan
di terzo livello!” disse rivolgendogli uno sguardo carico di sfida. Goku si
rialzò asciugandosi un rivoletto di sangue che gli colava dalla bocca e iniziò
a raccogliere le energie per effettuare la trasformazione.Sotto gli occhi di
Vegeta si succedettero primo, secondo e infine terzo livello.
“Sono pronto principe dei sayan,
a te la prima mossa!” disse Goku sorridendo al suo avversario. Vegeta lo fissò
per qualche secondo, indeciso su come rispondere alla sua provocazione. Nessuno
poteva usare il suo titolo con quel tono di scherno! Certo che però si stava
proprio rammollendo, un tempo non avrebbe certo avuto bisogno di pensare per
rispondere a tono ad un sayan di infimo livello e rimetterlo al proprio posto.
“Combatti invece di parlare!”
disse a Goku scagliandosi contro di lui. I due ingaggiarono un furioso
combattimento, ma ben presto Vegeta perse la pazienza, rendendosi conto che
Goku non faceva sul serio. Pur essendo trasformato in sayan di terzo livello,
infatti, il più giovane dei due sembrava trattenere volutamente la propria
forza lasciando diverse volte che l’avversario riuscisse ad oltrepassare la sua
guardia e a colpirlo. Dal canto suo, Goku non si comportava così di propria
volontà, Quando Vegeta gli aveva chiesto di combattere ne era stato felice, ma
poi quello sguardo carico di odio lo aveva ferito di nuovo.
“Per quale motivo non stai
combattendo contro di me al massimo, credi forse che io non sia alla tua
altezza? Sei solo un idiota!”
Goku abbassò la testa riassumendo
il suo normale aspetto.
“Mi dispiace Vegeta, ci sono
delle cose di cui vorrei parlarti e…”
Non riuscì a terminare la frase perché Vegeta, ancora trasformato in
supersayan,lo colpì con una raffica di pugni allo stomaco facendolo cadere in
ginocchio per il dolore.
“Non mi interessa parlare con te
Kakaroth, io voglio solo battermi!” Così dicendo, Vegeta si preparò ad assestargli
un calcio in pieno volto, ma mentre stava per colpirlo qualcosa lo bloccò. Goku
aveva uno sguardo che non gli aveva mai visto prima. Uno sguardo che esprimeva
sentimenti di cui Vegeta non lo credeva nemmeno capace. Sembrava profondamente
sconvolto.
“Kakaroth ma cosa ti prende?”
“Ecco io…” Goku cercò di
formulare una risposta che non suonasse troppo patetica alle orecchie del
freddo principe dei sayan, ma la voce gli morì in gola. No, lui non poteva
lasciarsi andare così, lui era l’eroe del pianeta, colui su cui tutti
contavano…ma in questo momento era soltanto un uomo profondamente ferito
nell’animo, per tutto l’amore che gli era stato negato fin dalla sua nascita,
dai suoi stessi consanguinei che, ancora in fasce, lo avevano spedito su un
pianeta lontano anni luce anziché prendersi cura di lui. L’odio di Vegeta era
la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Vegeta si accorse che il sayan di
fronte a lui stava disperatamente cercando di trattenere le lacrime, ma non
riusciva a comprenderne il motivo. Perché un uomo tanto ammirato e temuto
avrebbe dovuto essere infelice?Ciò che più di ogni cosa aveva stupito Vegeta
era il fatto di riconoscere perfettamente quella disperazione. La stessa
disperazione che regnava nel suo cuore quando era stato abbandonato da suo
padre e lasciato nelle mani di quel mostro spietato di Freezer…ma come poteva
Kakaroth provare un sentimento del genere? La sua vita era stata migliore, lui
era cresciuto sulla Terra…improvvisamente capì.
Capì che il suo rivale non era affatto l’uomo realizzato e soddisfatto
che tutti credevano che fosse, che tutti VOLEVANO che fosse. Doveva esserci
qualcosa che lo tormentava. Vegeta combatté per una manciata di secondi col
proprio orgoglio che continuava a ripetergli che nulla lo riguardava dei
sentimenti di quella terza classe, ma ben presto lo mise a tacere e decise di
parlare con Goku. Ormai lui non era più il crudele e spietato principe dei
sayan, la sua “umanizzazione” era cominciata già da diverso tempo, nonostante
la follia che si era impadronita di lui durante la parentesi Majin Bu. E
proprio per quella follia nel profondo del suo cuore, anche se mai lo avrebbe
ammesso, si sentiva in colpa nei confronti di Goku, per il modo in cui lo aveva
ricattato per costringerlo a combattere contro di lui.
Anziché colpire il sayan
accasciato al suolo di fronte a lui, Vegeta abbandonò la trasformazione in
supersayan e si sedette di fronte a lui.
“Di cosa vuoi parlarmi?”
Goku si stupì del suo improvviso
cambiamento.
“Vegeta, sei davvero disposto ad
ascoltarmi?”
”Avanti parla prima che me ne penta!” ribatté Vegeta spazientito.
Goku gli sorrise. Quel piccolo
gesto da parte dell’orgoglioso principe era più di quanto avesse mai osato
sperare. Era la più grande dimostrazione di affetto che avesse mai potuto
fargli! Vegeta si accorse del cambiamento di umore di Goku e non gli ci volle
molto per capire che uno dei motivi di sofferenza del giovane era il suo
atteggiamento scontroso verso di lui. Ma ci doveva essere dell’altro e ormai
era deciso ad andare fino in fondo. Finalmente Goku iniziò a parlare:
“Ecco Vegeta, è da quando ti
conosco che desidero farti delle domande riguardo alla nostra razza ma in
passato, come dire, non mi sembravi molto disposto a chiacchierare con me!”
Vegeta sbuffò.
“Ok ok vado subito al sodo non ti
scaldare!” il tono di Goku divenne improvvisamente molto più serio: ”cosa sai
di...mio padre e mia madre?”
Vegeta sbarrò gli occhi per
qualche secondo, riassumendo subito dopo il suo solito cipiglio. Tutto gli fu
improvvisamente chiaro: Kakaroth soffriva per quell’abbandono, pur non avendolo
mai dato a vedere in passato. Ecco perché aveva subito riconosciuto quella
sofferenza, perché era la stessa che aveva fatto star male lui. Ma non sapeva
come rispondere alla sua domanda, lui non aveva conosciuto i suoi genitori.
“Lui si chiamava Bardack,
questo è tutto quello che so. Nei pochi anni che ho trascorso su Vegeta non ho
mai avuto contatti coi guerrieri di rango inferiore, il primo che ho conosciuto
è stato quell’idiota di tuo fratello Radish, dopo l’esplosione del pianeta.”.
Goku sembrò molto
deluso. Aveva aspettato così tanti anni per porgli quella domanda, e non era
servito a niente! Chinò la testa sconfitto. Vegeta si alzò in piedi e lo
afferrò per la maglia.
“Che cos’è
quell’espressione afflitta da inutile terrestre? Tu sei un sayan, mostra un po’
d’orgoglio!”
Goku lasciò che Vegeta
lo scuotesse senza reagire. Alla fine Vegeta lo lasciò andare. Aveva avuto
un’idea, ma aveva seri dubbi che la cosa fosse facilmente realizzabile. Già
sentiva le urla di Bulma che gli diceva che era rischioso, ma decise ugualmente
di provare, per aiutare…l’unico uomo che avrebbe mai potuto considerare un
amico, naturalmente senza dirglielo mai.
“Ti va un viaggetto sul
nostro pianeta?”
“Eeeh? Vegeta ma che
dici?”
…
Eccolo lì, seduto
all’interno della macchina del tempo costruita da sua moglie per accontentare i
sentimentalismi di uno sciocco bambino travestito da adulto! Vegeta era
profondamente stupito per il proprio comportamento!
“Ma come ho fatto a
cacciarmi in questo guaio?”
“Come? Hai detto
qualcosa Vegeta?”
“Umpf, niente niente.
Avanti metti in moto quest’affare, voglio essere di ritorno a casa per cena!”
“Agli ordini, capo!”
disse Goku sorridendo. Mentre tutto diventava nero intorno a loro, aggiunse a
bassa voce, ma non tanto bassa da non farsi sentire dal compagno:
“ Grazie… amico mio”
Dopo qualche secondo
l’oscurità intorno a loro si diradò, lasciando il posto a un paesaggio tanto
sconosciuto per Goku quanto familiare e carico di ricordi per Vegeta.
“Siamo arrivati” disse
il principe. I due sayan avevano dovuto lottare non poco per convincere Bulma a
lasciar usare loro la macchina del tempo per recarsi sul pianeta Vegeta
esattamente 1 giorno prima della sua esplosione, e cioè il giorno successivo
alla nascita di Kakaroth. La donna era restia a lasciarli partire, consapevole
del fatto che un viaggio nel tempo poteva avere conseguenze sul futuro. I due
l’avevano convinta dicendole che si sarebbero limitati a “dare una
sbirciatina”. Invece, con sommo stupore di Goku, Chichi non aveva battuto
ciglio. Nonostante le apparenze, Chichi era una donna
molto sensibile e aveva capito quanto fosse importante
per il marito quell’incontro. Goku gliene fu molto grato.
Una volta scesi dalla
macchina del tempo, Goku si guardò intorno. Il cielo di quel pianeta era rosso
e il paesaggio desertico. A qualche km da loro sorgeva una città, e Vegeta gli
disse che quella era la capitale e che era lì che dovevano recarsi.
“I bambini appena nati
venivano condotti lì perché venisse misurato il loro livello di combattimento e
si decidesse cosa fare di loro. Lì troveremo tua madre” disse Vegeta, e poi,
guardando negli occhi Goku:
“Non so cosa tu ti
aspetti di trovare, ma sappi che le donne sayan non sono come le terrestri che
abbiamo sposato. Per loro i figli sono solo dei guerrieri e…”
“Non ti preoccupare-lo
interruppe Goku- non mi faccio illusioni di nessun tipo” poi aggiunse, a voce
più bassa: “Mi basta vederla almeno una volta”.
I due partirono quindi
alla volta della capitale. Per potersi muovere liberamente all’interno della
città, prima di partire avevano indossato delle battle suits, ma dovevano
comunque fare attenzione per far passare inosservata la somiglianza con i loro
padri.Arrivati in città, si recarono nella struttura in cui venivano portati i
bambini. Vegeta si muoveva con disinvoltura, nonostante gli anni trascorsi
ricordava tutto alla perfezione, mentre Goku appariva chiaramente intimidito da
quei luoghi per lui totalmente vuoti ma che sapeva far parte del proprio
passato. Emozioni contrastanti si susseguivano nel suo cuore, Vegeta poteva
percepirle attraverso la sua aura agitata. Fortuna che i sayan che si muovevano
attorno a loro non erano capaci di percepire le aure e non indossavano gli
scouters, altrimenti si sarebbero spaventati non poco! Vegeta avrebbe voluto
rassicurare in qualche modo l’altro sayan, ma era davvero chiedere troppo da
lui mettersi a consolare il suo ex peggior nemico! Si limitò a descrivergli
quei luoghi, guidandolo verso l’ala dell’edificio destinata ai bambini di terza
classe.Arrivati a destinazione sentirono il pianto di molti bambini che si
trovavano tutti insieme in una stanza con una parete di vetro, per permettere
ai curiosi di guardarli dall’esterno. E davanti a quel vetro, Goku la vide. Non
seppe mai spiegarsi come, ma la riconobbe al primo sguardo. Era una donna
sottile, alta quanto Vegeta, con lunghi capelli neri che in morbide ciocche le
ondeggiavano sulle spalle. Solo due ciuffi ribelli le stavano ritti davanti
alla fronte. Sembrava molto giovane, ma Goku non avrebbe saputo dire quanti
anni avesse, sapeva che l’aspetto esteriore in un sayan poteva ingannare sulla
reale età. La donna doveva aver partorito il giorno prima, stando a quanto aveva
detto Vegeta, ma non sembrava affatto sofferente o stanca. Indossava anche lei
una battle suit, sembrava pronta per combattere chissà quale battaglia ma… se
ne stava immobile con lo sguardo fisso davanti a sé. Quello sguardo… Goku ebbe
la fortissima sensazione di averlo già visto, di averlo già sentito puntato su
di lui. Come il ricordo di una vita precedente, una vita mai vissuta. Era uno
sguardo indecifrabile, cupo, a prima vista glaciale ma, per un osservatore più
attento, carico di sentimenti che per quella donna era evidentemente
impossibile riuscire a descrivere. Quegli occhi neri, intensi come due tizzoni
ardenti, fissavano un punto preciso oltre il vetro dinanzi a sé. Fissavano un
neonato, dai capelli divisi in ciuffi ribelli sparati in aria, che si dibatteva
piangendo nella sua culla. Non un’ombra di sorriso sul volto di quella madre
che osservava il suo bambino per la prima volta dopo il parto. Vegeta stava per
riportare alla realtà Goku che sembrava essersi imbambolato quando, seguendo lo
sguardo della donna vide il bambino che stava osservando e capì che quella era
la compagna di Bardack, la madre di Goku. Lasciò quindi che lui continuasse a
guardarla indisturbato. La donna non si era accorta della loro presenza, e
sembrava non avere alcuna intenzione di muoversi di lì. Immobile, continuava a
fissare il bambino, il cui pianto sembrava non interessarle minimamente. Ad un
certo punto le si avvicinò un uomo in camice, dall’aspetto più anziano e con in
mano degli strani strumenti. Goku lo fissò interrogativo e Vegeta gli disse che
era un medico. L’uomo parlò, scuotendo la donna dalle sue riflessioni.
“Ancora qui, Erin?Cosa
ci trovi di tanto interessante in quella mezza calzetta? E’ molto più debole di
com’era il tuo primo figlio appena nato! Un vero spreco di energie per te e per
il tuo compagno!”
La donna gli rispose
senza neanche degnarsi di guardarlo:
“Il modo in cui io e
Bardack occupiamo il nostro tempo non è affar tuo, idiota. Sparisci se on vuoi
che ti ricordi il perché sei stato destinato alla scienza e non al
combattimento”. L’uomo si allontanò sogghignando, e Vegeta spiegò a Goku che, a
un gradino ancora più basso rispetto alla terza classe, vi erano i sayan
debolissimi che venivano indirizzati nel campo delle scienze e della tecnologia
perché potessero in qualche modo tornare utili. Goku però non sembrò prestare
la minima attenzione alle sue parole. La donna, nel frattempo, non si era
mossa. Ad un certo punto, e per un brevissimo istante, il suo sguardo sembrò
raddolcirsi. Pronunciò solo due parole, ma Goku percepì dietro di esse un
universo intero di emozioni.
“Non piangere”.
Istantaneamente, il bambino al di là del vetro si zittì e la osservò
incuriosito. Il tono di voce della donna era calmo, glaciale come tutto in lei,
ma non per questo meno rassicurante. Dopo che il bambino smise di piangere, la
donna si voltò per andarsene, ma si bloccò alla vista dei due sayan. Il suo
sguardo si posò su Goku, e all’eroe parve che il suo cuore perdesse un battito.
Fissandolo un po’ stupita, la donna gli si avvicinò dicendo: ”Che ci fai qui
Bardack? La missione si è già conclusa?”.
Bardack. Goku capì di
essere stato scambiato per suo padre, e comprese che doveva somigliargli in
maniera impressionante per ingannare perfino la sua compagna. Vegeta nel frattempo
non sapeva come uscire da quella situazione, ma la donna interruppe le sue
riflessioni continuando a parlare col presunto Bardack.
“La Terra è l’obiettivo
del bambino”. Goku continuava a fissarla pietrificato. Quando fu abbastanza vicina
per vederlo meglio, Erin sussultò.
“Tu non sei Bardack! “il
suo sguardo era leggermente diverso, stupito, ma non intimorito.
“Chi sei? Rispondi,
perché mi stavi guardando in quel modo?” il tono di voce era calmo e
inflessibile, esigeva la sua risposta. Goku sentì il suo cuore tremare, e prima
di rendersi conto di quello che stava facendo, afferrò la sua mano e le disse:
”Sono felice di averti potuto vedere almeno una volta, anche se in realtà so di
averti già visto…” mentre Goku pronunciava queste parole, Vegeta si trasse in
disparte, tanto ormai il danno era stato fatto!
Erin rimase in silenzio
a fissare l’uomo di fronte a sé. Non riusciva a capire. Assomigliava così tanto
a Bardack… ma non poteva essere lui, mancava la cicatrice che sfregiava il suo
volto…e poi, quelle strane parole…
Nel frattempo si accorse
che il pianto del bambino era ricominciato. Aveva quel pianto nelle orecchie, e
gli occhi negli occhi dell’uomo dinanzi a sé… e improvvisamente tutto fu chiaro
per lei. Chiunque altro al suo posto sarebbe caduto a terra privo di sensi per
lo shock, ma non Erin.La sua mente si era illuminata improvvisamente facendole
apparire chiaro ciò che stava accadendo, qualcosa che la ragione non avrebbe
mai potuto spiegare. Non sapeva né come né perché, ma sapeva che quell’uomo davanti
a sé e il bambino che piangeva nella culla erano la stessa persona. E anche
Goku si accorse che lei aveva capito.
“Tu sei lui…”
“Si…”
Erin increspò
leggermente le labbra in quello che per lei doveva essere un sorriso. Quindi
parlò:
“Un solo desiderio ho
espresso in tutta la mia vita, e l’ho fatto qualche secondo fa”. Goku la guardava
negli occhi incuriosito da quelle parole, consapevole che esse lo avrebbero cambiato
per sempre.
“Io ho desiderato che tu
sapessi sorridere”
Goku spalancò la bocca e
le lacrime cominciarono a bagnargli le guance. Capì quanto la vita doveva
essere stata crudele con quella donna, e capì che poteva donarle un solo, breve
istante di felicità. E anche se tra le lacrime, le mostrò uno dei suoi aperti e
bellissimi sorrisi. Una sola lacrima bagnò il viso di sua madre. Goku toccò la
sua guancia con la punta di un dito, raccogliendo quella lacrima. All’improvviso
disse:
“Vieni con me, nel mio
tempo potrai avere una seconda possibilità!”
“Vieni dal futuro vero?”
“ Si…io vivo sulla Terra,
con la mia famiglia, se vieni tu potresti…”
“Il mio posto è qui”
”Ma tu non sai, domani il pianeta…”
Erin lo interruppe di
nuovo, poggiandogli un dito sulle labbra:
“Sssh…non mi importa
quello che accadrà domani, oggi la mia vita ha raggiunto il suo scopo”
“Ma…” Goku cercò di
insistere, anche se aveva già capito che sua madre aveva una sola parola.
“Niente ma…torna nel tuo
tempo e continua a vivere la tua vita, e io domani terminerò la mia”.
Goku trasalì. Lei aveva
capito che l’indomani sarebbe morta, ma non sembrava per questo turbata. Vegeta
si avvicinò a Goku e gli disse a malincuore che era ora d’andare.Si alzò in
volo sollevando anche goku, che cercava di opporsi.
“Aspetta io… avrei
voluto vedere anche lui…”
Gli rispose Erin: ” Tuo
padre non è sul pianeta in questo momento ma non preoccuparti… lui è in te”.
Goku capì che doveva
davvero andarsene e decise che l’ultima immagine davanti agli occhi di sua
madre non doveva essere un uomo in lacrime. Così le sorrise di nuovo per
l’ultima volta, mentre trascinato da Vegeta volava allontanandosi da lei,
uscendo dalla finestra.
“Addio mamma…”
“Addio piccolo… continua
a sorridere…”
…
Goku se ne stava seduto
in riva al fiume, quando Vegeta gli si avvicinò. Era il compleanno di Goten, e
i Son avevano dato una bella festa per lui invitando gli amici più cari.
“Ti va di tirare quattro
colpi?” disse Vegeta.
“Certo” disse Goku
mettendosi in piedi. Prima di iniziare combattere però, volse di nuovo per un
attimo gli occhi verso il cielo, sorridendo. E, dal cielo, qualcuno ricambiò il
suo sorriso. Un’anima che aveva finalmente finito di espiare le proprie colpe
per la sua vita di sayan e che adesso, dopo tanto tempo, aveva imparato a
sorridere.
FINE
Nota dell’autrice:
questa è la prima fanfic che scrivo, vi prego quindi di commentare per farmi
sapere cosa ne pensate e… grazie per averla letta!