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Autore: Mari24    19/11/2011    11 recensioni
"Una stanza semibuia.
Le tapparelle lasciate sollevate in modo che la luce della luna filtri attraverso le finestre.
Vestiti.
Vestiti sparpagliati qui e là, alla rinfusa, senza un ordine preciso.
Non è da loro, o meglio non è da lei, ma entrambi dopo la sparatoria sono cambiati."
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Una stanza semibuia.

Le tapparelle lasciate sollevate in modo che la luce della luna filtri attraverso le finestre.

Vestiti.
Vestiti sparpagliati qui e là, alla rinfusa, senza un ordine preciso.

Non è da loro, o meglio non è da lei, ma entrambi dopo la sparatoria sono cambiati.
Vogliono godersi la vita, in tutte le sue forme.

Lenzuola.
Lenzuola stropicciate che avvolgono i due corpi.

Due corpi, uniti insieme, fusi, sudati.
Mani che si uniscono, lingue infuocate che toccano e si uniscono, e solo una bocca segue il contorno del corpo del uomo.

Numerose goccioline di sudore imperlano il loro volti, e alla luce bianca della luna solo un oggetto brilla sotto di esse.

Un oggetto metallico, chiaro, legato al suo polso.

È libero solo con il braccio sinistro.

Vorrebbe essere libero per toccare la donna che è lì con lei, ma ha accettato questo gioco.

Lei lo bacia, e lui è felice che sia viva.

Il suo cuore scoppia di gioia, perché ora è la sua ragazza.

E vuole gridarlo al mondo, ma con la sparatoria e il caso di sua madre non vuole che tutta l’attenzione sia riversata su di lei.
È stata già messa nel mirino, e non vuole questo per lei.

Lei è stata chiara anche sotto questo punto di vista: non vuole una relazione con lui.
Non potrà mai essere se stessa se non risolve prima l’omicidio di sua madre.
Non potrà avere il tipo di rapporto che vuole lei.
Che vogliono entrambi.

Loro sanno che lei non è neppure la ragazza da ‘amici di letto’, ma ogni tanto ha bisogno di lui, ha bisogno di sentire il suo corpo sul suo, e finché non deciderà che il suo cuore viene prima di tutto, avere un rapporto così con lui, è l’unica cosa che non la faccia affogare di nuovo.

Perché lei stava annegando, e lui era la terra ferma.

Ma quando lui la bacia, sa che è solo lui quello giusto, perché solo con lui ha provato sensazioni simili.

Da quella volta del bacio sotto copertura, non aveva fatto altro che pensarci, e anche lui aveva in testa solo le sue labbra morbide sulle sue e di come si siano avventati l’uno sull’altra per reclamare ancora quel contatto.

Per entrambi solo quella volta hanno provato la sensazione più bella della loro vita.

Sanno che quel bacio in fondo non era sotto copertura.

Ma lei vuole cambiare.

Ha capito che la vita è una e una soltanto, e ha già rischiato di perderla in parecchie occasioni, e in particolare al funerale di Montgomery è quasi morta fra le sue braccia.

E lui sa che lei lo ama, ma che ha paura di questo sentimento.

Lui deve aiutarla ad aprirsi, a fare in modo che lei lo scelga completamente, come il suo ‘one and done.’

 

 

Castle aprì gli occhi e respirò profondamente.

Il polso destro era legato con le manette alla sbarra del letto.

Era stata tutta una fantasia.

Aveva bisogno di una scena con Nikki e Rook e si era trovato a fantasticare su di lei, su di loro.

Non poteva farci nulla.

Lei occupava la maggior parte dei suoi pensieri.

Dal bacio al congelamento, a quelle parole non dette.
Alla sparatoria al funerale di Montgomery, a quelle parole dette.

E ora che sapeva che il dottore era andato via dalla sua vita, non riusciva a non fantasticare su di loro.

A loro che cenavano insieme, che facevano una passeggiata al parco mano nella mano, che mangiavano un gelato insieme. 
A loro che facevano l’amore, quell’espressione dell’amore incondizionato che due amanti sentono il bisogno di esprimere perché ormai le parole non bastano più.

Sperava che non tenesse più un piede fuori dalla porta,  che quella porta potesse aprirla per farlo entrare, perché non ci sono porte mezzo aperte o bicchieri mezzi pieni.
Le porte o sono aperte o sono chiuse.

Rifletteva alla penombra della stanza.
Non poteva andare avanti così.

Presto, quando avrebbe avuto l’occasione e trovato il momento giusto le avrebbe parlato. Ne era certo, si sarebbe arrabbiata per avergli taciuto che in realtà lui aveva continuato ad indagare sul caso di sua madre e che aveva ricevuto quella strana telefonata che gli intimava di convincerla a lasciare perdere, ma non poteva costruire un rapporto sulle bugie.

Se voleva questo, se davvero lo desiderava, doveva essere completamente sincero.

 

La sua pelle avverti i primi brividi di freddo.

Doveva alzarsi e farsi una doccia calda. 
O fredda in base a tutte le immagini che si erano fate largo nella sua testa.

Allungò la mano sinistra sul comodino, ma andando a tentoni non trovò la chiave.

Accese l’abat-jour ed ebbe giusto il tempo di far abituare gli occhi alla luce che, con suo sommo orrore, realizzò che la chiave non era lì.

Spostò la sveglia, il cellulare e il caricabatteria. Nulla.

Alzò il libro, sperando che fosse finita lì sotto, ma della chiave non vi era traccia.

Il panico s’impossessò di lui. Non sapeva che fare e ammanettato non poteva fare troppo.

Ma infondo era lì per questo no?!
Scrivere una scena in cui Nikki ammanettata al letto cercava di liberarsi.

Ragionò.
Come poteva fare senza la chiave?

Poteva prendere l’abat-jour e colpire le manette fin quando non si fossero aperte.
Ma nulla gli assicurava che oltre a distruggere l’unica fonte di luce, le manette si fossero poi aperte.

Il libro.
No, quello poteva darselo tranquillamente in testa.

Il carica batterie.
Afferrò l’estremità della spina e cercò di forzare la serratura.
Niente.

E poi si ricordò della chiave universale che si era fatto fare subito dopo che Beckett l’aveva arrestato la prima volta.

La teneva sempre dentro al suo portafoglio che stava… esattamente dentro i suoi pantaloni nella sedia di fronte al letto.
Impossibile raggiungerlo.

Non aveva via di uscite.
E in più anche se si fosse liberato realizzò che non aveva così tanta voglia di scrivere.
L’unica cosa che voleva realmente fare era vedere Kate.

Afferrò il cellulare, ma si bloccò di colpo.

Chi poteva chiamare?

Suo figlia no di certo e ancora di meno Martha, che chissà dov’era poi, e neppure Ryan con Esposito.
L’avrebbero preso in giro fino la morte.

Lanie.
No Lanie era da escludere.
E pure Kate.

Optò per Ryan.

Compose il numero rapido 4 e attese.

Il cellulare squillava a vuoto, e poco dopo si inserì la segreteria telefonica. Era piena notte e magari era stanco per tutti gli impegni del matrimonio e la lunga giornata a lavoro. Probabilmente era crollato e non l’aveva neppure sentito squillare.

Rifece il numero, ma come poco prima Ryan non rispose.

“Merda!” pensò.

Gli restava solo una persona. Ma non poteva chiamarla, nel cuore della notte e farsi trovare così, quasi nudo nel suo letto, e per di più ammanettato.

Aspettò, ragionò e decise di vagliare tutte le opzioni.

Dopo un’ora di freddo e nervoso si decise a chiamarla.

 

Il suo cellulare squillò nella notte.

Odiava questo lato del suo lavoro, sempre disponibile, sempre reperibile in caso di omicidio.
Lei di notte voleva dormire!

Afferrò il cellulare e senza neppure guardarlo rispose:

-“Beckett”-

-“Detective…sai, ti ho chiamato raccontarti la favola della buona notte!”- disse malizioso.

Beckett avvampò riconoscendo la sua voce al telefono.
Che voleva a quell’ora indecente?

-“Castle!??? Se mi hai svegliata per uno stupido motivo domani non ti presentare al distretto…potrei spararti!!”- disse lievemente seccata dalla sua sveglia improvvisa e incavolata con se stessa perché appena lui le diceva qualcosa di più malizioso del solito, lei diventava di un altro colore.

-“Ho un piccolo problema. Dovresti venire da me.”- rispose lo scrittore.

-“Che tipo di problema?”- chiese facendosi seria.

-“Non posso spiegarti ora. Sbrigati a venire. La chiave la trovi sotto la pancia della tartaruga affianco alla porta!”- disse chiudendo la chiamata.

Beckett rimase a bocca aperta.

Ma poi un’idea gli balenò nella mente:  Castle gli aveva chiesto di andare a casa sua, in piena notte. Di sicuro non avrebbe voluto parlare.

O forse… no, non trovava altre spiegazioni.

Ampi scenari di loro due che si baciavano presero forma nella sua testa.

Emozionata e su di giri come non mai si vestì velocemente e nel giro di mezz’ora arrivò al loft di lui.


Girò la tartaruga e trovò la chiave.

Non sapeva come sentirsi, se felice che l’avesse chiamata o se in ansia per quello che probabilmente pensava sarebbe successo.

Infilò la chiave nella toppa ed entrò.

Nell’appartamento regnava il buio più assoluto.
Accese la luce e chiamò:

-“Castle?! Sono qui. Dove sei?”-

Una voce provenne da una stanza al primo piano.

-“Sono in camera mia.”-

Beckett non capiva.
Cos’era una caccia al tesoro?!

Andò da lui e scostando la porta vide la camera illuminata solo dall’abat-jour.

Si guardò in torno e vide i suoi vestiti x terra e sulla sedia.

-“Castle?”- chiese ancora una volta.

-“Sono qui.”- rispose semplicemente.

Alzò lo sguardo e lo vide nel letto, a torso nudo, cercando di coprirsi almeno le parti intime. Da lì Kate non poteva vedere che indossava i boxer.

E poi le notò. Le manette al suo polso destro.

Rimase un attimo basita ma subito dopo chiese.

-“Che è successo? Stai bene?”- disse avvicinandosi a lui.

-“Si, tutto apposto, ma non trovo la chiave. Devi trovarla Kate!”- disse fermo.

-“Ma perché sei ammanettato? È entrato qualcuno in casa? E… perché sei nudo?”- chiese diventando la settima gradazione di rosso.

-“Non sono nudo! Ho i boxer! Ma continua pure a radiografarmi se ti fa piacere!”- disse malizioso.

Kate si voltò velocemente, sentendo le sue guance andare in fiamme, balbettando qualcosa:

-“I-io…. Non.. non stavo…”-

-“Non ti preoccupare… so di essere davvero affascinante!”- rispose modesto.

Kate non disse nulla. Rischiava di balbettare ancora e lui avrebbe continuato su quella linea.
Doveva fare in fretta. Trovare la chiave ed andare via.
Beh magari l’avrebbe preso in giro un po’.

Si voltò riacquistando il suo autocontrollo e chiese:

-“Ok Castle. Non ricordi proprio dov’era la chiave l’ultima volta che l’hai vista?”-

-“Stava là, sul comodino. Ma non c’è più. Però ne ho una dentro il portafoglio. È nei miei pantaloni.”-

Kate prese i pantaloni e trovò il portafoglio.

-“Qui non c’è nessuna chiave. E perché ti porti una chiave di manette sempre appresso?! No, non lo voglio sapere!”- disse alzando la mano mettendo a tacere l’uomo di fronte a lei prima che iniziasse a parlare.

Castle sorrise.

-“Non vuoi neanche sapere perché sono ammanettato?!”-

La curiosità di Beckett prevalse:

-“No, non voglio sapere con chi stavi facendo sesso!”- esclamò con evidente gelosia.

-“In verità non ero con nessuno. Volevo solo provare una scena per Nikki Heat e affinché risulti realistica devo provare su di me. Solo che mi sono stancato e vorrei solo togliermi queste manette!”- disse frustrato.

Kate roteò gli occhi. Di tutti gli scenari che aveva immaginato questo era sicuramente quello più fantasioso.

Si tolse la giacca e rimboccandosi le maniche della camicia iniziò a cercare la piccola chiave.

Sapeva com’era fatta, ma proprio non riusciva a trovarla.

Guardò dappertutto, sotto il letto, sotto il tappeto e sotto il comodino e il comò.

Nulla.

Fece il girò e controllò sotto il divano e dentro, ma ancora niente.

-“Perché hai detto quella frase?”-

-“Quale?”- chiese cercando ancora.

-“Che non volevi sapere con chi ero.”-

-“Beh scusa se non mi interessano i tuoi retroscena con qualche altra ragazza.”- continuò inviperita.

-“E dimmi, mia musa, cos’è che esattamente ti da fastidio? Che ti abbia svegliata nel cuore della notte o che, secondo il tuo pensiero, ero con un’altra?”-

Beckett ridusse gli occhi a due fessure.

-“Nei tuoi sogni Castle!”-

-“No in realtà nei miei sogni tu assecondi…”- ma non finì di parlare perché Kate, trovando un calzino lì vicino, glielo infilò in bocca, e ciò che si udì fu solo qualcosa di incomprensibile.

-“Umfr affefond offe sfodfff..”-

-“Almeno ora non parlerai!”- disse Beckett con un ghigno malvagio.

Prese le scarpe di Castle e controllò anche lì dentro.
Lo scrittore la guardò con aria interrogativa e capendo al volo Kate esclamò:

-“La mia chiave una volta era finita dentro uno stivale. Che c’è?! No, non ti racconterò come penso ci sia finita lì dentro… non è un discorso che reggeresti!”- disse maliziosa.

Kate, che gli dava le spalle, si inchinò leggermente per spostare il comodino. Magari era caduta lì dietro e da dove stava lei con la poca luce, non riusciva a vederla.

Castle allungò la testa rimanendo ad osservarle il sedere, ma proprio in quel momento Beckett si tirò su cogliendolo in fragrante.

Questa volta non riuscì ad arrabbiarsi perché lo scrittore stava guardando proprio lei, non un’altra ochetta.

Gli angoli della sua bocca si piegarono all’insù  e proprio non riuscì a nascondere un sorriso.

Abbassò lo sguardo.
Per quanto le piacesse che Castle la guardasse non riusciva a non imbarazzarsi.

Castle pensò che l’avrebbe ucciso su due piedi, e invece non solo non aveva detto niente, ma stava anche sorridendo.

-“Castle, la chiave qui non c’è! Non hai un paio di tronchesine così la facciamo finita?”- disse sperando che lui non dicesse nulla.

Lo scrittore sputò via il calzino e disse:

-“No. Ma ho un’ascia da qualche parte in cantina. Potresti tagliare in due le manette!”- propose.

-“Si certo, e se sbaglio e ti taglio via la mano?!”- rispose per niente d’accordo con quella possibile soluzione.

-“La mano mi serve!!”- disse orripilato dalla sua stessa idea.
-“Sai detective, c’è ancora un posto dove non hai controllato.”- disse ma a Kate non sfuggì quel sorrisetto furbo che aveva ogni volta che flirtava con lei.

-“E dove sarebbe?”- chiese sospettosa.

-“Qui nel letto!”- rispose soddisfatto.

Kate arrossì, non sapeva bene neppure lei perché dovesse arrossire così, ma facendo finta di nulla si avvicinò al letto.

Scostò il lenzuolo dalla parte opposta rispetto a dove stava lui, e con tutta la forza di volontà cercò di non guardarlo, ma ancora quella maledetta chiave non si trovava.

Fece il giro del letto per poter guardare anche dove si trovava lui.

-“Castle hai almeno i boxer vero?!”-

-“Beh non c’è nulla che tu non abbia già visto.”- sentenziò.

Beckett sgranò gli occhi.

-“Veramente io non ti ho mai visto solo con i boxer!”- disse con la voce un po’ più stridula del dovuto.

-“No scusa, questa è una battuta che voglio inserire nel nuovo libro! Nikki e Rook, sai… si sono già ammirati ampiamente.”-

-“Hai davvero intenzione di scrivere questa scena imbarazzante?”- chiese Kate quasi arrabbiata.

Lo sapeva che non avrebbe mai e poi mai dovuto scrivere fatti realmente accaduti.

-“Perché no?! Un po’ di pepe ci vuole fra i protagonisti!”- rispose allusivo.

Kate si morse il labbro inferiore, cosa che faceva impazzire Castle, e avvicinandosi pericolosamente a lui gli sussurrò ad un orecchio:

-“Sai… quasi quasi ti lascio ammanettato qui!”-

Kate avvertì subito il suo profumo invadergli le narici, mentre Castle sentì il respiro di lei infrangersi sulla sua pelle.

Si voltarono entrambi come attratti da una calamita e rimasero lì a fissarsi, a perdersi l’uno negli occhi dell’altra, a domandarsi come sarebbe baciare l’altro un’altra volta, e questa volta non perché erano sotto copertura.

Voleva affondare le mani nei suoi capelli e attirarlo a se.
Voleva baciarlo come mai le era capitato di voler baciare un uomo.

Voleva accarezzarle il viso, sentire quando fossero soffici i suoi capelli, e quanto fossero morbide e calde le sue labbra.
L’istinto primordiale di afferrarla e baciarla lo invase.

Dannazione aveva una mano bloccata!

Stava sul serio odiando quelle manette.

Diede uno strattone così forte che si fece male, ma ancora era legato lì.

Kate si ricompose subito e sollevandosi notò un affarino in metallo sbucare da sotto il cuscino.

In fretta l’afferrò prima che lo scrittore distruggesse tutto.

-“Castle fermo! Che volevi fare? Staccarti il braccio?”- disse Kate preoccupata che potesse essersi fatto male.

-“No! I-io…. Volevo solo…”- ma l’ultima parola gli morì in gola.

Baciarti.
Era quella l’ultima parola che non riuscì a dire.

-“Tranquillo. Ho trovato la chiave!”- disse entusiasta aprendogli le manette.

Castle si liberò di quella trappola mortale e balzò in piedi abbracciando Kate e cogliendola completamente alla sprovvista.

Kate dopo  un attimo di smarrimento l’abbracciò anche lei.

Potevano entrambi sentire il profumo dell’altro, ed entrambi avvertirono i loro cuori battere insieme e sempre più velocemente.

Si staccarono da quell’abbraccio in evidente imbarazzo.

Castle si schiarì la gola e Kate disse:

-“Ti aspetto giù mentre ti rivesti.”-

-“Se vuoi puoi aiutarmi a svestirmi!”-

Kate afferrò la maglietta lì vicino e gliela lanciò in piena faccia uscendo sorridendo dalla stanza.

 


Pochi minuti dopo Castle la raggiunse in cucina mentre lei si stava rivestendo per andare via.

-“Beh ci vediamo domani Castle.”- disse sorridendo.

-“Grazie per avermi aiutato.”- rispose ringraziandola.

-“Beh se anche mi fossi trovata in quella situazione, anche tu avresti fatto lo stesso per me.”- disse maliziosa Beckett.
-“E comunque domani ci sarà da ridere! Chissà Esposito e Ryan cosa diranno!!”- continuò Kate facendogli vedere da lontano il suo cellulare e mostrandogli una sua foto scattata poco prima mentre era ancora ammanettato.

-“Come hai fatto a farmi una foto senza che me ne accorgessi?!”- chiese interessato.

-“Conosco un sacco di trucchi, scrittore da strapazzo!”- rispose incamminandosi verso la porta.

-“NoNoNo… Beckett! Andiamo non puoi farmi questo!!”- disse inseguendola.

-“Buona notte Castle!”

-“No dai… Kate… Kaate!!!”- urlò lo scrittore mentre lei gli lanciava un ultimo sguardo furbo prima di salire in ascensore e ritornare a casa.

Il giorno dopo sarebbe stata una lunga giornata.






ANGOLO MIO: Ma ciaooo!!! eccomi tornata con una shottina che stava facendo la muffa nel pc... beh visto che siamo in tema 'Cuffed' ho pensato di pubblicarla... non ricordo neppure quando è stata scritta.. forse ai primi di ottobre.. bo!! xD

per il rating se vi sembra arancione ditemelo che lo cambio... a me sembra giallo... ;)

ehm... non ho troppo da dire, qndi buona lettura e se vi va fatemi sapere che ne pensate! xD

sbaciotti

Mari_Rina24  ;>


ps: a me era caduta la chiavetta di internet dentro uno stivale, qndi quella parte è autobiografica!! U_U  

   
 
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