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Autore: Dhialya    19/11/2011    3 recensioni
Stava tornando ad indossare una maschera.
La maschera.
Non solo sul viso. La sua era una copertura integrale che diventata troppo stretta e per cui, tempo prima, era quasi morta pur di levarsela.
Perchè non riusciva più a respirarci attraverso, nonostante le crepe. Perchè le emozioni non filtravano, i ricordi si bloccavano e le lacrime formavano arabeschi di spine che andavano a strozzare un cuore autolesionista. Perchè ogni battito era diventato una lama ghiacciata ed incandescente che si conficcava direttamente nella schiena ad ogni respiro.
Perchè si stava distruggendo con le sue stesse mani.
A colazione mangiava dolore, incomprensione e solitudine.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.:Ricordi d'Autunno:.
Because...






Stava tornando ad indossare una maschera.

La
maschera.

Una speciale, disegnata apposta per lei, da sempre.

Non solo sul viso.

La sua era una copertura integrale che era diventata troppo stretta e per cui, tempo prima, era quasi morta pur di levarsela.


Perchè era divenuta troppo piccola per contenere le sue idee, che agili slittavano nei meandri della mente, facendole credere in se stessa.

Di più.

Sempre di più.

Ancora di più.


Perchè era diventata una gabbia per la sua libertà, quell'agognato senso d'indipendenza che aveva sempre voluto, sempre cercato, sempre visto ma mai toccato.

Perchè la libertà, era una cosa che le faceva paura.

Da sola, la fuori, che avrebbe fatto?


Era un mondo troppo grande, troppo reale, per una come lei, - Per Lei - che era sempre stata protetta dalla sua corazza di totale illusione. 

Totale finzione.


Perchè non riusciva più a respirarci attraverso, nonostante le crepe.

Crepe che si stavano rompendo, facendole sentire un senso di freddo e vuoto, l'aria ci passava attraverso.

Quei buchi erano sempre stati li?


Perchè le emozioni non filtravano, i ricordi si bloccavano e le lacrime formavano arabeschi di spine che andavano a strozzare un cuore autolesionista.

La finta illusione giocava leggiadra, alimentata da una speranza ormai inacidita.


Perchè ogni battito era diventato una lama ghiacciata ed incandescente che si conficcava direttamente nella schiena ad ogni respiro.

Dolore, fitte, rancore.

E poi dolore, fitte e rancore.


E poi ancora dolore, ancora fitte profonde – di più, sempre di più – e ancora più rancore.



Un velo di rabbia che calava sull'anima, che straripava dagli occhi, che occultava la vista.

E vedeva buio.

Buio totale.


Buio, intorno a se.


Dov'era la luce?


La via di casa?


L'uscita da quell'incubo?



Sola.


Sola.


Completamente Sola.



Era da sola, completamente in balia di sé e della sua maschera che andava in frantumi, della sua sicurezza che scemava, colando a picco.


Perchè si stava distruggendo con le sue stesse mani.


A colazione mangiava dolore, incomprensione e solitudine.


E le piaceva
.



Perchè la sua più grande sofferenza era diventata anche la sua più grande compagnia.


























































***E' da quasi due mesi e passa che non mi faccio più viva, sia con nuovi lavori che con quelli in corso. E oggi mi sono messa a scrivere uno stato, da cui poi è nata questa … introspettiva/nonsense. Credo di aver bisogno di buttare fuori tante cose, per quello non riesco a scrivere, a continuare quei lavori in cui ci ho messo l'anima – in uno in particolare –. Non sto bene, per scrivere. Io mi sono resa conto di non essere guarita dall'anno scorso, per niente. - Da qui il titolo: è iniziato a settembre/ottobre, quindi mesi – tecnicamente – sulle vie autunnali.
Mi sto auto-convincendo di star bene. Vedremo come andrà avanti.
Nel frattempo, ringrazio chi ha letto questa cosa depressiva. Il testo è volutamente messo così.
Grazie a tutti.
D.***
   
 
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