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SOUND OF SILENCE
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Cap. 9
Shine On You Crazy Diamond
Now there's a look in your eyes,
like black holes in the sky.
Shine on you crazy diamond.
Pink Floyd-Shine on you crazy diamond.
-Mona
ha una certa tendenza ad esagerare a volte. Sicuramente si è
già pentita di averti incolpato e insultato.-
Le parole di conforto di Heather lo fecero tornare sul pianeta terra.
Dopo che Mona se ne era andata, Axl si era seduto per terra, vicino la
borsa della ragazza, che aveva furiosamente lanciato in un attimo di
rabbia, e aveva appoggiato la schiena nuda contro il muro.
Heather
ricevette come risposta da parte di Axl uno sguardo alquanto confuso
e siccome non si decideva a controbattere gli offrì una
sigaretta
che il rosso accettò di buon grado. Decise che forse era il
caso di
parlargli ancora.
-E'
molto turbata ultimamente, sai... presto rivedrà i suoi
genitori.
Continuo a pensare che non sia una grande idea, ma è giusto
che vada
al funerale di suo fratello...-
-Funerale?-
riuscì a mormorare Axl, alzando dal marciapiede gli occhi
che si
erano illuminati di una strana luce.
-Sì,
suo fratello, non te lo ha raccontato?-
-Sì,
ma andrà fino in Inghilterra? Tornerà?- La sua
voce si era riempita
di ansia.
-Non
lo so, veramente non lo sa nemmeno lei. Vedi, la situazione
è che
questo a Los Angeles era solo un nostro viaggio di piacere, Mona
potrebbe dare fine al suo viaggio proprio oggi. Non ha molti soldi,
poi... Ha perso il lavoro, io non riuscirei a mantenerla per
più di
una settimana. Se restasse lì sarebbe solo un bene per lei..-
-No!-
esclamò col battito del cuore accelerato. Perchè
poi?-si
chiedeva-perchè doveva agitarsi così tanto per
una ragazza che
conosceva da così poco?
A
Heather scappò un sorriso.
-Però
c'è anche la possibilità che scappi a gambe
levate dai suoi
genitori, sarà terribile per lei: immagina due genitori
divorziati e
preoccupati ritrovatisi per il funerale del loro figlio e Mona che
torna da un viaggio di due anni. La assalirebbero, non so se potrebbe
resistere a un certo attacco...-
Per
un po' cadde il silenzio. Axl sembrava guardare passare le macchine,
ma con la mente era altrove, molto lontano. Com'è dura la
vita
-pensò. Per un po' riuscì a percepire il dolore
di Mona. Gli
vennero i brividi quando una fredda brezza di vento gli accarezzo il
torace.
-Conoscevi
suo fratello?-
Heather
sì incupì: il sorriso rilassato e quasi divertito
si inarcò
all'ingiù.
-Sì.
Era un bravo ragazzo.-
Sì
alzò in piedi. Axl capì che non era il caso di
proseguire a parlare
di quel argomento, perchè riusciva a percepire la tristezza
della
brunetta, che in quel momento stava prendendo la borsa dell'amica da
terra.
-Vuoi
che ti accompagni?-
-Oh
no, grazie-
-Pensi
mai che ci rivedremo? Verrai a qualche altro nostro concerto? Ho
notato che tu e Duff..-
-Stai
cercando di farti dei fan, Rose? O vuoi chiedere qualcos'altro?- gli
chiese di rimando con un sorrisetto furbo.
Axl
le sorrise, all'inizio un bel sorriso divertito dalla risposta della
ragazza poi si fece più malinconico e gli fece la domanda di
cui gli
importava veramente la risposta, guardando la strada davanti a
sé e
non la faccia di Heather:
-Pensi
che la rivedrò ancora?-
La
bruna non seppe cosa rispondergli si abbassò davanti ad Axl,
attirando la sua attenzione.
-Sai,
Duff non è male e come gruppo andate forte. Penso che noi ci
rivedremo.- Axl
si girò di nuovo verso la strada, non aveva ancora colto il
senso di
quelle parole. - Così,
magari, se Mona si fa sentire potrei riferirti le sue decisioni.-
Il
rosso si concentrò di nuovo su quel viso sorridente e il suo
volto
si illuminò.
La
seguì con lo sguardo mentre si allontanava, mentre le sue
parole
rimbombavano nella testa come il rumore dei suoi tacchi che battevano
sul cemento e pian piano si allontanavano.
Il
tempo passò così in fretta che quando
sentì le risate dei suoi
amici che si avvicinavano notò che il sole, ormai, si stava
avvicinando ai suoi piedi e il vento mattutino non gli dava
più
fastidio, anzi, così, a torso nudo stava anche bene.
-Amico!
Axl! Che ci fai lì per terra?- chiese un allegro Steven
spuntato
fuori dalla porta di ingresso. In quel momento la testa del suo
migliore amico Izzy fece capolino da dietro Steven:
-Axl
ultimamente ha preso famigliarità con i vari pavimenti.
Inizio a
preoccuparmi.-
-Oh,
Iz, non credo che tu debba preoccuparti. Hai visto che spettacolo che
ha dato ieri sera? Complimenti! Potresti anche girare un porno se lo
volessi. E comunque mai nessun tossico di questa fottuta casa avrebbe
mai pensato di scopare sul tavolo... o ciao amore!-
Sì
interruppe abbracciando una piccola moretta che era uscita fuori
dalla casa, con un sorriso stampato e gli occhi luccicanti di gioia.
Poi
uscì Duff, nervoso e pallido, e sorridendo
annunciò al rosso:
-Amico,
cerca di mantenere la calma... be', penso che qualcuno abbia vomitato
sulla tua maglietta!-
Axl
sentì di nuovo crescere la rabbia nel suo petto.
Era
tutto più terribile di quel che aveva immaginato. Non
riusciva a non
piangere.
Non
appena aveva messo piedi in quella casa, nella sua casa.
All'inizio
non riusciva a capire se era troppo spaziosa perchè era
abituata a
quel buco del suo appartamento, se mancava qualche mobile o se era la
mancanza di una persona: suo fratello.
La
cosa peggiore era stata rivedere la madre e il padre. Entrambi
sconvolti e nello stesso tempo sollevati di vedere lei varcare la
soglia di casa.
Le
nuvole di Brown Edge non avevano intenzione di lasciar passare
nemmeno un raggio di sole, ma si disse che era meglio così,
anzi,
doveva essere così, era giusto: dopotutto era lì
per un funerale.
Ogni singolo avvenimento sembrava voler rendere quel viaggio tetro e
buio, nemmeno una luce che potesse darle un po' di vitalità,
sollievo. Si era illusa che presenziare al funerale l'avrebbe
liberata dalla tortura e dalla sofferenza; si era illusa che onorando
il corpo di suo fratello con quel funerale non solo avrebbe lasciato
passare l'anima in cielo, ma anche lei si sarebbe sentita
più libera
a continuare la sua vita. Invece no. Aveva passato ore in piedi quel
giorno. Non c'è stato niente di peggiore che vedere il corpo
del suo
fratello immobile, con gli occhi chiusi e senza traccia di sorriso,
vedere che non era come l'aveva lasciato, semplicemente non era
più
vivo. Questa certezza, che dovrebbe esserle già stata ovvia,
la
colse di sorpresa e non fece che aumentare rabbia, depressione e
incubi notturni. Ogni giorno andava alla tomba e portava un fiore.
Ogni giorno restava al cimitero per ore, anche sotto la pioggia,
seduta nel fango. Era come se non vivesse più: la sua
routine
quotidiana era basata sull'andare al cimitero e a furia di farlo ormai
era cose se avesse trovato il posto per il suo corpo. La sua
mente era così sfocata che non riusciva a pensare bene a
cosa stesse
facendo e pian piano moriva. Dimenticava anche di mangiare, a volte e
credeva che mai sarebbe riuscita a superare un momento del genere.
Pensava ai probabili consigli che suo fratello avrebbe potuto darle
se fosse stato vivo, ma questo non faceva altro che aumentare il suo
dolore. Una
mattina si svegliò dopo aver fatto un incubo, lo stesso
incubo con
Axl che aveva fatto quella notte alla Hell House e rivide la strana
luce negli occhi di Axl. Non riusciva a capire cosa fosse, dolore,
felicità, malizia o stupore, qualunque cosa fosse le aveva
dato una
sensazione di tranquillità, perchè riusciva a
vedere una luce in
tutto quel buio. Quel
giorno pensò alla sua vita a Los Angeles, pensò
che le mancava
Heather e all'improvviso le era venuta una gran voglia di parlare con
Axl. Non ce la faceva più a vedere la tomba del fratello,
non ce la
faceva più a vedere i suoi geniori così tanto
addolorati, voleva
tornare a Los Angeles e voleva controllare se la luce negli occhi di
Axl è solo un sogno o c'è veramente.
-Notizie?-
-No...- Ormai
era diventato il loro saluto, non era per essere scortese, ma aveva
imparato, con lei, ad arrivare subito al sodo e la ragazza non
sembrava irritata da questo comportamento, anzi rispondeva con
sorriso tranquillo, un po' divertito.
Axl
continuava a pensare spesso a Mona, nell'arco di una settimana era
riuscito anche a sognarla. Forse ne era ammaliato. Forse era rimasto
sorpreso dalla luce che aveva visto in lei in quell'unico momento che
l'aveva vista sorridere al bar, forse voleva riportare quella luce in
lei, voleva starle vicino, farla splendere, fare tutto quello che
avesse voluto. Voleva solo quella luce.
-Hey,
Heather! Sei in ritardo!-
Le
corse in contro la piccola morettina che stava sempre con Steven,
Adriana, per abbracciarla, come se la conoscesse da una vita. Poi
venne il turno di Duff, che come saluto le cinse le spalle con il
braccio e le posò un leggero bacio sulle labbra.
-Allora,
cosa si festeggia?-
-I
Guns n' Roses, la prossima band più famosa del mondo, hanno
finalmente trovato un manager!- esordì Slash, già
con la bottiglia
di Jack Daniel's in mano. La dichiarazione fu seguita da un applauso
e risate, poi tutti quelli presenti nella Hell House, a cui importava
solo di mandare giù più alcool possibile,
brindò , dieci, venti
volte alla nuova tappa raggiunta dalla prossima band più
famosa del
Mondo.
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Ehilà! Qualcuno si ricorda ancora di questa storia? Be', spero proprio di sì!
Comunque i miei amici Catullo, Baudolino, Federico Barbarossa e Omero mi hanno tenuta un pochino impegnata in questo mese e penso sarò altrettanto trattenuta da Socrate e si cari sofisti nel prossimo, quindi, se a qualcuno ancora interessa, non vi prometto un'altro capitolo tanto presto, anche perchè non ne ho nemmeno uno pronto :) Spero comunque di riuscire a scrivere qualcosa prima di Natale XD Spero che anche voi speriate.
Hasta luego people!