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Autore: Ystava    19/11/2011    7 recensioni
Il titolo della raccolta dice tutto. Brevi momenti mancanti nella storia di Harry Potter. Passato, presente e futuro. Spero vi piacciano.
Il secondo capitolo è arrivato 1° al "Short and Published - contest" di CassandraClare e ha vinto il Premio IC
Il primo capitolo è arrivato 5° al "Halloween 10days contest" di SereILU e °vavvina°
La One shot nel capitolo sette si è classificata 1° al "Rivelazioni post-libri contest" di Melardhoniel
La Drabble nel capitolo sette si è classificata 1° al "Piacere di scrivere drabble - contest" di sole :)

Il decimo capitolo è arrivato 3° al "Harry&Ginny music contest" di GraGra96
L'11 capitolo è arrivato 3° al “Tear Contest” di PotionFang
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questo capitolo si è classificato al 5° posto al “Halloween 10days contest” di SereILU e °vavvina°.
 

Personaggi: Draco Malfoy – Luna Lovegood (Non è una Draco/Luna!!)

 
Vuoi una Burrobirra?
 
“Vuoi una Burrobirra?”
Draco si voltò di scatto.
 Mancavano circa venti minuti a mezzanotte, e anche quell’Halloween si sarebbe concluso.
Si era allontanato dal banchetto in Sala Grande senza un motivo in particolare. Forse semplicemente per prendersi una pausa dalla stupidità di Tiger e Goyle, dal vociare allegro e fastidioso di tutta Hogwarts, e dallo sguardo mieloso della Umbridge che lo inquietava non poco, nonostante desse del filo da torcere a Potter e compari.
Ed era seduto al limitare della Foresta Proibita, ora, non troppo lontano dalla capanna di quel mezzogigante, quando una voce rilassata, sconosciuta, gli giunse alle orecchie, disturbandolo e facendolo voltare di scatto con aria truce.
Era una ragazzina che aveva già visto. Impossibile non notarla. Portava una collana di tappi di Burrobirra e un paio di orecchini che avevano tutta l’aria di essere rapanelli. Ma non erano solo questi dettagli a renderla unica.
Anche alla sola luce della luna, Draco vide i capelli della ragazzina, biondo cenere, lunghi fino alla vita, piuttosto scompigliati.
E quegli occhi argentei, non troppo diversi dai propri, che lo fissavano. Non riusciva ad interpretarne l’espressione. Sembrava semplicemente passata di lì per caso.
La ragazzina – una Corvonero, se la memoria non lo ingannava – aveva la bacchetta infilata dietro l’orecchio sinistro e due Burrobirre, una per mano. La mano destra era protesa verso di lui, come per offrirgli la bevanda.
Dato che Draco non rispondeva, la ragazzina ripeté la domanda. “Vuoi una Burrobirra?”
Il Serpeverde continuò a squadrarla in silenzio, con un sopracciglio sollevato, in un’espressione a metà tra il sorpreso e il frustrato. Non aveva bisogno di guardarsi intorno. Sapeva di essere solo, e che quindi la ragazzina si stava rivolgendo proprio a lui.
“Chi sei?” le domandò. Il tono di voce era indifferente, quasi estraneo alla situazione. Non era in vena di discussioni. Sperava di liberarsi in fretta di lei, senza troppi giri di parole.
“Luna” rispose semplicemente la ragazzina. Il braccio destro era ancora teso. “Vuoi una Burrobirra?”.
Ma certo. Luna lunatica Lovegood. Ora ricordava. Sì, era una Corvonero, del quarto anno. L’aveva vista ogni tanto con quella sanguesporco della  Weasley.
“No, non la voglio” rispose brusco, poiché probabilmente era questo che più desiderava sapere la ragazzina. Le diede le spalle senza preoccuparsi di offenderla.
“Sei sicuro? Fa un po’ freddo. Ti farebbe bene una Burrobirra”.
Ah, Merlino! Ancora lei e quella Burrobirra.
Controvoglia, Draco si voltò nuovamente verso di lei. La ragazzina aveva un’aria trasognata, un sorriso sereno, il volto rilassato, la mano che stringeva la bevanda ancora protesa verso di lui. Sembrava incapace di stancarsi di tendergliela, e soprattutto incapace di stancarsi della sua freddezza.
Draco Malfoy allungò la mano verso la fatidica Burrobirra, e afferrò il calice. Luna non parve affatto sorpresa di quel gesto, al contrario del Serpeverde, che fissò la bevanda tra le proprie mani per qualche istante, prima di portarsi il calice alla bocca. Chissà perché, l’idea che la ragazzina fosse lì per giocargli qualche brutto scherzo non lo sfiorò minimamente. Mandò giù un paio di sorsi, beandosi del calore della Burrobirra che sembrò sprigionarsi in tutto il suo corpo.
“Prego” rispose la Lovegood, ad un grazie che non era di certo stato pronunciato.
I due studenti si squadrarono per qualche istante. Lei aveva la stessa espressione di poco prima. Nulla sembrava sorprenderla o turbarla. Il viso di lui invece esprimeva pura perplessità.
Draco mise da parte l’avversione ostentata fino a pochi secondi prima. Dopotutto, erano soli, quindi la sua reputazione non ne avrebbe risentito. E la ragazzina lo incuriosiva, doveva ammetterlo.
“Che ci fai qui?” le chiese. Non velenoso, ma neppure gentile.
“Ti ho visto dalla torre di Corvonero e ho pensato che ti sentissi solo e che avresti gradito una Burrobirra”. La ragazzina accompagnò le parole con un sorriso cortese e prese qualche sorso della propria bevanda, continuando a rivolgergli uno sguardo disarmante. Aveva pronunciato quella frase con così tanta semplicità e ingenuità che Draco non si sognò di dubitarne.
“E cosa ci facevi da sola alla torre di Corvonero la sera di Halloween? Perché non sei con gli altri?”. Il Serpeverde era ben deciso a sorvolare sul resto. Non aveva alcuna intenzione di discutere se si sentisse solo o meno con quella ragazzina. O con chiunque altro.
“Mi avevano detto che c’era qualcuno che mi cercava, ma alla fine quando sono andata in sala comune non ho trovato nessuno”. Risposta serena, senza un minimo di astio. Credeva davvero che chi l’avesse mandata in cerca di qualcuno che non esisteva fosse in buona fede?
Altro sopracciglio inarcato da parte di Draco. Davvero una strana ragazzina. Si ricordò improvvisamente che il padre della Lovegood era il direttore de Il Cavillo. Forse non c’era da sorprendersi più di tanto. Il ragazzo prese un altro sorso della Burrobirra, poi indicò il calice. “Dove le hai prese?”.
Anche lei bevve qualche altro sorso, prima di rispondere. “Ho incontrato due gemelli dai capelli rossi che ne avevano una cassa piena. Non sembravano molto a proprio agio nell’essere stati visti, ma gli ho chiesto se potevo prenderne un paio e mi hanno detto di sì. Sembravano sollevati. Poi ho pensato di versarla in due calici perché apparissero più invitanti” rispose Luna, come se fosse stata una situazione normalissima. Ma per lei era normalissima l’esistenza di creature come il Ricciocorno Schiattoso, quindi non c’era da meravigliarsene.
“Se gli insegnanti ci scoprissero sarebbero guai seri per noi” commentò Draco, senza alcun cenno di preoccupazione. Anzi, per sottolineare l’indifferenza che gli suscitava la faccenda, si affrettò a bere un altro sorso della bibita, senza però svuotare il calice.
“Hai ragione. Ma credo che ne valga la pena. La Burrobirra è la mia bevanda preferita. Ed Halloween è la mia festa preferita. Trovo che vadano bene insieme”.
Draco non stentava a crederlo, vista la collana di tappi che la ragazzina portava al collo.
“Vale lo stesso anche per me” commentò il Serpeverde. Una bugia. Non aveva una bevanda o una festa preferita. Ma la Burrobirra e Halloween gli piacevano, quindi poteva andar bene come risposta, dopotutto.
“Dovremmo tornare in Sala Grande” disse la Corvonero, voce calma come se la situazione non fosse surreale com’era in realtà, bevendo l’ultimo sorso e svuotando il calice, mentre i suoi occhi argentei e sognanti si spostavano da Draco al castello.
“Va’ tu”. Quasi un ordine. “Io voglio restare da solo”. Un momento di silenzio, durante il quale si domandò come facesse il sorriso a non lasciare mai il volto della ragazzina. “Grazie per la Burrobirra e per la compagnia”. Ultima frase costata un certo sforzo.
“Non c’è bisogno che mi ringrazi, è stato divertente”.
Draco la seguì con lo sguardo, mentre si allontanava. Tornò a rivolgere i propri occhi di ghiaccio verso la Foresta Proibita solo quando lo scintillio dei capelli biondi della ragazzina fu scomparso all’interno del castello. Inutile dire che trascorse la mezz’ora successiva, da solo, a chiedersi come quella Luna Lovegood avesse potuto trovare divertente la sua compagnia.

 

   
 
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