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Autore: Joelle    20/11/2011    3 recensioni
-Sai, mia madre mi diceva sempre che se uno è triste, è perchè il suo cuore è stato ferito da una freccia: quella freccia è sopprannominata da mamma “Il tocco del diavolo”.[...]
-Sai una cosa, ragazzo, tua madre ha proprio ragione. Ma io aggiungerei un particolare: il diavolo può esser sconfitto.[...]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sei mai stato realmente felice?- mi chiese un innocente bambino, con le lacrime agli occhi.

Dovetti rispondergli con la verità, anche se esitai: non era nella mia indole mentire alla gente, e soprattutto a dei bambini così deboli.

-No caro, ma ho sempre sperato di trovarla.-

-E come mai?- continuò il fanciullo, questa volta con un tocco di curiosità.

-In tutta la mia vita ho aspettato con ansia il suo arrivo, ma lei non si decideva a fare capolino nella mia esistenza: appena la felicità mi toccava, scoprendone la bellezza, mi dimenticavo cosa fosse. Caro, non pensare che io non avessi memoria o che avessi contagiato qualche malattia con questo sintomo: ero in perfetta forma.- mi fermai per prendere fiato.

Notai che gli occhi del bambino erano fissi nei miei: mi osservarono l'anima, cercando di cogliere quei particolari che magari omettevo; scovarono i misteri che aggiravano la mia persona; purificò tutti i peccati commessi, instaurando in me una pace innaturale.

-Ogni volta che riuscivo a sentirmi felice- ripresi, questa volta più deciso - la mano del dolore mi invitava a danzare con lei: era così intrigante e sconosciuto, che involontariamente cadevo tra le sue braccia. Quel dolore mi ingannava, cercava in tutti i modi di sostituirsi alla felicità, prendendo la sua forma: era credibile, ed io come uno stupido mi fidavo sempre, ignaro della trappola che aveva tessuto attorno a me.-

-Devi aver vissuto con la tristezza nel cuore.- affermò il piccolo, interrompendomi. - Sai, mia madre mi diceva sempre che se uno è triste, è perchè il suo cuore è stato ferito da una freccia: quella freccia è sopprannominata da mamma “Il tocco del diavolo”. Secondo lei, infatti, il diavolo prendeva la forma delle nostre paure, divertendosi a spaventare i più piccoli, ma anche gli adulti sono a rischio contagio.-

Questo mi fece sorridere: era la prima volta, dopo tanti anni, che mi sentivo parte di qualcuno. Involontariamente, questo ragazzo mi aveva reso una persona speciale, una persona che andava ascoltata e quindi capita; mi sentivo felice, ma una felicità che non avevo mai sperimentato.

-Sai una cosa, ragazzo, tua madre ha proprio ragione. Ma io aggiungerei un particolare: il diavolo può esser sconfitto, magari pure annientato definitivamente, e vuoi scoprire come?- domandai con una punta di enfasi.

-Sì, sì. Anche io voglio sconfiggere il tocco del diavolo!- esclamò entusiasta il giovane.

-Devi solo credere in te stesso, e con un po' di volontà, riuscirai a sfuggire al suo potere. Ma da soli non possiamo farlo, abbiamo bisogno dell'aiuto di qualcuno.-

-Aah, mi sembrava troppo semplice.- sospirò deluso e con amarezza.

-Tu mi sei stato utile per trovare la felicità, piccolo. Ti potresti reputare “Il salvatore di una vita”: grazie alla tua innocenza, il dolore che mi opprimeva, è sparito, lasciando spazio ad una quiete ed una pace interiore incommensurabili. Grazie ragazzo.- gli scompigliai un po' i capelli corvini.

Con estrema dolcezza, il bambino mi abbracciò e, come se fosse scoppiata una bomba, si lasciò andare in un pianto sommesso. Da quel momento “Il tocco del diavolo” non è più riuscito a sfiorarci. ©

  
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