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Autore: Morgana_D    20/11/2011    6 recensioni
Questa fan fic è il continuo della mia precedente "Fine di un sogno", se non l'avete letta vi conviene andare a leggere prima quella. E' sempre una ShinichixShiho. Ci sono dei riferimenti a Sherlock Holmes spero che non creino problemi a nessuno. Buona lettura. :)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra. Raduno degli appassionati di Sherlock Holmes provenienti da tutto il mondo. Scopo della serata: risolvere un finto delitto e conquistare la prima stesura originale di “Uno studio in rosso”.
E lei? Lei cosa ci faceva qui? A lei Sherlock Holmes non era mai piaciuto, l’Organizzazione le aveva insegnato a tifare per il professor Moriarty, ma il suo vero idolo era l’unica donna che era mai riuscita ad ingannare Holmes: Irene Adler.
 
Shiho si guardava intorno. Sembrava di essere tornati nel XIX secolo, tutte le donne vestite con abiti pieni di pizzi e merletti, compresa lei. Possibile che l’amore per Shinichi le aveva fatto fare l’ennesima cavolata? Erano passati tre anni dalla sua “fuga”, erano tre anni che viveva a Londra e ora sperava di vederlo apparire in mezzo a tutti questi fanatici. Non era una cosa impossibile, dato il suo amore per Sherlock Holmes e la possibilità di vincere qualcosa scritta da Conan Doyle in persona.
Anche gli uomini erano di un’eleganza abbagliante. Tutti vestiti in tiro, con il frac e il cilindro. Sembrava davvero di essere ritornati in quell’epoca, anzi Shiho non si sarebbe stupita di veder apparire Sherlock Holmes in persona tra tutta quella gente.

Erano già le nove, perché non si faceva vedere? Non è possibile che avesse deciso di non venire. Quando all’improvviso lo vide. Era fermo, davanti al tavolo dei buffet, intento a chiacchierare con un uomo dall’aria familiare. A Shiho venne un’illuminazione, quell’uomo era l’organizzatore della festa. Era ovvio che Shinichi ci stesse parlando.
Dopo tre anni si era fatto più uomo, sembrava più grande, più bello. E mentre cercava di trovare una scusa per iniziare a parlargli, lui le puntò gli occhi addosso.

Perché ogni volta che la guardava restava incantato? Questa volta non sapeva dire se fosse o no più bella dell’ultima volta che l’aveva vista. Un abito color pervinca le fasciava il petto e poi scendeva giù vaporosamente sulle gambe, i capelli cadevano sulle spalle a forma di boccoli e le lasciavano la schiena pallida scoperta.
Lo stava fissando. Sorrise. Un sorriso che sperava di vedere da tre anni. I suoi occhi brillavano, era venuta solo per lui.
 
“Ciao Shiho.” “Ciao Kudo.” La sua voce era fredda come al solito, non tradiva nessuna emozione, ma gli occhi non erano dello stesso parere. “Ti va di ballare?” e le porse il braccio, che Shiho afferrò con il cuore in gola “Non so ballare.”. Shinichi sorrise, senza rispondere. La prese per mano e le poggiò una mano dietro la schiena.


“Dove sei stata tutto questo tempo?” “Qui a Londra, e tu? Da Ran?” mormorò Shiho con una punta di disprezzo. “Sei gelosa di Ran? Guarda che non stiamo insieme né ci staremo mai. Abbiamo litigato e lei ha chiuso i rapporti con me” “E perché avete litigato?” “Per te.”
Attimi di disorientamento. “Me? Tu sei pazzo Kudo, io sono al di fuori della tua portata, io posso rovinarti la vita, io non potrò mai tornare in Giappone, io… Non capisci proprio cosa ti sei perso, lei era perfetta per te.” “Già, ma io ho scelto te.” E senza dargli il tempo di pensare la baciò. Quanto a tutti e due era mancato quel momento. La mente di Shiho diceva di no, che non era giusto. Il cuore lottava perché quel momento restasse per sempre. “Ti amo Shiho, per favore non scappare un’altra volta.” “Io…”

Le parole di Shiho furono interrotte da un grido. Shinichi rizzò le orecchie come un cane “Andiamo a vedere” “Possibile che dovunque tu vada qualcuno compie un omicidio?”. Ed ecco come il semplice gioco per vedere chi fosse degno della copia del “Lo studio in rosso” originale si trasformò in un omicidio vero e proprio.
Non c’era niente da fare, per Shinichi il profumo di un omicidio era migliore di quello di una donna. Il sangue versato lo attirava più di qualsiasi bacio.

In poco tempo l’omicidio fu risolto brillantemente grazie all’intelligenza di Shinichi e qualche spunto di Shiho. Erano stati incoronati gli “Sherlock Holmes e Irene Adler” della serata. A Shinichi venne consegnato “Lo studio in rosso”, che prese tra le mani con gli occhi che brillavano, mentre Shiho lo guardava con un sorriso di scherno. E poi ripresero a ballare.
“Che stupidaggine uccidere il proprio migliore amico per una donna. La gelosia per una cosa che non è più tua non è assolutamente ammissibile” disse Shiho con lo sguardo perso nel vuoto. “L’omicidio è una follia inammissibile, ma anche io sarei rimasto geloso. Comunque non avrei mai risolto il caso senza di te, mia Irene Adler.” “Ei Sherlock guarda che ti sei dimenticato di Watson” disse sorridendo “Ah si? E chi sarebbe?” prendendola tra le braccia. Ormai la sala era vuota e l’appartamento che Shinichi aveva affittato solo qualche piano sopra sembrava fin troppo invitante. “Il professor Agasa! E chi se no ti seguirebbe nelle tue scorribande?” Shiho si liberò della stretta e toltasi le scarpe iniziò a correre via ridendo. “Aspetta, aspetta che ne dici di Gin come professor Moriarty? Così posso ucciderlo per salvare l’umanità.” E prese ad inseguirla su per le scale, verso la camera.

Erano in camera. Soli. Il respiro affannato per la corsa. Sembravano ubriachi per quanto ridevano. Dopo tanta malinconia finalmente gioia, pura e irrefrenabile gioia.
Shinichi non voleva rovinare tutto, eppure la voleva. La voleva più che mai, ora che l’aveva davanti. Iniziò a baciarla, dappertutto, sul collo, sul viso, sulle labbra.
E mentre il vestito pervinca cadeva a terra Shiho giocherellava con i bottoni della camicia di Shinichi. Occhi d’argento persi in occhi zaffiro. Dita pallide perse a giocherellare in boccoli rossicci. Mentre il buio della notte li cullava, si accorsero di amare come non avevano mai amato. E senza accorgersene, loro iniziarono, forse per la prima volta, a vivere davvero

La notte era passata troppo velocemente, Shiho avrebbe voluto che quei momenti non fossero finiti mai più. E ora doveva fuggire, un’altra volta, per non mettere in pericolo una persona che amava con tutto il cuore. L’Organizzazione l’avrebbe sempre cercata, non la lascerebbe mai vivere se ce ne fosse la possibilità. Non voleva metterlo in pericolo, sapeva che era la cosa giusta da fare, ma il suo cuore non voleva dirgli addio, non un’altra volta. Shiho sapeva, questa volta sarebbe stato per sempre. “Ti prego perdonami mio piccolo Sherlock Holmes.”

Shinichi si svegliò, solo, sul letto. Le immagini di quella notte ancora impresse nella mente, ma perché ora il letto era freddo vicino a lui?
“No ti prego no, Shiho non te ne andare. Ti prego Shiho.” Lacrime calde rigavano il volto di Shinichi. Possibile che quella ragazza fosse così importante per lui?
Sul letto al posto del suo corpo freddo c’era un biglietto. Anzi una fotografia, una loro fotografia scattata al ballo di nascosto da un suo amico, così spiegava nel biglietto. Dietro c’era una frase, una frase solo per loro due:
E tuttavia per lui non c'era che una donna, e quella donna era la fu Irene Adler, dalla dubbia e discutibile memoria. {Sherlock Holmes, Uno scandalo in Boemia di Sir Arthur Conan Doyle}


 
  
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