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Autore: MoomoonX3    20/11/2011    13 recensioni
I bambini sono carichi di voglia di vivere e di speranza nel futuro, tanto da trasmetterle anche a chi li circonda. Questo perché il loro animo è ancora pervaso dell’amore con cui i loro genitori li hanno messi al mondo e si prendono cura di loro ogni giorno.
Ma un bambino solo non può provare questi sentimenti. E allora vaga per le vie di un villaggio, e cerca di casa in casa qualcuno che si prenda cura di lui, e che gli dia la risposta a tutte quelle domande dolorose che si affollano nel suo cuore.
“Perché sono solo? Perché vivo? … Per chi vivo?”
Ma un giorno anche questo bambino troverà qualcuno che lo prenderà in braccio e gli racconterà una fiaba. Perché al mondo non esiste una vita priva di significato.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Tu sai dirmi perché sono nato?”

Il bambino la studiava con un paio di grandi occhi turchesi.

La sua pelle era pallida, come la luna che brillava alta nel cielo.

“Raccontami una fiaba”.

Lei si asciugò le lacrime e prese a narrare, in un sussurro quasi inudibile.

 
C’era una volta un Principe che, vagando da giorni in una foresta oscura senza cibo né acqua, capitò in una radura dove una fanciulla giaceva addormentata.

La ragazza era bellissima, aveva la pelle candida come la neve, le labbra rosse e sottili e i capelli neri, come la più scura delle notti.

Il Principe tentò di svegliarla, ma quella  sembrava voler dormire per sempre. 

L’autunno si avvicinava, e l’uomo sapeva che non sarebbe sopravvissuta a una notte trascorsa all’aria aperta.  Allora la strinse tra le braccia e, sorretto dall’amore e dalla forza della sua disperazione, continuò a camminare per giorni e giorni, scaldandola con il calore del proprio corpo.

Quando infine giunsero in vista del palazzo reale, egli era ormai allo stremo e, varcato il grande cancello di ferro battuto, cadde a terra senza un solo lamento, stringendo ancora al petto la giovane.

 
“Il principe morì?” chiese allora il bambino.

“... Piccolo mio, questa è una fiaba” gli rispose la donna dalla voce affettuosa “e in una fiaba il finale è sempre lieto…”
“… ma così le storie non diventano noiose?”

La narratrice esitò un attimo, prima di rispondere. “Di storie tristi ne viviamo troppe nella nostra vita, ” gli spiegò, abbracciandolo dolcemente, “quindi lascia che io ti racconti qualcosa di allegro”.

 
Al suo risveglio, il primo pensiero del Principe fu rivolto alla giovane. 

Per qualche strano motivo, però, non nutriva apprensione per la sua sorte: non desiderò che vederla, e non si stupì quando questa comparve davanti a lui, ancora più bella ora che gli occhi scuri lo fissavano con intensità.

Non molto tempo dopo i  due si sposarono e l’evento fu celebrato in tutto il regno con una grande festa.

 
Sorrise al bambino, che la guardava con insistenza.

“Non sei soddisfatto da questo finale?”

Il bambino ricambiò lo sguardo senza esitazione e lei per un attimo si sentì a disagio.

“Non mi racconteresti il resto della storia?”

La donna si alzò e lisciò la lunga veste. “È molto tardi, ora vai a dormire. Ti  racconterò il seguito un’altra volta”.

Percorsero in silenzio la strada fino alla casa in cui, in cambio di un aiuto con i lavori quotidiani, viveva la ragazza; prima di entrare, questa si voltò indietro per dare la buonanotte al bambino, ma per la via non si vedeva più nessuno.
 
La donna aveva i capelli scuri, che portava raccolti in una lunga treccia; nonostante la giovane età, qualche ruga sottile iniziava a comparire attorno agli occhi grandi dallo sguardo stanco. Eppure, era bellissima.

Lavorava tutto il giorno presso la famiglia del signor Bakers, il panettiere, occupandosi dei bambini e degli animali e tenendo pulita la casa. La signora era mancata poco prima dell’arrivo in città della ragazza, e quest’ultima era ormai entrata a far parte della famiglia.

Il vedovo le aveva anche scelto un nome, Shade, “ombra”, dopo che si era presentata davanti alla sua porta sudicia,  priva di un’identità e di qualsiasi ricordo, simile a uno spettro. Aveva detto che l’avrebbe ospitata nella speranza che, se mai il fantasma della sua amata si fosse ritrovato a vagare solo in un villaggio sperduto tra le montagne, qualcuno avrebbe fatto lo stesso con lei.

Shade era timida ma aveva un buon cuore, e parlava volentieri con gli abitanti del piccolo paese, riservando un sorriso gentile a ciascuno di loro. Sembrava essersi ambientata molto bene, e a volte le capitava di dimenticare per qualche istante la paura e il desiderio di conoscere il proprio passato, e si sentiva il cuore più leggero. Eppure, nel profondo del suo petto, qualcosa continuava a dolere.

E così, ogni notte, in preda a una malinconia struggente, la ragazza usciva per le vie deserte del villaggio e sedeva su un muretto di pietra, a piangere in silenzio sotto la luna.

 
Proprio lì incontrò il bambino dagli occhi turchesi, che da allora iniziò a trascorrere sempre più tempo con lei e a osservarla con sguardo curioso.

 
Il fanciullo le disse di non aver mai conosciuto i suoi genitori, e di essere cresciuto vagando di casa in casa, alla ricerca di qualcuno che lo volesse accogliere; si sentiva molto solo, e non conosceva quella gioia di vivere che animava i suoi coetanei. Parlava raramente, e quando lo faceva era per chiederle di continuare la storia del Principe e della sua amata.

Ma Shade, per quanto si sforzasse di ricordare, sembrava aver dimenticato il finale di quella fiaba.

Non avrebbe neanche saputo dire dove l’avesse sentita narrare per la prima volta, né quando.

“Forse l’ho sognata in una notte senza luna…” disse una volta al bambino, seduto al suo fianco sul solito muretto “e mi sono svegliata prima di conoscerne il finale!”

“Allora, inventane uno” le rispose il piccolo.

“Io non sono capace di inventare storie, e poi mi piace pensare che la coppia possa vivere felice per sempre, senza mai conoscere il Male”.

Il bambino la guardò con disapprovazione.

“Va' a dormire, anziché sederti su questo muretto” le suggerì quindi, risoluto “così potrai sognare come continua la storia, e domani mattina me la racconterai”.

Shade annuì, ma per quando ci provasse, non riusciva proprio a chiudere occhio, esattamente come in tutte le notti di cui aveva memoria.

 
Ma una storia in cui non compare almeno un piccolo frammento di Male, è una storia incompleta.

 
Un giorno, il bambino sparì.

La ragazza lo cercò ovunque, ma di lui non vi era traccia. All’inizio non vi diede molto peso e continuò a lavorare e sorridere come aveva sempre fatto. Ma quando giunse la notte e sedette sotto una luna calante, le lacrime che da giorni non aveva più pianto ripresero a scorrere; i singhiozzi si fecero violenti e presto divennero grida, tanto alte che il signor Bakers la sentì e, dopo averla raccolta tra le sue braccia, la riportò nella sua stanza.

Dopo quell’episodio, Shade smise di lavorare e prese a trascorrere tutto il tempo a letto. L’assenza del bambino le bruciava nel petto, e la febbre aumentava, ma la donna non pensava ad altro che alla fiaba.

Era convinta che, se fosse riuscita a ricordarne il finale, quel fanciullo silenzioso che le era rimasto accanto durante le sue notti insonni sarebbe tornato da lei.

Soltanto dopo alcune settimane le venne in mente di chiedere aiuto al suo ospite.

Shade raccontò la fiaba al signor Bakers, cercando di scegliere parole il più possibile simili a quelle con cui l’aveva narrata al bambino; mentre parlava, il volto dell’uomo si faceva sempre più pensieroso.

Disse di aver già sentito quella fiaba, eppure neanche lui ne conosceva il finale.

Ricordava soltanto che alla Principessa e al Principe sarebbe toccata una misera sorte.

Shade non poteva darsi pace. Le lunghe giornate trascorse nella piccola stanza, le notti insonni e i singhiozzi sempre più violenti la indebolivano inesorabilmente e il bel viso, già pallido, andava ornandosi di un numero sempre maggiore di piccole rughe.

 
Una notte, colta da una terribile nausea, la donna sentì il bisogno di uscire e di ritornare presso il suo muretto.

Si sdraiò sulla pietra fredda e finalmente, per la prima volta dalla sua comparsa all’interno del villaggio, si assopì.

 
… ma una storia in cui non compare almeno un piccolo frammento di Male, è una storia incompleta.

 
Il Principe sposò la fanciulla, e questa rimase presto incinta di un bambino.

L’uomo era molto felice, e non poteva certo sapere quale terribile sorte si preparasse per lui.

La ragazza, infatti, altri non era che la figlia della Strega, mandata per ghermire il suo cuore e donare alla malvagia madre il potere sul regno.

La fanciulla, però, aveva ormai perso ogni volontà di fare del male al principe e al figlio che portava in grembo.

Ma il suo cuore era troppo puro anche per ribellarsi alla potente Strega e ucciderla, e troppo impaurito per raccontare tutto all’uomo che amava.

Così la Principessa, disperata, fuggì.

 
Il Principe, appreso della sua fuga, non esitò a mettersi in marcia per ritrovarla e guarire quel male sconosciuto che l’aveva costretta ad allontanarsi da lui, così da poter ritornare a vivere insieme, felici.

Anche la Strega, saputo da un corvo quanto era accaduto alla figlia, si adirò e si mise in viaggio per riportarla alla ragione.
Ma mentre i due vagavano tra le montagne innevate, avvolti dalla Natura e dalle più antiche magie, accadde qualcosa di inatteso.

L’amore del Principe, inibito dal freddo, sminuito dalla lunga strada percorsa e provato dalla fatica, lentamente si trasformò in un sentimento nuovo e terribile. Odio.

Odio per la donna che si era presa gioco di lui ed era fuggita portando con sé il suo cuore e un figlio.

E così l’uomo, ancora prima di incontrare la moglie e di cercare una spiegazione per quanto era accaduto, desiderò la sua morte.

 
Shade si svegliò all’improvviso, madida di sudore.

Quando si accorse di trovarsi per la strada, si alzò a fatica e ritornò nella sua stanza, mentre nella sua mente si affollavano pensieri privi di un ordine o di una qualsiasi logica.

Quella notte non dormì più e il mattino seguente ritornò presso il muretto, dove sedette in attesa.

Passarono i giorni e la donna aspettò e aspettò, dall’alba al tramonto; mentre la notte dormiva e continuava a sognare piccoli frammenti della fiaba, che si faceva sempre più triste.

La gente del villaggio iniziò a parlare di lei e gruppi di bambini passandole davanti la additavano e parlavano sotto voce tra loro, ma alla donna non importava.

 
Dopo circa una settimana, un mattino, il fanciullo si presentò nuovamente da lei.

“Ti aspettavo” gli disse, con un sorriso stanco.

“Sembri più vecchia” le rispose lui. La donna provò un po’ di tristezza, nell’accorgersi di quanto fosse cresciuto in appena qualche mese.

“Hai ricordato il resto della storia?”

“Sì, piccolo mio. Siediti accanto a me ed ascolta ciò che ti sto per narrare”.

 
Il Principe raggiunse la ragazza poco dopo la nascita di un neonato dai profondi occhi turchesi. La donna era stremata, dopo il parto, e non poté fuggire.

L’uomo sollevò la spada per uccidere entrambi.

 
La voce le venne meno, mentre lacrime sempre più fitte le rigavano le guance. Il ragazzo la guardava risoluto e la spronava a continuare, ma Shade sembrava non riuscire a ricordare oltre.

Il fanciullo allora s’irritò e le chiese: “Non pensi anche tu che questa fiaba debba finire?”

“Questa è una storia troppo triste… lascia che te ne racconti un’altra, più lieta …”.

“No!” Il suo ascoltatore insisteva con veemenza, mentre le lacrime calde rigavano anche il suo volto. “Ti supplico, non voglio che questa storia rimanga priva di significato”.

La narratrice lo vide piangere e sentì per lui un amore grande, che mai aveva provato prima di allora. E ricordò.

“Se ti racconterò tutta la storia, sarai libero di continuare a vivere?”

Il bambino annuì.
 
Non bisogna dimenticare, però, che la fanciulla era figlia di Strega, e che, sebbene stremata e ormai in fin di vita, nutriva un amore per il figlio del suo Principe che nessun ostacolo avrebbe potuto fermare. Così, prima che l’uomo estraesse la spada dal suo cuore e la lasciasse senza vita, amò con tutta se stessa e riuscì a portare in salvo il neonato, posandolo con delicatezza sulla strada di un villaggio in un mondo lontano.

Poi la donna spirò e il Principe, accecato dalla disperazione, si trafisse il petto con la spada.

 
Il ragazzo piangeva tutto il suo dolore, mentre l’ombra della donna svaniva lentamente tra le sue braccia. Ma tutto questo era inevitabile e lui lo sapeva, perché così era stato scritto nella storia. L’amore di una madre, che aveva potuto salvarlo da un destino di morte, non lo aveva protetto dalla solitudine. Il fanciullo aveva creduto che, quando la sua storia avesse ripreso ad andare avanti, quando avesse conosciuto finalmente il perché della propria vita e non si sarebbe più sentito spaesato, avrebbe avuto la possibilità di crescere di nuovo, di vivere e di sentirsi libero come aveva sognato di poter fare.

Ma ora, comprendendo finalmente l’amore di quello spettro che stava svanendo per sempre, pensò che se non avesse voluto proteggerlo la donna sarebbe stata ancora in vita, e desiderò di scomparire insieme con lei.

 
Ma Shade comprese i suoi sentimenti, e ancora una volta fece appello a tutto il suo amore e riprese a sussurrare la fiaba con il poco fiato che le rimaneva.

 
Quello che nessuno ormai si sarebbe potuto aspettare, era che il Bene trionfasse sull’Odio.

Ma a volte, nelle fiabe, accadono cose che nessuno si aspetta.

E come il cuore di un uomo innamorato può diventare nero e freddo come il ghiaccio, così l’algido cuore di una Strega assetata di potere può comprendere i sentimenti di una figlia, e amarla profondamente, come solo una madre sa fare con il proprio bambino.

E allora la Strega può desiderare di porre rimedio a tutto il male che ha portato nel mondo, e sebbene sia consapevole che spesso il male è troppo grande per essere cancellato, può tentare di fare quel poco che le è possibile.
Sebbene sapesse che un uomo e una donna soggiogati dall’odio non sarebbero tornati in vita, la donna desiderò che sua figlia potesse incontrare il bambino per cui si era sacrificata e dirgli che lo amava, e che il Principe potesse morire sapendo di essere stato ricambiato da colei per cui aveva provato dei sentimenti.

Mentre sussurrava i suoi rimpianti all’uomo ormai morente, usò allora il suo potere e tutto l’amore che era capace di provare per permettere allo spirito della Principessa di viaggiare attraverso il tempo e lo spazio, e di raggiungere suo figlio, per potergli parlare almeno una volta.

Per potergli dire che i suoi genitori, che non avrebbe mai conosciuto, erano morti con il sorriso, felici di averlo messo al mondo.

 
Perché tu sei la fiaba più bella che io abbia mai narrato, e voglio che questa fiaba continui a vivere e a cercare il proprio lieto fine, anche se coloro che l’hanno data alla luce non ci sono più”.

 
Il fantasma di Shade svanì, mentre le sue parole ancora aleggiavano nel vento.

Ed il suo bambino provò per la prima volta un irrefrenabile desiderio di continuare a vivere. 


 
 

 
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Questa storia originale si è classificata prima nel "Supernatural Beings Contest gestito da Herms e Erica.
Anche se i partecipanti erano pochi - eravamo in 3^^' - non posso fare a meno di esserne strafelice, anche perchè questo è il primo contest che vinco su EFP!!
Informazioni sul concorso ---> http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9891675 <-- leggete anche le altre one-shot partecipanti!

Un'altra precisazione: il motivo per cui gli errori grammaticali riscontrati dai giudici non ci sono più è che li ho corretti con abile mossa! Quindi grazie di nuovo per l'aiuto^o^

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I nuovi commenti e le critiche anche un po' cattivelle - ma possibilmente non distruttive - sono sempre ben accetti <3
   
 
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