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Autore: MeiyoMakoto    20/11/2011    1 recensioni
‘Un Expecto Patronum?! Ma sei impazzito?!’
‘Fidati, Albus: tua sorella è dotata. Le serve solo un po’ di aiuto per canalizzare la sua magia.’
‘Sì, beh, se mi esplode casa saprò chi ringraziare!’
‘E se invece non esplode? Se stessi esagerando? Dopotutto me l’hai dipinta come una specie di psicopatica, mentre invece è solo ingenua e spaventata.’
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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‘Guardami, Ariana.’

Nessuna reazione.

‘Sei sicuro che funzionerà?’

‘Lasciami solo con lei, Albus.’

‘Solo?’

‘Sì. E vedi che Aberforth non venga a disturbarci.’

Albus esitò, combattuto tra l’istinto di non dare mai troppa fiducia a nessuno e il profondo sentimento che lo legava all’amico; alla fine prevalse quest’ultimo, e il ragazzo si allontanò a malincuore, chiudendo la porta alle sue spalle.

‘Annie.’

La giovane strega si voltò con un sorriso di gioia. Vedendo però che non era stato Aberforth a chiamarla col nomignolo che usava soltanto lui da quando la madre era morta, gli occhi le si riempirono di lacrime.

‘Abe?’, mormorò con lo sguardo fisso in un punto alle spalle dell’altro, quasi sperasse che l’amato fratello si nascondesse dietro il mago sconosciuto.

Gellert scosse la testa lentamente.

‘No, Annie. Lionel.’, aggiunse battendosi una mano sul petto per indicare che quello era il suo nome (Sapeva che se le avesse detto come si chiamava veramente, Aberforth prima o poi avrebbe scoperto che l’aveva vista, e allora sì che sarebbero stati dolori…)

‘Lion.’, mormorò Ariana trasognata: il nome le piaceva, così come il sorriso conciliante del nuovo arrivato.

‘Lion!’, esclamò infine soddisfatta.

Gellert annuì, sempre sorridendo.

Benedetta ragazza, si fida di chiunque le dica una parola gentile, pensò sollevato, Non come i suoi fratelli… Questo renderà tutto più facile.

‘Allora, Annie. Ti piacerebbe vedere una magia?’

Alla parola magia la strega trasalì e si dimenò sulla sedia, terrorizzata.

‘Scusa. Scusa…’, cercò di calmarla Gellert, maledicendosi per la propria stupidità: avrebbe dovuto intuirlo, che suo fratello l’aveva educata al più completo orrore dei propri poteri, per il suo stesso bene.

Ariana infatti era corsa verso il muro, come se cercasse protezione dalla stanza che le era così familiare, e aveva tutta l’aria di essere in procinto di urlare come un’ossessa.

‘Ti piacciono le capre, Annie?’, disse Gellert tutto d’un fiato prima che potesse realizzare il suo proposito, colpito da un’improvvisa illuminazione.

La ragazza si rilassò all’istante: capre significava Abe, ed Abe significava affetto, quindi Lion non poteva avere che buone intenzioni.

Gellert si rilassò e si guardò intorno: la stanza era piena di bizzarri schizzi azzurrini che, se uno si dava la pena di osservarli, mostravano chiaramente delle capre.

Il Patronus di Aberforth!, pensò subito.

Forse dopotutto alla piccola non erano stati nascosti tutti gli incantesimi.

‘Expecto Patronum!’

La ragazza arrossì di gioia e si preparò allo spettacolo.

Subito una splendida volpe azzurrina si librò in alto. Ariana batté le mani, estasiata. Gellert sorrise e mormorò qualcosa alla volpe, che si avvicinò alla ragazza e le disse, con la stessa voce flautata di “Lion”:

‘Ciao, Annie!’

‘Ciao! Ciao!’, rispose lei entusiasta, agitando la mano.

La volpe fece un cenno e sparì, lasciandola incredula e felice.

‘Ti piacerebbe farlo anche tu?’, chiese Gellert cautamente.

Non ci fu nessuna risposta, e per un attimo il ragazzo credette che non avesse capito.

Poi la testa bionda annuì energicamente. Gellert le aprì dolcemente la mano e vi posò sopra la propria bacchetta. La ragazza la ritrasse come se si fosse scottata.

‘No!’- esclamò- ‘Abe dice di no!’

‘Lion dice di sì.’ -ribattè l’altro- ‘E anche Abe lo fa, no?’

‘Abe può. Io no.’

‘Te lo ha detto Abe?’

‘No.’

‘Alby, allora?’

‘No…’

‘E allora come lo sai che non si può?’

‘Lo so e basta.’

Non era un rimprovero, ma una spiegazione.

‘Capisco. E non ci hai mai provato?’

‘No.’

‘Forse se ci provi ci riesci.’

‘Però potrei fare qualcosa di brutto, invece.’

Gellert ci pensò su.

‘D’accordo.’, disse infine.

Ariana sorrise, nuovamente rassicurata.

‘Che facciamo adesso?’

‘Non lo so. Tu che vuoi fare?’

‘Raccontami una storia.’

‘D’accordo. Che storia vuoi?’

Ghiozza, la capra Zozza.

‘Sicura che vuoi proprio quella?’

‘Sì, è quella che piace ad Abe.’

‘E se te ne raccontassi una che piace a me?’

‘A me piacerà?’

‘Credo di sì.’

‘E allora racconta, dai.’

‘C’era una volta una bellissima ragazza che si chiamava Annie….’

‘Come me?’

‘Come te. Allora, questa ragazza un giorno andò nel bosco.’

‘Il bosco di Ghiozza?’

‘Sì. E lì incontrò un animale grande e grosso.’

‘Oh! E che animale era?’

‘Un leone.’

La ragazza rise di gusto.

‘Quindi era buono?’

‘Sì, era buono, e diventarono amici. Un giorno il leone disse ad Annie: “Ti faccio conoscere una mia amica.” E così le presentò la sua amica volpe. Annie fu subito contenta di conoscerla, ed insieme vagarono nel bosco finché non incontrarono Ghiozza la capra Zozza e insieme si rotolarono e si rotolarono giù per le dolci colline finché non furono tutti lerci e felici come non mai.’

‘E anche Abe ed Alby si rotolarono con loro?’

‘Certamente.’

‘Mi piace questa storia.’

 

 

‘Un Expecto Patronum?! Ma sei impazzito?!’

‘Fidati, Albus: tua sorella è dotata. Le serve solo un po’ di aiuto per canalizzare la sua magia.’

‘Sì, beh, se mi esplode casa saprò chi ringraziare!’

‘E se invece non esplode? Se stessi esagerando? Dopotutto me l’hai dipinta come una specie di psicopatica, mentre invece è solo ingenua e spaventata.’

‘Ma di che stai parlando? Quando le parli non risponde, come se non ci fossi!’

‘Forse non risponde a te: hai mai provato a chiamarla Annie, come fa Aberforth?’

Il giovane arrossì, mortificato dalla facilità con cui l’amico aveva scoperto il trucco che lui si scervellava da anni per trovare.

Gellert se ne accorse e gli sorrise dolcemente.

‘E poi non vale la pena di tentare?’ -continuò- ‘Pensa a come sarebbe bello poter andare da tuo fratello e dirgli: “Guarda, io e il mio amico che tanto ti dispiaceva siamo riusciti a guarire Ariana!” Allora sì che tornereste uniti come una volta!’

Gli occhi di Albus brillarono a questa prospettiva.

‘Grazie mille, Gellert. So che avresti bisogno di ogni secondo del tuo tempo per lavorare al nostro grande Progetto, eppure capisci quanto sia importante per me e ne sacrifichi un po’.’

‘A che servono gli amici, se no? E poi al nostro Progetto ci lavorerai tu, in mia assenza.’

‘Lo farò, non dubitare. Per te e per il Bene Superiore.’

 

 

 

Nota dell’autrice: ‘Ghiozza la capra Zozza, come saprà chi ha letto le Fiabe di Beda il Bardo, è veramente la storia preferita di Aberforth Silente, mentre suo fratello, prevedibilmente, preferiva la Storia dei Tre Fratelli.

 

  

  
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