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Autore: Beatrix_    21/11/2011    2 recensioni
[…]ma io potevo ben vedere, signor Loockwood, come quell’inverno Catherine non avesse più il pensiero a sposar Edgar Linton.
Inutile quanto scrivere del viaggio del Titanic… senza che questo fosse affondato!xD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anger never dies
 

Heathcliff tornò una fredda mattina di gennaio.[1]
Era da poco passata l’ora di colazione e Catherine era a La Grange in compagnia del suo promesso sposo e di Isabel. Il padrone era chiuso nel suo studio, dove ormai trascorreva la maggior parte del tempo quando non riceveva qualcuno dei suoi amici ed io ero intenta a sbrigare alcune faccende, cercando di badare nel frattempo ad Hareton e discutendo con Joseph che ancora una volta mi accusava di non osservar bene qualche precetto della Sacra Bibbia.
Quando bussarono alla porta andai in fretta ad aprire, chiedendomi chi mai potesse essere a quell’ora. Potete ben immaginare quale fu la mia sorpresa nel trovarmi di fronte un uomo che in un primo momento mi parve un estraneo. Egli sorrise nel vedere lo sconcerto dipinto sul mio volto, prima di rivelarmi la sua identità: “Nelly, davvero non mi riconosci? Sono Heathcliff.” Non v’era nella sua frase alcuna nota di gioia: non pareva sorpreso o felice di vedermi, era soltanto divertito dalla mia confusione.
Mi concessi un momento per osservarlo bene: era indubbiamente lui, eppure v’era qualcosa nei suoi tratti, nel suo portamento, nella sua dizione addirittura, che non corrispondeva affatto all’immagine del ragazzino che aveva lasciato la Tempestosa quasi tre anni prima. Era diventato più alto e dai suoi abiti e modi ricercati si evinceva un conquistato stato sociale: aveva in tutto e per tutto l’aspetto di un gentiluomo.
“Sono in casa i padroni?” chiese cercando di dare alla domanda un tono casuale, anche se una certa nota stridula tradiva il suo nervosismo. Io, badi bene, da quando l’avevo visto non ero riuscita a pronunciar parola e ancora, dopo quella domanda, non potei rispondere, troppo sorpresa sia dal suo ritorno che dal suo cambiamento.  Tutto ciò che riuscii a fare, cercando di non esser troppo maleducata, fu di farmi da parte ed invitarlo ad entrare con un debole gesto della mano. Egli mise piede in casa e poi mi chiese di nuovo, questa volta spazientito: “Dì, dunque! È in casa lei?”.
Non ebbi però occasione di risponder, perché Joseph, non vedendomi tornare, venne a veder cos’era accaduto.
“Heathcliff” pronunciò solamente, quando vide l’ospite che mi aveva trattenuta dal tornar alle mie faccende “Sarebbe stato meglio per tutti se tu non fossi mai…”
“Oh, suvvia, Joseph!” lo interruppi io, prima che potesse finir la frase “Non esser sempre così scontroso! Non è questo il modo di accogliere il ragazzo!” la frase mi venne alle labbra spontaneamente: anche se non avevo mai nutrito una particolare simpatia per lui, ero sinceramente felice che fosse tornato alla Tempestosa sano e salvo. Joseph decise di non controbattere e, con un ultimo sguardo sdegnato, tornò in cucina.
Io mi ricordai allora della domanda di Heathcliff e scossi la testa in segno di diniego: “Mi dispiace ma la signorina Catherine è fuori con… -ebbi qui un momento di incertezza – il suo promesso sposo.” Egli allora, senza tradire la minima emozione, chiese ancora: “E Hindley? È in casa Hindley? Ho da parlargli su una questione.” Inorridii al pensiero del dialogo che il signor Heathcliff (come avremmo dovuto chiamarlo da ora in poi) voleva tenere con il padrone ma fui costretta a rispondere: “Il signor Hindley è in casa, sì, ma non credo sia una buona idea ora…”
“Non preoccuparti Nelly” mi interruppe subito lui “Sarà una discussione pacifica; non ci metterò molto. Immagino che sia chiuso nel suo studio, giusto?” ricordava bene, purtroppo, e si diresse, senza neanche aspettare il mio invito e senza essere annunciato, verso la stanza dove si trovava il padrone.
“Aspetti un momento, signor Heathcliff, si faccia annunciare o…” ma era troppo tardi: egli aveva già bussato alla porta e già la voce di Hindley domandava, brusca, chi si permettesse di distoglierlo dalle sue meditazioni.
“Signor Hindley, c’è qui il signor Heathcliff che…” mi intromisi nuovamente, cercando di limitare i danni ma compresi immediatamente di aver scelto le parole sbagliate: si sentì una specie di grugnito, la serratura che scattava e un momento dopo ci trovammo davanti Hindley, in tutto il suo degrado. Puzzava d’alcol già a quell’ora di mattina e la barba di tre giorni e l’abbigliamento sfatto facevano ben immaginare lo stato di imbarbarimento nel quale versava. L’altro tuttavia non si scompose minimamente e salutò il padrone di casa con una specie di ghigno diabolico del quale Hindley, intontito com’era, non si rese ben conto. Un attimo dopo, sul volto di quest’ultimo si dipinse un’espressione di meraviglia perfino maggiore di quella che avevo provato io soltanto pochi minuti prima nell’aprir la porta.
“Tu!” esclamò, irato “Tu! Bastardo figlio di un cane! Come osi tornar qui dopo che…!” seguirono una serie di bestemmie davvero troppo disdicevoli per esser ripetute alle quali Heathcliff non reagì affatto. Io ero sinceramente impaurita dalla situazione e, se non fosse stato pieno inverno, avrei preso Hareton e l’avrei portato a passeggio per un poco, per evitare di dover assistere a scene spiacevoli. Dopo che Hindley ebbe finito il suo turpiloquio, Heathcliff parlò: “Sì, sono proprio io. Fammi entrare, ho degli affari da discutere con te” e, così dicendo, spinse un poco il suo interlocutore, in modo da riuscire ad entrare nello studio e chiuse la porta. Un momento dopo, potei udire distintamente la chiave che girava nella serratura. Fui presa dal panico: cosa sarebbe successo se Heathcliff avesse fatto del male ad Hindley? E se fosse accaduto il contrario? Era saggio lasciarli entrambi nella stessa stanza, chiusi a chiave?
Mi risolsi ad andare a chiamare Joseph e di lasciare che risolvesse lui il problema: “Joseph, per l’Amor di Dio, cerchi una soluzione, faccia qualche cosa! Hindley ed Heathcliff sono chiusi nello studio ed io non so proprio…”
“Ellen!” Joseph alzò immediatamente gli occhi dal testo sacro e per un momento credetti che la situazione avesse attirato la sua attenzione “Non ti permetto di bestemmiare in questa maniera indegna il Nostro Signore!” mi rimproverò.
Io, già nervosa, persi subito la pazienza: “Joseph, ha capito ciò che le ho detto?! Heathcliff e il padrone sono chiusi a chiave nella stessa stanza!” egli, per tutta risposta, scosse la testa e grugnì, ritornando a posare gli occhi sul libro senza più degnarmi della sua attenzione.
Non potei stare cheta per tutta la mattina, pensando e ripensando ai due e ora dopo ora, man mano che il tempo trascorreva, mi domandavo sempre con maggiore angoscia se non fosse stato il caso di andare a controllare. Passavo da una faccenda all’altra, senza riuscire a concludere nulla e sempre stando in pensiero quando bussarono nuovamente alla porta. Decisamente indispettita per tutte quelle sorprese andai ad aprire, trovandomi davanti la signorina Catherine.
Fui sorpresa: non l’aspettavamo che per cena ed ebbi paura che fosse successa qualche disgrazia. “Signorina Catherine” chiesi con una punta di apprensione “Come mai è a casa così presto? Cos’è successo?” ella entrò con sguardo torvo: “Non è accaduto nulla, Nelly. Ero stanca, ecco cos’è successo, e ho preferito tornar prima”. Non indagai ulteriormente, intuendo come Edgar avesse, involontariamente, detto o fatto qualche cosa che l’era dispiaciuta e l’aveva incattivita. Evitai anche di chiederle chi l’avesse riaccompagnata a casa perché d’improvviso mi era venuto in mente come sarebbe tornata d’umore lieto scoprendo l’inaspettato ritorno di Heathcliff. Avrei voluto avvertirla personalmente ma, proprio in quel momento, i due uscirono dallo studio ed ella se lo trovò davanti, insieme a suo fratello.
I due producevano, vicini, un ben strano contrasto: colui che avrebbe dovuto essere il signore era trasandato e incattivito, l’altro, di nascita sicuramente più umile, era invece ben vestito e raffinato nei modi, come dicevo precedentemente.
La reazione della signorina Catherine fu repentina e, come sempre, esagerata. Il suo viso venne immediatamente trasfigurato da un’espressione di gioia pura: “Heathcliff!!” gridò, prima di slanciarsi nelle braccia dell’amico proprio lì, sotto gli occhi di suo fratello!  
“Sei tornato, sei qui!” gridò ancora, staccandosi appena da lui per poterlo guardare in viso. Egli se ne stava muto: teneva le mani della ragazza nelle sue e stringeva appena le labbra, come per impedirsi di sorridere.
“Non posso crederci, sei davvero tu! Oh, domani penserò di aver sognato! Non potrò credere d’averti veduto e toccato e parlato ancora con te!Cattivo Heathcliff! Startene via tre anni senza mai una parola, senza mai ricordarti di me!”
“Davvero eri inquieta per me?” mormorò infine egli, con gli occhi che brillavano di gioia “Davvero? Avevi ragione: ho condotto una ben dura esistenza, dal giorno che ho cessato di udir la tua voce.[2]
A quel punto giudicai saggio interromperli, per evitar scene imbarazzanti: sapevo bene da quale e quanto affetto erano legati ma non volevo che le loro parole contrariassero Hindley che, stranamente, era uscito da quel colloquio di buon’umore. Mi affrettai ad annunciare il pranzo ed Heathcliff fu volentieri invitato a restare.
Per tutta la durata del pasto, Catherine non smise di sorridere e di rivolgere raggianti sguardi nella direzione dell’amico. Anche il buon’umore del signor Hindley si protrasse e, sebbene fossi ancora un po’ sospettosa per l’incontro che quest’ultimo aveva avuto nella mattinata con Heathcliff, potei godere anch’io di tutta quell’armonia. L’unico che non sembrava affatto contento era Joseph: rimase per tutto il giorno in disparte, continuando a borbottare mezze maledizioni all’indirizzo dell’ospite, ignorato da tutti.
Quella sera il padrone ricevette alcuni amici e il signor Heathcliff, che era stato inspiegabilmente invitato a rimaner da noi per tutto il tempo che gli fosse piaciuto, si unì al gruppo. Io dopo aver messo a letto Hareton mi recai in camera della signorina Catherine che mi aveva più volte chiamata con impazienza.
“Oh, Nelly, come sono felice!” mi confessò non appena mi vide, ancor prima che potessi metter piede nella sua camera. “Ho il cuore che mi scoppia di gioia, non riuscirò a dormire questa notte! Heathcliff è qui, è tornato! Hai visto com’è cambiato? È diventato più alto, più distinto…” considerò pensierosa “Ora è davvero degno di ogni rispetto ed onore. Ah, ho sofferto tanto, così tanto! Ho passato tre anni in collera con la Provvidenza, Nelly! Ed ora che Heathcliff è tornato, finalmente ogni cosa è a posto!”
Io l’ascoltavo  senza proferir parola, mentre l’aiutavo a prepararsi per la notte.
“… mi sento in pace con il mondo, questa sera! E non riuscirei ad addormentarmi nemmeno se… oh, Nelly, è tutto così perfetto ora!” la signorina quella sera era davvero l’immagine della felicità e, dimentica di tutti i dissapori che c’erano stati fra di noi, mi ricopriva di sorrisi e parole gentili.
“Dunque, signorina Catherine, cosa pensa di fare adesso?” le chiesi in tono casuale, approfittando di una pausa nei suoi vaneggiamenti. Ella, alla mia domanda, si voltò a guardarmi interrogativa, aggrottando appena la fronte: “Cosa vuoi dire Nelly?” chiese, come se non comprendesse affatto il mio quesito.
 “Intendo dire con il signor Edgar: come intende comportarsi?” domandai esplicitamente: non avevo infatti dimenticato la confessione della ragazza che era stata proprio la causa, diversi anni prima, della fuga dell’amico ed ero sicurissima che nemmeno lei l’avesse scordata. Ora che Heathcliff era tornato, così cambiato, temetti che la ragazza avrebbe potuto avere dei ripensamenti sul suo matrimonio e covare propositi avventati. Ella però continuò a far finta di non capire: “Cosa vuoi che faccia? Io ed Edgar ci sposeremo a marzo, com’è già stato stabilito. E, vista la mia gioia, domani per prima cosa voglio far pace con lui: l’ho trattato assai ingiustamente, questa mattina” aggiunse seria. Il tono con cui pronunciò questa sentenza mi fece capire come ella avesse già preso la sua decisione e non desiderasse affatto ricevere il mio parere. Nonostante la mia sorpresa iniziale, fui assai lieta per la sua risoluzione: sapevo bene come Hindley tenesse a quel matrimonio e credevo senz’altro fosse la scelta migliore anche per la ragazza.
Dopo la mia domanda, nonostante la sua felicità ancora così fresca e contagiosa, l’atmosfera tra noi divenne di gelo e la lasciai appena una decina di minuti dopo, senz’altre parole se non l’invito a chiuder gli occhi e cercar di dormire.
 
Passò un mese senza che nulla, o quasi, accadesse.
Heathcliff si era ormai sistemato stabilmente alla Tempestosa e il cambiamento sembrava aver giovato all’umore della casa. Catherine era tornata la ragazza solare e vivace di tre anni prima: viziata e dispettosa come sempre ma molto meno nervosa e intrattabile. Hindley aveva per il ragazzo una stima tanto grande quanto inspiegabile e spesso passavano entrambi le nottate a giocar a carte con le cattive compagnie del padrone. Non gradivo particolarmente questi episodi ma, nel resto del tempo, Heathcliff si dimostrava una persona corretta e gentile, perciò, il più delle volte, ero disposta a passar sopra alle loro serate.
Soltanto il signor Edgar oppose qualche resistenza e, soprattutto i primi giorni, non fu affatto felice di questo ritorno improvviso. Quando veniva ricevuto alla Tempestosa era sempre di cattivo umore e cercava di incontrare il nuovo inquilino il meno possibile. Questo suo atteggiamento provocò qualche piccolo screzio con Catherine ma, infine, egli dovette arrendersi alla nuova situazione e iniziò a tollerare, seppur a fatica, la presenza di Heathcliff, sebbene l’entusiasmo che Catherine dimostrava ogni qual volta parlava dell’amico lo mettesse sempre a disagio.
Questo stato di grazia non durò a lungo. Presto, l’umore della signorina Catherine mutò nuovamente. Divenne a poco a poco più irritabile e scontrosa: suscettibile ad ogni piccolezza, io e Joseph dovevamo star molto attenti a non innervosirla. Iniziò ad avere nei confronti dell’amico di sempre degli improvvisi ed immotivati scoppi di rabbia che nessuno di noi riusciva a spiegarsi. Heathcliff, d’altra parte, non reagiva affatto alle provocazioni e anzi, quando vedeva la ragazza in un tale stato di ira e confusione, la ignorava completamente, mantenendo un atteggiamento freddo e distaccato. Sulle prime, attribuii il di lei mutevole comportamento ad un capriccio dello spirito e non vi feci troppo caso ma la situazione peggiorò giorno dopo giorno.
Una sera di febbraio, poco prima di cena, ero nella sala da pranzo a preparar la tavola quando fui attirata nella stanza adiacente dalle voci animate di Catherine ed Heathcliff che discutevano.
“Sono tre sere che esci di notte e non dormi a casa” si lamentava Catherine, seduta vicino al fuoco “Dove vai tutti i giorni? Devi dirmelo!”
“Non vedo come la questione possa interessarti” le rispose l’altro in tono pacato, già in piedi e pronto ad uscir dalla stanza.
“Sono tua amica, ho il diritto di sapere dove vai e con chi” replicò lei, senza scomporsi.
Egli sorrise appena, quasi con scherno: “Ti ripeto, Catherine, che non è affar tuo sapere cosa mi tiene lontano da qui”.
A quel punto la ragazza saltò su come una furia: “Sì invece! È affar mio eccome! Tu devi dirmelo perché… perché noi…”
“Perché noi cosa?” chiese Heathcliff improvvisamente serio, tornando sui suoi passi.
Catherine ebbe un momento di confusione; i suoi occhi lampeggiarono un istante, prima che lei li abbassasse, incapace di sostener lo sguardo del compagno: “Mi sono seccata di tutta questa storia, fa’ un po’ come ti pare!” rispose per poi uscir dalla stanza pestando i piedi.
Poco dopo aver finito il mio compito, tornando in cucina, trovai la ragazza ad aspettarmi.
“Nelly, sono tanto infelice!” esclamò vedendomi entrare. Non risposi ed iniziai a preparar la cena: avevo fin troppo vivido il ricordo dell’ultima confessione avvenuta in quel luogo molto tempo prima e non intendevo certo ascoltarne una seconda!
“Si tratta di Heathcliff” disse ancora, lasciandosi scappare appena un sospiro “Quando tornò alla Tempestosa io fui certamente la più felice e lo accolsi con tutta la gioia che provavo, certa che anche lui avesse sofferto la mia lontananza e fosse contento al pari di me di essere a casa. Non pensai nemmeno per un momento che il suo cambiamento esteriore avesse influenzato anche il suo animo eppure… egli non mi vuol più bene!” concluse, mettendo il broncio.
Non potei impedirmi di rispondere: “Non credo che non le voglia più bene, signorina Catherine. Egli le vuol molto bene, tanto quanto gliene voleva prima di partire, ne sono sicura”.
“Se me ne vuole, non lo dimostra” replicò lei, per nulla convinta “Non si cura più di me, pensa solo a parlar con mio fratello o ad occuparsi dei suoi affari! Non era così quando… prima che se ne andasse.”
“Cosa vorrebbe che facesse?” mio malgrado, ero stata trascinata nella discussione e non potevo far altro che portarla a termine “Non siete più due bambini e lei è fidanzata, non se ne dimentichi. Non sarebbe conveniente che lui le dimostrasse troppe attenzioni.”
A sentir ciò Catherine sbuffò: “Cosa me ne importa di Edgar? Non toglierei certo del tempo a lui, uscendo a passeggio con Heathcliff!”
“Vede, signorina Catherine, non si può sempre far come ci pare. Ci sono al mondo delle convenienze da rispettare. Non sarebbe rispettoso nei confronti del suo fidanzato se lei passasse troppo tempo con Heathcliff ed egli sta soltanto dimostrando di esser cresciuto e di sapere come si sta al mondo” tentai di farla ragionare, invano, purtroppo.
“Bene allora io… forse io non voglio più esser fidanzata con Linton!” esclamò lei, sempre più imbronciata.
“Oh, questa è una grossa sciocchezza, spero che lei lo sappia” replicai subito, impaurita che la ragazza potesse davvero arrivare ad una simile risoluzione “Ha dato la sua parola e non c’è davvero motivo per ritirarla!”
Ella mi guardò un momento, sovrappensiero: “No, non c’è motivo” disse infine “se soltanto Heathcliff mi amasse come io lo amo, ora non sarei nemmeno qui a discutere.”
“Non dica così, signorina Cathy. Egli non ha che lei al mondo, dovrebbe saperlo. E la ama esattamente come lei ama lui.”
“Se lo fa, non me lo dimostra” insistette la ragazza “Ma a me non importa. No, non mi importa affatto! Hai ragione, Nelly, commetterei una grossa sciocchezza a rompere il mio fidanzamento. No, non penserò più a questo, puoi star tranquilla.”
Sapevo che parlava per ripicca ma, dal momento che apprezzavo la risoluzione, non volli contraddirla e la lasciai andare, soddisfatta della sua decisione.
Nulla cambiò nei giorni seguenti. La signorina era sempre di cattivo umore: non perdeva occasione per litigar con l’amico e ci offrì più volte lo spettacolo della sua incontenibile ira. Egli, dal canto suo, accortosi del turbamento della ragazza avanzò qualche timido tentativo di riappacificazione, senza molto successo.
Un pomeriggio, in una giornata particolarmente calda e soleggiata, le propose di andar a spasso nella brughiera ma ella, ricordando le mie parole, rispose piccata che non sarebbe stato conveniente, dal momento che, fra poco più  di un mese, sarebbe divenuta la signora Linton. Heathcliff non disse nulla e uscì solo.
Da quel momento, Catherine non perse occasione per ricordare il suo fidanzamento a lui e al resto della Tempestosa ma io potevo ben vedere, signor Loockwood, come quell’inverno ella non avesse più il pensiero a sposar Edgar Linton.
Presto, tuttavia, smisi di curarmi di Catherine e delle sue bizze tanto che, quando queste si calmarono, me ne accorsi appena né cercai la causa di tale cambiamento. A poco a poco, però, iniziai a notare la complicità che la ragazza sembrava aver ristabilito con Heathcliff. Li sorpresi spesso accanto al fuoco, l’uno vicino all’altra a parlar fitto fitto: quando mi vedevano divenivano improvvisamente silenziosi e ridevano sommessamente, come due monelli.  Più volte colsi degli sguardi complici ma più mi accanivo nel cercare i segnali di una cattiva condotta, più mi sembrava che tutto quanto fosse soltanto una mia fantasia e pensavo di essermi fatta suggestionar da certe idee che di frequente elaboravo su Catherine ed il ragazzo.
 
Verso la fine del mese, una nuova ondata di gelo coprì la casa e seguì una copiosa nevicata. Hareton, nonostante la sua forte costituzione, prese una leggera febbre e passai diverse notti sveglia poiché egli si lamentava continuamente.
Era appunto una di quelle notti: ero stata svegliata dal bambino, febbricitante, ed ero intenta a cantargli una ninnananna per farlo riaddormentare quando udii un rumore nel corridoio. Dapprincipio, credetti fosse uno spiffero ma ascoltando più attentamente sentii dei passi.  Timorosa e presa da uno strano presentimento, giudicai saggio andare a controllare e grande fu la mia sorpresa quando, aperta la porta, trovai la signorina Catherine, vestita di tutto punto ma con gli abiti sporchi di fango e nevischio che cercava silenziosamente di rientrare nella sua stanza da letto. Ella, vedendomi, assunse un’inequivocabile espressione colpevole.
“Signorina Catherine!” esclamai, attenta a controllare il tono della voce per non svegliare il padrone “Mi dica immediatamente dov’è stata!”
“Oh, Nelly, ti prego, non dire una parola a mio fratello!” rispose impaurita “Io e Heathcliff abbiamo soltanto…”
“Sapevo che c’entrava lui! Quel mascalzone! Io non so proprio come…”
Per favore Nelly, ascoltami! Non abbiamo fatto nulla di male, abbiamo soltanto passeggiato per le lande qui intorno, è una notte così bella e…”
“Non ascolterò una parola di più! Fili in camera sua e si tolga quei vestiti bagnati di dosso! Mi auguro vivamente che un simile episodio non si ripeta più altrimenti sarò costretta a riferire al padrone sulla sua deplorevole condotta!”
“No, non lo dirai ad Hindley! Ti prometto che non si ripeterà più, lo giuro!” implorò “Manterrai il segreto?”
“Vada immediatamente a letto, prima di svegliare il piccolo Hareton!” risposi, decisa a non dargliela vinta.
Ella a capo chino di avviò verso la sua stanza nel silenzio più assoluto ed io ritornai al capezzale del malato, con mille pensieri per la testa.
Certo, avrei dovuto riferire al signor Earnshaw sull’episodio ma, devo esser sincera, me ne mancò il coraggio. Sapevo bene quanto egli tenesse ad imparentarsi con i Linton e, d’altra parte, avevo paura della reazione che avrebbe potuto avere nello scoprire che Heathcliff, al quale sembrava inspiegabilmente essersi tanto affezionato, in realtà tramava per rovinarlo. A dir la verità, non ero neppure sicura che fosse questo il piano del ragazzo. Con ogni probabilità, egli aveva semplicemente ristabilito con Catherine l’intimità innocente che avevano sempre avuto e, forse, non c’era nemmeno bisogno di preoccuparsi come stavo facendo.
Tuttavia, mi resi ben presto conto che le mie paure, lungi dall’esser soltanto una fantasia, erano, purtroppo, reali. In breve tempo, la signorina Catherine iniziò a maltrattare il signor Linton: molto spesso rifiutava di vederlo e, nelle poche occasioni in cui egli riusciva ad esser ricevuto, manteneva un tal comportamento da incattivire l’animo più gentile, com’era quello del suo futuro consorte. Tanto più allegra si mostrava con Heathcliff, tanto più irritabile era divenuta col fidanzato. Il signor Linton soffriva per questa situazione ed accadde più volte che si indispettisse a tal punto da minacciare di rompere il loro fidanzamento. Catherine, dal canto suo, pareva esser del tutto inconsapevole della disparità di trattamento che accordava ai due uomini ed ogni volta che mi permettevo di parlarle, mi metteva a tacere in malo modo, dicendomi di non aver mai avuto l’intenzione di nuocer nessuno e di smetterla di tediarla con le mie ramanzine. In breve tempo, anche il signor Earnshaw iniziò a notare come la sorella avesse preso a trattar male il fidanzato e fu assalito, come tutti noi, dal timore di veder sfumare quel matrimonio tanto atteso e tanto desiderato. I rapporti tra i due fratelli peggiorarono ulteriormente; egli prese a rimproverarla aspramente per i suoi capricci e a punirla spesso, senza peraltro ottenere l’effetto sperato:  tanto più Hindley gridava e somministrava castighi, tanto più Catherine manifestava la sua antipatia per lui e permaneva nel suo comportamento scorretto nei confronti di Linton. Il padrone smise anche di trattar Heathcliff con la benevolenza che gli aveva precedentemente accordato e tuttavia non arrivò mai alla soluzione più estrema: non pensò mai a cacciare il ragazzo dalla Tempestosa. Heathcliff, al contrario, continuava a far da padrone nella casa e rimaneva indifferente agli screzi tra fratello e sorella salvo offrire sostegno e conforto alla ragazza, ogni qual volta ella ne avesse bisogno.
In seguito a questi avvenimenti, il signor Hindley era divenuto più spaventoso del solito:  bastava un’inezia per scatenare la sua ira contro il figlio o contro me e Joseph e noi ce ne tenevamo alla larga quanto più possibile. Spesso si aggirava ubriaco per la cucina, cercando i liquori che gli nascondevo ed ogni volta che lo incontravo tremavo di paura.
Una sera come tante altre, dopo aver spento i lumi, mi accingevo a salire al piano superiore per coricarmi quando me lo trovai proprio davanti.
“Nelly!” parlava a fatica, ubriaco “La sta rovinando, Nelly! Mi sta rovinando! Quel farabutto!”
Capii immediatamente che si riferiva ad Heathcliff e rimasi immobile, in ascolto.
“E non c’è niente che io possa fare. Presto saremo gli zimbelli del paese, sono rovinato!” a questo punto scoppiò a piangere come un bambino e le parole seguenti furono incomprensibili.
Io ero atterrita e commossa e credetti opportuno suggerirgli l’idea che da molto avevo in testa: “Forse, il padrone può cacciarlo via di casa…”
Hindley scoppiò in un riso amaro: “Cacciarlo via di casa! Oh, potessi farlo! No, Nelly, non posso proprio. La Tempestosa è sua, ormai.”
Non credo di capire, signore” risposi dubbiosa.
“Ho… molti debiti nei suoi confronti” ammise, passandosi una mano sul volto per riprendersi “debiti di gioco.
“Quando è tornato si è offerto di anticiparmi dei soldi che dovevo restituire e successivamente ha continuato a prestarmi del denaro. È ricco, ricchissimo! Se volesse, potrebbe toglierci questa casa domani stesso. No, non posso mandarlo via” concluse stancamente.
Rimasi ancora un momento lì vicino, incredula, ma la voce del padrone mi fece sobbalzare: “Cosa fai ancora qui? Va’ via! Via, ti dico!” urlò ed io ne fui tanto atterrita da scappare in tutta fretta.
Passai i giorni seguenti in preda all’incertezza, senza parlare a nessuno di ciò che avevo udito: a chi avrei potuto rivelare il segreto? A Joseph no di certo: per lui era indifferente che vi fosse un padrone o un altro e non aveva mai avuto a cuore la sorte dei due fratelli Earnshaw. Non rimaneva che una persona: la signorina Catherine. Avrei dovuto dirlo a lei, cercare di farle capire chi era divenuto Heathcliff e come fosse necessario per lei interrompere ogni tipo di rapporto, ma ero attanagliata dal dubbio: mi avrebbe creduta? Non avrebbe invece pensato che erano soltanto maldicenze raccontate da suo fratello per screditar Heathcliff?
Mentre io mi dibattevo in tale dubbio e Hindley rimaneva chiuso nel suo studio, rifiutando anche i pasti, Catherine trascorreva tutto il suo tempo in compagnia dell’amico, senza che io potessi avanzarle un solo rimprovero. Il signor Linton aveva diradato le sue visite e ciò lasciava ad Heathcliff molta più libertà d’azione.
Una sera, compiendo il solito giro di controllo prima di andare a letto, li sorpresi che cercavano di uscire dal retro della tenuta.
“Signorina Catherine, aveva promesso!” la rimproverai indignata “Ora l’accompagno immediatamente nella sua camera e non ne uscirà finché non si sarà fatto giorno!” e senza aggiungere altro, ignorando la resistenza che cercava di oppormi, la afferrai saldamente per un braccio e la trascinai al piano superiore.
“Non lo dirai ad Hindley, non è vero? Ti proibisco di farlo!” continuò a ripetermi, in tono a tratti supplichevole a tratti di comando, durante tutto il tempo che ci misi a svestirla e a metterla a letto.
“Possibile che non capisca?” esplosi infine “Non è più una bambina, non può comportarsi come se avesse ancora dodici anni! Heathcliff la sta rovinando, come fa a non rendersene conto?”
Ella si mostrò offesa e, col viso girato, rifiutava di ascoltare quanto avevo da dirle. Il suo atteggiamento non mi fece desistere e continuai, ansiosa di rivelarle tutta la verità: “Egli può fare il comodo suo in questa casa, poiché suo fratello è indebitato con lui per cifre superiori al valore della tenuta! Tutto ciò che interessa ad Heathcliff è la vendetta e presto lei e suo fratello vi ritroverete senza casa e senza onore! Non può proprio cercare di conservare almeno quest’ultimo? Se lei si comportasse bene e sposasse il signor Linton, invece di perder tempo con quel ragazzo, avrebbe di nuovo anche una casa!”
Mi accorsi subito che le mie parole avevano avuto effetto. Catherine mi guardava, con i grandi occhi colmi di meraviglia ed un’espressione sconvolta dipinta in viso: “No! Non ti credo, Nelly, non può esser vero! Heathcliff non farebbe mai una cosa simile! So bene che lui e mio fratello non sono mai andati d’accordo ma lui non potrebbe mai… No! No! Non è come dici!” continuò a ripetere, scuotendo vigorosamente il capo. Intuii che, sebbene non volesse credermi, una parte di lei aveva capito la verità e sperai che tanto bastasse a ridurla a più miti consigli.
“È così, le dico” risposi burbera “e se non vuol credermi peggio per lei!” uscii dalla stanza chiudendo a chiave la porta, senza concederle il tempo di replicare.
Il mattino successivo Catherine non volle scendere per la colazione e quando mi recai nella sua stanza per chiederle se volesse mangiare, mi rispose in malo modo di andar via e non farmi più vedere da lei, ché ero stata così cattiva da riferirle simili infamie su Heathcliff.
Io non me ne curai e, quando ad ora di pranzo Heathcliff mi chiese, in tono casuale, se sapessi cos’aveva Catherine gli risposi vagamente che la signorina Catherine non si sentiva bene, sperando di far torto a lui quanto a lei.
Tuttavia, nel primo pomeriggio la ragazza scese nel salone: aveva gli occhi pesti di chi ha pianto tanto e dormito poco e una cert’aria mesta che non le avevo mai vista in vita mia. Senza degnar d’uno sguardo l’amico, chiese a Joseph (pur di non rivolgere a me la domanda) se suo fratello fosse in casa. Egli, borbottando qualche imprecazione, rispose che il padrone era sempre in casa ma che dubitava fosse in grado di sostenere una conversazione. Catherine, per nulla impressionata, si diresse decisa verso lo studio del fratello e, dopo aver bussato, disse di avere un urgente bisogno di parlargli. Hindley, meravigliato dalla novità, acconsentì a farla entrare ed ella si trattenne lì per tutto il resto del giorno.
A sera, sgattaiolò non vista nella sua camera da letto, saltando anche la cena.
Il giorno seguente, la incontrai di buon’ora nel cortile, dove mi ordinò di far preparare un cavallo, ché andava a La Grange.
“Avevi ragione tu, Nelly” ammise, mesta “Devo assolutamente far la pace con Edgar. Come sono stata ingenua! Io credevo soltanto che… ma non voglio parlar di questo ora. No, non voglio parlarne!” una lacrima le scese lungo la guancia e si affrettò ad asciugarla, dirigendosi poi, senz’altro indugio, verso la stalla, alla ricerca lei stessa del cavallo.
Non tornò che a sera e, ancora una volta, andò dritta nella sua camera, affermando di non aver fame. Benché il sorriso sul suo volto mi confermasse che la visita a Thrushcross Grange aveva ottenuto gli effetti sperati, sapevo che la ragazza rifiutava di parlar con Heathcliff e avevo paura di cosa quel manigoldo avrebbe potuto inventare, per convincerla della propria innocenza.
Il confronto avvenne infatti appena qualche giorno dopo, alla mia presenza. Era un bel mattino soleggiato ed io avevo accompagnato la signorina Catherine in cortile per una passeggiata.
In quei giorni, non volendo frequentar né suo fratello né Heathcliff, ella trascorreva molto tempo con me. Il signor Linton aveva cautamente ripreso a farci visita e se ne andavano volentieri a passeggio insieme, ma la maggior parte dei giorni la ragazza era costretta a ricorrer alla mia compagnia per distrarsi.
Eravamo dunque uscite in cortile e passeggiavamo fianco a fianco quando vedemmo Heathcliff rientrare da una visita a Gimmerton. Egli, dopo averci viste, si fece più svelto e prima che potessimo rientrare era già davanti a noi.
“Perché mi eviti?” chiese alla ragazza, senza giri di parole.
Catherine voltò il viso, intenzionata a rimaner muta.
“Cos’è successo? Cosa ti ho fatto?” insistette egli ed io mi stupii di trovar nel suo tono un reale sgomento. Vedevo bene che la ragazza era sul punto di piangere, non riuscendo a trattenere le emozioni che l’avevano invasa e, desiderosa di farla pagare ad Heathcliff, risposi io al suo posto: “La signorina sa tutto, conosciamo tutto del suo spregevole piano di vendetta, signor Heathcliff!”
Egli non si scompose affatto: se era sorpreso per le mie parole, non lo diede a vedere. Catherine al contrario, mi lanciò uno sguardo feroce e risentito ma non mi rimproverò.
“Non credevo saresti arrivato a tanto, Heathcliff” disse invece “dunque tutto ciò che ti interessa è questo, vendicarti. Questo l’unico motivo per cui sei tornato, l’unico motivo per cui sei rimasto alla Tempestosa per tutto questo tempo!”
Oh, piantala! Non star qui ad accusarmi di ciò che non ho fatto e che non ho neppure pensato!” replicò egli, punto sul vivo “Ancora una volta, non è affar tuo, Catherine, cosa io faccia nella mia vita. Tu hai deciso in piena libertà di sposar Linton, giusto? Dunque non hai che da seguir la tua scelta e non ti verrà fatto alcun male. Io posso decidere con altrettanta libertà cosa fare e a chi prestare il mio denaro, tuo fratello è stato soltanto… “
“La verità è che non riesci a rinunciare al tuo stupido progetto di vendetta!” lo interruppe Catherine, furiosa “Non hai pensato ad altro, in questi anni, non è vero? Nel tuo cuore non c’è spazio per nessun buon sentimento, per nulla di diverso dalla rabbia e dalla vendetta! Non c’è spazio per me!” ella tremava per la rabbia, mentre Heathcliff rimaneva muto, cercando di dominare una rabbia altrettanto grande.
“Ci sono molti modi per rovinare un uomo, Cathy” rispose infine con un diabolico sorriso “e te ne accorgerai presto.” Così dicendo ci oltrepassò ed entrò in casa senza più degnarci di uno sguardo.
Dopo quel giorno entrambi presero ad evitarsi apertamente: Heathcliff consumava i suoi pasti per conto proprio pur di non incontrare la ragazza e Catherine non sopportava neppure di esser nella stessa stanza con lui.
Io ero sempre più angosciata, pensando alla sorte che sarebbe toccata al signor Hindley e ad Hareton quando Catherine si sarebbe sposata e non ci sarebbe stato più nulla in grado di trattenere Heathcliff dal mettere in atto il suo piano malvagio, ma non c’era niente che potessi fare per porre rimedio alla situazione e seguitai a prestare i miei servigi come avevo sempre fatto, continuando a riconoscer l’autorità degli Earnshaw, pur sapendo quanto fossero in declino.
 
Passò la metà di marzo e tutta la casa fu messa in subbuglio dai preparativi per il matrimonio della signorina Catherine. Il signor Linton veniva a farci visita quasi ogni giorno e sempre la ragazza lo accoglieva col più radioso dei sorrisi: tra di loro regnava l’armonia. Tutte le speranze della famiglia erano riposte in quel matrimonio e certo Catherine si dimostrava felice e senza rimpianti: non avrei affatto potuto prevedere ciò ch’ella tramava e l’avrei saputo troppo tardi se non mi fossi trovata, per caso, nel posto giusto proprio nel momento in cui si accingeva a metter in atto il suo piano.
Era passata da poco l’ora di cena e la signorina Catherine, accusando un malore, si ritirò più presto del solito nella sua stanza. Qualche minuto dopo, preoccupata per la sua salute, salii a controllare. La porta era chiusa e quando bussai non ottenni risposta: credendo che stesse dormendo entrai silenziosamente e grande fu la mia sorpresa quando vidi la ragazza, completamente ristabilita, intenta a gettar vestiti ed effetti personali in una sacca da viaggio. In un primo momento non compresi bene il suo gesto ma l’espressione di terrore che assunse non appena mi vide non lasciò spazio al dubbio.
“Signorina Catherine! Cosa le salta in mente?! Sarà meglio che rimetta subito al loro posto tutti questi vestiti  mentre io vado ad avvisar suo fratello del gesto ignobile che pensavate di compiere! Scappare con il signor Heathcliff, Santo Cielo!”
Mentre io ero intenta a tali rimproveri ella fu più svelta di me: con un balzo raggiunse la porta e la chiuse a chiave, per impedirmi di uscire.
“No, tu non dirai proprio niente a nessuno” disse in fretta “starai buona qui fin quando non me ne sarò andata, hai capito Nelly? Io e Heahtcliff abbiamo… raggiunto un compromesso.
“Un compromesso?! Le pare questo un compromesso? Abbandonar così la Tempestosa, disonorare suo fratello, scappando con una simile persona!”
Catherine scosse la testa spazientita, come se mi sfuggisse completamente il punto della questione.
“Heahtcliff mi ama, Nelly. C’è stato un tempo in cui ho creduto che egli m’avesse dimenticata, che non pensasse più a me e che il suo cuore fosse colmo soltanto di rabbia e di odio, ma ora non lo credo più. Egli rinuncerà ad ogni proposito di vendetta nei confronti di Hindley, se non quello di portarmi via da qui. Mio fratello manterrà la Tempestosa e in quanto a me, sarò sicuramente più felice così!
“Dal momento in cui è tornato, Nelly, ho capito cosa desideravo e come avrei voluto viver ed ora ne sono più certa che mai. Voglio viver con lui, voglio amarlo ogni giorno della mia vita, voglio esser sua moglie e se per far questo devo rinunciare a mio fratello e alla Tempestosa, ebbene sia! L’ho già fatto una volta, non cercherò di separarci ancora.”
“Come può parlare in questa maniera?” le chiesi sgranando gli occhi “Egli è cattivo, un demone quasi! Lo aspetta l’inferno, alla fine dei suoi giorni! Non si lasci ammaliare dai suoi modi, non c’è bontà nel suo animo!”
“Sì, è vero” mi rispose “non c’è bontà nel suo animo e, forse, le porte dell’inferno si spalancheranno ad accoglierlo quando i suoi giorni avranno termine ma egli è capace di un amore tanto grande quanto il suo odio. Egli mi ama quanto io lo amo. Heathcliff ed io siamo legati indissolubilmente e nessuno, né tu né Hindley né tantomeno Linton potranno cambiar questo. Ho scelto la mia strada e ne pagherò tutte le conseguenze.”
“Così, lei accetta di veder rovinata la sua reputazione e quella della sua famiglia soltanto perché glielo ha chiesto Heathcliff?” insistetti.
“Non me l’ha chiesto lui, gliel’ho proposto io” rispose amareggiata “quanto ad Hindley, egli se lo merita e…” ma prima che potesse terminar la frase mi slanciai verso di lei, decisa a recuperar la chiave della stanza e ad andare in tutta fretta ad avvertir suo fratello: non le avrei certo permesso di rovinar tutto per uno sciocco capriccio! Catherine si allontanò, più veloce di quanto mi aspettassi, stringendo il pugno intorno alla chiave e, perdendo l’equilibrio, finimmo entrambe contro il davanzale della finestra aperta. Con un sorriso diabolico sul volto, sporse il braccio fuori e lasciò cadere la chiave: questa rimase impigliata nei rami del pino ch’era lì vicino, assolutamente fuori dalla portata di entrambe.
“Ecco, ed ora cosa pensa di fare, signorina Catherine? Come pensa di scappare, chiusa a chiave?” mi sentivo soddisfatta: ero almeno riuscita a fermarla.
La ragazza, però, senza rispondermi, prese la sacca da viaggio ormai piena, salì sul davanzale della finestra e si aggrappò al pino, cercando di scendere in quella buffa e pericolosa maniera.
“Torni immediatamente indietro!” gridai “si farà male, cadrà e si romperà la testa!” ma a nulla valsero le mie raccomandazioni. Catherine era sempre più determinata e, affacciandomi, potei intravedere Heathcliff che l’aspettava poco distante, con il cavallo già pronto.
“Signorina Catherine, per l’Amor di Dio ci ripensi e torni indietro, tutta questa storia non le porterà nulla di buono!” gridai dalla finestra ma la ragazza non mi ascoltava più: arrivata a terra senza un rumore, già si incamminava fiera e decisa verso il compagno e niente avrebbe più potuto fermarla.

 
[1] Per quanto riguarda i riferimenti temporali ho utilizzato la cronologia di Wikipedia anticipando quest’avvenimento di nove mesi :D
[2] Dialogo tratto dall’opera originale: non ho saputo resistere!xD

***
 

Note e ringraziamenti: Ho letto per la prima volta questo meraviglioso romanzo quest'estate e mi è rimasto nel cuore. Ho adorato particolarmente il finale, davvero commovente ma, nonostante ciò, ho voluto provare a scrivere questa what if per regalare un lietofine ai protagonisti :D Nonostante tutto, credo sia una delle mie storie migliori.

La storia ha partecipato al contest Storia d'Ammmore di Dark Aeris, classificandosi settima e vincendo il premio ambientazione.
Ha inoltre "cercato" di partecipare al contest Dimmi la tua! di _Calypso_ Dico "cercato" perchè alla fine sono stata l'unica partecipante!xD
Ringrazio entrambe le giudici per le loro dettagliate recensioni :)

Ringrazio inoltre Resha91 per aver successivamente betato la storia apportando delle piccole ma efficaci correzioni ;)

Non dovrei aver dimenticato nessuno!xD Se leggete lasciatemi un commento per favore, l'apprezzerei molto :)

             

  
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